Montiamo la fixed, parte prima: serie sterzo e attacco manubrio
Inizia l’assemblaggio della bicicletta; la descrizione delle diverse fasi sarà divisa in due articoli e vedremo le operazioni tipiche o che non sono mai state affrontate sul blog. Vedremo per esempio come installare la serie sterzo, procedura che fino ad oggi non era stata descritta qui, in questa rubrica. Non vedremo come regolarla, c’è già un ampio articolo che ne parla e ne indicherò il link. Lo stesso per i freni, inutile descrivere anche qui tutte le fasi di installazione e regolazione quando già sono presenti sul blog diversi articoli sull’argomento. Pignoni e lunghezza catena invece, tipici di una fixed, troveranno ampio spazio.
Prima di impugnare gli attrezzi una altra breve notazione. Per rispettare una certa continuità nell’impaginazione le fasi di assemblaggio si succederanno in un ordine differente da quello mio solito. Sempre prendendo ad esempio l’installazione della serie sterzo, io monto solo le calotte al telaio e continuo a lavorare sugli altri componenti da fissare al telaio stesso. Solo quando mi sarà necessario collegare la forcella vi installo la ralla, l’attacco manubrio e così via. Nessuna esigenza tecnica in questa divisione, solo pratica per me che ho spazi di lavoro piuttosto ristretti e avere la forcella montata mi limita. In ogni caso ognuno potrà scegliere la sequenza che più gli aggrada, e molti passaggi devono susseguirsi per forza in un certo ordine: impossibile montare la guarnitura se prima non abbiamo il movimento centrale, così come la catena se prima non abbiamo le ruote coi pignoni fissati.
Oggi vedremo l’installazione di una serie sterzo filettata e dell’attacco manubrio; solo la serie sterzo filettata perché questo lo standard di telaio e forcella che sto usando. In futuro approfondiremo l’installazione di una serie sterzo non filettata, quando la monterò su un altro telaio.
La definiamo serie sterzo filettata perché sfrutta per la regolazione la filettatura posta sul tubo forcella.
Una serie sterzo filettata si compone di più elementi; nella immagine in basso a confronto due serie sterzo filettate, tutte e due da un pollice ma che si differenziano per lo stack e perché una ha i cuscinetti sigillati e l’altra ingabbiati.
Guardiamo in dettaglio come è composta una serie sterzo filettata.
- Dado di chiusura
- Distanziale
- Calotta di chiusura
- Cuscinetto ingabbiato
- Calotta superiore
- Calotta inferiore
- Cuscinetto ingabbiato
- Ralla
Assembliamo per vedere le sequenza.
- Ralla e cuscinetto inferiore, poniamo il cuscinetto sulla ralla.
- Calotta inferiore, a coprire il cuscinetto.
- Calotta superiore
- Cuscinetto superiore, da poggiare sulla pista della calotta superiore.
- Calotta di chiusura o detta anche di regolazione.
- Distanziale.
- Dado di chiusura.
Bene, adesso che sappiamo come è composta la serie sterzo e l’ordine in sequenza non resta che montarla al telaio.
Per una corretta installazione servono due attrezzi specifici: il tubo per inserire la ralla e la pressa per le calotte. Una serie sterzo è montata per interferenza: semplificando possiamo dire a pressione, giocando sul decimo di millimetro perché i componenti tengano.
Nell’immagine in alto è inserita anche la chiave per la regolazione, inutile in questa fase, ma alla fine servirà.
Piccola notazione; c’è ancora chi si ostina a dire che questa attrezzatura è inutile, bastano un martello e un pezzo di legno; e uno scalpellino per la ralla. A montarla in questo modo si monta, per carità. Ma tutto si riconduce a che aspettative abbiamo. Io che in queste cose non sono certo di bocca buona non mi accontento di lavori posticci. Quando metto le mani su una bici cerco sempre il miglior risultato possibile e per ottenerlo, poco da fare, ci vogliono gli attrezzi giusti.
Iniziamo dalla ralla, così ci occupiamo della forcella e poi la mettiamo da parte.
La ralla deve essere posizionata alla fine del tubo forcella, per interferenza. Per collocarla in modo corretto si usa un tubo, quello dell’immagine è per lo standard 1″ e 1/8 e ha un riduttore per lo standard da 1″.
Diamo un velo di grasso alla sede della ralla, favorirà l’inserimento.
Caliamola lungo il tubo della forcella, a mano, finché non incontra lo spessore dove andrà collocata.
Qui stiamo lavorando su una serie sterzo da 1″, quindi useremo il riduttore.
Inseriamo l’attrezzo principale sul riduttore.
Afferriamo saldamente la testa della forcella da sotto: NON poggiamo la forcella a terra. L’inserimento non è difficoltoso, non richiede grande forza e tenere la forcella con la mano basta e avanza.
Qualche colpo deciso di martello (io uso quello in gomma pesante) sulla testa dell’attrezzo che, lo vediamo, ha fasciato interamente il tubo della forcella.
Sfiliamo l’attrezzo e verifichiamo se la ralla è perfettamente a battuta. Si, lo è. Sono bastati tre colpi nemmeno troppo decisi.
Posiamo la forcella e dedichiamoci alle calotte.
Per il loro inserimento ho detto serve una apposita pressa. Ne esistono diversi tipi in commercio. O con una asta scanalata in basso dove inserire la pressa per la calotta inferiore mentre per quella superiore funziona il solito sistema a vite. O con tutta la barra filettata, come quella che vedremo qui.
La caratteristica è che le filettature inferiore e superiore sono di verso differente. In pratica mentre con le maniglie superiori avvitiamo in senso orario, la filettatura inferiore, sinistrorsa, “chiama su” l’altro fermo.
Detto così si capisce poco, meglio passare all’azione.
Prendiamo attrezzo e calotte.
Apriamo la pressa, in modo da liberare gli elementi di spinta.
Inseriamo su questi le calotte: il lato che andrà nel telaio ovviamente deve restare esterno.
Diamo un velo di grasso alle pareti delle calotte destinate a essere inserite nella scatola di sterzo; ci troviamo, un velo di grasso pure alla scatola di sterzo, male non gli fa. Un velo, non è necessario eccedere. Io ne ho messo di più altrimenti in foto non si vedeva (e la mia attrezzatura fotografica ha serie difficoltà col nero, ma la cambierò) e poi ne ho rimosso una parte prima di installare.
Inseriamo prima la calotta superiore, a mano senza spingere più di tanto e infiliamo la pressa dall’alto.
Nell’immagine non è visibile perché coperta dall’impugnatura dell’attrezzo e dall’elemento per la pressione, ma dobbiamo ricordarci di lasciare abbastanza filettatura “libera” per poter avvitare. E’ sufficiente una distanza di poco superiore alla somma dei segmenti delle due calotte (inferiore e superiore) destinati a essere pressati nella scatola di sterzo.
Infiliamo poi la calotta inferiore, sempre posta sul suo elemento di spinta, facendo scorrere il tutto lungo l’asta filettata dell’attrezzo e blocchiamo con la leva inferiore.
Per prudenza proteggiamo il telaio dal possibile contatto con l’impugnatura della leva inferiore.
Adesso afferriamo le impugnature superiori e avvitiamo.
Che succede? Succede che avvitando la pressa lavora in due direzioni grazie alla filettatura inversa tra sopra e sotto.
Avvitando abbiamo cioè una forza di compressione che spinge verso il basso; mentre la filettatura inferiore “avvita” diciamo così l’elemento di spinta inferiore spingendo verso l’alto. Le frecce indicano la direzione delle forze.
Avvitiamo bene sino in fondo.
Poco più sopra, nell’immagine con la leva inferiore che tocca la protezione al telaio, l’averla posizionata così ha una sua ragione pratica. A volte, non sempre, può essere necessario dare un ultimo quarto di giro anche con l’elemento inferiore: averlo già pronto per essere azionato significa non dover svitare la pressa per recuperare quel necessario spazio di manovra per poter ulteriormente avvitare dal basso.
Smontiamo l’attrezzo, calotte perfettamente a battuta.
Ora non resta che assemblare la serie sterzo, operazione che ricalca quella della normale manutenzione di questo componente. Grasso sulle piste di scorrimento delle calotte, sia superiore che inferiore e sulla pista della ralla.
Poggiamo il cuscinetto superiore.
Diamo un velo di grasso alla filettatura del tubo forcella e poggiamo il cuscinetto inferiore sulla ralla.
Infiliamo la forcella nel tubo sterzo e avvitiamo la calotta superiore.
A mano, la chiave specifica servirà solo in fase di regolazione del gioco, come già spiegato nell’articolo dedicato presente in questa stessa categoria. Inseriamo quindi il distanziale e infine il dado di chiusura.
Chi ha maggiore sensibilità può regolare il gioco della serie sterzo già in questo momento; altrimenti più semplice farlo a bici terminata, avere ruota anteriore e manubrio montato aiuta molto.
Adesso tocca inserire la pipa di sterzo; come detto abbiamo a che fare con una forcella filettata, quindi l’unica (a meno di non ricorrere all’adattatore conosciuto in altri articoli) è ricorrere a un attacco classico, come quello in foto.
Il suo principio di funzionamento è molto semplice: all’interno del piantone (la parte cioè da inserire nel tubo forcella) scorre una lunga brugola alla cui estremità è assicurato un expander solitamente trapezoidale, a volte circolare. Avvitando la brugola, il cui ingaggio è a vista sulla sommità del piantone, tiriamo l’expander che andrà a battuta contro le pareti del tubo forcella bloccando il tutto.
Il segno che vedete sul piantone è il limite minimo di inserimento; significa che non deve essere a vista ma a filo con la parte superiore della serie sterzo, il piantone deve entrare almeno fino a che il bordo superiore del dado di chiusura sia appena sopra la linea. Sia per assicurare buona tenuta che per evitare deformazioni. Qui un segno grafico, altri recano incisa la dicitura “STOP”.
Circola ancora la leggenda metropolitana dei 3cm di sporgenza come valore ottimale. Una colossale sciocchezza, tutto dipende dalla lunghezza del piantone e della scatola di sterzo. Abbiano attacchi manubri particolarmente lunghi per chi vuole una posizione decisamente rialzata, impossibile infilarli tanto da lasciare fuoriuscire solo questi fantomatici 3cm. Quindi sorvolate con chi ve lo suggerisce e fate affidamento al segno sul piantone: più sicuro.
Una bella ingrassata alla lunga brugola e riassembliamo l’attacco manubrio.
Grasso abbondante su tutto il piantone e l’expander, serve a prevenire l’ossidazione ed evitare che piantone-expander-tubo forcella si incollino tra loro. Alzi la mano chi non ha invocato tutte le divinità conosciute cercando di rimuovere un attacco manubrio da una vecchia bici a cui mai nessuno ha pensato di dedicare questa piccola attenzione 🙂
Inseriamo l’attacco nel tubo forcella e serriamo la brugola di richiamo dell’expander.
E abbiamo anche l’attacco manubrio in sede.
Inutile adesso stringere più di tanto, lo dovremo allineare; e per farlo meglio avere ruota anteriore e manubrio montati. Poi dovremo regolarne l’altezza in base alle nostre necessità.
Come scritto in apertura di solito questa parti, forcella, attacco, manubrio ecc. le affronto dopo aver terminato tutto ciò che è installabile al telaio. Per comodità mia. Se invece seguite l’ordine proposto ricordate di bloccare con l’apposita forchetta la forcella e comunque proteggere il tubo orizzontale con la gommapiuma sagomata o uno straccio: nulla di più odioso della forcella che ruota all’improvviso e l’attacco (o il manubrio) impatta sull’orizzontale con l’inevitabile salto di vernice.
So che la divisione in due articoli dell’assemblaggio lascia un senso di incompiuto in chi legge; ho pensato che può essere preferibile dare prima il tempo di “digerire” argomenti mai affrontati qui sul blog. E del resto l’installazione della serie sterzo era in scaletta come articolo unico, merita di essere trattato con cura.
La prossima volta completeremo il montaggio; per i freni sarà un rapido sorvolo, argomento già trattato sul blog. Ci concentreremo meglio sui pignoni (al plurale, il mozzo è flip flop, uno per lato) e la lunghezza della catena. Non la sua determinazione, quella non la posso calcolare sulla carta, dipende da innumerevoli fattori. Ma come regolarla alla giusta misura, compreso l’uso della mezza maglia. Cos’è? Lo scoprirete…
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Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
…ne so qualcosa sulla operazione di tirare fuori la brugola dell’attacco manubrio, perché essendosi spanata, mi sono rivolto a un meccanico il quale agendo in maniera maldestra nel tentativo di fare uscire fuori la pipa dello sterzo che dopo 20 anni si era saldata al canotto forcella , ha danneggiato la stessa forcella rendendo la bici (Losa in acciaio del 1992) quasi inguidabile, per cui ho dovuto rivolgermi al bravissimo artigiano nonchè grande telaista Indelicato di Campobello di Mazara che la ha rimesso a posto !
Accipinchia, stessimo parlando delle bici da supermercato ci può stare che si danneggi, più che altro perché è proprio il materiale che è una schifezza.
Ma a parte che un meccanico degno di questo nome non dovrebbe rovinare nemmeno quella, davanti a una Losa in acciaio si lavora in guanti bianchi!
Devo controllare, ormai nemmeno io mi ricordo più tutto il contenuto del blog, se ho già descritto la procedura per sfilare la pipa di sterzo quando è ossidata. Se non c’è ne tiro fuori un articolo dedicato.
Fabio
Ho controllato, di come rimuovere l’attacco manubrio ne ho parlato nell’articolo sulla manutenzione della serie sterzo filettata. Effettivamente però è poco più di un rapido accenno, dopo mi metto all’opera e preparo un articolo dedicato. Devo solo verificare se ho materiale adatto per le foto.
Fabio
Bell’articolo ma, attrezzi costosissimi. Secondo te ci sono anche alternative economiche?
Ciao Albert, in realtà quelli che vedi in quest’articolo e che servono per il montaggio della serie sterzo non sono tra i più cari. Ma, come scritto prima di descrivere le operazioni di assemblaggio dell’articolo successivo a questo, il loro acquisto ha senso solo se si ha occasione di eseguire questo lavoro spesso, altrimenti meglio andare dal meccanico e con massimo 10 euro sei a posto.
In ogni caso non so se in commercio ci siano versioni più economiche con qualità analoga; perché il loro acquisto può non essere necessario, ma se uno decide di dotarsene allora devono essere ben fatti, altrimenti rovini serie sterzo e telaio.
Fabio
Un’alternativa possono essere anche le ciclo-officine, dove è possibile portare la bici e far da sé.
L’attrezzo per lo smontaggio coni sterzo, me lo sono auto-costruito con 3€ ma, è il più semplice. Gli attrezzi per il montaggio sono più complessi invece ma, non dispero di riuscire ad escogitare qualcosa.
Ciao Albert, sicuramente la possibilità di ricorrere a una ciclofficina o chiedere in prestito gli attrezzi è conveniente; io stesso per anni mi sono fatto prestare alcuni attrezzi e continuo a chiedere quelli che non ho, per esempio il costoso maschio per ripassare la filettatura della scatola movimento.
L’acquisto degli attrezzi necessari al montaggio della serie sterzo non lo caldeggio a meno che non si operi con frequenza su telai nudi da montare; cosa che io faccio spesso, ma se avessi una sola bici da assemblare non mi porrei il problema dell’acquisto. Infatti, come ti ho detto prima, nell’articolo successivo a questo, lì dove completo la bici, ho scritto: “Nel precedente articolo ci siamo concentrati sulla serie sterzo, perché è una operazione che qui sul blog non avevo mai descritto. Ma, lo dico con franchezza, quell’articolo è alla fine poco utile. L’attrezzatura ha un costo elevato, il suo acquisto non è giustificato per chi esegue una o due installazioni (anche più: il costo lo ammortizziamo dopo una trentina di installazioni…) e l’averlo scritto è stato quasi un esercizio di stile che venire incontro alle reali necessità. Certo, sapere come si fa, che attrezzi ci vogliono e come usarli è sempre simpatico conoscere; però il mio consiglio resta far installare la serie sterzo direttamente al venditore del telaio o a un meccanico, cavandosela con pochi spiccioli al prezzo della mancata soddisfazione di poter affermare che la bici è tutta assemblata con le nostre mani.”
Renditi conto però che questo non è un forum aperto a chiunque abbia poco da fare, dove se si presenta un ciclista con un problema meccanico leggerà risposte come “Vai dal meccanico” oppure “Lascia perdere”.
E’ ovvio che nel momento in cui decido di pubblicare un articolo tecnico offra la rappresentazione della esatta procedura di esecuzione, attrezzi necessari compresi. Autocostruirli è sempre possibile, ma anche qui devi tener conto sempre della finalità di questo blog, che è condividere conoscenze che tutti potranno applicare. Quando costruisci un attrezzo è necessario avere competenze, attrezzature e capacità pena il rischio di un lavoro malfatto che a sua volta si tradurrà in un lavoro sulla bici ancora peggiore. E chi ha la capacità di usare con perizia un tornio, saldare, conosce i materiali necessari figuriamoci se ha bisogno delle mie spiegazioni per montare un componente semplice come la serie sterzo…
Inoltre l’autocostruzione non sempre è economicamente vantaggiosa, se si vuole un attrezzo di buona qualità, perfetta fattura e destinato a durare sulla lunga distanza. La pressa per la calotte è facilissima da ingegnerizzare: una barra filettata, due porzioni di tubo di acciaio pieno da forare e filettare, quattro manici da saldare; anche il tubo per inserire la ralla è semplice, bastano due tubi in acciaio (per avere i due standard più comuni) e un tornio. Ma a comprarla una pressa costa tra i 35 e i 40 euro, l’inseritore per la ralla tra i 18 e i 20, quello per inserire il ragnetto tra i 7 e i 14, l’estrattore calotte sui 12 euro.
Una barra filettata robusta (ma meglio sarebbe partire da una barra di acciaio e filettarla) a meno di non essere nel ramo non costa meno di una 15ina di euro; altri 10 circa per farsi tagliare due dischi da far forare e filettare; il lavoro di filettatura e saldatura, sempre se non possediamo noi l’attrezzatura porta via almeno 30 minuti: una 20ina di euro lo vogliamo pagare questo tempo? Alla fine abbiamo speso di più; e lo stesso per un buon attrezzo per la ralla.
Certo, c’è chi la serie sterzo la inserisce a martellate o usa una semplice barra filettata M12, qualche rondella e due dadi. Una tantum si può pure fare, su una serie sterzo da pochi spiccioli e un telaio di bassa gamma. Ma indicare simili procedure non è nelle finalità di questo blog, preferisco spiegare come eseguire lavori a regola d’arte e per lavorare bene, poco da fare, ci vogliono sempre i giusti attrezzi.
Fabio
Messaggio ricevuto, avevo frainteso le finalità del blog. Leggendo la presentazione del blue book di Park Tool mi era parso che l’approccio fosse diverso.
Leggere questa frase: “Per un lavoro ben fatto usate l’attrezzo Park Tool xy, però se prendete un bandella di alluminio e la forate ecc. ecc. ci riuscite uguale. Viene un poco peggio e ci mettete sei volte tanto, ma funziona” mi faceva sperare che tu spiegassi anche come fare con un bandella di alluminio forata.
Grazie delle indicazioni sui prezzi, io ne avevo trovati di mooolto più alti (Es: pressa 280 Euro, estrattore: 45). Cercherò meglio sulla rete.
Non hai frainteso; dipende dal lavoro. Se leggi l’articolo sui come misurare l’erd troverai illustrato come costruire un attrezzo; lo stesso per misurare il mozzo. Ma una cosa è misurare, altra montare un componente delicato come la serie sterzo. Se sbagli la misura delle presse rovini le calotte e la butti. Ne vale la pena?
Fabio
Vero, infatti andrò alla ciclofficina quando dovrò farlo (con il tuo articolo a portata di mano).
Qui lo dico, qui lo nego: dai una occhiata all’articolo sui mozzi a cuscinetti sigillati. Lì è indicata una pressa autocostruita. Può fare lo stesso con le calotte (solo per le calotte) perché usando il legno non puoi danneggiarle, cosa invece frequente se si opta per le rondelle. Ma io non ti ho detto niente…
Fabio
Ciao, spero di scrivere nell’articolo giusto e mi scuso se non userò termini corretti ma mi sto affacciando ora in questo mondo.
Ho una vecchia bici con il manubrio rotto. E’ uno di quei manubri da passeggio (tipo Don Camillo e Peppone) che si bloccano tramite un perno molto lungo simile a quello che hai mostrato tu ma diverso. Diverso perché non si avvita con una brugola ma con una chiave a tubo (mi pare da 10) e perché l’expander è una sorta di tronco di cono.
Secondo te è possibile sostituirlo con un attacco manubrio come quello che hai mostrato tu in questo articolo? Grazie!
Ciao Chiara, è possibile la sostituzione. Quello a cui devi prestare attenzione è il diametro della parte che andrà inserita nella forcella. Non è sempre uguale, soprattutto con bici più vecchie e/o straniere. Quindi prima sfila quello che hai adesso, di solito è inciso il diametro. Se non ci fosse o è illeggibile lo misuri tu con un calibro (è importante usare un calibro, le differenze sono nell’ordine dei decimi di mm) e ne cerchi uno stessa misura.
Fabio
Ciao Fabio, grazie per la risposta veloce. Non mi è chiaro quale diametro devo controllare: quello dell’expander? In questo caso so già dirti a occhio che tutti quelli da mountain bike (simili al tuo, per intenderci) che ho smontato finora sono evidentemente più piccoli dell’expander che c’era nel vecchio manubrio. Grazie.
Ciao Chiara, devi misurare la parte che si inserisce nel tubo forcella. Facendo riferimento alle foto di questo articolo è quella parte dove dico che c’è incisa la scritta Stop.
Fabio
Ciao Fabio, okay, grazie, proverò al più presto!
Ciao Fabio, il manubrio da mountain bike è dello stesso diametro (19 mm) quindi l’ho montato. Ho stretto la brugola il più possibile ma non risulta saldo (facendo un po’ di forza si gira): sai spiegarmi come mai e come posso ovviare? Grazie.
Ciao, contattami all’indirizzo mail del blog, lo trovi nella sezione contatti, perché questo 19cm mi lascia perplesso e credo tu stia misurando i diametri che non ci servono. Scatta una foto e indicami cosa e dove ruota e il punto in cui hai misurato questi 19cm.
Fabio
Ciao a tutti, con Fabio non sono riuscita a risolvere: se qualcuno avesse idee su come fare mi avvisa? Grazie!
Ciao Fabio, ti ho mandato la foto. Credo proprio di aver sbagliato a leggere il calibro: non sono 19 mm bensì 22. Però entrambi i manubri sono 22… non mi spiego come mai uno si riesca a fissare bene e l’altro no… grazie.
Ciao, ho letto questo articolo per puro piacere (sono quello che qualche giorno fa non sapeva che i pedali sono avvitati in modo differente), perché sono così belli e scritti bene che uno li legge anche se non deve mettere le mani proprio su quelle parti, e mi sono stupito di vedere che hai messo il grasso sull’expander. Ho anche ingrandito la foto per vedere meglio e c’è l’expander bello ingrassato.
Qualche tempo fa la MTB di mia madre aveva il manubrio che “girava”, cioè mettendosi davanti alla bici e tenendo la ruota ferma tra le gambe, applicando un po’ di forza, si riusciva a fare girare il manubrio. Serrare la brugola non dava risultati, allora l’ho svitata, ho estratto la pipa con l’expander e ho visto che era unto e sporco di grasso. “Ecco perché non tiene, ma come c’è finito del grasso proprio lì?”, ho pensato, l’ho pulito bene, rimontato e il problema era risolto. Avevo un po’ fretta, ma mi è rimasto il dubbio che se l’expander era sporco di grasso anche il tubo di sterzo lo doveva essere, quindi mi sono ripromesso – appena possibile – di smontarlo ancora e pulire anche l’interno del tubo di sterzo (cosa che poi non ho fatto).
Adesso leggo per caso questo articolo e vedo che invece lo consigli. Ma se l’expander scivola a causa del grasso come fa a fare attrito e fare ruotare la forcella?
Ciao Luca, il grasso non ha solo funzione lubrificante. Il suo maggiore utilizzo su una bici (come altrove) è per creare protezione dall’ossidazione.
Vagando in rete troverai centinaia e centinaia di messaggi di ciclisti disperati perchè l’attacco manubrio non viene via. Ecco, si è ossidato, praticamente tubo forcella ed expander sono corpo unico.
Per questo si ingrassa, per evitare l’ossidazione.
Nessun problema di tenuta, provvede il sistema a espansione e il fatto sia ingrassato è ininfluente.
Se l’attacco ruota nel tubo forcella e non dipende dal suo essere allentato, allora o si è deformato il tubo o la lavorazione è poco precisa. Quest’ultima possibilità si verifica molto spesso con bici di fascia assai economica.
Fai benissimo e informarti e non aver alcun timore a chiedere, anche su argomenti apparentemente banali.
Molti sembrano dimenticare che non nasciamo con la conoscenza in tasca e nessuno di noi sapeva qualcosa senza averlo mai studiato.
La prima volta che ho messo le mani su una bici mica già sapevo come fare e all’epoca non c’era internet a cui attingere…
Fabio
ciao fabio, sono qua col quesito del principiante
abbiamo una forcella da 1″, quindi diametro tubo sterzo 22mm: continuo a trovare piantoni 22,2; sono io che sbaglio qualcosa, o mi mancano delle nozioni di base?
grazie e buon lavoro
Ciao Andrea, esistono da 22, se cerchi in rete li trovi.
Non sono molto diffusi, però esistono.
Di solito hanno sempre attacco manubrio da 22,2, forse sui siti riportano questo nel titolo e uno passa oltre.
Fabio