Mobilità ciclistica, non fiori ma opere di bene…

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Manca poco alla data ultima prevista per l’applicazione in concreto del famoso bonus bici. Nulla è ancora chiaro se non che i soldi non basteranno, seppure alla data odierna pare che il fondo sia stato portato sino al tetto dei 200 milioni.

Anche se mi sono prodigato per spiegare il funzionamento pratico di questo bonus, non significa che lo veda di buon occhio.

Presa singolarmente potrebbe essere una buona idea; a patto inserita in un quadro più ampio, dove la colonna portante dovrebbe essere la creazione delle infrastrutture.

Anzi, non dovrebbe: deve essere.

Non fiori (bonus) ma opere di bene (infrastrutture).

Ormai spostarsi in bici è diventato quotidiano per molti, anche non appassionati come noi. 

Mezzo di trasporto e seppure io non l’abbia mai vista così, alla fine una bici quello è. Pure quello è.

Nella mia città, mai amica dei ciclisti malgrado i proclami elettorali con grancassa di chi siede comodo ai tavoli dell’amministrazione garantendosi canale privilegiato per le proprie attività, bastò un oleogramma di ciclabile per convincere migliaia di persone a riesumare le bici dalla cantina.

Perché più che l’incentivo all’acquisto serve l’incentivo a usarla.

E una bici, chi non ha la nostra passione, la usa solo se si sente sicuro.

L’altra mattina dovevo recarmi a un punto blu, uno accessibile senza dovermi inserire in autostrada.

Salto in bici e vado, con contorno di Polizia stradale che quando ormai ero quasi al traguardo mi ha fermato perché credeva stessi per imboccare la Tangenziale. Tra l’altro in inglese/partenopeo, forse mi avranno scambiato per uno zuzzerellone che con 32 gradi, casco e borse pedalava senza curarsene.

Percorso agevole, da casa mia saranno una decina di chilometri, quasi tutti in piano e giusto due brevi salite; purtroppo una galleria che evito sempre ma avrei allungato troppo per aggirarla. Lo faccio sempre quando esco in bici, stavolta ero in giro per commissioni, tempi ristretti.

Il problema è sorto al ritorno.

Per poter riguadagnare la strada di casa sono stato costretto ad attraversare una carreggiata larga, roba da tre corsie, per poter svoltare e immettermi nel mio senso di marcia. Con i veicoli lanciati ad alta velocità per guadagnare lesti l’ingresso in Tangenziale, esattamente 20 metri dopo il vialetto d’uscita dalla sede Punto blu dove ero andato.

Dire che è stato difficile è sminuire il pericolo.  

Percorsi i circa 400 metri in discesa ecco il semaforo a cui segue un sottopasso lungo circa 300 metri e privo di illuminazione. Anche lui è tratto fondamentale per assicurarsi la pole, pare che il record sul giro lo faccia chi lo percorre più veloce.

Per pura sopravvivenza ho violato il codice della strada, passando appena scattato il rosso: l’unico modo per guatarlo in solitaria quasi sino alla fine, senza essere travolto da auto, furgoni, moto e scooter che raramente lo percorrono a meno di 80 km/h.

Ovviamente con bici luci accese, casco con luce, pettorina rifrangente ecc ecc

Ora: io pedalo su strada da quando ero bambino, seppure mia madre non gradisse molto le mie fughe e al rientro la sera ne prendevo di “paccheri”.

A 14 anni il ciclomotore, a 18 la moto, a 20 l’auto e sempre anche la bici. Insomma, sono 40 anni che mi muovo su strada, esperienza ne ho.

Ma provate a immaginare chi non ha mai usato una bici, decide di prenderla per spostarsi in città e si trova a dover affrontare un attraversamento di carreggiata come quello dove ho combattutto, tra l’altro anche in ripida salita e questo complica ancor più.

Secondo voi che fa? Rischia o prende l’auto?

E provate a immaginare se con tanto spazio a disposizione lì ci fosse un percorso sicuro, con sovrappasso che permettese in sicurezza di guadagnare l’altra sponda, il successivo sottopassaggio fosse illuminato, con corsia riservata e magari pure un autovelox perché francamente viaggiare a oltre 80 km/h in città mi sembra eccessivo, secondo voi la bici la prenderebbe?

Questo è solo un esempio, situazioni simili sono milioni in tutta la nostra Penisola.

Se veramente, come sembra, spira un vento nuovo almeno nel Vecchio Continente, con attenzione all’ambiente che passa anche attraverso la mobilità sostenibile, non più intesa solo come auto elettriche ma finalmente anche bici, muscolari e no, ogni bonus all’acquisto servirà a poco o nulla.

Chi acquista la bici per gli spostamenti non è (quasi mai) appassionato, già 300 euro gli sembrano cifre folli, non è con lo sconto che lo convinci. Parlo di chi non ha una bici, di chi proprio non ci ha mai pensato a usarne una.

Se però a quella persona gli mostri che può usarla in sicurezza, che non rischia la vita a ogni metro, sconto o no la bici la comprerà.

E la userà.

E usandola vedrà il nostro mondo a pedali dall’interno, capirà sulla propria pelle cosa significa sentirsi constantemente un bersaglio da impallinare.

E quando dovrà per qualche ragione prendere l’auto, avrà un occhio di riguardo per il pedalatore davanti a lui, perché penserà che su quella bici potrebbe esserci lui e non gli piacerebbe qualcuno che gli sfiora il gomito a tutta velocità.

Non dico diventerà come me, che mi preoccupo di distanza laterale, resto buono in coda a far da scudo finché la strada non è sicura o gli tiro la scia se ha vento contro.

Però potrebbe succedere che vedendo un povero disgraziato che cerca di traversare mentre nessuno non solo non rallenta ma accelera, beh, pensarà che quei dieci secondi persi per farlo passare in sicurezza non sono persi: sono guadagnati per noi tutti.

Buone pedalate.

COMMENTS

  • <cite class="fn">Alfredo Garofalo</cite>

    Analisi assolutamente lucida e condivisibile, la tua. Peccato che il blog sia una platea troppo ristretta. Condivido su facebook. E’ è una piattaforma che comincia a diventarmi antipatica, ma è il segno dei tempi (apparenza contro sostanza, ma qui entriamo in un discorso troppo lungo). E’ sempre un piacere leggerti.

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Alfredo, più che platea ristretta il problema è che siamo platea di parte. Mentre sarebbe necessario raggiungere chi in bici non ci va.
      Ma io questo blog tengo…

      Fabio

  • <cite class="fn">eraldo silba</cite>

    Un articolo cosi’ sarebbe da inviare ai nostri politici (tra i vari e numerosi cettolaqualunque ci sara’ qualcuno con un po’ di buon senso). Sia io che la moglie ci spostiamo esclusivamente in bici e cosi stanno facendo le nostre figlie ed i generi. Ma ogni giorno e’ una gioia rivederli rientrare sani e salvi. Come gia’ dissi saranno necessari alcuni cambi generazionali per vedere piste ‘veramente’ ciclabili e automobilisti rispettosi dei ciclisti. Una questione di cultura. In altri paesi ci sono arrivati da decenni.
    Complimenti per l’articolo e buone pedalate.

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