La prima volta…
La prima volta dicono sia sempre la più bella; no, calmi, parliamo di bici, non pensate ad altro…
Quale prima volta? Non quella di quando siamo saliti in sella, ammesso qualcuno lo ricordi. Tolte le rotelle avremo preso tante di quelle cadute che è meglio averne cancellato memoria.
La prima salita seria? Nemmeno, saremo arrivati in cima con la lingua a sfiorare l’asfalto e il cuore scoppiato, lasciamo perdere.
La prima uscita lunga? Ma no, una settimana con le gambe due pezzi di legno, tabula rasa pure di questa.
La prima volta che abbiamo lavorato su una bici? Giusto, quella prima volta!
E anche se abbiamo voluto dimenticarla, riandarci con la memoria è salutare.
Perché vi spingo da sempre a sporcarvi le mani, a tentare; e per questo c’è una categoria “Officina” abbastanza ben fornita. Molti di voi ci provano ma troppo spesso mi contattano delusi perché non ci sono riusciti o il lavoro è venuto male.
E con ciò? C’è qualcuno che alla sua prima volta, e intendo qualunque prima volta, ha raggiunto l’eccellenza? Chi risponde si sta mentendo, fidatevi…
La mia prima nastratura, la mia prima regolazione di cambio e deragliatore, la mia prima sostituzione di una camera d’aria, la mia prima ruota raggiata, il mio primo montaggio completo di una bici e così via sono tutte prime volte in cui ho commesso un errore oppure il risultato finale è stato al di sotto delle aspettative.
Lavorare su una bici non è tecnicamente difficile, ma la conoscenza della sola tecnica non basta. La raggiatura è emblematica: la tecnica è semplicissima, sapere come e quanto agire sulla tensione dei raggi per ottenere campanatura e centrature perfette no. Lì ci vuole esperienza, molta esperienza. E l’unico modo per costruirsela è provare, fallire, capire dove si è fallito, riprovare; un infinito cerchio di errori e successi che ci consentiranno di padroneggiare tecnica e pratica.
Quel nastro manubrio è una schifezza? Poco male, lo svolgiamo e riproviamo. La ruota è storta? Vabbè, allentiamo i raggi e iniziamo daccapo. Il cambio non funziona? Succede, sganciamo tutto e ripetiamo la procedura passo passo, l’errore salterà fuori.
Mai abbattersi, mai lasciarsi prendere dallo sconforto. E, aggiungo con leggera vena polemica, mai prendersela con me se non ci siete riusciti. I miei errori li ho commessi e da quelli ho imparato, mai detto che al primo tentativo ho sempre ottenuto il perfetto risultato. Sono anni che lavoro sulle bici, errori ne commetto persino adesso, la maggior parte per disattenzione. Ma è anche normale che nastro una piega in 5 minuti senza sbavature, sarebbe strano il contrario dopo averne nastrate centinaia e centinaia; oppure che regolo un freno in un attimo senza star lì a misurare e altro, semplicemente a occhio dopo averlo fatto migliaia di volte; oppure registro un deragliatore o un cambio in una manciata di secondi con due giri di pedale per capire il problema.
Qualcuno crede che la prima volta ho eseguito tutto perfettamente? Magari.
Quindi non lasciatevi demoralizzare dalla vostra prima volta. Ogni errore non è un ostacolo ma l’occasione per imparare. Quando da bambini ci hanno tolto le rotelle e siamo caduti cosa abbiamo fatto? Siamo risaliti caparbi in sella altrimenti ora non saremmo qui. Bene, lavorare sulle bici è uguale, fidatevi.
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
bello spunto di discussione Fabio,
avrò avuto dieci, undici anni. Nell’officina di mio nonno (di origini contadine, quindi si arrangiava a fare un po’ di tutto, dal meccanico al falegname al barbiere per i fratelli…) strinsi così forte il dado di serraggio di un freno caliper (quello dietro la testa della forcella) da rompere il bullone. Era un freno di una vecchia bici, non aveva il dado con la brugola incassata, ma un normale dado da 10 (o 11?). Bel cazziatone di mio nonno, ma da allora ho imparato a gestire con le mani una “coppia di serraggio”. Mai dimenticato l’episodio e l’insegnamento.
valentino
Ueh Fabio chi ti ha dato il permesso di pubblicare la mia fotografia??
scherzi a parte è vero che prova e riprova alla fine si arriva a capo di tutto
l’esperienza è importante e (ma) ci vogliono anni per acquisirla.
Nel mio caso non so quante bici mi passeranno sotto le mani comunque da niente ho già imparato e capito molto in ogni caso continuerò ad apprezzare i consigli e se necessario chiedere aiuto a chi è più bravo di me.
Questo incoraggiamento é importante: spesso mi arrabbio o, peggio, mi demoralizzo. So di non essere solo in questi casi ma un pò di malumore mi resta per un pochino. E leggere questi articoli supportano. 🙂
per mia forma mentis o per deformazione professionale o per un micidiale mix di entrambe di documento sempre molto prima di fare qualsiasi operazione, e il lavoro sulla bici non sfugge di certo a questi miei principi! Proprio in uno di questi giri mi imbatteti nel tuo blog e non l’ho più mollato! Mi aiuta molto, e mi aiuta molto anche il fatto che sono un tipo che difficilmente si demoralizza, il risultato è però che continuo a pensare a una cosa da fare sulla bici per giorni e giorni, ogni momento libero della mente diventa per quella regolazione o per quel montaggio che non sono riuscito a portare a termine nel week end…Ho imparato che la virtù più importande nei lavori di questo tipo è la pazienza, e che la fretta è pessima consigliera peggio che altrove!
Scusate, sono alle prese con la scaletta di un test che è facile solo in apparenza e ho trascurato i vostri interventi. Risposta cumulativa per tutti.
Ha fatto bene il nonno di Valentino, magari al momento ti sarai sentito ingiustamente maltrattato ma sono sicuro che da allora non hai mai più danneggiato una vite 😀
No Lorenzo, non provarci: in foto non sei tu e lo sai. Tu sei più brutto…
Mai demoralizzarsi Adriano, se a lavorare su una bici ci riesco io può farlo chiunque.
Hai ragione Eugenio, la fretta è la cosa peggiore. Spesso sbaglio a causa sua quando non è il telefono o qualcuno a distrarmi. Ogni lavoro richiede il suo tempo e non è uguale per tutti noi. L’importante è puntare al risultato, non è mai una gara a chi finisce prima.
Fabio
Ciao fabio… quindi anche tu eri fatto di carne e ossa prima di essere assunto dal dal dio della bici.. 🙂
bè l’importante non è prendersela con te se le cose vanno male ma sapere che ti possiamo rompere le palle finchè non abiamo sistemato il problema 🙂
Ciao Michele, si alla prima, no alla seconda…
Fabio