La nuova officina è pronta

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La nuova officina è finalmente pronta; officina, perde il prefisso micro perché le dimensioni sono decisamente superiori.

Dalle immagini che vedremo non si intuisce appieno, comunque siamo a circa 19 Mq, contro i 3 della precedente.

Mi serviva? Se l’ho creata, evidentemente si.

Non per lavorare sulle bici, per quello mi trovavo benissimo prima. Tutto a portata di mano, tutto a vista, tutto facile da raggiungere.

No, paradossalmente l’attività di “officina”, quella che ho svolto per anni sarà quasi del tutto esclusa. Già da tempo non mi occupo più di bici altrui, giusto il favore a qualche amico. D’ora in avanti ci sarà una ulteriore riduzione; non per cattiveria ma per mancanza di tempo.

Perché il tempo, e quindi questa nuova struttura, sono completamente al servizio del blog.

Non un locale pensato quindi per poter agevolmente lavorare sulle bici, altrimenti avrei fatto scelte diverse nella collocazione dei vari elementi.

Un locale modulare, dove le priorità sono state avere spazio libero al centro, un buon banco da lavoro con pannello attrezzi capace di essere efficace sfondo per foto e video, una parete grande completamente libera per fungere anch’essa da sfondo, con o senza fondale.

Facilità di spostare il tutto, e infatti ho scelto banchi da lavoro su ruote (bloccabili e tanto non lavoro su grossi carichi), velocità nel sistemare le luci coi loro cavalletti, un angolo apposito per le foto di componenti e accessori più piccini (con costruzione di supporti sia fissi che rotanti per i fondali) e ampio spazio per stivare il materiale da testare.

Non presenti in foto (e non usate per queste immagini) le luci fotografiche a led coi loro cavalletti; luci con le quali devo ancora familiarizzare.

Arriverà anche una nuova macchina fotografica, migliore della mia attuale e buona per registrare video più decenti.

Più in là, ho sforato di tanto il budget preventivato e sono finiti i denari.

Ma iniziamo il tour, così diventa più comprensibile.

Come si può intuire da queste panoramiche a poco meno di 360°, l’obiettivo di lasciare spazio libero al centro è raggiunto, seppure questo mi abbia costretto a soluzioni che non amo e sacrificare alcune funzionalità.

Comunque a fare da padrone è l’ampia pannellatura, montata su un telaio che ho costruito apposta e fissato alla parete.

La scelta del telaio è figlia della irregolarità della parete (leggermente bombata), che metteva in tensione i pannelli. Col rischio di danneggiarli lungo le linee forate per i ganci portattrezzi.

Ampia superfice, 2,5x1m. Più un ulteriore 1×0,5m posto a lato. Spazio da sfruttare c’è ancora, ma solo perché ho trasferito altri attrezzi non specifici da bici su altri pannelli. .

Sotto: il doppio banco da lavoro, con ruote bloccabili. La superfice utile nonché la robustezza le ho migliorate con pannelli più ampi e spessi. Dando a tutto, sia piano di lavoro che pannelli, un paio di mani di vernice protettiva opaca. 

Vernice opaca che a me non piace, ma è stato necessario per evitare i riflessi inevitabili con finitura lucida. Un vero strazio per foto e video.

Ho restaurato la mia vecchia morsa dall’ampia apertura (140mm), una lampada e una lunga e sottile mensola che corre sotto i pannelli (fungendo da ulteriore punto di scarico del peso, coi supporti avvitati al muro e che a loro volta scaricano sui battimuro di protezione) completano quest’angolo.

L’illuminazione principale della zona lavoro è però affidata a un tris di lampade, collegate a una multipresa comandata (non si vede, appena sopra il compressore a lato dei banchi), facilmente orientabili alla bisogna. Cavi a scomparsa, viaggiano dietro i pannelli sfruttando l’intercapedine creata con i telai di fissaggio.

Non mi piacevano gli spazi spogli tra le lampade, così li ho arredati pescando tra i cimeli in casa.

Sulla parete opposta, che al centro ha il balcone a spezzare, c’è il terzo banco da lavoro, con pannello suo e luce.

E’ il banco jolly, quello da tenere vicino se lavoro su una bici e funzionare da base per i supporti che ho costruito su misura per applicare softbox o fondali piccoli per le foto. Grazie alle ruote è facile spostarlo al centro della stanza per meglio illuminarlo e/o sfruttare l’ampia parete libera come sfondo neutro.

Parete che in questo momento utilizzo come parcheggio temporaneo.

Anche se la stanza è ampia ha alcune soluzioni che ne limitano la fruibilità per le necessità mie.

L’altra parete lunga (in foto non si percepisce ma sono quasi 5 metri) ha il termosifone e un armadio a muro ai lati.

Questo ne ha ridotto la funzionalità (sempre perché qui tutto è pensato per foto e video) e quindi ho deciso di riservare a questa zona lo stivaggio del materiale, attrezzi e piccola e grande minuteria.

Una alta scaffalatura e molte scatole conservano il materiale per i test e le mie scorte personali. E dovrò fare ordine, nemmeno ricordo più cosa c’è lì dentro…

Oggetti più ingombranti e leggeri trovano posto sui ganci piazzati (su binari) sopra la scaffalatura.

Abituato con la microfficina a sfruttare ogni spazio, ai lati della scaffalatura dei pannelli (riciclati proprio dalla microfficina) mi permettono di avere a vista tutte le piccole parti che uso durante i lavori o che mi servono subito disponibili quando esco.

Dall’altro lato un mobiletto a scaffali più sottile, costruito con semplici tavole e barre filettate, accoglie la minuteria e altro materiale sempre necessario. Un ulteriore pannello accoglie attrezzi non da bici ma utili ad altri lavori. Lo sgabello a gradini è fondamentale per raggiungere tutto…

Sopra la porta altri ganci su binari, l’unico posto dove potevo sistemare le ruote.

L’armadio a muro è diventato ricovero per abbigliamento, caschi e tante altre cose che non mi serve avere a vista.

Una scrivania e alcune mensole (queste ultime sempre riciclate dalla microfficina) mi permettono di lavorare agli articoli da questa stessa stanza, senza vagare per casa cercando un appoggio e la connessione internet, che mi sono portato via cavo dal mio studio professionale, ossia la stanza affianco.

Molti compromessi per non sacrificare lo spazio centrale libero e la parete che serve per lo sfondo; quello che più fatico a digerire è stato dover appendere (anche abbastanza in alto) alcune bici.

Soluzione che non amo, non perché come sostengono nei gruppi social si rovinano le ruote; è proprio perché non mi è mai piaciuto vedere le “bici al chiodo”.

Ma tant’è, averle tra i piedi non era possibile. E considerando che mi sono appropriato di una stanza di casa, se poi continuavo a lasciare bici in giro (ma altre ancora stazionano in stanze diverse) finiva male…

Molto materiale per sistemare accessori e attrezzi è stato riciclato dalla microfficina; e non poteva quindi mancare il suo lampadario che ricavai da una vecchia piega da corsa.

Bene, questa la nuova struttura che funzionerà da vera e propria redazione del blog. 

Un progetto a cui lavoravo da tempo, seppure con altre opzioni.

I mesi difficili che ho attraversato e che stiamo tutti attraversando avevano fermato tutto.

Avevo altre possibilità, quella di sfruttare una stanza di casa è stata decisione presa in autunno.

Perché un motivo o un altro, la ricerca di un locale esterno non ha mai dato i frutti sperati. Quando poi una buona soluzione mi è stata soffiata sotto il naso per una offerta economica superiore e ogni alternativa non mi faceva stare tranquillo (non dimentichiamo che oltre alle migliaia di euro di materiale e attrezzi ci sono le bici di valore e non tutte mie, anche quelle per i test, il locale deve garantire un minimo di sicurezza) ho preferito seguire questa idea.

E poi io ho orari strani, il blog non è il mio lavoro. Non vado a timbrare il cartellino in redazione. Facile trovarmi alla 5 del mattino a scribacchiare o lavorare a una idea che mi è venuta durante la notte. Dormo poco, si.

Comunque nel complesso è venuta fuori una buona struttura. Poi certo, dovrà essere collaudata. Solo l’uso continuo mi dirà se le soluzioni sono valide.

Del resto la microfficina è nata nel corso del tempo. Avevo questo stanzino, piazzai un poco di roba di dentro e iniziai a lavorarci. Dopo un paio di anni, con in mente un chiaro progetto e tutte le necessità, la trasformai in qualcosa di perfetto per le mie esigenze.

Questa nuova è ancora grezza, non vissuta diciamo così. 

Ma già so che col tempo assumerà sempre più carattere.

Il mio carattere e questo non so fino a che punto sia un bene.

Buone pedalate

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