La diagnosi a distanza

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Pronto dottore, buonasera, tengo mal di pancia, che cos’è, mi può dare qualcosa?

No signora, venga allo studio perché devo visitarla.

Vabbé dottò, quello è solo un mal di pancia…

Signora, come faccio a sapere se è stata l’impepata di cozze o sta per andare in peritonite? Devo visitarla.

Eh dottò, non siete proprio buono, quello il medico di mia sorella subito gli da le pillole.

Signora, quello non è un medico ma uno stregone, e al limite “le da” le pillole, è sua sorella.

Gesù gesù, e come siete scorbutico dottò..

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Dialogo di fantasia ma per nulla lontano dalla realtà quotidiana, se tra voi alla lettura c’è qualche medico di famiglia potrà confermarmelo.

Qui ci si occupa di biciclettine, meno importanti della salute anche se importanti per la salute, quindi una diagnosi sbagliata, da stregone, al massimo rompe la bici ma di solito nulla di irreparabile.

Eppure quello delle diagnosi a distanza è un enorme problema ormai quotidiano nel nostro mondo a pedali.

La rete, la possibilità di mettere in contatto una moltitudine di persone lontane tra loro, ha amplificato il fenomeno.

All’inizio furono i forum, dove ci si affacciava per chiedere consiglio e spesso dall’altra parte si incontrava qualcuno competente che con pazienza ci guidava verso la soluzione, con una serie di domande mirate per circoscrivere il problema e formulare ipotesi di lavoro, ossia elementi da controllare.

Un processo per esclusione, perché, giustamente, chi ha un problema e non sa come risolverlo non ha nemmeno la competenza per descriverlo in dettaglio né sa dove andare a controllare.

Se già lo sai, che chiedi a fare? Domanda che non sfiorava chi derideva ma erano pochi, pochissimi.

Poi la crescita esponenziale dei siti, le pagine dedicate sui social, la bislacca convinzione dell’uno vale uno, il disprezzo per la competenza, tutti fenomeni che osserviamo in ogni ambito sociale e politico, hanno reso non solo inutili forum e pagine social ma controproducenti.

Chi entra per chiedere ne esce al meglio più confuso di prima, al peggio con una procedura che romperà definitivamente la bici.

Chiunque abbia un minimo di competenza tecnica nel frattempo ha mollato, stanco di perder tempo nel provare a spiegare non solo al ciclista col problema ma a tutti quelli che stanno fornendo consigli del tutto campati in aria.

E consapevole che alla fine il suo unico intervento tecnicamente giusto si perde nella caciara creata, dove c’è chi consiglia l’acquisto di un estrattore per perno quadro a chi deve rimuovere un movimento press fit (l’ho visto, per davvero) oppure risponde a chi ha un problema con l’impianto a disco di comprarsi una bici freni a cerchio.

In un groviglio di interventi dove l’informazione giusta e necessaria si perde, si confonde, finisce sullo stesso piano della sciocchezza.

Uno schema identico a quello degli odierni talk show e ci sarebbe da chiedersi se sono loro ad aver copiato i social o viceversa ma non è questo il luogo.

In ogni caso, al netto della caciara, resta difficile e, passatemelo, presuntuoso fornire una diagnosi certa a distanza, senza vedere la bici.

A parte l’oggettiva impossibilità di risolvere quesiti generici, per esempio ” mentre pedalo sento un rumore strano, che può essere?” dove anche solo azzardare una risposta senza ulteriori dati richiede talenti non di questo mondo (e comunque c’è chi le spara uguale), e qualche caso in cui i sintomi descritti sono inequivocabilmente causati da un problema specifico, senza vedere la bici, senza la visita del dottore, indicare la causa con assoluta certezza non è alla portata di chiunque abbia competenza.

Proprio perché è competente e non è un paradosso.

Solo chi conosce a fondo una materia ne comprende le infinite sfaccettature, la miriade di ipotesi e tesi.

Con una bici, semplice ma fino a un certo punto, è lo stesso.

Se la conosci a fondo sai che un certo sintomo può essere generato da una pletora di cause diverse, spesso senza alcuna apparente connessione tra loro.

Quindi l’unica via è fornire delle ipotesi di lavoro, consigli cioè su cosa controllare e come.

E spesso possono risultare ipotesi sbagliate, perché nel quesito originario non sono state menzionate altre circostanze che non avrebbero indotto a quei controlli se conosciute subito.

Non ne puoi fare una colpa al ciclista, come detto poco sopra se avesse già esperienza e conoscenza tecnica per risolvere il problema in autonomia, che verrebbe a fare da te a chiedere?

Però, mio consiglio, se chiedete aiuto a qualcuno, cercate di essere il più dettagliati possibili, anche con notizie apparentemente inutili.

E non saltate quelle fondamentali, a iniziare dal modello di bici nonché l’allestimento; se uno ha un problema alla trasmissione ma non cita che trasmissione è, non aiuta…

Impiegherete un poco più di tempo voi a descrivere, ne farete risparmiare molto di più a chi vi risponderà e avrete contribuito anche alla concreta possibilità che quella risposta si riveli efficace.

E ricordate che la rete oltre al caos offre anche facile accesso ai documenti ufficiali, i manuali delle aziende: leggerli è importante, spesso vi risolve il problema in autonomia, senza dover cercare l’aiuto di stregoni.

O, peggio, di improbabili blogger stregoni.

Buone pedalate


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