La ciclabile nel deserto

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Non è una metafora, è proprio una ciclabile in mezzo al deserto.

Per la precisione, Emirati Arabi, a circa 35 minuti di auto a sud-est della capitale Dubai, c’è una vera e propria strada ciclabile, ben asfaltata, che si snoda tra la sabbia del deserto.

E’ il circuito di Al Qudra, che parte da un bike center, quello Trek UAE.

Del resto UAE è anche un team del World Tour, ci sta che in patria ci mettano il loro marchio.

Un percorso di 85 km, senza salite ché siamo pur sempre nel deserto degli Emirati dal lato del Golfo Persico e le montagne stanno sul versante opposto, quello che guarda al Golfo dell’Oman, e che può arrivare a 200 km grazie a una serie di intersezioni con altre strade a traffico veicolare prossimo allo zero.

Ok, da quelle parti non mancano i soldi né le idee per sprecarli.

Questa piatta striscia di asfalto, suppongo pure resa scivolosa dalla sabbia del deserto (ma immagino avranno un servizio di manutenzione), in un territorio dove le temperature in estate superano i 42 gradi e dove il massimo dell’emozione è incontrare le antilopi a passeggio perché il resto è sabbia e torri d’acciaio per i cavi dell’energia (e non citatemi i laghetti a forma di cuore…), effettivamente suona come cattedrale nel deserto piuttosto che ciclabile.

Ma tant’è, in un Paese che deve la sua fortuna agli idrocarburi, l’idea di investire in una ciclabile alla fine (forse) mi piace.

Non è certo una ciclabile come la intendiamo noi, ossia non ha la funzione di permettere lo spostamento da un luogo all’altro in alternativa al trasporto motorizzato.

E’ più una ciclovia, anzi, un track per farsi una sgambata (ma c’è chi si allena), da godersi all’alba, quando il sole nascente infiamma le dune.

Non al tramonto, perché mancano l’illuminazione e anche i punti di riferimento.

Però lungo il percorso ci sono aree di sosta ombreggiate, con panchine. 

E al bike centre anche bagni e docce, con in più la possibilità di noleggiare una bici. Costo, al momento in cui scrivo, circa 25 euro per due ore.

Non sapendo come spendere, meglio se Dubai investe in questa ciclabile che altro.

Sfruttabile 4 mesi su 12 a meno di non essere atermici, perché da marzo a novembre sei sempre sopra i 30 gradi.

Che ti obbliga a lavare la bici a ogni uscita perché la sabbia ti massacra la trasmissione (vabbè, avranno chi lo fa per loro…).

Io vi dico la verità, sono sinceramente combattuto.

Da un lato mi piacerebbe pedalarci, chiunque di noi abbia mai passato anche solo una notte nel deserto non può togliersi dal cuore quell’emozione.

Vero che per me erano altri deserti in altro continente, ma il cielo stellato, il suono della sabbia, il sussurro del vento sono quelli.

Dall’altro mi sembra solo un piccolo parco giochi, una infrastruttura fine a sé stessa, qualcosa per far passare un paio d’ore ad annoiati manager e dargli l’impressione di stare vivendo un’avventura.

Non voglio entrare nel merito della politica di uno Stato di cui ho la superficiale conoscenza di chi non ci ha mai vissuto; né in alcune bislacche scelte ingegneristiche, grandiose nella loro complessità ma assai lontane dal mio modo di sentire il rispetto di madre Terra.

Capisco che se vivi a Dubai e sei appassionato di bici hai ben poca scelta sui percorsi per appagare la tua passione e quindi ben venga questo track.

Però nemmeno riesco a togliermi dalla testa la voce di sottofondo che mi racconta la sua futilità.

Ignoro quanto sia costata ma visto dove si trova, non ha importanza.

Ignoro quanto sia effettivamente usata, almeno in quei mesi in cui è umanamente possibile pedalarci.

Certo, quel bike centre Trek che apre il percorso è il paese dei balocchi per un appassionato ed un pubblico deve esserci, ma negli Emirati lo sfarzo non difetta.

Non lo so, mi guardo mappe e foto, qualche video e mi prende la frenesia di imbarcarmi sul primo volo; almeno fino all’arrivo delle prossime bollette, perché da quel momento in poi penso che manco sotto casa scendo.

Ci rifletto e mi sembra una cosa del tutto inutile, uno spreco di tempo e denari.

Solo l’ennesima manifestazione di un Paese cresciuto troppo in fretta, dimenticando le sue origini, la sua storia, nella perenne rincorsa ad essere un luna park per chi può permetterselo.

E poi manco una salita, e dai…

Buone pedalate

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