Cambierà il nostro modo di pedalare?

Tempo di lettura: 4 minuti

Avanza la tecnologia, si fa strada l’elettronica, la bici sembra perdere la sua originaria semplicità: cambierà il nostro modo di pedalare?

Mi sono interrogato qualche giorno fa, prendendo a spunto l’arrivo della nuova trasmissione Shimano 105 12v, solo Di2, ossia con assistenza elettronica che è molto più dell’attuazione elettrica di cambio e deragliatore.

E sono altre novità introdotte sempre dalla casa giapponese, che sembra essersi ripresa fin troppo spigliata dal letargo obbligato dalla pandemia, che mi inducono a ulteriori considerazioni.

Le sintetizzo, sicuro che ne avrete già letto in abbondanza altrove.

Sono le tecnologie Free Shift e Auto Shift, dedicate alle nuove Drive Unit e trasmissioni Di2, quindi parliamo di bici a pedalata assistita.

In poche parole, la tecnologia Shimano FREE SHIFT consente ai ciclisti di cambiare marcia senza pedalare. La modalità di cambio FREE SHIFT è il risultato della capacità di integrazione sistemica con cui SHIMANO ha sviluppato le nuove trasmissioni DEORE XT Di2 e aggiornato le piattaforme SHIMANO EP. Quando si cambia marcia, il cambio Doere XT Di2 richiede all’unità di trasmissione EP di far avanzare contemporaneamente la catena sulla corona e di effettuare cambi di marcia fluidi senza pedalare. La tecnologia FREE SHIFT consente di effettuare cambi di marcia decisi mentre si affronta una curva, si assecondano grandi avvallamenti e si avanza attraverso sezioni tecniche del percorso, assicurandoci di essere sempre pronti col rapporto giusto sul sentiero da percorrere.

Facendo un ulteriore passo avanti nell’integrazione del cambio, la tecnologia SHIMANO AUTO SHIFT è una modalità di cambiata che aziona in modo automatico le marce. Grazie all’abbinamento di due tecnologie, LINKGLIDE e Di2, il pacchetto trasmissione dei nuovi ecosistemi Shimano EP ha la capacità di effettuare cambi di marcia predittivi in base alla velocità e alla cadenza, regalando un’esperienza di guida fluida e ininterrotta senza precedenti. In combinazione con la tecnologia FREE SHIFT, anche la modalità AUTO SHIFT può effettuare cambi di marcia predittivi mentre si procede per inerzia, senza pedalare, trovando sempre la marcia ottimale per ogni terreno.

Ma non ci sono solo loro.

Una altra novità, non proprio recente ma affinata negli ultimi tempi, vede ancora Shimano stavolta in collaborazione con una start up italiana: è il sistema Abs messo a punto da Blubrake, che ha scelto di avvalersi dell’esperienza dell’azienda giapponese per aggiornare diciamo così il suo sistema antibloccaggio e antiribaltamento. 

Una sintesi anche qui, per chi non avesse seguito l’evolversi di questa tecnologia.

Le e-bike e le e-cargo bike si sono guadagnate un ruolo fondamentale nel disegno della mobilità del futuro e la crescita esponenziale del loro utilizzo ha come effetto l’apertura verso una platea sempre più ampia di utenti. Da qui la necessità di offrire soluzioni che mirino ad aumentarne sicurezza e affidabilità. È in tal senso che nasce Shimano ABS by Blubrake, con l’obiettivo di rendere questi mezzi più sicuri e favorirne l’utilizzo anche da parte di utenti meno esperti.

Shimano ABS by Blubrake riduce sensibilmente il rischio di blocco della ruota anteriore e i ribaltamenti, anche in caso di frenata di panico, migliorando così l’esperienza di guida di ogni ciclista e contribuendo a ridurre il numero di incidenti.

L’ABS è completamente integrabile all’interno del telaio di e-bike e e-cargo bike, ed è offerto da Shimano ai costruttori, garantendo compatibilità con un ampio range di freni e kit elettrici, integrandosi in maniera semplice e istantanea.

Ancora.

La Schrader, azienda leader nel settore delle apparecchiature per il controllo della pressione gomme, ha introdotto un TMPS Bluetooth per le bici: si, esattamente come quelli che troviamo su auto e moto.

L’innovativo sistema Bluetooth di monitoraggio della pressione degli pneumatici (TPMS) AIRSistant per biciclette muscolari ed elettriche monitora la pressione di gonfiaggio e la temperatura degli pneumatici, garantendo un’esperienza di guida più sicura per gli utilizzatori di bici da trekking, da città, strada, montagna, cargo bikes ed elettriche. Leggeri e resistenti, i sensori di pressione montati sulla valvola dello pneumatico, monitorano la pressione di gonfiaggio e la temperatura dello pneumatico della bicicletta e trasmettono i dati in tempo reale tramite una tecnologia Bluetooth a basso consumo energetico al display della bici, a un ciclocomputer compatibile o all’APP mobile (iOS o Android). I sensori sono inoltre compatibili con diversi dispositivi Garmin.

Mi rendo conto, a leggere di queste tecnologie, che si fa fatica a riconoscere la bici come l’amiamo noi.

E’ stata proprio la novità introdotta da Schrader ad attivare il lento risveglio del mio neurone solitario: a che serve?

Noi siamo abituati a controllare la pressione gomme prima di ogni uscita, a seconda della bici e di come è montata abbiamo anche la tabella appesa alla parete dell’officina sulle ottimali pressioni di esercizio (vabbè, forse solo io, ok…), che ce ne facciamo di questi sensori?

Errore. Considerazione del tutto sbagliata, su questo Tmps come per le altre tecnologia prima sintetizzate.

Ho iniziato a pensarci su, mi sono guardato in giro e stavolta ho fatto una eccezione dando anche una scorsa a forum e social, dove, facile immaginare, è tutto un fiorire di commenti sarcastici ma piuttosto stupidi: “a quando i sensori di parcheggio?”; oppure “ma l’aria condizionata?” e via così da parte dei duri e puri del pedale. Che poi magari passano le ore con app e computer di bordo e sensori di tutto ma quelli ok, vanno bene, e poi li usano i prof quindi sono figo.

Allora dove sta il mio errore di valutazione? Nel voler riportare tutte queste nuove tecnologie al mio ciclismo, al nostro ciclismo.

A me, a noi, che amiamo le vecchie signore in acciaio, la bellezza della meccanica pura, il gusto della fatica.

E così mi sono messo a fare due ricerche, partendo da una considerazione: il mercato bici è cresciuto negli ultimi due anni a un ritmo medio del 7%, quello delle e-bike del 25% nello stesso periodo, secondo uno studio di Banca Ifis.

Non serve essere analisti di Bloomberg per capire che le aziende puntano lì dove si cresce.

Però serve capire come si cresce e soprattutto chi sono questi ciclisti che crescono.

E per farlo serve uscire dal nostro mondo a pedali, specialistico. 

Lascio così la parola a Roberto Di Vincenzo, presidente dell’Istituto nazionale ricerche turistiche delle Camere di Commercio “C’è un cambiamento radicale nelle vacanze in bici. Mete che prima erano soltanto per atleti, in collina o in montagna, ora sono raggiungibili da chiunque grazie alle ebike. Soprattutto nelle aree interne, quelle di solito più problematiche, c’è un nuovo pubblico, un nuovo mercato che si apre. La rete è di quasi 5000 percorsi per circa 90000km lungo i quali crescono operatori e alberghi specializzati“.

Secondo Di Vincenzo “…non servono piste ciclabili come quelle cittadine, piuttosto una rete di sentieri, sterrati, strade interpoderali e intercomunali, con limiti di velocità molto bassi e tracciamento GPS“.

Così, continua: “In poco tempo è stato realizzato il percorso della Costa dei trabocchi, in provincia di Chieti”.

I potenziali cicloturisti secondo Banca Ifis sono oltre 8 milioni e necessitano di strutture adeguate. Nella scelta dei percorsi guardano alla presenza di ciclo officine e colonnine di ricarica ma anche centri di noleggio, all’insegna di una vacanza sostenibile, dove si alternano treno e bici.

Segno, aggiungo io, della poca familiarità con la ciclo meccanica, quindi un pubblico diverso dal ciclista appassionato.

E poi ci sono anche le vacanze brevi, magari nell’arco del fine settimana o di qualche ponte festivo, raggiungendo la meta con altri mezzi e noleggiando una ebike in loco.

Un altro elemento deve indurci a qualche riflessione.

In Val Gardena, proprio sfruttando il netto miglioramento tecnologico delle ebike, batterie in primis che significa maggiore autonomia, si è passati dal salire in quota solo con la funivia a preferire l’ascesa in ebike.

E tutti noi sappiamo che non sono percorsi facili, serve allenamento per affrontarli con bici muscolari.

Quindi significa che abbiamo un nuovo pubblico, una diversa platea composta da amanti della natura, di uno stile di vita più ecosostenibile ma non necessariamente animati dalla nostra stessa passione: possiamo fargliene una colpa?

Io no di certo, e poi meglio l’ebike che il suv, su questo credo possiamo essere tutti d’accordo.

Fin qui l’aspetto puramente ludico; se lo uniamo con quello della mobilità sostenibile scopriamo che Parigi punta a divenire 100% ciclabile da qui al 2026.

Il sindaco Anne Hidalgo ha già speso 150 milioni di euro in infrastrutture, alla scopo di creare alla data prefissata un anello che supererá i 200km e che oltre alla mobilità servirà anche al turismo, unendo i punti iconici e meno della stupenda capitale francese

Copenaghen ha ampliato la propria rete ciclabile proprio a fini turistici, come Ginevra.

Quindi non solo le esigenze di chi vuole spostarsi in bici per recarsi al lavoro o svolgere le proprie commissioni, come facciamo tanti di noi con le nostre bici muscolari, ma anche voler venire incontro e, perché no, incentivare un nuovo modello di turismo.

Un nuovo modello di cicloturismo posso dire a questo punto.

Perché il fascino dell’eroe solitario che pedala la Via della Seta da ovest a est colpisce tutti noi, ma è uno: la moltitudine si gode la scampagnata.

E questa moltitudine, questa massa critica, ha ben diritto di essere seguita, invogliata, educata se vogliamo: di sicuro va rispettata.

Il malcelato disprezzo che investe molti utenti di bici a pedalata assistita da parte di chi si autodefinisce depositario delle verità ciclistiche è non solo irritante ma indice di ben poca intelligenza.

Io non provo alcun fastidio nell’essere sverniciato in salita da un ebiker mentre arranco faticosamente sulla mia muscolare.

Posso provare irritazione contro quelli che sfrecciano in ciclabile su ebike taroccate, ma è la stessa irritazione che provo per i fenomeni che, in solitaria o in gruppo, usano la ciclabile per pavoneggiarsi a velocità altrettanto elevate.

Perché il problema non è mai che mezzo uno conduce, ma chi c’è sopra.

Ora, tornando a tutte queste nuove tecnologie, vale la pena interrogarsi sul pubblico di riferimento.

Certamente una fetta di bikers esperti, perché saper usare in modo corretto una e-mtb non è affatto semplice come taluni immaginano.

Servono perizia e doti tecniche, non si riduce il tutto a un motore che ti tira su quando la strada impenna. E sono abbastanza sicuro che loro trarrebbero gran giovamento dalle nuove tecnologie di cambiata Shimano.

Ma rilevo anche come questa sia una porzione minoritaria, la maggior parte effettivamente usa solo e male il motore. Vabbè, fatti loro, la bici non è mia, nulla tolgono al mio pedalare.

E poi c’è una ampia platea che di tutte queste fisime non si interessa, usa una ebike per la sua praticità, non si sente sminuito agli occhi dei talebani del ciclismo se attiva un aiuto per affrontare il dislivello, raggiunge in serenità mete altrimenti precluse se privi di specifico allenamento.

Una platea che raramente viene dal ciclismo muscolare, magari l’ha vissuto in gioventù, ora guida uno scooter la maggior parte del tempo e sta scoprendo che una ebike è meglio.

Una platea che apprezza queste tecnologie, capaci di garantire sicurezza e, diciamolo, rimandare una pedalata più naturale e godibile.

Noi siamo appassionati, cresciuti pedalando e innamorati proprio della fatica sui pedali, è normale che fatichiamo ancor più ad apprezzare in pieno certe tecnologie.

Però nessuno obbliga noi ciclisti appassionati a usare una ebike, l’Abs o i sensori di pressione, giusto per citare le tecnologie accennate in apertura.

Ho sempre pensato che ognuno deve essere libero di pedalare come crede, con la bici che più gli piace e senza curarsi delle dicerie altrui, dei finti esperti che ti bollano novellino se non hai le ruote così o la trasmissione colì. E che leggono un tradimento di chissà quale sacra legge usare una bici a pedalata assistita.

Certo, sempre c’è quello che sfrutta il motore per farsi bello in salita, lo vedo con le recenti eroad, ma alla fine è un problema suo, uno che esce la domenica per passare noi ciclisti usando il motore deve avere una vita ben triste.

Credo siano eccezioni, e comunque non interessano le valutazioni fatte fin qui.

Non nascondo che sono incuriosito da queste nuove tecnologie, soprattutto dal punto di vista tecnico più che nell’utilizzo vero e proprio che in effetti non è il mio.

Ci sono oggettive difficoltà perché il blog possa aprirsi a questo settore, in primis creare un parco bici per i test così come ho per le recensioni di componenti e accessori dedicati alla pedalata muscolare.

Ci sono troppe tipologie di bici e drive unit per poterle affrontare tutte, servirebbe circoscrivere e approfondire solo alcuni aspetti e modelli.

C’è il mio interesse tecnico come detto, ma essenzialmente solo tecnico, la mia passione la conoscete ed è quella che anima questo blog.

Non sarebbe la prima volta che mi troverei ad anteporre le esigenze di una buona (spero) informazione al mio gusto personale, sono rari i test organizzati solo per piacere mio.

E’ da studiare bene la fattibilità, trattare l’ebike, almeno trattarla come faccio io, è oneroso economicamente e non so fino a che punto potrei permettermi la spesa.

Ma è una opzione sul tavolo, vedremo con l’autunno/inverno come si metteranno le cose, a iniziare dai problemi al mio ginocchio che pretendono soluzione sennò muscolare o assistita, in sella non ci salgo più.

Buone pedalate

COMMENTS

  • <cite class="fn">Massimiliano Miselli</cite>

    no Fabio l’ebike no, lasciamola trattare a “Motociclismo”…..per il resto..ah il “progresso” che non si può fermare “mentre il bisonte può scartare di lato e morire”…Kurt Diemberger mitico alpinista degli anni 50 e 60 diceva che l’eccessiva facilità di spostamento, l’urbanizzazione selvaggia, il millepiedi fatto di autostrade, cemento, d’asfalto, funivie, aeroporti, oltre che rendere superficiali i rapporti tra le persone, hanno reso il globo un posto piccolo e per molti versi banalizzato, una “…palla ormai indicibilmente comoda ove la tecnica ci permette di spostarci veloci, senza fatica, da ogni parte, ma dove spesso non val la pena di andare perché tutti i posti diventano uguali…e se non difendiamo quanto ancora ci rimane non potranno che restare tanti idioti comodi, tutti uguali…e non sarà un gran peccato se tutto salterà per aria”. Io concordo con lui.
    Ciao e buone ferie
    max

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Massimiliano, bell’intervento il tuo; però dai, parliamo di semplici biciclettine, non esageriamo… 😀

      Fabio

  • <cite class="fn">Massimiliano Miselli</cite>

    Grazie Fabio, sì è vero stiamo parlando in fondo di biciclette ovvero di quattro tubi di metallo o di “plastica” saldati o incollati con due ruote e qualche aggeggio. Ma se questa roba qui la ami, te ne prendi cura giornalmente e arrivi a conoscerne i più reconditi anfratti, be’ allora non è più una semplice bicicletta ma diventa la dimora del Buddha come tutti noi motociclisti degli anni 80 abbiamo imparato dalla nostra Bibbia ovvero “Lo Zen e l’arte della manutenzione della manutenzione della motocicletta” di R. Pirsig un vero e proprio cult per qualche generazione di centauri. Scusa la divagazione New Age che è venuta fuori dal basso della mia cultura pop e complice il gran caldo e la spiaggia, dove si ha tempo da perdere. Però dai è innegabile che siamo immersi nel pensiero unico dilagante dell’elettrico live matters: auto ibride pesantissime e carissime con motori elettrici con 50 km di autonomia abbinati a motori a benzina tre cilindri turbo dai consumi da Lancia Stratos rally, spazzolini da denti elettrici, robottini tagliaerba elettrici, monopattini elettrici (oibo’ anche l’estetica grida vendetta) ecc. ecc. insomma soli l’elettrico è bello buono e giusto in un mondo dove la produzione di elettricità avviene ancora principalmente tramite centrali termiche a gas o addirittura a carbone. Ma si sa il Capitale è sempre alla ricerca di nuove galline da spennare basta solo un po’ di greenwashing e la pillola va giù e…..l’arnese va su . Chiudo questo pippone citando Giorgio Gaber che immaginava fisicamente l’uomo del futuro dotato solo si un gran testone e di un minuscolo pisellino per la riproduzione. Io sto coi Neanderthal

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Massimiliano, altro intervento arguto che però non condivido in pieno.
      C’è una notevole differenza tra una bici a pedalata assistita e una auto ibrida o elettrica; come non è del tutto vera la questione della produzione di elettricità, perché nella somma algebrica va tenuto conto dell’inquinamento successivo, che è inferiore a quello dei motori endotermici.
      Ma a parte questo, ho scritto nel testo “Non nascondo che sono incuriosito da queste nuove tecnologie, soprattutto dal punto di vista tecnico più che nell’utilizzo vero e proprio che in effetti non è il mio.”
      E’ un aspetto che ha la sua rilevanza, almeno per me e per come gestisco questa pubblicazione. Ossia alla stesso modo di quando era un editore a pagarmi e mi erano affidati anche articoli su argomenti di cui francamente mi interessava meno di zero ma esisteva un pubblico interessato ed era giusto provare a dargli le notizie in modo corretto.
      Io non ho pregiudizi, quei pochi che mi ritrovo li combatto; ho però molta curiosità, altrimenti sarei fermo alla regolazione del Record 5v.
      Capire se una tecnologia è valida, utile, inutile, inefficace: questo è il mio scopo. Non stroncare a priori, non promuovere a priori. Solo capire.
      Se poi effettivamente darò seguito a questo filone è ancora tutto da decidere, come ho spiegato ci sono difficoltà oggettive e soprattutto economiche di cui tener conto.
      Comprendo le tue perplessità, ma io non ho detto “ragazzi, da oggi in poi solo elettrico sul blog”; se mai lo farò, sarà solo un’altra pagina tra le tante.
      E ricorda a chi ho dedicato la testata, anzi, a quale bici…

      Fabio

    • <cite class="fn">Francesco</cite>

      Ben vengano le bici assistite e tutta la loro tecnologia, credo che facciano molto bene, soprattutto alla mobilità urbana( dove è indubbio aiutano ad allargare la platea di utilizzatori in maniera notevole).
      Del ciclismo moderno per muscolari non amo invece la tendenza à relegare i gruppi meccanici al basso di gamma, troppi standard ( movimento centrale, canotti sella,canotti sterzo, perni passanti).
      L’esplosione di standard sembra spesso più legato a mere logiche commerciali che a veri passi in avanti tecnologici.

      • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

        Ciao Francesco, quello dei troppi standard senza che sia dimostrato un reale miglioramento rispetto al precedente è un mio nervo scoperto. Alla fine ho smesso di arrovellarmi su, vedo come ci si deve lavorare e vado avanti. Ma resta effettivamente una inutile e irritante abitudine. Spero sempre si troverà un accordo tra le aziende almeno per alcune misure standard (che significa meno utensili, meno complicazioni in officina ecc) ma dubito mai lo vedrò. Fabio

        • <cite class="fn">Franci79</cite>

          Ho comprato una Motobecane mezza corsa del 1976. A parte le chiavelle ha uno standard decimale nei canotti sella e manubrio(i tubi del talaio sono di un paio di millimetri più piccoli del normale), movimento centrale a “passo” svizzero,ruota libera a passo francese con chiave per svitarla a 24 scalanature.
          Queste francesi a volte ti fanno ammattire con i loro standard scomparsi. Tempo fa mi inviasti via mail un file word con la “prova” della tua Peugeot ,che non riuscivo a trovare sul sito.E’ stata la molla a cercare una bici mezza corsa d’epoca , impossibile da trovare tra i marchi italiani ma diffusissima in Francia

          • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

            Beh, vero che le francesi sono particolari: però che fascino…

            Fabio

            Ps: quelle su due ruote, non equivochiamo

  • <cite class="fn">Adriano</cite>

    Siamo nel bel mezzo di una rivoluzione antropologica della mobilità che cambierà per sempre abitudini e azioni, così come lo fummo quando introdussero la telefonia mobile prima e lo smartphone poi. Tutti quelli allora arroccati al telefono in bachelite oggi hanno uno smartphone in tasca e ne beneficiano alla grande. Come l’ascensore nelle case: le scale rimangono ma la scelta è possibile! Io so solo che i miei figli, trentenni più o meno, non considerano più la bici come una cosa da sfigati ma la usano. Tutto ciò mi pare molto bello e orsù, pedaliamo!

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Adriano, punto colto in pieno: “…la scelta è possibile”.
      Ecco, se ci obbligassero, perché per un qualunque motivo smettono di produrle, a rinunciare alle nostre amate bici, in acciaio magari allora si, mi indignerei non poco. A usare un eufemismo.
      Per come mi sembra di interpretare i segnali delle aziende e del mercato, si stanno aprendo nuove platee piuttosto che una conversione della vecchia.
      Se sarà un bene o un male non lo so, però oggi parlavo proprio con uno di questi neo ciclisti elettrici, uno che proviene dallo scooter.
      E mi raccontava dei suoi giri con entusiasmo, tutte mete che io raggiungo con la mia bici; era contento, ammetteva che con un muscolare non ci avrebbe mai provato, ma era felice di aver visto questi posti, non raggiungibili in auto.
      Il fatto che io abbia buttato il sangue per salire e lui no ai miei occhi non significa proprio niente, ognuno libero di pedalare come crede. Sempre.

      Fabio

  • <cite class="fn">edofal</cite>

    Per quanto mi riguarda io concordo con Massimiliano che ringrazio per aver espresso pienamente i miei pensieri anzi, anche molto di più.

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