Manutenzione del sistema Ultra Torque

Tempo di lettura: 6 minuti

La tecnologia messa a punto da Campagnolo e denominata Ultra Torque è una delle innovazioni più belle della casa vicentina. Talmente bella e ben fatta, nonché semplice nella installazione, un poco meno nella manutenzione (ma senza necessità di acquistare costosissimi attrezzi specifici) che Campagnolo ha deciso dopo qualche tempo di sostituire parte della gamma con la tecnologia Power Torque. Gli sarà sembrato strano fare una cosa buona e tenerla su tutta le serie di gruppi…

Breve riassunto dedicato a chi non conoscesse in dettaglio questa prelibatezza tecnica.

Il sistema Ultra Torque, che d’ora in avanti per comodità chiamerò semplicemente UT, prevede due semiassi integrati a guarnitura e pedivella.

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Una grossa brugola è chiamata a fissarli tra loro.

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Una volta avvitata la brugola il sistema è chiuso. Nella foto in basso ho volutamente lasciato il tutto lento, in modo da rendere visibile la giunzione.

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In realtà il grosso dell’impegno non lo svolge la vite ma la precisa, e bellissima ai miei occhi, lavorazione del giunto.

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E’ una tecnologia già in uso in campo motoristico per l’accoppiamento di alberi motore e assi in rotazione e va sotto il nome di giunto Hirth.

L’altra caratteristica del sistema UT è avere i cuscinetti integrati a guarnitura e pedivella.

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Quindi le calotte altro non sono che un guscio vuoto, dove il cuscinetto integrato troverà alloggio.

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Nella sua semplicità è una tecnologia ingegneristicamente complessa: le lavorazioni del giunto Hirth e delle calotte devono essere assolutamente precise, altrimenti il sistema accuserebbe giochi di funzionamento.

I pregi sono un ridotto fattore Q e una notevole rigidità dell’insieme, a tutto vantaggio della pedalata sportiva, come evidenziato nel video ufficiale.

I contra sono una certa esposizione dei cuscinetti, poco protetti da acqua e sporco, e quindi una vita utile mediamente inferiore a quella di altri sistemi e la necessità di più attenzioni.

La lavorazione del telaio deve essere altrettanto precisa, consiglio caldamente la fresatura della scatola movimento per avere perfetta ortogonalità delle calotte rispetto a questa e quindi le migliori condizioni di lavoro per i cuscinetti.

L’installazione non è difficile e, stranamente per Campagnolo, non richiede attrezzi specifici dall’alto costo. C’è una grossa chiave a brugola a catalogo ufficiale, ma è nulla più di un bit allungato, nei buoni negozi di ferramenta se ne trovano a prezzi inferiori. E poi serve la chiave per la calotte.

Quella che vedremo in questo articolo è la procedura per la manutenzione e/o la sostituzione dei cuscinetti. Il primo montaggio dell’UT è semplice; l’installazione delle calotte è uguale a quella vista per il sistema Hollowtech. Due gusci da avvitare con una chiave apposita, attenzione al verso per stringere a seconda se è passo italiano o inglese (BSA) ed è fatta. L’unica differenza è che le calotte Campagnolo non hanno il tubo di plastica che le unisce una volta montate. A calotte in sede si tratta di ingrassare il loro interno e l’esterno dei cuscinetti, come vedremo più avanti. Inserire a pressione prima la pedivella sinistra, ricordandosi di frapporre la rondella ondulata, poi la guarnitura, allineare il tutto, ed è davvero semplice grazie al giunto, e serrare la brugola di giunzione.

In ogni caso, anche se foto non ne ho fatte perché mi sembrava inutile smontare e rimontare le mie calotte UT, i consigli sono sempre i soliti. Ingrassare la filettatura della calotte, verificare che quella della scatola movimento sia pulita e in ottime condizioni, avvitare le calotte a mano, sempre. Se sotto le mani avvertiamo una resistenza anomala allora stiamo sbagliando. Svitiamo e riproviamo.

Una volta avvitate basterà serrarle bene con l’apposita chiave, del tutto simile a quella vista nell’articolo citato sopra sul sistema Hollowtech.

Ma il titolo richiama alla manutenzione, quindi partiamo dalla guarnitura già montata.

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La prima operazione è rimuovere la clip di sicurezza, piazzata lì da Campagnolo per scongiurare la perdita delle pedivella nel caso la brugola si svitasse. Piuttosto inutile, non vorrei dirlo ma possiamo anche farne a meno…

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Archiviata la clip dedichiamoci alla grossa brugola con ingaggio da 10 che tiene insieme i semiassi. La difficoltà se così vogliamo chiamarla è che è in posizione molto interna, quindi una normale chiave a brugola non riesce a raggiungerla. E se usassimo una chiave a L sfruttando il lato più lungo, quello corto da impugnare non offrirebbe leva sufficiente.

Campagnolo propone un utensile specifico, codice UT-BB110, facilmente reperibile al costo medio di una decina di euro.

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Anche Tacx propone un attrezzo analogo e a un prezzo inferiore.

Ma le possibilità sono diverse; possiamo decidere una più pratica chiave a brugola fissa, con un buon braccio di leva e che si rivela comoda anche per ingaggiare l’estrattore delle guarniture a perno quadro. Reperibile anche in accoppiata a una chiave a tazza per le calotte Ultra Torque e Power Torque.

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Possiamo dotarci di un bit allungato, facile da innestare su chiavi a cricchetto.

O possiamo ricorrere alle prolunghe se abbiamo in officina un buon set di chiavi a bussola, con la brugola da 10 che è reperibile con l’attacco sia nel formato più piccolo da 1/4″ che nel maggiore da 3/8″.

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Inseriamo la lunga chiave per intercettare la brugola.

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La posizione migliore per svitare (la coppia di serraggio è elevata) senza rischio di farsi male o danneggiare la brugola è porre la chiave a ore 20 e la pedivella a ore 16. In questo modo è possibile esercitare forza contemporaneamente sia sulla chiave che sulla pedivella e viene tutto più facile.

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Le frecce indicano il verso in cui applicare la forza.

Brugola rimossa.

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Un poco di forza e la guarnitura viene via con facilità, soprattutto se chi ha eseguito il primo montaggio ha avuto l’intelligenza di riempire di grasso le calotte.

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Un altro poco di forza e viene via anche la pedivella sinistra; attenzione alla rondella ondulata, assicuriamoci di averla tirata fuori.

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A questo punto si aprono due scenari: i cuscinetti sono da sostituire oppure vogliamo solo dargli nuovo grasso.

Nel primo caso la procedura è più complessa e richiede alcuni attrezzi specifici, ma vedremo anche come fare a meno di uno; nel secondo caso la procedura è più semplice ma richiede attenzione e pazienza.

Partiamo da quest’ultimo, lavorando sul cuscinetto lato pedivella. Tutta la procedura dovrà poi essere replicata sulla guarnitura.

Come possiamo vedere nella immagine in basso il cuscinetto è tenuto ben fermo sul semiasse grazie a un anello, molto tenace. Qui è raffigurato quello sulla guarnitura, ma solo perché la foto è venuta meglio…

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Per rimuovere il cuscinetto è necessario prima sfilare questo anello, ma possiamo dare grasso nuovo anche senza impazzire a togliere via questo fermo che è davvero ben saldo.

Se osservate con attenzione l’immagine in basso, meglio ancora ci cliccate sopra per aprirla a tutto schermo, noterete che l’anello copre solo la circonferenza interna del cuscinetto, lasciando libera la copertura in plastica.

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Quello che ci serve sono un phon (per capelli, non quelli da officina, troppo potenti) e una spilla da balia. Scaldiamo ben bene la copertura in plastica, in modo da ammorbidirla. Con la spilla solleviamo la palpebra, che una volta scaldata verrà via con facilità, e avremo così accesso alle sfere.

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Attenzione; come potete vedere la copertura in plastica presenta una serie di alloggiamenti: sono quelli delle sfere. Quindi sfiliamo sempre con delicatezza, meno spostiamo le sferetta dalla loro posizione più semplice sarà richiudere il tutto.

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Diamo il nuovo grasso, senza eccedere ché è inutile metterne troppo. In foto sembra tanto, in realtà è un grasso molto fluido, bastano due giri e si posiziona, ma nelle immagini appare sempre come una quantità spropositata, soprattutto col flash.

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Adesso con molta calma e pazienza richiudiamo piano la copertura in plastica, inutile scaldarla di nuovo. Sotto le dita sentiremo la pressione delle sferette che entrano nei loro alloggiamenti.

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La tecnica migliore è partire da un punto con ambedue i pollici e premere lungo la circonferenza facendo pressione via via muovendo le dita in direzioni opposte. Come quando montiamo un copertoncino per capirci. Se arrivati alla fine vediamo che non chiude vuol dire che una sferetta o un paio di loro si sono spostate. Riapriamo con calma, con la nostra spilla le ricollochiamo e riproviamo.

Prima di rimontare la pedivella preferisco mostrarvi in dettaglio come è fatto il cuscinetto e per farlo meglio l’ho rimosso, altrimenti il semiasse “copriva” la visuale. Ma, ripeto, per ingrassare e basta non è necessario sfilare via il cuscinetto, qui è liberato dal suo alloggiamento solo per rendere tutto più chiaro.

Nell’immagine in basso ho rimosso completamente la copertura nera (più avanti vedremo perché specifico sempre “nera”) in modo da mostrare esattamente la sua struttura e quella del cuscinetto. Sono ben visibili gli alloggiamenti per le sfere.

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Guardiamo in dettaglio.

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Come potete vedere le singole sferette dopo la pulizia si sono ovviamente spostate, non hanno più la loro simmetrica collocazione.

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Ingrassando provvediamo anche a ricollocarle, sfruttando poi l’adesività del grasso per tenerle in posizione.

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Una volta chiuso il cuscinetto possiamo intravedere in trasparenza le sferette perfettamente in sede.

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Bene, torniamo alla nostra pedivella.

Ingrassiamo per bene la superficie esterna del cuscinetto, sia per rendere agevole l’inserimento nelle calotte che per proteggere dall’acqua. Molto importante ingrassare anche il giunto Hirth. Per questa operazione la mia preferenza è per il grasso al teflon, che non rovina le palpebre dei cuscinetti.

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Pedivella sinistra, quindi infiliamo la rondella ondulata.

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Grasso anche all’interno della calotta.

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E possiamo infilare la pedivella sinistra.

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Ora dobbiamo fare lo stesso col cuscinetto solidale al semiasse lato guarnitura, quindi scaldare col phon, sollevare la palpebra ecc. Poi ingrassiamo anche qui la superfice esterna del cuscinetto e l’interno della calotta, inseriamo la guarnitura e chiudiamo il sistema con la grossa brugola.

Ruotando a mano le pedivelle queste si mostreranno più frenate rispetto a prima l’ingrassaggio: è normale, bisogna dare il tempo al grasso di fluidificarsi. Poi tutto tornerà a scorrere come prima e meglio di prima per ancora tanti chilometri.

Bene, fin qui quella che posso definire ordinaria manutenzione; pochi attrezzi, una volta tanto economici, nessuna abilità particolare.

Le cose però cambiano se i cuscinetti vogliamo sostituirli.

In questo caso è indispensabile possedere un attrezzo per l’estrazione dei cuscinetti. Campagnolo ha il suo a catalogo, ma molti produttori di attrezzature per ciclismo propongono alternative più economiche.

Uno dei migliori è sicuramente quello proposto da Park Tool, il CBP-3 che è fornito anche dell’attrezzo CBP-2 che serve a battere il cuscinetto nuovamente sull’asse. E che può essere abbinato al CBP-5 per coprire anche lo standard Power Torque

Io preferisco un  estrattore per cuscinetti che abbiamo già visto in azione a proposito della sostituzione dei cuscinetti BB30; che non è il massimo della praticità, ma ha l’innegabile vantaggio di costare poco, essere ben fatto e poter coprire più standard. Una scelta più oculata per una officina domestica.

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Agganciamo i cuscinetti con gli uncini dell’attrezzo e portiamo l’estrattore in leggera tensione.

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Assicuriamoci che il posizionamento sia corretto.

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Come potete vedere in dettaglio, il tenace anello di fermo l’ho lasciato in posizione.

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Qui è necessaria una precisazione. Se il cuscinetto presenta una notevole usura, e quindi non abbiamo altra possibilità che sostituirlo, è molto probabile abbia anche accumulato gioco sul suo asse. Questo permette di infilare un sottile spessore (per esempio una lama) e fare leva per rimuovere l’anello di tenuta. Ma se gioco sull’asse non ne abbiamo, star lì a provare a sfilarlo sfruttando qualche leva è lavoro lungo e tedioso. Io preferisco farlo scorrere insieme al cuscinetto, rimuovendo tutto insieme con l’estrattore.

In questo caso aiuterò il lavoro con qualche goccia d’olio che penetrerà all’interno dell’anello, favorendo la rimozione.

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Attrezzo in posizione, non resta che farlo lavorare.

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Il semiasse è caratterizzato dall’avere solo la zona dove ha sede il cuscinetto di diametro maggiore: il resto del semiasse è più sottile. Basta quindi sfilarlo solo per quella lunghezza con l’estrattore, poi sarà libero e potremo continuare a mano.

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E poiché anche l’anello di fermo adesso impegna la zona più sottile sarà semplice sfilarlo del tutto.

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Ora possiamo sfilare anche il cuscinetto e comprendere perché ci ho tenuto a ribadire sempre di lavorare, prima, sulla copertura nera. Il cuscinetto infatti presenta le chiusure di diverso colore: la parte rossa è quella che deve andare SEMPRE rivolta verso l’esterno, deve guardare la pedivella.

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Rimossi i cuscinetti troveremo un anello in gomma, è un parapolvere. Nel kit ufficiale Campagnolo sono forniti insieme ai cuscinetti, quindi tanto vale rimuoverlo e montare quelli nuovi. Al plurale perché ne esiste uno uguale anche per l’altra pedivella.

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Nell’immagine in alto è possibile notare anche l’alloggiamento dell’anello di fermo. Usando un poco di olio come si vede non ha subito alcun danno dall’estrazione forzata.

Anche i parapolvere hanno un verso di montaggio. In dettaglio le due facce presentano diversa lavorazione.

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La parte caratterizzata dai sei piccoli fori è quella che dovrà andare all’esterno, anche lei a guardare la pedivella.

Puliamo per bene la sede dei cuscinetti; e, lo ripeto, per me è una lavorazione meccanica bellissima.

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Diamo una buona ingrassata, meglio se usiamo grasso al teflon vista la quantità di parti in gomma che male si accordano con quello al litio. Grasso che, al solito, servirà a favorire l’inserimento dei cuscinetti e salvaguardare dall’ossidazione.

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Adesso viene la parte più rognosa: il reinserimento dei cuscinetti. Sia Campagnolo che tanti altri propongono attrezzi specifici per battere il cuscinetto in sede. Sono dei tubi adeguatamente dimensionati da infilare sul semiasse; poi a colpi di mazzuolo battere spingendo a fondo il cuscinetto. Lo stesso sistema che si usa per portare in posizione la ralla della serie sterzo. E poiché il diametro dei cuscinetti coincide o quasi con questo attrezzo, in particolare con quello a misura per serie sterzo da 1″, è lui che useremo. Non prima di aver messo un morbido panno sotto la guarnitura e la pedivella, per evitare graffi.

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Nulla impedisce di acquistare l’attrezzo specifico, ma torniamo sempre al discorso dell’officina domestica: se con un solo attrezzo, e quindi una sola spesa, posso fare più operazioni e bene uguale, perché spendere di più? Tra l’altro quando Campagnolo introdusse l’UT non aveva previsto né uno strumento per battere i cuscinetti né, grave, uno per tirarli via agevolmente; tanto che all’epoca mi arrangiavo con un attrezzo creato per rimuovere la ralla opportunamente modificato.

Ma, come detto sopra e visibile in foto, l’adattatore da 1″ è perfetto per dimensionamento.

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Dopo aver posizionato il nuovo parapolvere, prestando attenzione al verso, diamo un velo di grasso sia alla circonferenza interna del cuscinetto che alla superfice rossa, quella che andrà a guardare la pedivella. In questo caso è per sigillare meglio contro l’ingresso dell’acqua.

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Posizioniamo il cuscinetto a mano finché non incontra lo spessore che indica l’inizio del suo alloggiamento.

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Una volta sicuri che sia ben posizionato, magari aggiustando con una leggera pressione a mano, montiamo prima l’adattatore da 1″.

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Poi completiamo l’attrezzo con l’altro elemento.

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Qualche colpo assestato con precisione e il cuscinetto andrà naturalmente in sede. Collochiamo l’anello di tenuta (meglio non inserirlo battendo insieme al cuscinetto) e abbiamo fatto. Stessa operazione dall’altro lato.

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Volendo possiamo frapporre fra attrezzo e cuscinetto nuovo quello vecchio. Un eccesso di prudenza inutile se l’elemento di spinta è sagomato con precisione.

C’è anche una altra possibilità per chi non avesse in officina l’attrezzo per il montaggio della ralla serie sterzo e non ha voglia di acquistare quello specifico Campagnolo o altra marca.

Ero titubante se mostrarlo o meno, gli attrezzi autocostruiti hanno il pregio di costarci spesso molto poco ma non sempre la resa è ottimale. Se però prestiamo la massima cura alla lavorazione e ai dimensionamenti, allora si può fare. Basta però un decimo di millimetro in più nello spessore del materiale che si rovina tutto.

Vediamo di cosa parlo.

Dobbiamo procurarci una barra filettata, almeno M8 o M10; i dadi adeguati e rondelle, possibilmente quelle da 40mm di diametro esterno; una rondella in feltro, per evitare graffi; un tubo, e qui bisogna fare attenzione alle misure, con diametro interno di 25mm e spessore delle pareti di 1mm, massimo 1,5mm. Che è lo spessore dell’anello interno del cuscinetto. Inoltre il profilo deve essere perfetto, nessun taglio sbilenco.

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Proseguiamo e vediamo perché questo spessore è importante.

Iniziamo con l’assemblare la nostra barra filettata con rondella in feltro, rondella in metallo e dado.

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Inseriamo la barra filettata dal lato esterno della guarnitura/pedivella, in modo che il contatto con la delicata finitura sia compito della rondella in feltro.

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Guarnitura capovolta e inseriamo il nostro tubo, fasciando perfettamente il semiasse: per questo deve avere diametro interno di 25mm, ossia quello appunto del semiasse.

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Chiudiamo sopra con altra rondella in metallo e poi il dado.

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A questo punto il nostro attrezzo è pronto: è una semplice pressa dove il tubo rappresenta l’elemento di spinta. Avvitiamo il dado superiore tenendo fermo con altra chiave quello lato guarnitura e eserciteremo la giusta e costante spinta per posizionare il cuscinetto in sede.

Ci ho tenuto molto a ribadire l’importanza dello spessore del materiale del tubo perché, come vediamo in basso, la pressione deve essere esercitata sull’anello interno del cuscinetto, solido e in metallo e mai toccare la parte il plastica.

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Cuscinetto in sede, adesso le stesse operazioni le dobbiamo riservare al fratellino dall’altro lato.

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Questo attrezzo mi ha servito bene per anni, prima che mi dotassi di quello per la serie sterzo. Da pochi mesi alcuni produttori hanno introdotto degli attrezzi specifici per Ultra Torque e Power Torque (che ha un solo cuscinetto solidale, l’altro è nella calotta) che di fatto sfrutta lo stesso sistema. Segno che la mia idea originaria non era poi bislacca.

Grasso sul bullone, nelle calotte, su tutta la superfice dei cuscinetti e sull’asse per protezione, mi raccomando di ingrassare le lavorazioni del giunto, e non resta che rimontare.

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In conclusione possiamo dire che il sistema UT vuole manutenzione su due diversi livelli.

Il primo, alla portata di chiunque e che necessita di poca spesa in attrezzatura è la periodica lubrificazione dei cuscinetti, da eseguire senza necessità di rimuoverli. Importante scaldare bene la palpebra prima di sollevarla e usare grasso di ottima qualità. In queste operazioni la mia preferenza è per l’ottimo ma costoso grasso Shimano Dura Ace. E’ anche vero però che se ne usa davvero poco, quindi è spesa gestibile.

Il secondo è la sostituzione dei cuscinetti, operazione non tecnicamente complessa, per la quale abbiamo visto non dobbiamo per forza avere tutti gli attrezzi specifici ma almeno un buon estrattore si. Vero anche qui che potremmo sostituirlo con uno da brico a due bracci, riducendo ulteriormente la spesa; in genere uno di buona qualità lo si porta a casa con una ventina di euro e scelto della giusta misura può rivelarsi utile anche per chi invece dell’UT ha il Power Torque che, sappiamo, ha il cuscinetto lato guarnitura integrato all’asse, quello opposto nella calotta e richiede un estrattore per rimuovere la pedivella sinistra.

Chi non volesse dotarsi di alcun estrattore può occuparsi personalmente di ingrassare i cuscinetti, delegando il meccanico per la sostituzione. Io, dovendo scattare le immagini, ho impiegato una vita a svolgere queste operazioni. Altrimenti sono cinque minuti a cuscinetto per la sostituzione, quindi non una spesa elevata in mano d’opera.

Però far da sé, lo sappiamo, ha un gusto migliore.

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COMMENTS

  • <cite class="fn">Alberto</cite>

    Non concoscevo questa tecnologia, articolo come al solito molto ben fatto. Grazie !

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Grazie Alberto; l’UT non è recente, alla sua introduzione Campy lo utilizzò su tutta la gamma, dal Mirage al Super Record.
      Ora purtroppo è solo in gamma Chorus e Record, un vero peccato secondo me perché è una delle cose più belle e funzionali che hanno fatto. Penai non poco per trovare una guarnitura Veloce UT, ormai fuori produzione quando progettai Elessar. Ma ne è valsa la pena.

      Fabio

  • <cite class="fn">Daniele</cite>

    Benissimo!
    Non appena avrò un attimo di tempo, lo farò!

    Daniele

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      No Danie’, lascia perdere…

      Fabio

      • <cite class="fn">Giuseppe</cite>

        Io invece non riesco a svitare le calotte, nonostante abbia lo strumento apposito.Ho messo dello Svitol ma niente da fare, sembranoi incollate! Come posso fare?

        • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

          Ciao Giuseppe, lo svitol serve a nulla.
          Puoi scaldare la zona ma attenzione alla vernice e al materiale del telaio (se acciaio o alluminio vai tranquillo) e soprattutto assicurati di stare lavorando nel verso giusto di montaggio.
          Se blocchi la chiave e usi una buona leva, ce la fai.
          Trovi indicazioni in questo articolo

          Smontare un ostico movimento centrale

  • <cite class="fn">Luca</cite>

    Complimenti per il livello di dettaglio di questo articolo!

    Durante il montaggio della mia nuova guarnitura UT ho notato che quando mando a battuta la pedivella di destra nella calotta, il cuscinetto diminuisce la sua scorrevolezza rispetto a quando la pedivella è entrata ma non ancora a battuta. Sembra quasi che il cuscinetto subisca una compressione eccessiva sul fondo della calotta, causando una diminuzione della scorrevolezza. (tutto ciò avviene con la sola pedivella di destra montata, ma anche montando tutta la guarnitura il risultato in termini di scorrevolezza non migliora). Confrontando le due pedivelle, ho notato che la distanza tra il parapolvere di gomma sotto al cuscinetto e il cuscinetto stesso è di circa 0.5mm sulla pedivella sx, mentre di circa 2-3mm su quella di destra. E’ normale questa cosa? Ho pensato che forse il cuscinetto non è stato spinto bene fino in fondo sulla pedivella di dx. Perciò vorrei reperire il tubo di diametro interno 25mm che ha indicato nell’ultima parte dell’articolo per diminuire la distanza tra cuscinetto e parapolvere. Ma dove potrei recuperarlo? Inoltre, come si capisce quando il cuscinetto è stato mandato sufficientemente a battuta sul semiperno?

    Grazie mille

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Luca, la posizione dei cuscinetti è obbligata: sotto trovano lo spessore, sopra l’incavo per l’anello di fermo. Se tutto corrisponde non puoi sbagliare. Se il cuscinetto non fosse a battuta avresti l’anello di fermo non in sede. Se è nel suo incavo, allora è tutto ok.
      La scorrevolezza da fermo, ossia scarichi e con bici sul cavalletto, non indica niente. Anzi, appare addirittura frenata, soprattutto se i cuscinetti sono nuovi. Quindi non devi preoccupartene. Il sistema UT è molto semplice da montare, basta ingrassare per bene l’interno delle calotte (per protezione) e serrare la brugola alla giusta coppia. Qualche centinaio di chilometri di rodaggio (eh si, purtroppo è un poco lungo) e tutto funzionerà al meglio.

      Fabio

      • <cite class="fn">Luca</cite>

        Ciao, grazie per la risposta. In effetti l’anello di fermo è nel suo incavo… quindi dalle tue parole deduco che il cuscinetto sia nella posizione corretta nonostante la differente distanza che ho notato tra i parapolvere delle pedivelle dai rispettivi cuscinetti. Capisco quello che mi dici, ma è altrettanto normale che quando la pedivella di destra va a battuta avverto una diminuzione di scorrevolezza rispetto a pochi millimetri prima? (Seppur da fermo, come hai scritto)

        • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

          Si, è normale. Non è perché il cuscinetto lavora male una volta chiuso il sistema, semmai il contrario. Se non serri, ruota tutto, anche il cuscinetto nella calotta dandoti l’impressione di essere più libero. In realtà è solo scarico.
          Ripeto, a meno di danno strutturali (impossibili da valutare a distanza) se tutto ciò che avverti è una rotazione lenta girando le pedivelle a mano è normale. Se non ruota a scatti o gratta, allora vai tranquillo.

          Fabio

          • <cite class="fn">Luca</cite>

            no, effettivamente il cuscinetto gira silenzioso, non scatta o gratta. La rotazione è omogenea, semplicemente me lo sarei aspettato più scorrevole e avevo notato il fenomeno che ho descritto portando a battuta la pedivella.

            Ti ringrazio per la chiarezza della spiegazione e per la disponibilità.
            E ancora complimenti per il blog, in ogni articolo che leggo scopro sempre cose nuove ed interessanti, spiegate nel dettaglio senza lasciar nulla per scontato. Bravo!!

            Luca

  • <cite class="fn">Luca Conti</cite>

    Ciao!
    Quale tecnica consigli per rimuovere il vecchio grasso dal cuscinetto? Nella foto mostri il cuscinetti lindo e pulito senza un filo del vecchio grasso… Come posso fare per pulirlo completamente prima di applicare il nuovo grasso? Per caso le sfere si riescono a sfilare dalla pista per poter pulire più agevolmente? E poi, che prodotto? WD40 può andare? Purtroppo i cuscinetti della mia guarnitura UT emettono una specie di rumore “sabbioso” quando fatti girare a mano con pedivelle smontate, credo sia giunta l’ora di un po’ di manutenzione. Grazie in anticipo!

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Luca, va benissimo un comune sgrassatore non troppo aggressivo, anche quelli per uso domestico sono sufficienti. L’importante è asciugare con cura, meglio se con un getto di aria compressa a bassa pressione. Se non di dispone di un compressore allora tamponare con carta assorbente. Si, volendo è possibile liberare le sfere ma lo sconsiglio ed è tutto sommato inutile.

      Fabio

  • <cite class="fn">Luca Conti</cite>

    Grazie!
    Altre due domande:
    In assenza di grasso al teflon, ci sono grosse controindicazioni ad usare quello al litio per ingrassare l’asse della guarnitura prima di rinfilare la guarnizione di plastica? (nell’articolo lo sconsigli, ma volevo capire quanto è grave)
    Al posto del grasso Shimano, ho a casa del comune grasso rosso per cuscinetti. Può andar bene anche questo o meglio usarne uno specifico come quello da te indicato?

    Luca

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Luca, un grasso con saponi di litio deformerebbe col tempo le palpebre di protezione dei cuscinetti. Poca cosa ma sufficienti a far penetrare lo sporco. Meglio evitare.

      Fabio

  • <cite class="fn">Luca Conti</cite>

    Mentre per quanto riguarda il grasso per le sfere?
    Luca

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Vale lo stesso concetto: se un grasso al litio lo metti esterno o interno sempre a contatto con le palpebre viene… 😀

      Fabio

      • <cite class="fn">Luca Conti</cite>

        no, perdonami non ci siamo intesi… intendevo la seconda domanda che ti ho fatto: al posto del grasso Shimano, ho a casa del comune grasso rosso per cuscinetti. Può andar bene anche questo o meglio usarne uno specifico come quello da te indicato?

        Luca

        • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

          Ah, non avevo capito. Mumble, dire grasso per cuscinetti è troppo generico. Sintetizzo e semplifico. Un grasso altro non è che un olio, minerale o sintetico, a cui vengono aggiunti degli addensanti. Le diverse combinazioni di olii e addensanti creano grassi adatti a specifiche esigenze. Gli addensanti, inoltre, possono essere dannosi per alcuni materiali, per restare nel nostro caso i saponi di litio. Bisogna quindi trovare anzitutto un grasso che non danneggi le altre parti con cui è a contatto oltre ai cuscinetti e capire come lavorano i cuscinetti per trovare il grasso più adatto. Alta o bassa temperatura, movimento volvente, oscillazioni, carico ecc.
          Ora, tutto queste complicazioni per fortuna le risolvono le case per noi, applicando delle sigle o proponendo direttamente dei prodotti appositi. Se sull’etichetta ci avvisano che quel grasso lo hanno creato per cuscinetti ruote o movimento, ci basta questo. Ma devono essere cuscinetti o movimento di una bici, non di una auto.
          Quindi, prendi un grasso per ciclismo studiato apposta per questi componenti, non al litio bianco, e risolvi.

          Fabio

  • <cite class="fn">Alessio</cite>

    Ciao Luca, mi sapresti dare qualche indicazione su come reperire l’estrattore per cuscinetti multistandard che hai utilizzato per i componenti campagnolo ed i cuscinetti bb30?
    Grazie mille
    Alessio

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Alessio, se fai riferimento a quello che ho usato nell’articolo lo produce Icetoolz; una rapida ricerca in rete e trovi i negozi che lo vendono.

      Fabio

  • <cite class="fn">Massimo</cite>

    Ciao, dovendo installare le calotte su un telaio in carbonio ancora da assemblare, qual è il modo migliore di procedere, non potendo fissare il telaio al cavalletto per non rompere i tubi?
    Grazie

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Massimo, a meno che non sia un telaio falso, nel qual caso manco ci dovresti pedalare sopra, la storia che un telaio in carbonio si spacca semplicemente assicurandolo al cavalletto a morsa è una leggenda metropolitana.

      Fabio

  • <cite class="fn">Massimo</cite>

    Ok, grazie, il telaio proviene direttamente dal negozio del produttore (italiano), per cui non dovrebbero esserci problemi.

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Massimo, allora non avrai alcun problema. Ovvio, la morsa deve “tenere” la bici, mica schiacciarla. Per capirci, una coppia di serraggio di 6/7 Nm già significa stringere assai forte, non ci si rende conto di quanto il sistema eserciti pressione, soprattutto avvitando a poi stringendo con la levetta. Basta un poco di buon senso, quello che non usa chi ha realmente rotto i telai, e non solo in carbonio: ne ho visti di telai in alluminio o acciaio distrutti da cavalletti da carro, quelli di stazionamento intendo che si avvitano con le fascette appunto al fodero basso. Disastri…

      Fabio

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