Via i KOM dai percorsi urbani?

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Strava è la popolarissima applicazione social che permette ai ciclisti non solo di condividere i propri percorsi ma soprattutto stilare una vera e propria classifica coi migliori tempi su un determinato segmento.

Sono appunto i KOM, acronimo di King Of Mountain; per parità ci sono i QOM, ossia Queen of Mountain.

Io uso Strava, anche se è inutile mi cerchiate perché mi sono registrato con altro nome, non per i KOM ma per avere un ulteriore raffronto nonché una comoda banca dati dei miei percorsi di prova durante i test. Una vera e propria cronologia che nel tempo mi certifica quanto con una data bici o gomme o ruote o altro in prova riesco a migliorare/peggiorare. 

Sono strade che conosco al centimetro e quando leggo alcuni tempi non sempre mi tornano; ma soprattutto nel corso degli anni vedo sempre maggiore accanimento.

Gente disposta a tutto per un KOM, anche a rischiare la vita. Propria e degli altri.

Ossia quello che è successo a Londra, dove un ciclista viaggiando a forte velocità  a Regent’s Park ha investito un pedone, uccidendolo. 

Paradossalmente questo vero e proprio omicidio stradale non è stato rubricato tale perché non esistono nel Regno Unito limiti di velocità per le biciclette, quindi il coroner lo ha classificato “morte accidentale per collisione ciclistica”.

Malgrado i rilievi abbiano stabilito che il ciclista viaggiasse a 29 Mph, poco più di 46 km/h.

La Royal Parks ha chiesto a Strava la rimozione del segmento Outer Circle, ossia l’anello dove è avvenuto il sinistro e che da tempo è ambito traguardo.

Regent’s Park è uno dei luoghi più popolari per andare in bicicletta nel centro di Londra, con oltre 62.000 persone che completano il segmento Regent’s Park Outer Circle.

L’idea alla base della richiesta, che io condivido, è che senza questo segmento ci sarebbe meno incentivo per i giri cronometrati del parco. Impedire alla app di “registrarlo” eviterebbe pericolose corse in mezzo ai pedoni.

Il completamento pubblico più veloce di sempre del segmento CCW di Regent’s Park, lungo 4,4 km, è stato alle 4:49 di settembre dello scorso anno, il che significa che è stato effettuato a una velocità di 54,8 km/h.

Pe quanto la massa di una bici più ciclista non sia paragonabile a quella di una auto, viaggiando a oltre 50 km/h l’impatto con un pedone può essere comunque devastante. Soprattutto se bambini o anziani.

Invochiamo spesso, io pure da queste pagine, ciclabili, percorsi sicuri, infrastrutture.

Eppure poi mi trovo a leggere notizie come questa dell’incidente a Londra e mi chiedo se i peggiori nemici dei ciclisti siano i ciclisti stessi.

Sono ragionevolmente sicuro, sulla base della ultra quarantennale esperienza dacché mi sposto in bici, che i delinquenti, perché tali devo chiamarli, sono una minoranza.

Ma una minoranza rumorosa, perché si nota più quello che non rispetta le regole che le migliaia che le rispettano.

Invochiamo, pretendiamo anzi sicurezza per noi pedalatori: abbiamo però il dovere di rispettare le regole, sempre.

Buone pedalate

COMMENTS

  • <cite class="fn">Befembeker</cite>

    Andrebbero eliminati tutti i tratti urbani e tutti i tratti in negativo non in bike park.
    Troppe volte su sentieri usati per scendere con le MB discesa (che quasi sempre sono i sentieri di salita CAI) mi sono visto passare da missili in cerca della validazione della giornata…

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