[Tecnica] Tecnologia Boost: cos’è?

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Breve scheda per conoscere la tecnologia Boost.

Che non è una novità, sono molti anni che è in giro.

E’ novità per questo blog, che fino a pochi mesi fa non ha mai pedalato nel mondo Mtb.

Stavo preparando la scaletta per la recensione di un set di ruote da fuoristrada, le Shimano MT 601, selezionate in diametro 29″ e con mozzo Boost; insieme a una guarnitura, sempre Shimano e anch’essa Boost.

In scaletta alla recensione avevo inserito una finestra per spiegare cos’è il Boost, conosciuto a tanti, forse un poco meno dai lettori abituali di questo blog proprio perché ancora non era rivolto anche agli amanti delle ruote grasse. E senza articoli dedicati, è normale che sia un pubblico che qui non arriva.

Rivedendo la scaletta mi sono reso conto che stavo incorrendo (di nuovo) nel mio solito errore di inserire informazioni in un contesto più ampio, col rischio che poi la singola notazione si perda nel mare delle altre.

Quindi ho scelto di preparare questa breve scheda, che poi sarà richiamata proprio nelle recensioni di ruote e guarnitura.

Vediamo allora rapidamente cos’è questo Boost. 

Con una estrema semplificazione possiamo definire il Boost un “ampliamento” della battuta dei mozzi.

Che detto così suona vero ma non aiuta la comprensione.

Per capirci qualcosa dobbiamo partire dai mozzi a perno passante, quelli nella misura standard con battuta 100 e 142.

Cos’è la battuta? E’ la distanza tra le facce interne della forcella e dei forcellini posteriori. E di conseguenza la lunghezza del mozzo per intero (cappuccetti vari compresi) da faccia esterna a faccia esterna lì dove si inserisce l’asse.

Con l’avvento del Boost queste due lunghezza sono passate a 110 all’anteriore e 148 al posteriore, in mm.

Però non ci si è limitati ad allargare i mozzi: questo aumento è stato deciso per poter spostare verso l’esterno le flange dei mozzi.

Perché spostare le flange? Per avere un angolo più favorevole per i raggi.

In pratica, una volta che le ruote 29″ sono diventate uso comune, si è perso uno dei vantaggi delle ruote da 26″: ossia i raggi che nel loro percorso tra mozzo e cerchio stabilivano un angolo più aperto. Un angolo che sulle ruote più piccine determina una superiore robustezza della ruota nonché migliore reattività, soprattutto negli scarti a bassa andatura e nello spunto. 

Per poter ricreare lo stesso angolo anche su ruote da 29″ l’unica via era aumentare la distanza delle flange; e per poterlo fare serviva avere un mozzo più lungo.

Nel caso del mozzo posteriore l’aver adottato la misura di 148 ha portato a un aumento di 6mm nella distanza tra le flange, ognuna spostata di 3mm verso l’esterno.

Nel caso del mozzo anteriore l’aver adottato la misura di 110 ha portato a un aumento di 10mm nella distanza tra le flange, ognuna spostata di 5mm verso l’esterno.

Qui in basso a confronto due mozzi posteriori, uno Boost e l’altro no.

Si può vedere come i raggi creino un angolo più aperto nel caso del mozzo Boost. 

Questo è uno dei vantaggi del Boost, e per me che da sempre presto attenzione alla raggiatura, forse il più importante.

Ma non l’unico; o comunque non l’unica caratteristica del Boost, che porta con sé tutta una serie di modifiche.

Qui in dettaglio un mozzo anteriore che passa da 100 a 110.

Oltre il diverso angolo dei raggi, l’aumento della battuta ha significato la progettazione di forcelle adeguate. Che significa steli più distanti tra loro, a tutto beneficio della rigidità torsionale. Che assume importanza in frenata, soprattutto con i moderni impianti e rotori “oversize”. E diventa anche più semplice installare pneumatici di maggior sezione.

Però è sul mozzo posteriore che abbiamo le modifiche più evidenti e che si trascinano a cascata tutta una serie di adeguamenti: per il telaio, per la guarnitura, per il passaggio gomme.

Vediamo con una altra immagine.

La battuta aumenta di 6 mm, passando a 148 mm.

Le flange sono spostate verso l’esterno di 3 mm ognuna, e questo comporta analoga traslazione di rotore e pacco pignoni.

La linea catena aumenta anch’essa, passando a 52 mm.

I vantaggi pratici, oltre il miglior angolo di raggiatura, sono: maggior spazio per la gomma posteriore, maggiore robustezza per la ruota, migliore linea catena.

Le modifiche che prima ho definito a cascate sono: carri ridisegnati e soprattutto guarniture adatte a gestire la nuova linea catena, che passa dai 49mm del tradizionale mozzo da 142mm agli attuali 52mm di un mozzo Boost da 148mm.

Oltre al miglioramento del lavoro della catena, è possibile aumentare la sezione delle gomme senza pericolo di intralcio tra queste e la catena.

Questo però significa anche che su una bici Boost non è possibile montare una guarnitura che non lo sia.

In conclusione, questo Boost è un vantaggio o solo marketing, come spesso si bollano le novità?

Io credo sia un vantaggio e per sostenerlo devo fare un passo indietro.

L’avvento delle ruote da 29″ e 27,5″ ha portato alcuni vantaggi nella guida ma ereditato gli standard delle 26″.

In pratica, all’inizio, una ruota maggiore godeva di migliore guidabilità in tante situazioni ma con pecche causate da una progettazione con parametri vecchi, non suoi diciamo così.

L’introduzione del Boost ha definitivamente risolto il problema della raggiatura, donandoci ruote più reattive e robuste. Una reattività che io ho sempre preferito sulle ruote da 26″ e che adesso posso ritrovare su queste più grandi.

L’introduzione del Boost ha significato anche riprogettare altri componenti, dal telaio alla forcella alla guarnitura.

La forcella guadagna in robustezza, il telaio in spazio per le gomme, la trasmissione tutta in una linea catena più favorevole.

Si avverte netta la differenza tra una bici Boost e una non Boost?

No, entrano in gioco troppe variabili, è tutta la bici in pratica a essere riprogettata e “isolare” è impossibile. Servirebbe identica bici non Boost per un confronto e questo, ovviamente non è possibile.

Ma, come ripeto sempre nelle recensioni, il fatto che una certa caratteristica non sia immediatamente percepibile dal ciclista non significa che quell’accorgimento tecnico non faccia il suo lavoro.

Sono già diversi anni che il Boost è in circolazione, se ne parlo solo oggi è perché, come vi ho detto in apertura, è da poco che ho introdotto la Mtb su questo blog.

Non per mia avversione a questo tipo di ciclismo, ma per ragioni pratiche. Servono i percorsi per i test e servono le bici; troppe bici, sia per star dietro alle tante discipline del gravity che per essere in grado di gestire i tanti standard differenti. E l’introduzione del Boost, per restare sul tema, avrebbe potuto crearmi problemi nelle prossime recensioni di ruote e guarnitura se non avessi avuto sottomano una bici adatta.

Allo stato attuale, trovo il Boost una valida soluzione tecnica. Non assolutamente imprescindibile, soprattutto per chi si rivolge al mercato dell’usato e cerca di risparmiare qualche soldo portandosi a casa una bici di buon livello.

Sul nuovo non ho dubbi, io andrei di Boost; e credo che per la gamma da media a salire (per prezzo) siano già ormai tutte Boost ma non ho verificato e sul punto potrei sbagliare.

Per chi alle mie chiacchiere scritte preferisse quelle a voce, sul mio canale YouTube c’è il  video dedicato.


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Buone pedalate

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