Raddrizziamo i dischi
I freni a disco sono realtà consolidata nel mondo mountain; meno in quello stradale, ma stanno comparendo sempre più di frequente. E non solo sulle bici da corsa quanto soprattutto in quella vasta galassia che i costruttori hanno voluto battezzare gravel.
I dischi, detti anche rotori, sono delicati ed esposti ad urti. Inoltre hanno spessori molto ridotti per esigenze di peso e presentano una certa flessibilità, soprattutto quelli fissi e non ad attacco flottante.
Possono piegarsi facilmente quindi e non solo per un impatto. Anche un eccessivo surriscaldamento accompagnato da un repentino raffreddamento, per esempio una lunga discesa e l’attraversamento di una pozzanghera, crea danni.
Scostamenti minimi, è vero; ma è anche vero che una buona regolazione di un impianto freno vuole le pastiglie molto vicine al disco. Soprattutto negli impianti meccanici a singolo pistoncino, dove parliamo di pochi decimi di millimetro tra il ferodo e la superfice del disco.
Tutto questo si traduce nella necessità che il disco sia perfettamente piano; se è storto, lapalissiano, lo raddrizziamo.
Quella che vedremo è una procedura abbastanza semplice nella sua esecuzione; la sola difficoltà è descrivere quanta forza applicare con l’apposito attrezzo. Un poco come quando parlo della centratura delle ruote: ok, dobbiamo avvitare o svitare un nipplo, ma in un articolo non puoi dire quanto.
A proposito di attrezzi; questo è il primo articolo composto con la nuova impaginazione figlia dell’affiliazione ad Amazon. Significa che invece di rispondere privatamente a chi mi chiede che attrezzo acquistare lo indico direttamente qui. Ovviamente a essere indicato sarà esattamente l’attrezzo che ho usato io; se in futuro dovesse capitare, e sono certo capiterà, che un dato attrezzo non è presente su Amazon con lo stesso marchio ma è comunque identico, sarà quello a essere indicato.
Iniziamo.
Per prima cosa dobbiamo accertarci che il disco sia effettivamente storto e non sia invece la pinza che deve essere centrata. Quindi la prima operazione è appunto centrare la pinza. Negli impianti idraulici è una operazione molto semplice. Basta allentare le viti che vincolano la pinza al telaio, stringere forte la leva e serrare di nuovo le viti. Con gli impianti meccanici a doppio pistoncino contrapposto la procedura è identica a quelli ad azionamento idraulico. In quelli meccanici dove un solo pistoncino è mobile e quello speculare fisso è necessario, sempre dopo aver allentato le viti di fissaggio della pinza, prima avvicinarlo fino al deciso contatto, ma non tale da bloccare la ruota. Avvicinare poi anche il pistone mobile, con il pomello o tendendo il cavo a seconda del tipo di impianto, e poi serrare nuovamente le viti. In quest’articolo trovate la procedura e tutte le altre operazioni relative a installazione e manutenzione degli impianti meccanici.
Adesso procuriamoci una fascetta da elettricista, non troppo rigida.
Collochiamo la ruota sul centraruote e chiudiamo la fascetta intorno al braccio di supporto, lato disco ovviamente.
Con attenzione ruotiamo la fascetta in modo da porre la linguetta lunga immediatamente sotto il disco.
Una volta in posizione tracciamo un riferimento che sia esattamente in linea con il bordo esterno del disco freno.
Tagliamo la fascetta e abbiamo il nostro riferimento fisso.
Per i più scettici ricordo che questa procedura è indicata anche nel sacro testo di Park Tool, con riferimento alla centratura delle ruote.
Esiste anche un centraruote piuttosto raffinato e dal costo conseguente che propone un comparatore da montare sul braccio di supporto e avere così l’indicazione precisa al decimo di millimetro sullo stato del disco. Prima o poi lo comprerò.
Ma proseguiamo con la nostra attrezzatura.
Facciamo girare la ruota, lentamente, e prestiamo massima attenzione ai movimenti della fascetta, ossia se piega verso l’interno o appare luce tra questa e la superfice del disco. Se accade una delle due o tutte e due, il disco è storto. Segniamo con un pennarello i punti rovinati. Non segniamo sulla superfice del disco quanto sulla circonferenza esterna. E, mio consiglio, usiamo due colori: uno a indicare dove il disco piega verso l’interno, l’altro dove piega verso l’esterno. Se il danno non è spropositato (ma in questo caso la ruota avrebbe smesso di girare già sulla bici…) non dobbiamo sostituirlo: possiamo raddrizzarlo usando un attrezzo apposito, un raddrizzadisco.
Come si può vedere nelle immagini, ha un buon spessore e due intagli alle estremità, oltre a una leggera curvatura per offrire giusta leva e seconda del verso di utilizzo, per impegnare una minore o maggiore sezione di disco freno.
A seconda se il disco piega verso l’interno o l’esterno azioneremo il nostro attrezzo nella direzione opposta. Ossia se piega verso l’interno faremo leva verso l’esterno e viceversa.
Per scostamenti minimi o dove è meglio applicare poca forza useremo l’intaglio minore dell’attrezzo.
Quello che non è possibile descrivere a parole è quanta forza applicare. Dipende dal danno, dal disco e tanto altro. Le prime volte però è bene agire con la massima prudenza. Meglio applicare una forza minima, tale da non produrre quasi alcun risultato apprezzabile che farsi prendere dalla foga, tirare forte e peggiorare ancor più la situazione.
Chi non possiede un centraruote può applicare la fascetta direttamente al fodero basso del telaio. La funzione è la stessa, solo più scomodo da vedere.
E se qualcuno ancora non si fida delle capacità della modesta fascetta potrà capovolgere la bici su una superfice bianca, applicare una luce dal basso per favorire al massimo il contrasto e sfruttare le pastiglie freno come riferimento. Io ci ho provato in tutti i modi a scattare una foto decente, ma la mia attuale apparecchiatura ha mostrato tutti i suoi limiti in questa particolare situazione.
Infine, per assicurarci di aver fatto un buon lavoro possiamo misurare la distanza tra pastiglia e disco in tutti i punti utilizzando uno spessimetro a lame.
E’ un attrezzo dal costo non elevato, per usi ciclistici (io lo adopero anche per regolare la distanza delle pastiglie freno negli impianti meccanici) è sufficiente uno a diciassette lame e fino a un millimetro.
Fatto; non è stato difficile, vero?
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Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Spessimetro a lame è interessante, però su amazon ne trovo solo con spessori fino a 0.88 mm, non è un po’ poco per regolare la distanza delle pastiglie?
Ciao Emiliano, lascia perdere amazon, ti serve un negozio che tratti utensili di precisione.
Fabio
Ciao Fabio, mi è capitata in officina una city bike alla quale ho fatto dei lavoretti.
Sono uscito a provarla e a momenti mi cappotto.
I dischi idraulici sono on off, non ci sono vie di mezzo.
Sono dischi da 160 mm e l’impianto è marcato Clarks.
Ciao Stefano, andrebbe indagato dal vivo per avere una diagnosi.
A distanza direi che il problema sta nei pistoncini, però in questo caso dovrebbero rimanere aperti e questo mi sembra non succeda sennò l’avresti detto.
Clarks è sul mercato da anni, lavora essenzialmente col primo equipaggiamento e non sono malvagi.
Se i pistoncini sono ok controlla le regolazioni corsa e vuoto e dustanza; soprattutto la prima ha denunciato qualche problema, pare la valvola non chiuda bene e abbia questo effetto on/off.
Se è lei però non so come risolvere, devi chiedere a clarks se hanno ricambi. Altrimenti con 50 euro metti due shimano mt200 e chi si è visto si è visto…
Fabio