Per i miracoli non siamo attrezzati…
Ricevo moltissime mail e al solito quando gli argomenti diventano ricorrenti ne approfitto per scriverci su.
Due i quesiti, con le immancabili variazioni sul tema, che negli ultimi mesi sono diventati preponderanti: costruire la bici con un limite di spesa molto basso e resuscitare vecchie bici con pochi spiccioli. In realtà sarebbero tre perché a scalare la classifica ci sono le richieste sulle trasformazioni, anche loro sempre a costo nullo o quasi. Ma quest’ultimo è argomento lungo, magari una altra volta.
Beh, i miracoli non possiamo farli: non possiamo farci bastare un otre d’acqua per ottenere una botte di vino prelibato né far risorgere un Lazzaro a pedali.
Non significa che possiamo pedalare solo su bici da migliaia di euro, ognuno sceglie sulla base delle proprie esigenza e necessità, nonché sulla base del budget disponibile. Ma sperare di montare una bici di alto livello, sia per componenti che per estetica, spendendo poco più di una media gamma da passeggio è semplicemente impossibile.
C’è chi andato a capo Nord con la Graziella e chi non pedala se la bici non è montata con il meglio di tutto. Ma non è questo il punto. Io uso indifferentemente bici top di gamma e bici da pochi euro, ognuna ha una sua ragione di essere qui con me. Per pedalare servono gambe e passione, il mezzo conta molto meno. Quindi, per evitare incomprensioni, specifico subito che il mio pensiero non è “o possiedi il meglio o resti a casa” ma che se si vuole una bici che sia anche bella e ben fatta, ahimè, c’è da saccheggiare il conto corrente.
Possiamo discutere fin che vogliamo se alcuni prezzi sono giusti o del tutto campati in aria, ma è inutile: quelli sono e con quelli dobbiamo fare i conti. Prendiamo l’ultima nata in microfficina, la Surly di Antonello. Non ho fatto i conti, le fatture le ho date a lui, ma credo abbiamo superato il tetto dei 2000 euro. Pochi o molti? Né l’uno né l’altro: se volevamo quel risultato quelli i pezzi da comprare.
Per esempio le leve freno: queste Trp costano quasi quanto comandi integrati da corsa, li valgono? Non lo so ma non conta. Ci servivano due leve di una certa fattura, con finitura lucida e ampiamente forate per richiamare la lavorazione delle corone. Le uniche che rispondevano a questi requisiti erano loro e loro sono state acquistate. A meno del 50% del prezzo di listino profittando di una offerta valida solo un giorno, ma anche a prezzo pieno sarebbero finite ugualmente sulla bici. Oppure la guarnitura, che costa il doppio di ottime guarniture di marca: ma non così affascinanti.
E lo stesso vale per tutti gli altri componenti e accessori. Non è questione di sola funzionalità, il problema è che se ti poni un certo obiettivo per raggiungerlo ti servono determinati componenti, che purtroppo costano. Con un budget inferiore non avremmo mai messo in strada una bici così bella. Ne avremmo creata una persino più funzionale, magari più leggera, addirittura più performante: ma non sarebbe stata così bella. Grazie anche alla cura estrema posta nei dettagli e in fase di assemblaggio, concedetemelo 🙂
E questo mi porta ad altre considerazioni. Se parlo di budget inferiore non lo dimezzo di certo, lo riduco solo un poco; e non basta comprare cose belle per avere una bella bici.
Costruire la bici costa sempre più che comprarla bella e finita. La decisione di imbarcarsi in questa fantastica avventura ha di solito due motivi che, anche se molti non lo ammettono nemmeno con se stessi, viaggiano insieme: la ricerca della bici perfetta per le proprie esigenze e il desiderio di possedere un pezzo unico. Però se ti chiedono “scusa, ma perché non te la compri in negozio invece di sbatterti tanto?” e gli rispondi con dotte disquisizioni tecniche l’interlocutore crede che sei uno che ne capisce. Se invece gli rispondi “Perché così la tengo solo io” ti prende per scemo, quindi nessuno di noi in pubblico lo confesserà. Quasi nessuno…
Le bici di produzione sono sempre frutto di un compromesso, devono cercare di andar bene a una vasta utenza; e per tenere il prezzo competitivo o lasciare inalterato il margine di profitto alcuni accessori ritenuti secondari sono sempre tirati via.
A iniziare dalla sella, difficile trovarne una appena decente su bici da mille e passa euro; passando per la trasmissione, dove si sfrutta la mania di guardare solo il cambio e le case ne piazzano uno blasonato come specchietto per le allodole; terminando con le ruote, spesso di qualità molto bassa anche su bici dal gran nome e costo.
Allora decidiamo di crearla noi e stiliamo la lista. Telaio, forcella se non compresa, ruote, trasmissione, freni, trittico, sella, gomme, accessori vari; sembra poca roba, che ci vorrà mai. Poi tiriamo il totale e siamo già a sfiorare cifre ben superiori alla bici completa. E se è la prima volta che decidiamo di costruirci la bici dobbiamo aggiungere le spese per le attrezzatture e, immancabilmente, avremo dimenticato tutta la pletora di piccole e grandi cose che servono a completare una bici e che alzano la spesa in modo imbarazzante. Sapeste come è difficile trovare brugole di qualità e quanto accidenti costano quando le trovi; e sulla Surly ne servivano ventuno, escluse quelle fornite di serie coi componenti…
Ma spendere cifre importanti non basta; non è sufficiente attingere ai cataloghi dei migliori produttori per ritrovarsi una bici bella. Sicuramente sarà una bici che funzionerà alla perfezione e magari sarà anche divertente da guidare. Ma la bellezza è una altra cosa: è la capacità di donare armonia.
Non me ne voglia Marco, ma prendiamo ad esempio una altra Surly vista qui, sul blog: la Karate Monkey. Montata con pezzi di assoluto pregio, i mozzi sono due opere d’arte per non dire della guarnitura. Persino un dettaglio spesso trascurato come gli spessori dell’attacco manubrio sono i costosissimi Chris King, che ha fornito anche la serie sterzo. In nessuna delle due versioni montate, con piega o manubrio flat, a me quella bici piace. A Marco si, e questo è ciò che conta. Però io avrei fatto scelte diverse proprio per dargli, oltre la eccelsa funzionalità e godibilità nella guida, quell’armonia estetica che le manca.
Quella bici purtroppo nacque in un momento in cui avevo la testa a tutt’altro e seguii molto poco le scelte, lasciando Marco troppo spesso da solo. Rimedierò con la prossima, prometto.
Quindi non basta avere un limite di spesa alto: bisogna anche saper “pensare” la bici, vederla completa quando è nulla più di una lista su un notes. Sulla bici di Antonello sono intervenuto in modo deciso nelle scelte, posso dire alla fine che l’unico acquisto fatto in autonomia è stata la sella. Poi sostituita 🙂
Non è mia abitudine, raro intervenga a indirizzare qualche scelta. Mi occupo della compatibilità tecnica, nell’indecisione del ciclista offro un ventaglio di possibilità e poi monto il tutto. Con Antonello ho potuto farlo perché abbiamo gli stessi gusti e come io ho fiducia in lui (ha i dati di accesso al blog, e sapete quanto ne sono geloso…) lui ne ha in me lasciandomi di fatto carta bianca. Ma io vedevo la bici già terminata, quando ho iniziato ad assemblarla nulla era una sorpresa. Non montavo un componente e mi chiedevo nel frattempo “chissà come ci sta”. Lo sapevo già, l’immagine della bici era perfettamente presente nella mia testa, per questo l’avevo scelto. Antonello no e come lui ho scoperto tanti altri che alla microfficina si sono affidati. Talento? Fortuna? Esperienza? Non penso, credo si tratti di passione, curiosità e tanto studio.
Alla fine ne è venuta fuori una bella bici non semplicemente perché Antonello ha speso parecchi denari: è venuta fuori una bella bici perché è stata a lungo pensata. Ma con un budget dimezzato non avremmo ottenuto lo stesso risultato. Che poi, a ben pensarci, la bici è si divertente da guidare ma l’obiettivo non era solo quello quanto ottenere una bici unica e di notevole impatto; una che quando ti fermi a riposare durante una uscita te la piazzi davanti e te l’ammiri. Puerile? Forse, ma noi andiamo oltre il semplice oggetto meccanico.
Quindi creare una bici che sia funzionale e bella significa dover affrontare spese importanti ma sapere anche cosa comprare, senza limitarsi a scegliere dei top di gamma e metterli insieme. E per sapere cosa comprare servono due cose: ampia conoscenza di cosa esiste e un lungo “dialogo” col ciclista, per capirne esigenze ma soprattutto il carattere.
Per questo alle tante mail che mi sottopongono lunghe liste di componenti spesso non riesco a rispondere in modo adeguato: senza una approfondita conoscenza del ciclista non so se tutta quella roba andrà bene.
E poi passiamo al secondo argomento ricorrente nelle mail, il miracolo della resurrezione a costo zero o quasi.
Molti purtroppo ritengono che basti una pulita e una ingrassata e tutto funzionerà come nuovo. Alcuni si cimentano in lavori mai eseguiti, e fanno bene altrimenti quando si impara, ma senza prima documentarsi a sufficienza. La combinazione di questi due comportamenti porterà sempre a risultati deludenti.
Ordinaria e straordinaria manutenzione vanno bene quando la base è buona, una bici comunque curata. Tenerla in efficienza diventa semplice.
Ma se la bici non ha mai visto un meccanico per decenni, non hai mai avuto manutenzione, la ruggine impera e i componenti sono usurati possiamo pulirli quanto vogliamo ma a niente serve. Vanno cambiati e basta.
La colpa è anche mia; in tanti leggete gli articoli tecnici, trovate le istruzioni e via a smontare allegri. Ma dovete sempre considerare che io lavoro su bici ben tenute, se revisiono un mozzo in pochi minuti è perché ne ho sempre avuto cura. Ma se quel mozzo mi arriva distrutto, io lo cambio e basta. Puoi rimediare a un piccolo solco, non a sfere ovalizzate e piste segnate da profondi canyon. Se i denti di una ruota libera sono andati, va sostituita con una nuova, inutile pulirla con cura. Avremo un componente molto pulito ma inutilizzabile. Tempo perso.
Posso comprendere cercare di recuperare un pezzo di particolare pregio o industriarsi per tentare di dare nuova vita a un componente ormai introvabile; ostinarsi su una RL da 10 euro no, non lo comprendo.
Spesso le mail sono accompagnate da foto che però dicono assai poco. Solo dal vivo posso valutare se un componente è recuperabile.
Altro errore che vedo compiere sempre più di frequente è non eseguire un completo controllo della bici prima di stilare la lista dei lavori. Per rimettere in strada una bici molto trascurata prima dobbiamo provarla (a meno che la taglia non sia spropositata per noi) poi smontarla dando priorità a ciò che il test su strada ci ha comunicato; e solo dopo esserci formato un quadro complessivo decidere dove e come agire e se la spesa vale la bici. Già, perché capita che i lavori siano tali e tanti da rendere antieconomico metterci le mani in profondità, oppure meglio concentrarsi sulle urgenze più costose spostando nel tempo altri lavori su componenti che qualche chilometro ancora possono percorrerlo.
Una bici di buona qualità e ben tenuta avrà richiesto uno sforzo economico superiore al momento dell’acquisto; ma ci farà risparmiare tanto nel tempo, perché ci basteranno una pulita, grasso nuovo e qualche registrazione e si manterrà in ottima forma per anni. Una bici, anche una top di gamma, sempre trascurata e maltrattata, di una pulizia e di un ingrassaggio non saprà che farsene, vorrà la sostituzione di molti componenti. E più la bici è costosa più lo sono i ricambi. Per questo a volte rimetto in strada bici molto più economiche; il costo dei ricambi è talmente basso che ne vale la pena.
Per i miracoli non sono attrezzato, per fare un buon lavoro si. E lo siete anche voi a patto non dimentichiate mai che a costo zero si ottiene nulla, bisogna prima documentarsi e poi impugnare gli attrezzi e che a montare una bici son bravi tutti, a farla bella no: ci vuole amore.
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Non fa una piega!Ma a volte i consigli si preferisce non seguirli anche se è chiaro che seguirli porterebbe a percorrere una strada migliore! Non lo so. per una sorta di inconscio masochismo che non so spiegare! Poi si scopre come va a finire e ci si rifà alla seconda occasione.
Volevo comprare una bici, lessi il tuo libro, allora pensai di farmi la mia bici, il lavoro come sai è tutt’ora in corso, sto leggendo e mi sto documentando, qualche cazzata l’ho fatta in termini di scelte (potevo prendere un telaio nuovo o partire da un usato messo meglio ad esempio), qualche eurino in più di spesa l’ho aggiunto rispetto a quanto da ignorante prevedevo di investirci.
Nel mentre però sono ancora davvero entusiasta e contento perchè sta diventando un’ottima palestra del mondo della bici, c’è da dire che però sono una persona che per natura non si scoraggia molto facilmente e ancora di meno se di mezzo c’è qualcosa di meccanico, non importa cosa!
La prossima volta che mi cimentero (e ci sarà, di questo ne sono certo!) andrà già meglio, saprò cosa guardare e valutare, e avrò idee più chiare fin dall’inizio.
Ho nascosto dalla mia vista la mia Bianchi Vento 603, mentre sistemavo i pezzi per montare la Trek la guardavo in cagnesco pensando cosa farne nel prossimo futuro, visto che non vale un granchè, è pure di una misura e mezza almeno più grande, ha visto solo di striscio qualche meccanico nella sua vita…
Ciao Eugenio, ora che leggo collego alla bici in lavorazione 🙂
Fai bene a non scoraggiarti (a proposito, mi sono permesso di correggere io il tuo commento) e lo sai tu come tutti quelli che mi leggono che la mia prima scelta è sempre partire dal telaio e assemblarsi la bici. Tranne sulle bici da corsa perché la spesa non vale e poi io considero le bdc il mio amore ma anche un attrezzo, raramente mi ci lego a lungo.
Il problema è quando mi scrivono “Ciao, vorrei costruirmi una bici, telaio in carbonio, ruote leggere, freni a disco idraulici ecc; non ho attrezzi, devo comprare anche quelli. Posso spendere massimo 500 euro, che mi consigli?”
E che posso consigliare? 😮
Fabio
Ho letto tre volte quest’articolo. Mi turba ogni volta e pur non riguardando me in particolare, mi ci sento comunque chiamato in causa.
Mi rendo conto che troppe volte, per l’entusiasmo di fare, per aiutare amici o forse semplicemente per appagare il proprio ego ci si butta a pesce in faccende che poi mettono in difficoltà. Il bivio che spesso ci si trova a dover affrontare è sempre quello: soprassedere o spendere per sostituire componenti morti e fare un lavoro perfetto? Per chi ama le bici è davvero difficile chiudere un occhio quando una cosa non va e far finta di niente. Per altri lo è meno e strorgono il naso quando il costo del ripristino mette in discussione il ripristino stesso. Daltra parte fino a poco prima ci ha pedalato su e bene o male andava avanti. Però a quel punto sei già a metà strada e bisogna prendere una scelta. E chi è preciso e pignolo sa benissimo che a fine lavoro quella bici non sarà perfetta in quanto non tutti i componenti sono a posto.
Ma l’ultilizzatore finale queste cose non le sa. La bici l’ha affidata a te che ne acquisisci la responsabilità del funzionamento.
Importante dunque avere le idee chiare ed essere chiari prima di cominciare un qualunque lavoro, che si tratti di costruire da zero o di riparare.
Come dici tu, per pedalare servono gambe e passione; per costruire una bici o prendersene cura (non solo ripararla) serve tecnica e tanto amore.
Credo di aver amato ogni bici sulla quale ho messo le mani. Anche quelle non mie. Non mi ritengo soddisfatto al 100% se non escono dalla mia cantina al top delle prestazioni.
Soprassedere sui poblemi è un atto di indifferenza, non certo amore. E nella mia personale “microfficina” non saranno più ammessi tradimenti.
Daniele
Danié, diciamoci la verità: stavi con la fregola di mettere le mani sulla bici e sei partito in quarta senza metodo e senza, cosa più importante, capire cosa serve al ciclista. La bici è sua, decide lui. Lì, da quello che ho visto, c’era da mettere corone, cuscinetti serie sterzo e se non ricordo male i pignoni. A quel punto ci stava prendere la catena e poi basta, solo un movimento nuovo. Hai cambiato guarnitura scegliendo tu un modello più costoso e sappiamo perché, cavi e guaine se andavano le lasciavi lì e così via. Una marea di lavori e soldi spesi per uno che si accontenta di un poco di grasso nel movimento ogni tanto. C’è chi vuole che anche la vite del portaborraccia sia perfetta e chi pedala come gli capita, se ne frega se un rapporto gli salta. Non crediamo che tutti la pensino allo spesso modo e soprattutto non imponiamo la nostra visione agli altri.
La bici di Antonello è una eccezione, ma alla fine nemmeno tanto perché è stato lui a dirmi “fai tu e falla bella”; altrimenti decide il proprietario, sempre.
Fabio
Ciao Fabio la Surly KM mi ha permesso di fare una esperienza grandissima e credo che anche tu ne hai tratto benefici.
io una bici come la tua Elessar o quella di Antonello, anche se le ammiro e ci sbavo alla sola vista, non posso averla perché la rovinerei dopo un poco che la utilizzo.
Voglio una bici bella funzionale e di qualità e la voglio graffiare senza pentimenti.
Ora la KM diventerà la bici da usare nei giorni di pioggia per andare al lavoro o in vacanza col camper da portare insieme alle altre bici di famiglia.
il prossimo progetto ripartirà dalla piega, che tu mi hai fatto apprezzare, dai comandi microshift, dal cambio ultegra, dalla guarnitura e dai mozzi white industries e da tutto quello che già possiedo.
Il telaio penso che lo ordinerò a fine marzo e potrai fare un altro bellissimo articolo….. 🙂
Marco! Allora togli la piega alla KM e fanne una mtb!!!
ok me ne torno al mio posto…. 😀
Daniele
Ciao Daniele accetto consigli su un paio di cerchi che mi permettano di montare le big apple
Ciao Marco; scherzi a parte se non vedo male dalle foto, dovresti avere dei cerchi H Plus Son Archetype che hanno canale da 23. Secondo me puoi tranquillamente montare le Schwalbe Big Apple sino a 2.00″. Potresti anche provare quelle da 2.35″, ma di solito esagerare con la larghezza della gomma rispetto al cerchio non è ne funzionalmente ne esteticamente valido.
Ma se ti ho capito almeno un poco tu sei uno a cui piace esagerare e puntavi proprio alle più grosse, vero? 😀
Daniele
23 è la misura esterna, non il canale. A memoria non mi ricordo, lo misurai quando assemblai quelle ruote due anni fa, ma credo si aggiri sui 16mm, forse un pelo in più
Fabio
x Marco.
Se ti servono ho delle Schwalbe Big Ben da 2.00″ praticamente nuove.
claudio.
Ciao Claudio ti ringrazio dell’offerta, ma per il momento siamo in alto mare. 🙂