Nuovo DCPM, per noi ciclisti resta tutto uguale

Pochi minuti fa è stato firmato il nuovo DCPM, che entrerà in vigore dal 26 Ottobre.
dpcm 24 ottobre 2020E’ un lungo provvedimento, con alcune nuove limitazioni e la conferma di altre che già sono in vigore.
Per noi ciclisti la situazione resta identica a quella del precedente DCPM; illustrata in questo articolo.
Ma è un provvedimento che sul piano strettamente giuridico ha più di una falla.
Facendo carta straccia di secoli e secoli di cultura giuridica, ci troviamo dinanzi a un provvedimento con forza di legge che “raccomanda”.
Una legge (e la chiamo così per praticità, non voglio tediarvi con le varie differenze e nomi tra provvedimenti), e non serve essere giuristi per saperlo, impone. Non raccomanda.
Una legge regola cosa è vietato e cosa è permesso.
Mia madre mi raccomandava di non far tardi e non scappare tutto il giorno in bici. Ma quando mi raccomandava, io lo sapevo che se non lo facevo le prendevo. E infatti le prendevo, sempre.
Comunque, questa la parte che interessa noi ciclisti: “È fortemente raccomandato a tutte le persone fisiche di non spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, in un comune diverso da quello di residenza, domicilio o abitazione, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute, per situazioni di necessità o per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi e non disponibili in tale comune“.
Mi raccomando, fortemente. Una blanda raccomandazione non avrebbe uguale incisività…
Non ci siamo proprio.
Non entro nel merito sanitario della norma, se cioè sia efficace o meno questo nuovo DCPM per contrastare l’epidemia. Non è il mio settore di conoscenza e non sono uno che parla di ciò che non sa.
Entro nel merito tecnico di una norma, perché è il mio settore di conoscenza.
La raccomandazione non esiste. Non è un istituto giuridico. Non ha alcun valore normativo. Non è fonte normativa.
E’ il nulla assoluto in diritto.
Raccomando di non rapinare una banca; ah bene, allora non la rapino. Ma se la rapino poi che mi fai? Un rimprovero? A letto senza cena?
Ma scherziamo?
Siamo al fallimento assoluto e totale di una cultura giuridica che dura dalla fondazione di Roma.
Nulla è stabilito al momento per la mobilità regionale. Né come formale divieto né come astrusa raccomandazione.
Mesi sprecati, nessuno dei nodi che sapevamo tutti si sarebbero presentati è stato risolto.
Nello spiegare tecnicamente i Decreti della scorsa primavera non ho mai sparato a zero contro le palesi incongruenze, l’emergenza e un nemico di cui sapevamo nulla rendeva possibile e comprensibile qualche errore.
Dopo mesi durissimi scoprire in pochi giorni che a nulla è servito, mi lascia sconcertato.
Vedere che a ogni livello, dal cittadino sino all’esecutivo, si è pensato che fosse finito tutto e non serviva conservare cautela mi indigna.
Bene, anzi male; questa la situazione normativa ad oggi, almeno per noi ciclisti. Perdonate se stavolta ho sconfinato dalla spiegazione tecnica con quest’ultima invettiva.
D’ora in avanti mi limiterò a pubblicare sempre e solo la “traduzione” della norma; delle norme, perché altre ne arriveranno.
Chiudo però con una raccomandazione, che io si posso dare perché non sono lo Stato ma un ciclista come voi, e di cui voi vi siete sempre fidati.
Evitate la bici per allenamento, non solo per una questione di distanziamento sociale perché, lo sappiamo io e voi, a pedalare da soli su una strada di campagna o un sentiero di montagna la possibilità di contagiare e essere contagiati è zero.
Il sistema sanitario in quasi tutte le regioni è al collasso. I Pronto Soccorso non riescono a gestire l’impennata di accessi.
Una banale scivolata, quella che prima risolvevamo con mezz’ora di attesa e dieci minuti di fasciatura è comunque un problema in più da gestire per personale sanitario allo stremo.
Per questo vi invito a pensarci su, a chiedervi se per un certo periodo è meglio evitare.
Io lo farò, per rispetto di tutti quelli che in questi giorni stanno lavorando in condizioni difficilissime e con turni massacranti negli ospedali.
Non chiuderò augurandovi buone pedalate, al massimo buone sgambate sui rulli.
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Accidenti. Siamo di nuovo ai rulli insomma. Mi secca ma la tua raccomandazione è giusta e sensata, da seguire.
Ora, il quesito che mi sorge sula testo del decreto: di certo, questo testo viene scritto, su indicazione del corpo politico, da una serie di persone esperte in materia giuridica, deputate appositamente a tradurre in modo giuridicamente corretto le idee dei politici. Come è allora possibile tutto questo? Veramente non capisco. Incompetenza? Conflitto legislativo noto con il corpo di leggi italiano che cercano di aggirare? Sono sempre più stupefatto
Eh si, l’Italia è un paese in cui non si può fare a meno della raccomandazione che viene somministrata in tutti i suoi multiformi aspetti …. Vi raccomando di non prendere il Covid 19, che se lo prendete sono ….vostri !!!