L’alternativa alle accise esiste

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Che la mobilità alimentata a combustibili fossili abbia la sua (grande) fetta di responsabilità per il pessimo stato del Pianeta è qualcosa che nessuno può ormai negare.

Che manchi la volontà di spingere verso soluzioni, che per forza di cose debbono essere radicali, è altrettanto indubbio. Almeno guardando al suolo patrio.

Nessuna teoria del complotto, per carità, nulla è più lontano dal mio modo di essere che star lì a gridare contro una immaginaria Spectre.

Però ci sono dati che devono farci riflettere.

Con riferimento all’Italia, nel 2021 sono stati bruciati oltre 30 milioni di tonnellate di carburante per autotrazione, tra benzina e diesel. Leggo dallo studio di Unem, Unione energie per la mobilità.

A spanne, sono circa 40 miliardi di litri.

Tra IVA e accise, argomento quanto mai attuale, nel 2021 l’Erario ha incassato quasi 24 miliardi di Euro.

Secondo i dati forniti dal Ministero delle finanze.

L’ultima legge di bilancio “vale” 23 miliardi di Euro, per farci una idea.

Questo significa che nel bilancio globale della nostra macchina statale, che nel 2021 è stato di 773 miliardi di Euro di uscite e quasi 580 miliardi di Euro di entrate stimate (fonte sempre MEF, e vattelapesca perché stimate, se non lo sanno loro…), le accise costituiscono una solida certezza, contribuendo per oltre il 4% degli incassi.

Che visti i valori in campo, anche se sembra una bassa percentuale sono una bella vagonata di soldi, quasi 24 miliardi, appunto.

Una vagonata di soldi a cui è difficile rinunciare, e infatti, al momento in cui scrivo, lo sconto fiscale non è stato più prorogato, ci si inventa vuote inchieste contro qualche distributore ma le accise son tutte lì. Difese proprio da chi, per anni, ha gridato e promesso la loro abolizione.

Ridurre il traffico veicolare alimentato a combustibili fossili significa ridurre in modo considerevole una fonte di guadagno per lo Stato.

Soldi della comunità, sia chiaro, le accise non servono più da anni a coprire le singole voci di spesa per cui furono ideate, ora ci paghi gli stipendi della Pubblica amministrazione, le scuole, gli ospedali, quello che serve insomma.

Non è che se li intasca il governante di turno, persino questi attuali, di cui credo sia chiaro ho nessuna stima, possono tanto.

Nel 2020, anno di chiusure sanitarie e quindi limitazione degli spostamenti, c’è stata di conseguenza una netta riduzione delle entrate fornite dalle accise sui carburanti. Giusto per curiosità, il decremento è stato ampiamente compensato, nello stesso anno, dai maggiori introiti arrivati dalle accise sugli alcolici e superalcolici. Prosit.

Ora, non bisogna essere fini economisti per capire che rinunciare a questi denari sia difficile, soprattutto in una congiuntura così sfavorevole.

Ma il punto è che a questi incassi si dovrà per forza rinunciare, se vogliamo veramente fare qualcosa per la salute di Gaia.

Rinunciare e basta non è possibile, anche questo non sfugge a nessuno.

Serve trovare un sostituto.

In Europa la bike economy crea un giro d’affari di circa 500 miliardi; nel 2022 in Italia il volume è stimato in 9 miliardi.

Sottostimato, sembra leggendo gli studi di settore. Altri dicono 12 miliardi, per esempio.

Con la potenzialità di crescere in maniera esponenziale se giustamente supportato.

Poniamo per ipotesi che l’anno appena terminato chiuda con un bilancio di 10 miliardi. Siamo lontani dai 24 miliardi di introiti delle accise, ma solo a calcolarci l’IVA sono un bel gruzzoletto. Se aggiungiamo tutta la tassazione, dall’Irpef a proseguire, il tesoretto si fa interessante.

Un gettito fiscale “attivo”, perché significa posti di lavoro, stipendi che le persone spendono per le loro necessità, quindi altro gettito fiscale e così via.

Sempre sfogliando i vari rapporti sulla bike economy, una stima ricavata facendo la media tra le varie fonti indica che per ogni euro speso in investimenti se ne generi 1,5. 

Un ritorno del 50%, cuccagna anche per lo speculatore più incallito.

Quindi l’alternativa c’è, possiamo veramente rinunciare a queste benedette accise, guadagnando di più in termini economici e di salute della Terra.

Se questi semplici calcoli sono riuscito a farli io passando un’oretta sul web, leggendo per lo più siti istituzionali, possibile che non esista una persona nell’attuale Governo con sessanta minuti liberi e volontà di capire la realtà?

Domanda retorica.

Buone pedalate.

COMMENTS

  • <cite class="fn">mtabolsky</cite>

    Ciao Fabio,
    Anche se il mio sogno preferito e’ svegliarsi di mattino e leggere la notizia che automobili privati non possono piu’ circolare… Il valore di per lo stato di esistenza della automobile privata va oltre le vendite di carburanti. Per poter paragonare economicamente i due settori dobbiamo contare tutto. Carburanti, vendite, servizi, strade, parcheggi, etc. Sono da sommare. E (per fortuna) non arriverà mai ai stessi numeri l’industria di mezzi a propulsione umana che sia assistita o pura. Da un altro canto, esiste anche il costo sociale di automobile che se si riduce l’impatto crea un risparmio che va a compensare. Insomma, voglio dire, e’ complicato 🙂 Non abbiamo una soluzione facile per un problema complicato. Succede solo con politici che vincono elezioni. Purtroppo.
    Grazie per l’articolo!

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Hai ragione, è complicato e non esiste una unica soluzione facile.
      Ma come ho appena scritto in altra risposta, questo resta un blog dedicato al mondo a pedali, anche se nelle ultime settimane sto affrontando temi non tecnici cerco almeno di esagerare andando del tutto fuori traccia…

      Fabio

  • <cite class="fn">Max</cite>

    Ciao Fabio, spunti interessanti i tuoi. Lo Stato dovrebbe avere a cuore la salute fisica e mentale dei suoi cittadini ed invece incassa, oltre che sui combustibili fossili, anche sul tabacco, alcolici e giochi d’azzardo, tutti ricordiamo che fino a pochi anni fa la pubblicità sui giochi d’azzardo veniva bellamente trasmessa sulle reti televisive pubbliche anche in orari atti alla visione dei minori mentre i Comuni lasciavano tranquillamente proliferare la diffusione di sale giochi e slot machine. Qui si potrebbe aprire una lunga discussione sui tanto sbandierati valori e superiorità dell’occidente e del suo miliardo d’oro, tra l’altro l’Italia è scesa al 58° posto nel mondo nelle classifica annuale sulla libertà e indipendenza dei mezzi di informazione. Di che stupirci dunque ? delle accise ? Ancora paghiamo in bolletta il contributo per la diffusione delle fonti energetiche rinnovabili che va ad incentivare anche i termovalorizzatori cogenerativi che rinnovabili non lo sono per nulla e ancora stiamo pagando la dismissione di un paio di centrali nucleari del menga chiuse 35 anni fa…..il fatto è che abbiamo una classe politica pornografica e sottomessa alle lobby…ma che non è scesa giu da Marte è degna rappresentante del suo popolo..ahimè

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Max, il discorso è sicuramente più ampio ma alla fine questo è un blog di biciclettine, mica roba seria.
      Nelle ultime settimane, vuoi per il freddo vuoi per mia stanchezza, mi sto occupando poco di tecnica e test preferendo gettare uno sguardo sui vari aspetti del mondo a pedali, soprattutto in chiave green, come usa dirsi oggi.
      Articoli che stanno allontanando molti lettori, lo vedo dalle statistiche.
      Cosa che non mi preoccupa, da questo blog non ci ricavo un centesimo, anzi. E posso permettermi il lusso di scrivere ciò che penso (e studio, prima di scrivere…) senza curarmi degli indici di ascolto.
      Però oltre certi limiti non vado, proprio perché comunque qui il tema è la bici, cerco di tenermi almeno nella sua orbita.

      Fabio

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