La testa conta più delle gambe
Quando iniziai a pedalare sulla mia prima bici da corsa, una cosina in scala 1:2 perfetta replica della Bianchi reparto corse e adatta a un ragazzino poco più alto di un soldo di cacio, tutti mi ripetevano che beh, ora hai una bici da corsa, però in bici servono le gambe.
E io, che già allora mostravo chiari segni di come (male) sarei cresciuto, rispondevo saccente che si, è vero, ci vogliono le gambe ma la testa conta di più: altrimenti dove la trovi la voglia di pedalare quattro ore al giorno tutti i giorni?
Col tempo e con gli anni sono cresciuto, pedalo assai meno e la testa è spesso concentrata su altre incombenze; ma è più importante delle gambe, sempre. Una salita non la vinci se non sei convinto di farcela; un lungo non lo completi se pensi che la distanza è eccessiva; una discesa non la affronti a tutta se pensi che è troppo ripida.
Ma non è solo questo, almeno per me. In bici per poter andare forte devo avere le giuste sensazioni, soprattutto in discesa. La testa deve essere sgombra e devo sentirmi sicuro, devo potermi fidare, altrimenti tiro i remi in barca.
L’aver pubblicato sulla mia pagina FB l’immagine del mio modesto ciclocomputer, aggeggio che odio ma di cui mi servo durante i test, che ha immortalato un picco di velocità notevole ha suscitato vari commenti, in pubblico e in privato. E’ stato il frutto di una serie di fortunati eventi e di un equipaggiamento tecnico di prim’ordine, senza il quale avrei potuto fare poco. Però è stato soprattutto un risultato di testa, e so che qualcuno potrebbe obiettarmi che sfiorare i 100 km/h in discesa su poco più di 6kg di bici indica che la testa non c’è. Può essere.
Io se non sento la bici che tiene, il freno che mi rassicura, il telaio che mi asseconda e soprattutto che tutto l’insieme sta lavorando nel modo corretto non riesco a tirare, a cercare velocità che, a mente fredda e passata l’euforia del momento, mi fanno sentire solo uno stupido incosciente.
Una bici di altissimo livello telaistico, due ruote di assoluta eccellenza, un impianto frenante messo a punto a regola d’arte e che ha potuto sfruttare piste frenanti performanti e tenute in perfetta forma, un attacco manubrio capace di smorzare le sollecitazioni tenendo l’anteriore sempre a terra e, più di tutto, due copertoncini che non solo non mollano mai ma ti trasmettono chiaro, netto, preciso come stanno lavorando, come mordono l’asfalto, con un grip commovente senza sacrificare la scorrevolezza e infondendo al ciclista una sensazione di sicurezza infinita. Il merito quindi è del comparto tecnico che mi ha rimandato le giuste sensazioni per tirare allo spasimo. Sentire la forcella granitica arare l’asfalto, i freni mordere il cerchio con forza, il telaio rispondere pronto e preciso a ogni sollecitazione, l’attacco manubrio ammortizzato smorzare le imperfezioni e le gomme letteralmente incollate all’asfalto mi ha dato la serenità mentale di affrontare le curve a velocità superiore, sempre. Arrivando così alla picchiata finale a una velocità maggiore delle altre volte: è bastato accucciarsi e lasciare che la gravità facesse il resto.
Se non avessi avuto questa tranquillità, e quindi la testa più che le gambe, che mi è derivata da un insieme di fattori non sarei mai riuscito a spingere tanto da riuscire a scendere così forte. Il dato della velocità massima raggiunta è ragguardevole, però preciso che si è trattato di un attimo, non di una discesa affrontata a quel ritmo. Per me e ai fini del test che sto svolgendo è molto più importante aver rilevato oltre venti secondi in meno sul mio miglior tempo nella discesa complessiva. La prima volta venti secondi netti, la seconda dovrebbero essere 26 o 27, non sono certo di aver schiacciato lo stop del cronometro nel punto esatto, l’adrenalina scorreva a fiumi.
So che pubblicare queste foto può sembrare una sbruffonata; ma solo per chi non mi conosce. In bici mi diverto come fossi ancora un ragazzino, e dopo aver rilevato i quasi 95 km/h della precedente uscita, con asfalto umido in alcuni punti, volevo vedere che sarebbe successo stavolta, ad asfalto asciutto. E quando l’ho visto mi sono messo a ridere. Tutto qui.
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Poesia pura il risultato della piccola sollecitazione sotto forma di commenti alla foto dei 99.6 km/h, scimmiottando un tuo articolo di non molto tempo fa sembra propio di sentire “odore di gomma e di asfalto”!
[..]Una bici di altissimo livello telaistico, due ruote di assoluta eccellenza, un impianto frenante messo a punto a regola d’arte…[..] Quando ero alle superiori leggevo quasi tutte le riviste che trattassero di auto e motociclette (me le finanziava mio nonno) e su In moto se non ricordo male, venivano pubblicati degli scritti di Carlo Talamo che mi facevano letteralmente impazzire, si sentiva odore di gas di scarico e rumore di officina a leggerli! Ecco, il commento forse non è pertinentissimo all’articolo, ma mi ha ricordato questa cosa che avevo proprio rimosso dalla mente!
Quando Talamo prese in mano la Harley nelle migliore delle ipotesi se ne vendevano tre in un anno; Castiglione gli augurò buona fortuna, con ironico sorrisetto. Ma oltre a una grandissima abilità nel marketing Carlo ha saputo trasmettere passione. Il punto focale è che era sincero. So che gli piacevano alcuni miei articoli (all’epoca scrivevo per la carta stampata, settore moto) perché vi leggeva la stessa passione che andava oltre l’oggetto meccanico.
Questo blog nasce per passione e di passione si nutre. Al di là dei test, degli articoli tecnici e di quelli inutili mi piace scrivere e raccontare. E se riesco a farvi innamorare di quattro tubi saldati montati su due ruote, beh, allora sono felice.
Fabio
A Milano c’era la numero Uno di Talamo, alcuni anni dopo numero Tre (i cilindri della Triumph)
quanto sbavo e saliva sulle vetrine…….
……finì che mi compro una Daytona taglia XL ed io ero da S 🙁
E’ sempre bello leggere delle proprie passione che siano auto, moto, bici, orologi, gentil sesso, o cos’altro se dall’altra parte c’è un appassionato come te che scrive,
Gran moto la Daytona, me la ricordo bene. Bella guida e gran coppia, su strada uno spasso. Abbondante, è vero… 😀
Fabio
Discesa del tipo…”come se non ci fosse un domani”. Splendida descrizione Fabio, mentre leggevo mi sembrava di scendere assieme a te. La nostra mente è in grado di farci fare grandi cose ed ottenere da oi stessi cose che ci possono a priori sembrare impossibili. Però puoi fare di meglio, se ti impegni e facciamo qualche modifica magari superi Meiffret 🙂
Ciao Giovanni, dubito fortemente di poter fare di meglio; come ho detto è stata una fortunata combinazione di circostanze, ma se non si verificano tutte, compreso il pochissimo traffico, provarci lo stesso significa prendere troppi rischi. Per ora è andata bene così, mi basta.
Fabio
Certo razionalmente non ha senso cercare la velocità in discesa, ma appunto ciò che ci spinge scaturisce in quel momento e si affievolisce rapidamente. Deve essere un bel mezzo la tua Rose, ci avevo pensato al marchio tedesco, ma nonostante l’ottima nomea non me la sento di acquistare la bici online …Stavo pensando alla Bianchi Xr1. Certo che, a parità di prezzo, peserà un kg in più e con ruote piuttosto basiche, mi trovo a chiedermi se valga la pena spendere di più per un capriccio oppure puntare ad altri ottimi mezzi, magari pure migliori, come quelli del colosso taiwanese. Confesso che mi sto scervellando, la mia parte razionale sta facendo a botte con il desiderio bambinesco di possedere un giocattolino 🙂
La bici è un gioco e soddisfare i nostri bambineschi desideri è il suo compito primario.
Non ho capito a quale colosso taiwnese fai riferimento.
Fabio
Forse è vero che la bici deve prima di tutto piacerci anche quando è ferma 🙂 certo che le X-Lite sembrano delle macchine da guerra pronte a dar battaglia!
Ah sì scusami, mi riferivo a Giant e in particolare alla serie Tcr.
Ad essere onesto però, trovo che quasi tutte le bici da corsa siano belle, c’è il rischio di guardarsi troppo attorno e non decidersi mai. Beati quelli benedetti dal colpo di fulmine!
Oggi sì, oggi voglio farmi un bel giro!
Il tempo è quello giusto, dovrei farmi solamente gli esami del sangue subito in mattinata (facendomi la solita coda chilometrica) e poi tornare in ufficio nel pomeriggio per senso del dovere.
Ma no chissefrega!
Mi sono preso un bello spavento nei giorni scorsi, ora a pericolo scampato questo pomeriggio me lo prendo per me soltanto.
Vestizione con ginocchiera (quella del Dott. Gibaud) prova in cortile se meglio giubbotto pesante o quello leggero, passo per un saluto dalla mia mammina (e intanto gli rubo un pò di succo d’arancia da mettere in borraccia) e poi via!
Andamento molto blando per scaldarmi, poi via a passo tranquillo senza forzare troppo, il ginocchio non mi da problemi, sta li al caldo avvolto dalla sua ginocchiera e fa l suo lavoro le ernie sulla schiena sono in vacanza, il fisico pur essendo stato vampirizzato dai medici (tre prelievi in 8gg.) risponde bene.
………45 km strada e fuoristrada nei boschi del parco del Ticino.
Sto bene, anzi no………….
Sto benissimo 🙂 🙂 🙂 🙂
………………………………….e domani vado in Piazza del Duomo a comperarmi quel Tag Heuer Carrera che mi piace tanto!