La situazione è graveL ma non seria…
I costruttori pare che quest’anno abbiano scoperto un tipo di bici che noi ciclisti normali ci costruiamo da anni: le gravel.
Telai di derivazione Cx, ultimamente abbiamo potuto attingere a quelli per le mtb 29r, ed ecco se non la bici universale quella che consente comunque un ampio utilizzo.
Non veloce su asfalto come una corsa pura, non performante in fuoristrada come una Mtb eppure capace di viaggiare praticamente ovunque.
Via anche i portapacchi da quando abbiamo scoperto il bikepacking.
Insomma, lo avessero chiesto a noi che bici volevamo glielo spiegavamo già 15-20 anni fa invece di continuare a proporci solo quello che loro ritengono serva per pedalare.
Ma siccome non ce lo hanno chiesto, a vedere quello che stanno presentando nei vari saloni sembra che le idee non le abbiano ancora ben chiare.
Ok, chiamiamole gravel ché se non etichettiamo sembriamo retrogradi anche se io preferisco semplicemente definirle bici tuttofare e vediamo su quali linee tecniche si stanno muovendo i costruttori. Nulla di definitivo, mentre scrivo alcuni saloni ancora devono aprire i battenti.
Per i telai iniziano a comparire in modo massiccio alluminio e carbonio, mentre fino a poco tempo fa era l’acciaio a fare da padrone. Anche il connubio telaio in alluminio e forcella in carbonio, meno quello telaio in acciaio e forcella in carbonio.
La luce per il passaggio di gomme grasse è abbondante, i freni a disco idraulici generalizzati, in tanti propongono il monocorona che (ne scrissi) trovo una pessima idea per stradali sportive ma una soluzione valida su bici di questo tipo. Fin qui tutto bene, ma vedo anche alcune incongruenze, come la scelta della compact tradizionale, ossia la 50/34 che, secondo me, è spropositata su queste bici dove una guarnitura più agile gioverebbe. A scelta le abbiamo con gruppi meccanici o elettroassistiti, e quest’ultimo caso lo trovo davvero inutile.
Ma il limite maggiore che vedo è la specializzazione sempre più estrema.
La gravel deve essere la bici quasi universale, quella con cui uscire la domenica, affrontare fuoristrada (tranne quello più estremo), montare il bagaglio e partire, andarci al lavoro: insomma, una bici da 365 giorni l’anno, tranne in caso di neve.
Andando globalmente più piano perché il peso sarà maggiore di una sportiva, i salti in fuoristrada non si fanno ma si frena e così via: ma andando sempre e ovunque, che non è poco.
Inutile proporre una gravel con costose (e delicate) ruote in fibra di carbonio; o senza uno straccio di attacco per un portapacchi; o con altezze risicatissime del tubo sterzo; o con geometrie compatte persino per il cx; o con carro giustamente allungato ma dai pendenti esili pure per una bdc. Ci ritroviamo bici sicuramente belle e coinvolgenti, ma lontane dall’idea stessa di gravel, dalla sua essenza: la mancanza di specializzazione.
Posso accettare un maggior o minore orientamento tra strada e fuoristrada, ma da quello che vedo in queste anteprime dei saloni l’aspetto sportivo è predominante. Come se una uscita con una gravel dovesse essere interpretata come una uscita in bici da corsa ma con in più qualche sterrato; oppure come una uscita in Mtb ma con in più qualche tratto in asfalto.
Non sono le prestazioni pure quelle che interessano chi cerca questo tipo di bici. Vorrei che i costruttori lo capissero invece di convincerci che hanno ragione loro, le bici devono essere così e basta.
Accolgo invece con favore la presentazione di accessori specifici, primo fra tutte le coperture; con un battistrada appena accennato al centro per favorire la scorrevolezza e una discreta tassellatura sulla spalla per dare grip in curva.
In ogni caso ammetto di essere rimasto perplesso dinanzi ad alcuni modelli presentati a Eurobike, ma poiché mi posso al momento basare solo su qualche foto e poche righe di presentazione sospendo il mio giudizio, in attesa che qualcuna di queste bici inizi a percorrere le strade.
Ma ci tornerò, perché è un argomento che mi intriga.
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Ancora una nuova categoria, ancora solo un tag…
si potrebbe andare avanti all’infinito. Com nel mondo mtb, dopo il fuoco di paglia delle fatbike, utili solo a farci pedalare quando c’è neve e la naturale evoluzione “ridotta” delle 27.5 Plus, anche la controparte stradale aveva bisogno della bici “controtendenza”: Il bitume che fa il filo allo sterrato; lo sterrato affrontato con la piega.
Si vabbè, notizia di ieri comunque per i più scafati (anche solo un po’ più attenti) che questo genere di bici già esisteva. Senza scomodare i modelli da competizione in ambito CX un banale esempio potrebbe essere la Specialized Tricross ( di cui si può leggere su questo blog).
D’altra parte però i costruttori sono alla continua ricerca di nuovi motivi per far cambiare bici ai ciclisti.
O forse sono i ciclisti ad aver continuamente bisogno di un buon motivo per cambiare bici?
Daniele
Ciao Daniele, come sai sulle bici sono abbastanza conservatore; ma comprendo che le innovazioni, anche quelle destinate poi a fallire, fanno comunque bene al nostro mondo. Altrimenti andremmo ancora in giro con la safety bicycle…
Mi piacerebbe però che le case fossero più propense a venire incontro a ciò che i ciclisti chiedono piuttosto che calare dall’alto soluzioni tecniche e idee che spesso hanno solo loro.
Non lo fanno tutti, ci sono produttori più attenti di altri; ma altri continuano a ritenere “superflue” certe esigenze. Penso per esempio a Sram e Campagnolo per i componenti, o Cannondale tra le bici.
Forse io ho una visione troppo ristretta e loro sanno cosa serve in tutto il mondo; non lo so, comunque adesso so come chiamare bici che costruisco da anni, ben prima di loro 🙂
Fabio
Leggendo l’articolo mi sono ricordato che è un po’ di tempo che volevo chiedere la tua opinione sui seguenti articoli trovati in rete. Riguardano argomenti come dimensione/pressione/scorrevolezza ruote e rigidità telaio. Gli articoli sono tratti dal blog di Jan Heine (randonneur ed editor di Bicycle Quarterly http://www.bikequarterly.com). Eccoli:
– https://janheine.wordpress.com/2014/11/23/what-is-planing (fa parte di una serie di articoli che trovi sul blog)
– https://janheine.wordpress.com/2014/01/01/tires-how-wide-is-too-wide/
– https://janheine.wordpress.com/2015/02/17/tire-pressure-data-and-details/ (anche questi sono esempi che fanno parte di una serie di articoli)
Non so se conosci già il blog o l’edizione cartacea (ecco un esempio di quest’ultima http://goo.gl/rVz8wr).
Non pretendo delle risposte immediate, magari possono essere degli spunti per i tuoi prossimi articoli….
Una precisazione; il tuo commento ha richiesto la mia approvazione manuale perché il sistema è settato per bloccare gli interventi che contengano più di tre link esterni, letti come possibile spam.
Conosco questo blog, anche se il mio inglese non mi consente di comprendere proprio tutto. Mi ci sono imbattuto lo scorso anno, quando valutavo come impostare una categoria che spiegasse alcune dinamiche della bicicletta. Idea che accantonai perché per fare un buon lavoro è necessario mostrare prove sul campo, e non ho a disposizione una struttura che me lo consente. Né sarebbe nella filosofia di questo blog riportare esperimenti altrui.
Per il momento posso dirti che quello di Heine è secondo me uno dei migliori blog presenti in rete, perché non chiacchiera a vuoto ma su quello che tocca con mano. E ha il vantaggio per lui e lo svantaggio per noi di essere in lingua inglese. Vantaggio perché si apre a una platea molto vasta, svantaggio perché non tutti lo comprendiamo abbastanza. Vero che esiste il traduttore di Google, so per certo che in molti lo usano per leggere me, con mio disappunto visto lo scempio che viene fatto del mio stile curato, ma io preferisco evitare.
In ogni caso se troverò modo e risorse per affrontare degnamente questi e altri argomenti stai certo che lo farò.
Fabio
Parto con i complimenti al blog, che leggo sempre con molto interesse.
Continuo scrivendo la mia, quindi del tutto personale, esperienza dopo 14 mesi di utilizzo su una bicicletta tuttofare, l’etichetta assegnata poco importa, in alluminio con forca carbonio e ruote mutuate da una 29er con pneumatici di misura variabile tra 28 e 32. Guarnitura 46-34 su 13-30 a 10 Velocità.
Il suddetto biciclo viene regolarmente utilizzato per commuting casa lavoro, uscite con bdc la domenica, gran fondo e avventura: si esce di casa e si prova quella sterrata mai fatta dove porta, quella ciclovia fluviale ecc.
La cosa che mi ha più colpito è l’adattabilità a tutte queste situazioni modificando solo le caratteristiche del pneumatico montato: in poche parole il mezzo va bene per “tutto” anche se non eccelle in nulla. Questo per chi scrive, il quale si ritiene un mediocre ciclista che vuole e può, viste le qualità fisiche, pedalare per svago e per passione, è la quadratura del cerchio.
L’unico appunto è la latitanza di attacchi, complice anche la posizione delle pinze freno e della forcella troppo racing, per i parafanghi.
Insomma mi reputo soddisfatto dell’acquisto, di fatto era parecchi anni che non mi divertivo così tanto in bicicletta, credo grazie proprio al fatto che essa è pensata e costruita per umani con il TGIF nel cuore e non per funambolici professionisti.
In ultimo, per la cronaca, il peso senza pedali si attestava a 9.08kg… Neppure tanto.
Bravo Omar!
Nulla contro le bici estreme per carità, io per primo cambiando l’ultima bdc ho cercato la massima specializzazione mi consentisse il conto corrente.
Ma una bici per pedalare e basta ci vuole, se abitassi in un posto diverso da questa strana città probabilmente anche la mia Elessar avrebbe vocazione più fuoristradistica (e comunque la tiene, basta smontare i parafanghi e montare gomme adatte, lo spazio c’è).
Aggiungo: non sei un ciclista mediocre, sei un ciclista e basta. E non è certo un limite 🙂
Fabio
Io sono tre anni che giro con la Vaya e mi sento un ciclista mediocre. Penso che il feeling con questa bici sia in buona parte dovuto al fatto che insieme facciamo tutto (anche se male). Non vorrei arrivare all’assurdo di fare un elogio della mediocrità, ma realtà è che su questa bici io mi sento sempre a casa come con un vecchio paio di jeans a cui sei affezionato. ….che poi ad essere uno al top finisce che ti attacchi al finestrino dell’ammiraglia!!!
E figurati se potevi esimerti dalla chiosa…
Fabio
Mi sono trattenuto tante volte.
Una volta all’anno devi concedermi qualche piccola punzecchiatura.
c.
Non hai di che trattenerti, non penso di aver bloccato alcun intervento.
Quella sul finestrino dell’ammiraglia è accettabile, molto meno quella sulla necessità di usare pseudonimi. Perché potresti dare l’impressione che io applichi censura ai commenti, cosa ovviamente non vera.
Non ho inserzionisti o padroni da accontentare, lo sai. Ho i lettori da rispettare invece, figuriamoci se mi farei problemi (come non mi sono mai fatto) a esprimere il mio disappunto se qualcosa non è all’altezza.
Fabio
L’invasione “graveL” era abbastanza prevedibile. Quello che mi ha lasciato perplesso è la relativa lentezza con cui i produttori si sono mossi. I segni erano chiari già 4/5 anni fa con il fiorire delle granfondo specialistiche in terra americana. Si vede che si muovono solo quando il potenziale fatturato è sopra certi valori.
Francamente pensavo che il ritardo dei grandi costruttori (perché i piccoli le hanno a catalogo da tempo e i medi, tipo Salsa, hanno aperto la strada come ben sai tu che ne usi una) fosse dovuto a un attento studio/scelte/idee: insomma, che se ne sarebbero uscito con qualcosa di innovativo e perfettamente centrato.
Invece quello che sto vedendo sono bici ben più pasticciate di quelle che potrei creare qui in microfficina. Hanno preso un poco di pezzi vari e assemblato qualcosa. Ma tu in fuoristrada, seppure blando, con due Zipp alto profilo ci andresti? Io no…
Fabio
Omerosissimo, di che bici parli?
Cusrioso…. 😀
Daniele
Mi associo a Daniele 🙂
Fabio
Ciao Daniele,
È una Warbird Salsa versione 2013. Comunque trovo molto interessanti anche la Tamland della Raleigh o la Straggler della Surly oppure la Croix de Fer della Genesis e pure la Condor Fratello…. Nome a parte.
Ovvio che se scrivendo marche di prodotti violo qualche regola mi scuso con Fabio , cancella il post senza problemi.
Omar.
Ah bé, signora bici…
Fabio
Ps. Nessuna violazione, non è pubblicità 🙂
….finché parli bene è sempre concessa la citazione e non è considerata pubblicità. Se ne parli in maniera critica allora è meglio utilizzare pseudonimi. E’ triste ma è così.
Non su questo blog Claudio, è meglio precisarlo: qui censura non c’è mai stata.
Fabio
Non credo Claudio. Se non si fosse liberi di esprimere la propria opinione su uno spazio personale (e privato) quale è un blog, saremmo davvero alla frutta.
Almeno, credo.
Daniele
Ovvio che non mi riferivo a questo blog ma a come va il mondo in generale.
Piccolo OT
Libricino “Gli Sdraiati” di Michele Serra (se non erro inverno 2012-2013)
Un’intero capitolo dedicato all’estetica di vendita della catena di abbigliamento “Abercrombie&Fitch”.
Nessuna critica ai prodotti ma un divertente analisi delle metodologie di esposizione dei prodotti, arredamento dei locali, linguaggio dei commessi/e sempre belli e svestiti. Serra utilizza sempre un nome di fantasia. Io che per queste cose son fuori dal mondo ci ho messo un po a capire il tutto.
Dover utilizzare uno pseudonimo per una semplice analisi sociologica l’ho trovato terribile.
c.
Non è un piccolo OT ma la necessaria precisazione: forse ti sei trattenuto troppo dal commentare i miei scritti a favore dei ciclisti sportivi e alla fine sei partito senza riflettere a fondo sul significato di quello che scrivevi.
Perché a chi capita sul blog la prima volta il tuo commento poteva essere interpretato come un: “Ma guarda un poco, qui o si parla bene (di chi o di cosa poi, Claudio?) oppure ti censurano”.
E dopo tanti anni che mi conosci mi sembrava ben strano potessi voler dire una cosa simile, io che detesto ogni censura e mantengo questo spazio libero da ogni ingerenza esterna.
La prossima volta trattieniti di meno, sfogati; però prima di dare invio rileggi… 🙂
Ah, e ricorda che qui non è necessario alcun pseudonimo.
Fabio
forse la bici che ho a casa e che mi accingo a recuperare sarebbe una di queste.. mi spiace che dalle foto che mi hanno fatto sembri in cattivo arnese.
Mumble, se è quella che ho visto io quando mi hai mandato la foto dei freni, direi proprio di no…
🙂
Fabio
Ricordo che il buon Pesenti negli anni 90 faceva delle bici per dei tizi che ci andavano in giro per il mondo con lo stesso intento che descrivi. Sto parlando di telaio in acciaio, cantilever e cerchi da 26. Ora mescolando un parte dell’amarcord con le tecniche moderne di costruzione i produttori possono, ed alcuni ci riescono, creare oggetti veramente funzionali.
Resto però del parere che il mezzo debba essere sì adeguato, ma debba essere adeguata anche la gamba altrimenti ogni sforzo è vano. A tal proposito ricordo quello che mi raccontava il mio preparatore, che per inciso ne ha viste di cotte e di crude, quando gli chiedevo che rapporti usare. Lui mi rispondeva usa quelli che ti piacciono di più, quelli con i quali ti trovi meglio. Questo discorso, trasposto alla bici totale mi fa pensare sempre alla stessa maniera. La bici totale è quella che piace di più ad ognuno di noi.
Buona strada 😉
Paolì, tu che scrivi qualcosa di intelligente e condivisibile mi preoccupa: non è che stai lavorando troppo? Hai bisogno di ferie? Di svagarti? Ti farti dare qualche indirizzo giusto da Gigio?
Per il resto già sai, ma te lo dico in privato…
Fabio
Specializzate e pasticciate! Ben detto!
Francesco
Ma una bicicletta “tuttofare” è costruttivamente (geometrie, impostazioni) più prossima ad una bici da ciclocross oppure a una bici da strada non “estrema” ?
Ciao Adriano, diciamo una via di mezzo, ma molto dipende dai costruttori.
In linea di massima le caratteristiche salienti sono il carro allungato, il movimento centrale rialzato e ampia luce per gomme più generose. Poi c’è chi preferisce una altezza cannotto sterzo minima stile ciclocross e chi invece la allunga molto per avere poco dislivello sella manubrio e una certa rigidità comoda se si carica l’avantreno col bagaglio; chi usa una geometria con orizzontale più lungo in favore del comfort e chi lo compatta in favore della rigidità. E così via, tante differenze quante sono le bici.
Fabio