La finanza investe sulle e-bike

Tempo di lettura: 2 minuti

I grandi fondi di investimento stanno puntando decisi verso il settore delle e-bike.

La notizia mi fa piacere, perché tutto ciò che ruota intorno alla mobilità sostenibile mi rende fiducioso per il futuro.

Certo, più che i fondi di investimento sono le loro diramazioni di venture capital, ossia quelle società che iniettano liquidità “di rischio” per finanziare una attività promettente. Un fondo di investimento invece va sul già sicuro, o almeno dovrebbe.

Ma non è gioco d’azzardo, non si investono milioni su una semplice sensazione.

Quando un fondo di venture capital si muove, 99 volte su 100 è perché la strada è sicura, serve solo la necessaria spinta.

Una spinta decisa: secondo i dati raccolti da PitchBook in tutto il 2019 e nella prima metà del 2020 le startup del settore e-bike, quindi aziende produttrici e tutto ciò che gli gira intorno, hanno raccolto ben 165 milioni di euro nel solo Vecchio Continente, una somma superiore a quella fatta registrare nel quadriennio precedente.

Ma attenzione, qui non parliamo di investimenti in aziende già solide (di quelle si occupano i fondi di investimento), ma di piccole e medie imprese che hanno inventato qualcosa di diverso, di particolare, però sempre legato al mondo delle e-bike.

Un esempio è la belga Cowboy che ha ideato questa bici a pedalata assistita piuttosto leggera (e fin qui a parte l’originalità di alcuni aspetti del design non gridi al miracolo) ma ha aggiunto una serie di servizi, dalla app dedicata all’assicurazione personale a una interessante formula leasing.

 

Non dobbiamo dimenticare che il mercato di riferimento non siamo noi pedalatori per passione ma chi cerca un mezzo di trasporto ecologico, gradevole e pratico, quindi non storciamo il naso davanti a quella guarnitura e la trasmissione a cinghia, su…

Bene, la Cowboy si è trovata una iniezione di finanziamenti per 23 milioni di euro. Non da parte di ignoti benefattori ma da Exor Seeds, il fondo della famiglia Agnelli, Hcvc, Isomer Capital, Future Positive Capital e Index Ventures.

Insomma, sono scesi in campo i big della finanza.

Ma in che modo tutto questo interessa noi amanti delle bici muscolari? 

Beh, a parte il fatto che io non sono un intransigente ma un appassionato, quindi non faccio parte della schiera dei fondamentalisti (di nessun genere) e non vedo le e-bike come una offesa personale a chi pedala solo con le sue gambe, tutto questo interesse tocca anche noi.

Di riflesso, è vero, ma ne potremmo godere tutti.

Solo pochi giorni fa c’è stato il discorso della Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen dove, tra i tanti temi trattati, c’è stato anche quella dell’economia green col corollario della mobilità sostenibile.

E siccome l’Europa non è una accolita di oscuri burocrati che tessono misteriose tele per favorire una fantomatica spectre (e non abbiamo manco 007 che può intervenire…) ma siamo noi, ossia i suoi Stati membri, le indicazioni (cosa affatto diversa dalle decisioni, che competono al Parlamento, la Commissione esegue e fa proposte) della sua massima responsabile hanno peso politico seppure non si traducano in atti.

Poche settimane fa sempre l’Europa ha stanziato una vagonata di miliardi proprio per la mobilità sostenibile, con una importante modifica dell’ultimo minuto, o quasi: l’introduzione delle bici, sia a pedalata assistita che muscolari, tra i mezzi di trasporto da agevolare.

Si lo so, uno pensa “ma perché, cosa c’è di più ecologico della bici?”.  

Beh, diciamo che l’ovvietà gli era sfuggita e si parlava solo di auto elettriche. Magari la prossima volta scegliamo qualcuno un poco più competente da mandare a Bruxelles a molte migliaia di euro al mese…

Mettendo insieme questi dati e tanti altri segnali, dal boom di vendite ai movimenti dei giovani a difesa della Terra che hanno obbligato tanti governi a mettere in agenda interventi concreti a tutela dell’ambiente, ne ricaviamo un interesse diffuso e importante per le bici.

Il fatto che si guardi più all’e-bike conta nulla.

Una e-bike ha bisogno di infrastrutture esattamente come una muscolare.

Una e-bike si sposta nel traffico esattamente come una muscolare.

Quello che fa bene a lei fa bene anche a noi.

Aggiungo una ulteriore considerazione, personale.

Molti acquirenti di e-bike (non specialistiche) non sono ciclisti alla nostra maniera, abituati a pedalare ogni giorno tra mille pericoli e difficoltà.

Sono persone che fino a poco prima erano dall’altra parte della barricata, ben protetti e sicuri nelle loro auto, del tutto inconsapevoli di quanto fosse, anzi è, pericoloso andare in bici, quando ognuno di noi si sente un bersaglio.

Una volta saliti sulla e-bike proveranno sulla loro pelle cosa significa la nostra vulnerabilità e magari la prossima volta al volante rallenteranno, aspetteranno strada libera e ci sorpasseranno a distanza di sicurezza. Perché penseranno che su quella bici potrebbero esserci loro.

Buone pedalate

Commenta anche tu!