La Camera approva il nuovo Codice della strada
O codice della strage, come giustamente ribattezzato da associazioni vittime della strada, esperti e attivisti.
Fortemente voluto dal ministro Salvini, cela dietro la solita propaganda un deciso colpo di spugna contro eccesso di velocità, violazione della Ztl, mobilità dolce.
Perché da un lato si inaspriscono alcune sanzioni, per esempio quelle per guida in stato di ebbrezza, sotto l’influsso di sostanze psicotrope e parlando al telefono, dall’altro si riducono e in alcuni casi si eliminano del tutto le possibilità di un reale controllo delle violazioni.
E poi mi sfugge il nesso tra Codice della strada e abbandono degli animali, se non far contenti i follower del ministro che riempiono le loro pagine social di cuccioli e gattini.
Nelle parole del ministro, questo nuovo codice, scritto, sostiene, “con l’animo del genitore”, vuole ridurre la mortalità, che in Italia è ben più alta del resto d’Europa: 56 morti in strada per milione di abitanti, contro i 26 della Gran Bretagna, i 34 della Germania e i 36 della Spagna.
Sappiamo tutti, tranne il ministro, che la velocità eccessiva è la prima causa di sinistri mortali. Sappiamo tutti che un pedone colpito da una vettura a 50km/h muore in otto casi su dieci; se l’auto procede a 30km/h il decesso si ha in due casi su dieci.
Quindi il ministro prossimo alla scadenza elettorale europea per lui fondamentale, un ennesimo insuccesso non gli sarebbe perdonato dal partito, da un lato sbandiera sanzioni aumentate, dall’altro tace sulle forti limitazioni all’uso e installazione degli autovelox; al momento, insieme ai tutor, gli unici strumenti preventivi disponibili, a meno di non voler schierare migliaia di uomini in divisa per i controlli su strada: uomini che non ci sono.
Le sanzioni poi, lì dove elevate, non possono essere reiterate. Se supero i limiti sullo stesso tratto nella stessa giornata o entro ed esco dalla Ztl per tutto il giorno la multa è unica.
Ma la vera mazzata, qualunquista e propagandista, è nel divieto di installare rilevatori di velocità su strade urbane con un limite inferiore ai 50 km/h e su quelle extraurbane con un limite inferiore ai 70 km/h.
Significa nel primo caso un chiaro attacco alle Zone 30, oltre le difficoltà nell’istituirle, scippando una prerogativa dei sindaci avocandola al ministero.
Senza controlli automatici ottenere il rispetto dei limiti nelle Zone30 è utopistico.
Non basta.
I comuni non potranno più istituire piste e corsie ciclabili, zone pedonali, ZTL e limiti inferiori ai 50 km/h fino alla diramazione di nuove linee guida del ministero che dovrà approvare ciascuna istanza dei comuni che perdono di fatto autonomia in materia. La parte in delega del testo conferisce poi al governo la facoltà di aumentare i limiti di velocità in alcuni tratti di strada, e di stabilire dove e come inserire posteggi gratuiti nei centri urbani. Per questi motivo, numerosi sindaci si sono appellati al dicastero affinché non venga loro tolta questa facoltà. Il sindaco di Milano Beppe Sala ha definito il nuovo testo “pericolosissimo” e un “errore clamoroso”. A schierarsi contrari sono state anche le amministrazioni di Padova, Roma e Bologna.
Le corsie ciclabili perdono gran parte della loro funzione, dato che passano dall’essere un’area della strada pressoché invalicabile salvo necessità, a una zona non necessariamente delimitata da segnaletica in cui le biciclette transitano in modo promiscuo ad altri veicoli. Vengono poi abrogate in toto le case avanzate. Ovvero quegli spazi riservati alle biciclette posti oltre la linea d’arresto dei semafori allo scopo di dare alcuni metri di vantaggio a chi circola in bici, evitando che in un momento di bassa stabilità quale è la partenza si trovino in mezzo al traffico motorizzato.
Viene anche limitata la possibilità di istituire doppi sensi ciclabili, che nel nuovo testo sono subordinati alla larghezza della carreggiata. Viene ridotto il potere delle strade ciclabili – strade in cui i ciclisti hanno la precedenza sugli altri utenti della strada, in maniera simili a come i pedoni ce l’hanno nelle aree pedonali – dove l’obbligo di dare la precedenza a chi si muove in bici diventa una semplice richiesta di prestare attenzione. Infine, l’obbligo di sorpassare i ciclisti ad almeno 1,5 metri di distanza viene edulcorato da un «ove le condizioni della strada lo consentano.
C’è poi l’ovvia battaglia contro i monopattini, con obbligo di targa, casco e assicurazione.
Non mancano altre misure che vanno contro ogni logica di sicurezza stradale, per esempio l’innalzamento dei limiti di potenza per i neopatentati, giacché bisogna far contenti anche i papà col Suv che non possono comprare l’auto al pargolo.
Ora il testo passa al Senato, di fatto semplice convalida in assenza di una decente opposizione capace di mettere in risalto la follia di queste norme.
Volute non in nome della sicurezza ma solo nel tentativo di raccattare quel poco in più che permetterebbe al ministro di sopravvivere dopo le prossime elezioni europee.
Non ce la farà ma la storia, anzi la cronaca ché a parlar di storia poi sembra chissà chi, insegna che l’animale messo alle strette è sempre il più pericoloso.
Buone pedalate
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Ciao Fabio, aggiungo che la norma relativa al metro e mezzo di distanza per il sorpasso delle biciclette, con l’aggiunta di “ove le condizioni della strada lo consentano” è di fatto una liberalizzazione assassina del sorpasso. Se le condizioni della strada non consentono di lasciare 1,5 metri, non è che non devo sorpassare, semplicemente non devo tenere quella distanza di sicurezza!!!
Un saluto a tutti, e speriamo che chi decide di sorpassarci quando siamo in sella abbia più sale in zucca del ministro.
Giusto Valentino, mi ero dimenticato del metro e mezzo. E già, l’aveva pure sbandierata…
fabio
Purtroppo l’ennesima conferma che ormai si legifera solo per cacciare consensi, senza la dovuta giusta riflessione sull’impatto che le nuove norme possono avere sulla popolazione, oppure solo per ripicca nei confronti dei predecessori, che forse è anche peggio, perché spesso quest’altro atteggiamento porta a cancellare provvedimenti in base ai quali il cittadino ha già fatto delle scelte, che con le nuove norme lo mettono in forte difficoltà, senza peraltro la possibilità di tornare indietro sui propri passi.
Ma come dicevo poco fa ad un amico, quando arrivo ad analizzare la situazione dell’Italia degli ultimi tempi, meglio fermarsi, cancellare i pensieri e passare oltre, rassegnandosi, altrimenti la rabbia sale sempre di più, con l’impossibilità di cambiare le cose, a meno di non far partire class action a tutto spiano, con l’unica certezza di un decadimento della propria salute mentale.
Speriamo bene va…
E quindi su una strada extraurbana con il limite inferiore a 70, posso tranquillamente andare a 200 kmh, tanto sono certo di non trovare autovelox… Ma si può essere così leggeri?
Mi piace “leggeri” come eufemismo…
Fabio
Aspettavo da qualche settimana un tuo commento in merito al nuovo codice della strada.
Visto la consueta pacatezza e onesta lettura degli argomenti presenti nel sito.
Speravo anche di essere “rincuorato” nel vedere che alcune cose assurde presenti in queste modifiche del CDS mi erano sembrate tali per mia incomprensione o alcuni articoli “sensazionalistici”. Invece purtroppo sono state anche in questo caso confermate dalle tue valutazioni.
Purtroppo è tutto vero, purtroppo non ci si può aspettare niente da chi per provare a guadagnare qualche voto farà morire o ferire altre persone. Di peggio credo non esista.
L’unica consolazione è che per fortuna a livello europeo e ancor di più mondiale l’Italia non conta un c*zzo.