#coronavirus: (ri)spiego perché la bici resta a casa

Tempo di lettura: 4 minuti

Alla luce della rapida successione dei decreti, nonché di inevitabili falle nella loro stesura, persevero nel mio tentativo di spiegare perché uscire in bici (per svago) non è permesso.

Soffermandomi oggi su alcuni punti controversi nella loro interpretazione.

ATTENZIONE: VERIFICATE IN CODA ALL’ARTICOLO SE CI SONO AGGIORNAMENTI. I DECRETI SI STANNO SUCCEDENDO RAPIDI COSI’ COME LE CIRCOLARI, QUELLO CHE LA MATTINA E’ FATTIBILE NON LO E’ PIU’ A SERA E VICEVERSA. TENETENE SEMPRE CONTO NELLA LETTURA

Anche se in realtà spesso sono controversi solo perché chi li legge non ha preparazione specifica o vuole semplicemente trovarci ciò che lo aggrada.

L’altro ieri ho illustrato, con aggiornamenti in tempo reale, perché la bici dovesse restare ferma, senza entrare in dettagli di natura tecnico-giuridica.

Ieri ho scelto di spiegare, Costituzione e Codice Penale alla mano, perché la bici dovesse stare ferma.

L’interpretazione di una norma o provvedimento non è mai, per gli operatori del diritto, “esprimere la propria opinione”. Esistono precise regole, frutto di oltre 2000 anni di evoluzione del diritto. Un arsenale enorme a cui attingere. Quindi quando leggete “interpretazione” dovete sempre intenderla in senso tecnico, non soggettivo.

Ma ancora c’è chi si aggrappa a ragionamenti privi di logica o si improvvisa giurista nella ricerca, sbagliata e pericolosa, di scappatoie.

Come se non pedalare per due settimane fosse la più grande disgrazia della vita. Chi la pensa così, diciamolo, non è un ciclista appassionato ma ha seri problemi e dovrebbe farsi vedere da uno bravo.

Fioccano le prime denunce, tutte ineccepibili, contro ciclisti irresponsabili o furbetti.

Vediamo perché.

Il DCPM 9 marzo 2020 estende a tutto il territorio nazionale quanto previsto in una parte del DCMP precendente.

NON lo abroga come erroneamente riportato su alcuni forum e sui social.

Aggiunge e sostituisce alcune sue parti, in quella che è la nomale (per i giuristi) successione normativa.

Prima di proseguire è necessario soffermarsi su un punto.

La nostra Costituzione ha previsto un iter rigoroso e complesso per licenziare una legge. Proprio perché non si può legiferare a cuor leggero, ci sono tantissimi aspetti da considerare.

E questo richiede tempo.

Tempo che in situazioni particolari non c’è, e infatti sempre la nostra Costituzione prevede vari istituti per le urgenze: dai decreti legge a quelli ministeriali.

Che hanno status e iter diversi, infatti un decreto ministeriale non è equiparato a una legge (non sarà sottoposto al vaglio dell’unico organo costituzionale legittimato, cioè il Parlamento) ma è quello che possiamo definire come provvedimento dell’autorità.

E’ una distinzione importante, capire questo aiuta a capire il resto.

I Decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri non sono quindi leggi in senso tecnico: non possono disporre e stabilire determinati aspetti, hanno dei limiti per dirla semplicisticamente.

Inoltre dobbiamo considerare il momento eccezionale, la continua evoluzione degli eventi, che ci sia qualche punto debole è normale.

Esiste nelle leggi ordinarie, studiate per mesi prima di essere sottoposte al Parlamento, figuriamoci per un decreto scritto nella notte.

Ieri ho spiegato perché non è possibile, al momento, imporre un obbligo coercitivo a restare a casa; e spiegato perché lasciare la propria abitazione senza comprovata esigenza sia comunque reato.

Ora chiarisco un altro aspetto controverso: il territorio.

Nel primo DCMP, quello dell’8 marzo, l’ambito di applicazione era riferito solo ad una Regione e ad alcune Province, quindi un territorio delimitato.

Il giorno dopo l’ambito di applicazione è stato esteso a tutto il territorio nazionale, generando confusione perché troppi hanno ritenuto che spostarsi senza comprovato motivo nell’ambito del proprio territorio comunale fosse possibile.

No, perché il territorio, nella sua definizione giuridica, è ovunque lo Stato eserciti la propria sovranità.

Che sia, per la parte che interessa noi ciclisti, una strada provinciale o un sentiero di campagna.

Quindi inutile aggrapparsi alla scusa che si percorre una strada poco frequentata: non si percorre e basta, senza comprovato motivo.

E infatti la Protezione Civile ha chiarito che serve munirsi di autocertifcazione, sempre. Che significa poter dimostrare un comprovato motivo.

Andiamo avanti.

La nostra Costituzione (perché tutto nasce da lei, sempre) prevede la tutela di determinati interessi. Anche secondo una scala gerarchica, per un cui un interesse collettivo sopravanza uno individuale.

Questo significa che l’interesse collettivo della salute pubblica è più importante di quello soggettivo di spostarsi liberamente; nel nostro caso, sempre senza comprovato motivo.

Per questo il punto fondamentale resta quanto espresso nei DCPM 8 e 9 marzo, che si succedono ma dove il secondo, ricordo, non abroga il primo ma ne sostituisce una parte.

Quindi chi vi racconta che il DCPM 8 marzo non è più in vigore vi sta dicendo una sciocchezza.

Senza divagare oltre il necessario, riprendiamo il DCPM 8 marzo.

Che recita: “evitare ogni spostamento delle persone fisiche in entrata e in uscita dai territori di cui al presente articolo, nonche’ all’interno dei medesimi territori, salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessita’ ovvero spostamenti per motivi di salute. E’ consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza

Combinando con la sua modifica del giorno dopo, abbiamo la sostituzione dei territori elencati con tutto il territorio nazionale.

Quindi non cambiano le disposizioni: sono ampliate a tutto il territorio.

E’ questo il punto focale del provvedimento, che deve essere per sua stessa natura generale e astratto. Altrimenti non potrebbe ricomprendere tutta la realtà.

E come ogni provvedimento generale e astratto è poi necessario applicarlo al caso concreto.

Per farlo, esistono strumenti specifici, di cui vi ho già parlato.

Quello principe resta sempre la ratio, il motivo per cui un provvedimento è emanato.

Che è chiaro e lampante nella parte appena citata.

Da tradurre, come si sta esortando da più parti, nel famoso “restare a casa”.

Questo supera ogni altra valutazione, annulla alla base ogni tentativo di cercare scappatoie. 

Se non hai una comprovata e dimostrabile esigenza per spostarti, non esci.

Forse l’unico vero errore è stato far leva sul senso civico: quanto meno si è peccato di ottimismo.

O forse no, al solito esiste una maggioranza silenziosa che rispetta gli altri e le leggi. E una minoranza rumorosa che spadroneggia sui social e sui forum, dando la falsa impressione di essere maggioranza.

C’è poi la famosa questione dell’attività motoria all’aperto a cui tanti si aggrappano per giustificare il loro uscire in bici.

E’, oggettivamente, ipotesi mal formulata.

Che comunque deve essere interpretata e applicata sempre alla luce della parte regina del decreto, ossia l’esortazione a evitare spostamenti non necessari. Sul perché sia esortazione e non obbligo ho già spiegato ieri.

E poiché una uscita su strada (e fuoristrada, sempre territorio nazionale è) che è per sua stessa natura uno “spostamento” sul territorio non può essere paragonata alla attività motoria all’aperto in luoghi delimitati (così come indicato in decreto e così come è nel suo stesso spirito) provare a sfruttare questa opzione piegandola al proprio egoismo resta un gesto incivile oltre che, non dimentichiamolo, un reato: ossia il mancato rispetto di un ordine dell’autorità.

In questa ottica va ricompresa ogni limitazione.

Per semplificare; prima hanno chiuso bar, pub, discoteche. Oggi attività commerciali non di prima necessità.

Perché potenziali luoghi di contagio ma, soprattutto, perché visto che in troppi il semplice “restate a casa” proprio non lo capiscono, gli si è tolta da sotto il naso ogni tentazione.

Ma in tutto questo continuo a non capire una cosa, e mi avvio alla conclusione.

Siamo in un momento difficile, fino alla scorsa settimana ci scherzavamo su e nessuno avrebbe immaginato il precipitarsi degli eventi.

Ci vengono chiesti sacrifici, soprattutto a chi ha lavoro autonomo ché a stare sul divano significa non guadagnare un centesimo; e sono comunque sacrifici anche per chi ha lavoro dipendente, magari privato perché rischia seriamente il posto di lavoro o non vedere lo stipendio a fine mese.

Proprio non arrivo a comprendere quelli che su social e forum stanno lì a sbranarsi perchè per un paio di settimane devono tenere la bici a risposo.

Ma è davvero così importante? E’ davvero la vostra unica ragione di vita? Davvero non pedalare due settimane rende la vostra vita vuota?

Guardate, e ve lo dice uno che è appassionato (questo blog mantenuto tra mille difficoltà lo conferma): se è così, avete seri problemi.

Aggiungo una altra notazione che mi renderà ancor più inviso a tanti: qui non parliamo di “interpretazioni personali”, qui non vale il principio che la mia spiegazione è valida (o invalida) come quella di chiunque altro non abbia sulle spalle anni di studi specifici.

In ogni ambito esistono specialisti: io ignoro come curare un malato, ristrutturare una abitazione e persino come usare uno smartphone. E infatti vado dal medico, mi rivolgo all’architetto, do il telefono a mia figlia perché mi metta i numeri in rubrica.

Le spese per mantenere in vita questo blog le copro indovinate un poco grazie a quali continui e quotidiani studi? Appunto. 

E così come per ogni articolo tecnico in caso di dubbi mi rivolgo ad esperti del settore, anche per questi che sto pubblicando ho prima sottoposto al vaglio di specialisti: docenti universitari, magistrati, avvocati. 

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Una aggiunta: molti si stanno vantando di essere usciti in bici e che le Forze dell’Ordine non li hanno fermati. Giustificando se stessi e credendo, erroneamente, di essere nel giusto.

Doppiamente stupidi: state violando un ordine dell’autorità e non rendendo merito a quei poveri disgraziati in divisa che stanno in strada mentre a voi viene chiesto di stare sul divano e si girano dall’altra parte per non rovinarvi la vita, denunciandovi.

Pensateci.

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H 13.

Una nota del Viminale fa parziale marcia indietro, allentando i cordoni rispetto a quanto dichiarato dalla pretezione civile.

Una passeggiata, una boccata d’aria, sono consentite a patto di rispettare le distanze. Continuano a essere sconsigliati gli spostamenti senza motivo. Ricordo ancora una volta che un esplicito divieto a non uscire non esiste per le ragioni normative già ampiamente spiegate.

Il Viminale ritiene, anche per evidenti ragioni di “ansia” che si sta creando, di allentare la tensione tra la popolazione con un applicazione meno rigorosa di quanto sostenuto dalla protezione civile.

Resta ferma l’esortazione del Ministero degli Interni di uscire comunque solo lo stretto necessario.

Una evidente contraddizione, aggiungo io, ma giustificata dal panico che pare stia prendendo. Comprendo tuttavia i motivi, non è situazione facile da gestire in poche ore, quindi resta valido l’appello alla respondabilità individuale.

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H 16.30

Il Viminale conferma che una passeggiata è possibile, pur rispettando i limiti previsti. Seppure in contraddizione con quanto sostenuto da ieri sera dalla Protezione Civile, questa interpretazione autentica la supera.

Passeggiata, ricordo, non significa uscita in bici di allenamento, che è cosa del tutto diversa.

E’ normale in questa fase, con rapida successione dei decreti nonché delle loro applicazioni, che si creino queste discrepanze. Al momento non risulta alcuna risposta dalla Protezione Civile, e immagino non ci sarà, non avrebbe senso.

Quindi questo modifica alcune risposte che ho dato stamattina, avvalendomi delle indicazione della Protezione Civile prima dell’intervento del Viminale.

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Non chiudo, ovviamente, col solito augurio; sostituisco con l’invito a restare a casa.

https://www.elessarbicycle.it/posso-uscire-in-bici-lo-stesso-no/

https://www.elessarbicycle.it/coronavirus-perche-anche-la-bici-va-in-quarantena/

Grazie

COMMENTS

  • <cite class="fn">Luca</cite>

    Direi che si vede chi fa il mestiere e chi no (altri esperti su altri forum), già le spiegazioni precedenti erano più che soddisfacenti, questa di oggi mi sembra un esemplare esempio di chiarezza in tema di normative e applicazione della legge. ……a questo punto dismettere il blog sul ciclismo e aprire un blog sull’ attività forense…….si scherza, ovviamente anche per sdrammatizzare un pochino. Io mi reco al lavoro (in ospedale) con la bici e attraversando Milano da un capo all’ altro trovo un ambiente spettrale e allo stesso tempo curioso. E’ il silenzio per strada che impressiona maggiormente e che fa sembrare Milano un paesino di campagna. Detto questo la popolazione deve restare a casa, gli ospedali sono quasi vicini al collasso e se speriamo di uscirne fuori senza un conteggio dei decessi da guerra civile è imperativo attenersi scrupolosamente all norme dettate dalla protezione civile.

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Luca, in realtà ho questo blog proprio perché sono stanco di codici e pandette 😀

      Ero indeciso se scrivere questi articoli o meno, qui ho sempre evitato argomenti legali (seppure possano essere utili, pensa al Cds per noi ciclisti che pochi conoscono) ma vista la situazione straordinaria, ho fatto una eccezione.

      Spero di non doverne scrivere altri; e tornare a parlare solo di bici

      Fabio

  • <cite class="fn">Alfredo Garofalo</cite>

    Per i pochi incoscienti rimasti (vorrei usare un termine più forte ma preferisco evitare) porto la mia esperienza diretta. Abito a Pedrengo, un piccolo paese alle porte di Bergamo. Chi volesse togliersi la curiosità consulti google maps. E’ un piccolo paese di circa seimila abitanti. Oggi sono confinato a casa e in questo momento sono le ore 13. Da questa mattina ho sentito almeno cinque volte le sirene delle ambulanze in paese. Cinque volte in una mattinata in un piccolo paese!!! Nel giro di pochi giorni tra i miei conoscenti diretti si contano cinque decessi e diversi sono in ospedale. La moglie di un mio amico, ricoverata in ospedale dopo più di una settimana di influenza e ancora febbricitante, è stata portata al Papa Giovanni. Riconosciuta positiva al virus dopo un giorno di ossigeno è stata rimandata a casa perchè altro non possono fare e ci sono casi con maggiore priorità.
    Quando leggete che i medici dicono che devono decidere chi salvare e chi abbandonare, credeteci, è la verità.
    Avete ancora voglia di pedalare? Magari voi come la maggior parte ne uscirete indenni, ma vostra madre? Vostra moglie? Un caro amico? Come vivreste con il pensiero di averli uccisi?
    Certo non lo avete fatto apposta è ovvio, però ve la sentite di correre, anzi di far correre ai vostri cari questo rischio?
    Pensateci su e state a casa se potete, io domani devo andare a lavorare.

  • <cite class="fn">michele</cite>

    Grazie Fabio , articoli chiarissimi e utilissimi anche agli “addetti ai lavori” che come me sono sulla strada per far osservare le disposizioni. Condivido ovunque i tuoi articoli. Ciao e grazie ancora per aver voluto approfondire questo tema.

  • <cite class="fn">Cristiano</cite>

    Ciao Fabio, un amico mi ha girato i tuoi articoli che mi hanno giustamente confermato le motivazioni per cui non sto uscendo in bici al momento ma qualche corsetta nel parco la vorrei comunque fare nel rispetto delle distanze prescritte. Dopo aver letto tutti e tre i tuoi articoli mi manca però ancora la necessaria chiarezza sulle famose “attività motorie” che chiaramente non rientrano nelle comprovate necessità ma sembrerebbero ammesse, sicuramente questa mancanza di chiarezza è dovuta al susseguirsi delle comunicazioni seguenti di Protezione Civile e Viminale. In particolare, il tuo ultimo aggiornamento delle 16.30 qui in alto recita: “Il Viminale conferma che una passeggiata è possibile, pur rispettando i limiti previsti. Seppure in contraddizione con quanto sostenuto da ieri sera dalla Protezione Civile, questa interpretazione autentica la supera…”. Quindi, la corsa dovrebbe essere equiparata alla passeggiata rientrando nelle attività motorie (almeno questo è quello che recepisco dai tuoi articoli), ma comunque anche in questi casi mi sembra di aver capito che bisogna produrre un’autocertificazione, in tal caso quale motivazione ci andrebbe riportata dato che l’autocertificazione è prettamente orientata ai soli casi di comprovata necessità? In aggiunta, mi confermi che l’autocertificazione non è necessario averla “in tasca” ma può essere resa con i moduli disponibili agli organi di controllo? Scusa se sono stato prolisso e comunque complimenti. Cristiano

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Cristiano, bisogna comprendere che a distanza di anni ancora stiamo a scrivere libri e studi su un singolo passo di una norma, figuriamoci quindi come si possa immaginare di avere assolute certezze in questo momento.
      Volendo, non avrei alcuna difficoltà a scrivere un articolo in cui sostengo l’esatto contrario, dimostrandolo Costituzione alla mano.
      Perdonami questa premesse, non tanto rivolta a te ma a chiunque in questi giorni viene su queste pagine, soprattutto i nuovi che quindi ignorano come da tempo gestisco questo blog e le attente verifiche che svolgo prima della pubblicazione di un articolo.
      Veniamo a noi.
      Si, la corsa a piedi è ammessa dal Viminale, sconsigliata dalla protezione civile, osteggiata da diversi sindaci e governatori regionali.
      Per esempio stamattina, mentre ero in coda fuori la farmacia, i vigili hanno esortato due runner a tornare a casa.
      Credo che ormai parlare di cosa sia ammesso e cosa no abbia perso significato.
      La linea guida è stare a casa, tranne comprovata necessità. Temo che presto potrebbe sparire questa deroga per attività motoria e sport cui troppi si sono aggrappati, distorcendola.
      Comunque, allo stato attuale, puoi correre a piedi; a meno che il governatore della tua regione non lo abbia impedito e ricordo a tutti i giuristi improvvisati che ne ha pieno titolo. Può cioè adottare risoluzioni più stringenti di quelle del Governo nelle materie di sua compotenza. E questa lo è perché rientra tra le misure sanitarie.
      Inutile autocertificazione con te, le Forze dell’Ordine provvedono a redigere. Se la porti, gli fai risparmiare tempo però.

      Fabio

  • <cite class="fn">Cristiano</cite>

    Grazie per la risposta, nell’ottica della chiarezza spero allora che questa deroga venga cancellata al più presto perchè altrimenti si fa solo confusione. Del resto, come dicevo, non avrei neanche idea di cosa scrivere sull’autocertificazione in tal caso o anche solo per una passeggiata…

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      E’ una deroga che ha preso pari pari le indicazioni dell’OMS; ma purtroppo, una minoranza se ne fa scudo in modo improprio. Nel copia e incolla avrebbero dovuto cancellare sport, lasciando solo attività motoria. Questo renderebbe tutto più semplice.
      E infatti molti sindaci stanno chiudendo i parchi…

      Fabio

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