[Tecnica] Forare coi tubeless, è una tragedia?
Intorno ai tubeless, nel mondo stradale, regna ancora parecchio scetticismo.
Nella Mtb sono realtà consolidata, nel gravel ormai la stragrande maggioranza di gomme performanti sono TLR, nell’uso sportivo stradale faticano ad aprire una breccia nel cuore degli appassionati.
Le critiche più ricorrenti: difficoltà di montaggio e problemi in caso di foratura.
Se per la prima in questo video ho abbondantemente illustrato le tecniche, i consigli e anche gli utensili specifici per vincere la resistenza a calzare pure i tubeless più riottosi, per la seconda un fondo di verità c’è.
Perché i tubeless forano come qualunque copertoncino: se siamo fortunati ce ne accorgiamo solo a casa, se non lo siamo è possibile trovarsi per strada a maledire la scelta tecnica.
Però siccome credo sempre che uscire in bici deve essere divertente e rilassante, vediamo quattro possibili scenari e le soluzioni. Teoriche, non ci sarà cioè la spiegazione completa, da officina diciamo così. Ho scelto una impostazione più sui generis, ma confido di ampliare in futuro con video esplicativi. E’ che dovrei forare un tubeless apposta…
Affidarsi solo alle virtù del sigillante per scongiurare un mesto ritorno a piedi è fuori discussione.
Serve avere sempre con sé tutto il necessario per risolvere anche l’ipotesi peggiore.
Quindi sempre:
1. Pompa, meglio a mano invece del Co2, vedremo perché. Comode quelle elettriche, ne ho recensite un paio. Non permettono il tallonamento, non sono compressori. Ma aiutano a velocizzare il gonfiaggio.
2. Kit vermicelli, quegli inserti da inserire nel foro troppo grande perché il liquido possa ripararlo; hanno in dotazione gli utensili necessari ma non sempre anche il mastice necessario, quindi attenzione quando lo ordinate. Nel caso lo prendete a parte.
3. Toppe per riparare i copertoni. Sono adesive, come quelle per riparare le camere d’aria. Si inseriscono all’interno del copertoncino, su strada sono poco efficaci, è più una soluzione da usare una volta a casa per riparare il taglio. Ma possono comunque essere utili se il taglio è grande, dobbiamo quindi ricorrere a una camera d’aria e questa resta esposta proprio a causa dello squarcio.
4. Camera d’aria quindi, perché se il taglio non lo ripari col lattice, poco da fare. E se è grande rischi di rompere pure la camera appena montata, motivo per cui consiglio il punto 3.
5. Guanti in nitrile, irritante trovarsi con le mani sporche di liquido sigillante.
6. Leve cacciacopertoni, meglio se in versione adatta a tallonare i tubeless. Più in basso trovate un link a una recensione
Ora vediamo quattro possibili scenari.
1. Ce ne accorgiamo solo a casa
E’ l’ipotesi come detto più fortunata, il foro è piccino, il liquido fa il suo dovere, posiamo la bici è notiamo il “tappino” creato dal lattice. A volte nemmeno. E’ andata bene. Però è anche il motivo per cui quando usiamo i tubeless è sempre bene una rapida ispezione visiva prima di riporre la bici. Noioso scoprire pronti per la successiva uscita che la gomma è a terra perché nel frattempo la riparazione ha ceduto oppure farla saltare dando pressione alle coperture prima di affrontare il nostro lungo della domenica.
2. Ce ne accorgiamo pedalando ma non restiamo appiedati.
Il classico sibilo e la bici che si fa mollacciosa ci avvisano che abbiamo forato. Si tratta in genere di fori più grandi, in questo caso la pressione interna del copertoncino “spara” fuori un poco di lattice ma al calare di questa il liquido riesce a fare effetto sigillando il foro. Serve fermarsi, magari pulire il lattice dalla bici, e poi portare la gomma nuovamente a pressione. Però attenzione: pressione più bassa perché altrimenti potrebbe saltare la riparazione. Motivo per cui io sconsiglio anche l’uso delle bombolette di Co2, troppa pressione tutta insieme, puff, via la riparazione. Non va bene.
3. Serve metterci le mani.
Foro troppo grande perché il liquido possa metterci una pezza, letteralmente direi, serve operare noi. Usando i vermicelli, gli inserti da inserire nel foro per sigillarlo. Sono forniti con utensili per pareggiare il foro e per inserire il vermicello. Che dovrà essere fissato con mastice apposito (pulire la zona) e poi tagliato l’eccesso. Il problema non è l’intervento in sé, molto semplice. Il problema è che spesso è rimasto poco lattice, il foro grande ne ha fatto uscire una buona dose, e non sempre quello rimasto basta. Però poiché non serve togliere la gomma, abbiamo ragionevole certezza che il liquido sui fianchi sia ancora lì a lavorare e questo dovrebbe permetterci il rientro sui pedali. Gonfiare bassi, per lo stesso motivo dello scenario 2.
4. Né lattice né vermicelli, serve una camera d’aria.
Il foro è grande, addirittura un taglio, né lattice né vermicelli possono fare qualcosa, l’unica è usare una camera d’aria. Ed è qui che molti maledicono il momento in cui hanno scelto i tubeless. Perché iniziano una serie di difficoltà, almeno in strada. La prima è la necessità di stallonare la gomma, ben tenace sui fianchi del cerchio grazie al lattice. E’ bene stallonare entrambe i lati, schiacciando la gomma come a volerla portare al centro del canale del cerchio. Questo abbassa tensione e rende le operazioni più agevoli. La seconda è la rimozione della valvola, anche qui è probabile sia incollata, del resto è il primo punto dove si può verificare una perdita e il lattice in primo montaggio lì si dirige volenteroso. Motivo per cui io consiglio, checché ne dicano i puristi, di lasciare sempre il cappuccetto sulla valvola. Spesso serve esercitare pressione, magari un sasso piatto che fa da battuta: avere il cappuccetto significa non danneggiare la valvola, che non è certo regalata. E la terza è il rimontaggio, siamo per strada, senza il conforto della nostra officina, alcuni tubeless sono rognosi. Ci sono leve cacciacopertoni a doppia funzione, ossia adatte a montare i tubeless, come quelle Pro Bike Gear che ho recensito. Possono essere un validissimo aiuto.
Infine un suggerimento. Sono ormai da tempo sul mercato gli inserti, le mousse, anche per gomme stradali e gravel. Possono tornar comode perché non eliminano il rischio di forare ma quello di stallonare: insomma, pure a gomma sgonfia si torna a casa. Non chiudi il giro ma almeno non devi ricorrere al camion scopa…
Stessi contenuti ma con in più la visione degli utensili citati nel formato video, questo il link diretto.
O qui a seguire la miniatura.
Buone pedalate
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Ottimo riepilogo. Per lo scenario n.2 io utilizzo, appena sento il sibilo e vedo lo spruzzo, un poco di ovatta sul foro e un paio di giri di nastro da elettricista a tappare il buco.
Tiene quanto basta a rigonfiare e tornare. Ho utilizzato questo espediente (perché di questo si tratta, non risolve ma ti aiuta momentaneamente) diverse volte e rigonfio la gomma a pressioni normali e il tutto ‘regge’. Non vuole essere il mio un consiglio, ci mancherebbe, è solo la mia esperienza che riporto per chi fosse incuriosito!
Besos