[Test] Campagnolo Ekar GT

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Prova su strada per la trasmissione dedicata al gravel proposta da Campagnolo. E’ la versione GT, che si differenzia per materiali e peso rispetto alla sorella Ekar e abbassa il prezzo di listino.

Certo, resta comunque un prezzo non proprio popolare ma se teniamo conto del valore medio dei gruppi dell’azienda vicentina, il risparmio c’è.

Senza grosse rinunce e anzi, l’arrivo della variante GT ha permesso di ampliare la gamma rapporti, sia per le corone che per i pacchi pignoni.

Come vedremo nel prossimo paragrafo abbiamo infatti la scelta tra ben cinque corone e quattro cassette.

Resta solo monocorona a 13 velocità, non si vede all’orizzonte prossimo un Ekar a doppia corona. Più probabilmente arriverà la versione elettronica, unica via di sviluppo al momento percorribile.

Gravel è un concetto troppo vasto, ognuno lo interpreta come crede e qui risiede il suo fascino.

E’ difficile per un’azienda focalizzare il prodotto, farlo impone definire il gravel, classificarlo, chiuderlo nell’ennesimo recinto delle diverse e infinite specializzazioni del ciclismo: snaturandolo o comunque limitandolo.

Ciò non toglie che costruire qualcosa di dedicato impone scelte tecniche capaci di rendere facile la vita sui pedali a chi ama questo modo di pedalare.

Non è solo questione di gamma rapporti; serve coniugare tra loro esigenze opposte che devono tradursi in scelte tecniche ed ergonomiche capaci di favorire sia la guida su strada che quella in off road.

Non è facile, serve ripensare i propri dogmi.

Campagnolo è tradizionalista ma ancor più è tradizione del ciclismo. Si possono condividere o meno alcune scelte strategiche, si potrà discutere all’infinito su decisione tecniche ma resta indubbio che al di là dei numeri è azienda capace di sfornare ottimi prodotti. 

Eppure…no, non voglio anticipare il test.

Vediamo rapidamente come è fatto, sfruttando le immagini ufficiali, e poi via a pedalare.

Iniziamo.

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