#coronavirus e bicicletta: facciamo la sintesi tenendoci aggiornati

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In questi giorni ho scritto molto sull’argomento, aggiornando i singoli articoli via via che si succedevano modifiche, nuovi decreti, interpretazioni ufficiali o di fonti istituzionali.

Dando per scontati, forse sbagliando, alcuni concetti base.

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ATTENZIONE: LE INDICAZIONI DI QUESTO ARTICOLO SONO DA RIFERIRSI ALLA SITUAZIONE ALLA DATA DI PUBBLICAZIONE. PER EVENTUALI AGGIORNAMENTI DOVUTI A NUOVE ORDINANZE, ANCHE REGIONALI, FATE RIFERIMENTO A QUANTO SCRITTO IN ROSSO NELLA SECONDA META’ DELL’ARTICOLO.

PER OVVIE RAGIONI MI E’ IMPOSSIBILE VERIFICARE LE ORDINANZE DEI SINGOLI COMUNI, AL MASSIMO POSSO FARLO PER LE METROPOLI. CHI RISIEDE IN PICCOLI COMUNI DOVRA’ ATTIVARSI INFORMANDOSI PRESSO LE SUE STRUTTURE.

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Il primo, e infatti ho provveduto a inserire apposita specifica negli articoli già pubblicati, è stato non definire esattamente cosa intendo per “giro in bici”.

Questo ha determinato alcune incomprensioni, non fra voi che seguite il blog ma fra i tanti che mi hanno letto per la prima volta.  

Qui da sempre mi rivolgo a ciclisti appassionati, persone che amano pedalare per distanze medio lunghe, per diverse ore; persone che la domenica la dedicano a uscite con chilometraggi a tre cifre e con le lancette dell’orologio che girano molte volte.

Se diamo questa attività per definire “l’uscita in bici”, tutto diventa più comprensibile ed inquadrabile nella giusta prospettiva. 

Il secondo punto che ho dato per scontato, anche qui forse sbagliando, è che tutti sapessero che nella vita sono avvocato, con oltre 30 anni di studi sulle spalle. E che, così come per un articolo tecnico, non esito mai a chiedere il confronto con specialisti prima di pubblicare; perché mai mi è interessato fare sfoggio di competenze, solo offrire a voi la migliore informazione possibile. Stavolta invece di meccanici professionisti mi sono rivolto a docenti universitari, magistrati, avvocati. 

Questo significa che quando parlo di “interpretazione” non sto esprimendo una semplice opinione non qualificata ma un parere frutto di conoscenza specifica mia e di tanti altri specialisti. E’ una bella differenza.

Già dal primo decreto ho pubblicato un articolo che si riassume grosso modo nel concetto: le uscite in bici (così come intese sopra) non sono permesse, non rientrano tra le attività consentite. Usare la bici come strumento per le attività necessarie è permesso, usarla per attività motoria e sport pure ma con precisi limiti.

Qui, su quest’ultimo punto, il mio possibile terzo errore di valutazione, dando per scontato che tutti conoscessero i significati di attività motoria e sport così come previsti dall’Organizzazione mondiale della Sanità (e infatti per bocca del ministro della salute prima e della protezione civile dopo,  da subito era stato chiarito che da lì era stata presa l’indicazione) e che fosse palese come mai io parlassi del giretto al parco, intendendo sempre per uscita in bici a fini sportivi il tipo di uscita come l’ho definita.

Che implica, per sua stessa natura, uno spostamento evidente e notevole lungo il territorio, attraversando vari comuni.

Poi certo, se abiti nella Capitale riesci a farti pure 200km con facilità senza abbandonare i confini comunali, ma questo è discorso che non interessa.   

Se sin dal primo articolo sono riuscito da subito a inquadrare nella giusta prospettiva i comportamenti da tenere, al netto del mio errore di valutazione nell’aver dato per conosciuti alcuni concetti base, non è frutto del caso.

Ma dell’impegno mio e di altri, nonché del continuo scambio di informazioni con fonti qualificate, istutizionali, con le quali sono in stretto contatto da giorni.

Però sempre quando pubblico un articolo tecnico o una recensione vi spiego anche perché sono arrivato a certe conclusioni, vale la pena un sunto anche qui, su questo argomento, affinché ognuno possa avere gli strumenti per formarsi le proprie convinzioni.

Sono partito dal criterio principe di ogni interpretazione normativa, la ratio; cioè il motivo per cui un provvidemento è emanato, l’interesse che è chiamato a tutelare.

Fossimo in un giallo dovrei dire il movente.

E del resto la procedura non è dissimile; è una indagine, dove il ruolo della polizia scientifica lo svolge la millenaria dottrina che ha codificato una incredibile serie di parametri, un formidabile arsenale a cui gli addetti ai lavori possono attingere a piene mani.

Il movente, chiamiamolo così, suona più semplice, è far si che la gente resti a casa per evitare fonti di contagio; nonché ogni possibile situazione di pericolo che potrebbe impegnare il sistema sanitario nazionale, tutto rivolto a gestire una situazione di emergenza.

Questa la ragione essenziale alla base dei decreti emessi.

Se, per esempio, l’interesse fosse stato tutelare l’attività sportiva, il testo dei decreti sarebbe stato diverso; invece è interesse residuale, viene cioè dopo quello principale che si concreta, per semplicità, nell’esortazione a stare a casa.

Sul perché si parli di esortazione e non divieto esplicito ne ho scritto. 

Sintetizzo anche qui: la nostra Costituzione prevede regole precise affinché un cittadino possa essere sottoposto a una misura limitativa della libertà personale e indica chiaramente l’unico soggetto che può imporla, dopo un preciso iter e nel rispetto delle leggi vigenti.

E questo soggetto non è il Governo, altrimenti non saremmo in un regime democratico ma in una dittatura.

C’è poi la questione di cosa siano sport e attività motoria. Qui, devo dire con rammarico, in troppi son partiti con illazioni prive di fondamento.

Da subito sia il Ministero della Salute che la Protezione Civile hanno detto di essersi rifatti a quanto indica l’Organizzazione mondiale della sanità.

Significa che le definizioni di sport e attività motoria sono quelle loro, non le chiacchiere in libertà. E tutte e due rientrano nella più larga accezione di attività fisica.

Ah, ma nel decreto non è specificato! In tanti hanno escalamato.

Non è scritto perché se ogni volta devi dare anche la definizione non hai un testo ma un vocabolario.

Definizione subito reperibile proprio sul sito dell’OMS, che io vi sintetizzo: attività motoria ha essenzialmente fini terepeutici, sport ricomprende attività ludiche e ricreative. Lo sport professionistico è altra cosa e nulla c’entra con questo discorso.

Unendo quanto ho scritto in questi giorni, le varie comunicazioni istituzionali, i pareri di esperti del diritto e sanitari (perché ho consultato anche loro) possiamo ridurre le tante, troppe chiacchiere spese – anche da me – in tre postulati.

E’ consentito usare la bici o qualunque altro mezzo di trasporto per le necessità indicate nei decreti, quindi andare al  lavoro o a fare la spesa (magari scegliendo negozi sotto casa, aggiungo io, e non il supermercato a 40 km…) o dal proprio medico curante (aggiungo una altra volta io: evitare il più possibile di affannare i nostri medici di famiglia) o in farmacia e così via.

NON è consentito usare la bici per una uscita di svago o allenamento, dove, ripeto fino allo stremo, per uscita dobbiamo intendere quella tipica nostra di pedalatori appassionati, che si dipana su molti chilometri e molte ore.

E’ consentito, ma questo non l’ho mai messo in dubbio, usare la bici per una uscita nei limiti del proprio comune, quella che ho sempre definito come gita al parco. Solo nelle Regioni che non hanno emesso ordinanza restrittiva in tal senso, quindi consultate gli aggiornamenti in basso. Che poi in alcune metropoli sia possibile coprire anche distanze lunghe pur rimando nei confini è questione irrilevante ai fini interpretativi fin qui esposti.

Questo è un blog di ciclismo, rivolto a chi ama pedalare per lungo tempo e su lunghe distanze. Quindi parlo al mio pubblico di riferimento, non a chi usa la bici solo per 3 minuti al giorno.  

Fin qui un sunto di quanto esposto in questi giorni, in coda vi lascio i link ai diversi articoli di approfondimento.

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AGGIORNAMENTO DEL 19.3.20, H 6

Dopo la Campania anche l’Emilia Romagna ha emesso ordinanza più restrittivita; quindi al momento in queste due Regioni non sono permessi sport e attività motoria, si può uscire solo per comprovate esigenze.

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AGGIORNAMENTO DEL 20.3.20, H 8

Anche il Presidente della regione Sicilia ha emesso ordinanza dove, tra le altre cose, è vietata l’attività sportiva all’aperto.  Al momento le regioni quindi dove non è consentito fare sport e attività motoria sono Campania (dove stamattina il Tar dovrà pronunciarsi contro un ricorso presentato avverso l’ordinanza (che francamente è stato stupido presentare, aggiungo io), Emilia Romagna e Sicilia. Fonti interne mi confermano che altre regioni stanno inviando al Governo avvisi che agiranno in tal senso, appena accadrà e trascorso un ragionevole lasso di tempo perché tutto sia confermato e ufficiale (per evitare di pubblicare notizie che poi dovrebbero essere modificate) provvederò ad aggiornarvi 

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AGGIORNAMENTO DEL 20.3.20, H 15

Già da stamattina è in vigore anche per la Regione Veneto ordinanza restrittiva. Uscite permesse solo per comprovate necessità, attività motoria e sport entro il raggio massimo di 200 dal proprio domicilio o residenza.

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AGGIORNAMENTO DEL 20.3.20, H 20

Tanto tuonò che piovve. Come già sapevo da fonti interne ma era meglio attendere per la divulgazione, è arrivata la stretta sull’attività sportiva, ora vietata su tutto il territorio nazionale. Resta consentita l’attività motoria (per le differenze vale quanto stabilito dall’OMS, che sinteticamente ho spiegato sopra) ma solo in prossimità della propria abitazione, da intendersi in senso tecnico come luogo ove si passa la maggior parte del tempo. Lo specifico per chi avesse residenza in comune e domiciliazione in altro e si spara i 200km che li separano…

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Ora lascio da parte le valutazioni tecniche e vi rubo gli ultimi secondi per una considerazione personale.

Consentito o meno, il cardine, lo abbiamo capito, è stare a casa.

Voi conoscete solo il mio lato pubblico chiamiamolo così; per molti sono uno che sta tutto il giorno in bici a zuzzerellare. Divertendosi grazie ai test, giocando con tante belle cose che mi inviano le aziende, a volte invidiandomi in modo bonario.

Beh, non è così.

Non sono solito raccontare i fatti miei, ma forse un esempio può aiutare, un esempio frutto di esperienza diretta e non per sentito dire, nel pieno rispetto della filosofia alla base di questo blog dove pubblico solo ciò che è verificato.

Vivo da moltissimi mesi una situazione familiare difficile; le persone a me più care già dallo scorso inverno hanno seri problemi di salute. Appena sembrava una situazione se non risolta almeno avviata verso una parziale normalizzazione, ecco un nuovo evento pronto a stroncare ogni ottimismo.

Mi sono rimboccato le maniche come mio solito, affrontando ogni avversità. Sorvolo sul fatto che anche io ho una patologia grave, che ha imposto moltissimi interventi chirurgici e che mi accompagnerà finché pedalarò su questa terra.

Negli ultimi mesi ho passato in vari reparti ospedalieri più tempo che a casa, una volta per assistere per un motivo, poi per altro e così via.

E posso assicurarvi che un ospedale non è mai fermo, vuoto. Qui sembra tutti abbiano dimenticato come sia difficile, soprattutto al Sud, trovare un letto libero, i ricoveri in corridoio la norma. Persino per i casi urgenti, una volta mi feci quasi tutto il tempo per un mio intervento su una barella, in un corridoio, un paravento a darmi un minimo di riservatezza.

Bene, adesso che ogni ospedale è impegnato allo spasimo per l’emergenza coronavirus, vi assicuro che tutti gli altri non hanno smesso di star male. Regioni hanno sospeso ogni attività ambulatoriale, visite di controllo ed esami. Tutte cose che in questi giorni avrei dovuto far fare a persone a me care. E che non posso fare.

Ho impiegato più di tre ore per riuscire a parlare con un operatore del 118 e non perché fosse in pausa caffè o a leggere il giornale. Perché le chiamate sono migliaia.

Tutto il resto non si ferma in questi giorni di emergenza, chi stava male per altro non è guarito. Semplicemente, non ce la si fà, gli ospedali devono selezionare, solo casi urgenti, solo codici rossi.

Ma per molti passare da codice giallo a rosso può essere un attimo e quelle tre ore di attesa fatali.

Qualunque sacrificio, se stare a casa a leggere un libro può intendersi tale, ci viene chiesto per aiutare, lo dobbiamo fare.

Per molti il sacrificio è reale, chi ha una attività privata o è libero professionista sa che non può permettersi una banale influenza altrimenti non guadagna un centesimo e non ha tutela, non ha cassa malattia o altro sostegno. Quindi stare a casa sul divano non è il sacrificio di stare tra le quattro mura ma l’angoscia per il futuro, fra tre mesi o meno molti non sapranno come mettere un piatto a tavola.

Ora, mi chiedo: ma davvero in tutta questa situazione serve star qui a discutere se è permesso uscire in bici o no?

Io l’ho fatto e lo sto facendo perché ho da molti anni una tessera di giornalista in tasca e credo sia mio dovere informare in modo chiaro e preciso.

Ma da qui in poi, a meno di ulteriori e clamorose modifiche dei decreti, non tornerò più su questo argomento.

Quello che avevo da spiegare l’ho spiegato già dal primo articolo, confermato dall’evoluzione dei decreti e delle comunicazioni istutizionali.

Altro da aggiungere non c’è. Altro mio errore di valutazione, credevo bastasse quello. Così non è stato, ma a questo punto non posso fare di più.

Grazie

Per approfondire

https://www.elessarbicycle.it/posso-uscire-in-bici-lo-stesso-no/

https://www.elessarbicycle.it/coronavirus-perche-anche-la-bici-va-in-quarantena/

https://www.elessarbicycle.it/coronavirus-rispiego-perche-la-bici-resta-a-casa/

https://www.elessarbicycle.it/coronavirus-e-il-caos-interpretativo/

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