[Test] Lazer CityZen KinetiCore

Come è fatto

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Come è fatto

Il Lazer CityZen KinetiCore dichiara immediatamente la sua vocazione urbana con un fattore forma tipicamente cittadino.

Ricorda molti i caschi studiati anche per altre discipline, quelli da skate in particolare. 

Ha una sua eleganza in questo grigio chiaro, colore che da risalto alle modanature che percorrono la calotta in robusto e flessibile ABS.

Da casco tipicamente cittadino il CityZen propone una limitata dotazione di prese d’aria.

Sul frontale abbiamo una bocca sorridente, sul retro tre prese di sfogo.

Per un totale di cinque prese d’aria e non ho dimenticato come fare una addizione: è che la presa frontale ha disegno unico ma in realtà è sdoppiata, con aperture ai lati ma chiusa al centro.

L’aiuto di una luce all’interno del casco dovrebbe evidenziare la foggia.

Mancano le prese laterali, malgrado la presenza dell’intaglio sulla calotta.

Scelta condivisibile sul piano della sicurezza, significa avere una calotta in EPS più estesa e quindi maggiore protezione. Non dimentichiamo che questo è un casco urban, quindi risponde a necessità diverse da quelle di un casco sportivo.

Ma non solo: sia la presa anteriore sdoppiata che queste laterali “chiuse” in realtà hanno motivazione tecnica. Grazie a questa lavorazione si creano una sorta di alette flessibili, sia davanti che ai lati, in grado di cedere in maniera controllata in caso di impatto, limitando quindi i danni alla nostra capoccia.

Spesso attribuiamo molte scelte a sole esigenze di design ma raramente è così. 

Nella zona posteriore abbiamo una piccola asola rettangolare deputata ad accogliere una luce (optional) dedicata.

E’ la Universal Led, che può essere applicata anche ad altri caschi sprovvisti di asola grazie a uno strap in velcro offerto in dotazione.

Ricaricabile tramite apposita porta magnetica (ma avrei preferito la classica Usb-C, più che altro per non aggiungere un altro cavetto ai tanti), si aggancia al nostro CityZen con un sistema a baionetta abbastanza tenace.

Ho fatto cadere più volte il casco a terra per verificare: la luce funziona ancora e non si è mai sganciata. 

La lucetta ha cinque modalità di funzionamento, divise tra fissa e lampeggiante, e differenti intensità. Da un minimo di 5 a un massimo di 40 Lm ha autonomia che varia di conseguenza: tra le 3:30 h fino a un massimo di 54 h. 

La regolazione della calzata prevede la tecnologia che Lazer identifica con TurnSys.

Abbiamo la classica rotellina, stavolta in posizione canonica, e la bandella interna che può scorrere. Significa avere regolazione orizzontale e verticale in unico movimento, così da trovare subito la calzata ottimale.

Quattro taglie disponibili, però lo vediamo fra un momento perché c’è da approfondire nel caso si opti per il sottocasco invernale optional.

Il cinturino ha anch’esso foggia classica, coi divider a scorrimento e la fibbia maschio/femmina, se posso ancora usare questa espressione.

Come appena detto, altro optional che mi sono fatto inviare è stato il sottocasco invernale.

E’ specifico per caschi che usano il sistema TurnSys e non è un semplice cappellino.

Questo perché ha due fascette sui copri orecchie in cui far passare in cinturino.

E un’asola sul retro dove far passare la rotella di regolazione, come fosse un bottone.

Può sembrare poca cosa ma all’atto pratico avere tutto insieme, soprattutto considerando la vocazione cittadina del casco, è una gran comodità. 

Però ha ovviamente un suo spessore, per questo consiglio di prestare attenzione alla scelta della taglia per chi si trovi “a cavallo” tra due misure.

Le taglie disponibili ho detto sono quattro, con range 52/56 (S), 52/59 (M), 58/61 (L), 61/64 (XL).

Poniamo che uno abbia taglia 59 e decida di acquistare anche il kit invernale: in questo caso consiglio di prendere la L e non la M. altrimenti montando il sottocasco si troverebbe stretto, diciamo così.

Ed ora la tecnologia KinetiCore, che come detto in apertura è stata ampiamente trattata in altra recensione e per questo propongo solo un sunto.

KinetiCore

Anni di studio, esperimenti, prove, studi per arrivare a una soluzione tecnica capace di smorzare, disperdendola, l’energia cinetica, ridurre i danni da impatto rotazionale, offrire il miglior passaggio dell’aria e infine abbassare il peso. Tutto questo è la tecnologia KinetiCore.

Ottenuta grazie a queste zone a deformazione controllata che caratterizzano l’interno del casco.

Che offre anche delle “naturali” canalizzazioni per il flusso d’aria che entra nel casco.

Ma cosa significa zone a deformazione controllata? Lascio la parola a Lazer.

Il successivo grande passo avanti di Lazer è stato ispirato dai brevetti per la tecnologia per la protezione dei caschi. “I brevetti esistenti per le tecnologie di protezione per caschi ci hanno incoraggiato a puntare oltre una tecnologia simile a quelle già presenti sul mercato”, dice il direttore commerciale e marketing di Lazer, Mike Smink. Così, Lazer ha iniziato a lavorare sulla tecnologia di protezione integrata nel casco, e non aggiunta come un extra (ossia superare il Mips, n.d.r.). Questo è stato il vero punto di svolta nello sviluppo, e ha portato a enormi progressi nella protezione dagli impatti, nella ventilazione e nella riduzione del peso e dell’uso della plastica, avendo eliminato la necessità di una tecnologia di protezione aggiuntiva.

Nell’ambito delle simulazioni, il team ha iniziato a progettare “blocchi” costruiti con schiuma EPS, progettati per deformarsi con l’impatto. La soluzione offre due vantaggi: rimozione di materiale dal casco e garanzia di una protezione potenzialmente avanzata. “Ci siamo concentrati sul fatto che quando qualcosa si rompe, quella cosa assorbe energia”, spiega De Bruyne. Il team si è ispirato alle “zone di deformazione” dell’ingegneria aeronautica e automobilistica, e in particolare al modo in cui elementi delle auto di Formula 1 sono progettati per deformarsi in caso di incidente, per assorbire l’energia dell’impatto e proteggere il pilota.

Il problema era rappresentato dai tanti modi in cui i blocchi potevano essere progettati e posizionati. De Bruyne stima che siano stati testati più di 5.000 caschi prima di arrivare alla configurazione vincente.

“Abbiamo lavorato duramente per valutare quale forma dei blocchi avrebbe fornito la migliore protezione. I blocchi sono stati poi copiati sui modelli di caschi Lazer esistenti, così abbiamo potuto fare confronti con e senza i blocchi”.

Il risultato sono le Zone a Deformazione Controllata (Controlled Crumple Zones) di KinetiCore, un insieme esclusivo di blocchi che si deformano con impatti diretti o rotazionali, deviando l’energia e allontanandola dal cervello.

Sempre tra le dichiarazioni di Lazer: “Uno dei numerosi vantaggi di KinetiCore è che non ci sono davvero limiti a questa tecnologia, può essere incorporata in ogni casco Lazer per ogni tipo di ciclista, dai caschi per i più giovani fino ai caschi di fascia alta, destinati ai ciclisti su strada che cercano migliori prestazioni aerodinamiche. KinetiCore offre il massimo del comfort, della leggerezza e della ventilazione, oltre alla protezione da varie tipologie di impatti che interessano i ciclisti. Eliminando il materiale per aumentare la ventilazione e per le Aree a Deformazione Controllata, Lazer riduce anche il suo impatto sull’ambiente, usando meno plastica rispetto ai precedenti modelli comparabili.”

E infatti qui abbiamo un casco urban che arricchisce la gamma di casa di caschi provvisti di tecnologia KinetiCore.

Se l’argomento vi intriga potete approfondire ulteriormente cliccando questo paragrafo.

Se volete anche aggiungere un video che mostra KinetiCore, Mips e WaveCell, nel video in basso trovate tutto.

Bene, ora che conosciamo il casco e le sue caratteristiche possiamo uscire a pedalare.

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