[Test] Lazer Strada KinetiCore

La tecnologia KinetiCore

Tempo di lettura: 8 minuti

La tecnologia KinetiCore

Anni di studio, esperimenti, prove, studi per arrivare a una soluzione tecnica capace di smorzare, disperdendola, l’energia cinetica, ridurre i danni da impatto rotazionale, offrire il miglior passaggio dell’aria e infine abbassare il peso. Tutto questo è la tecnologia KinetiCore.

Non esagero quando parlo di anni. Per rintracciare le origini della nuovissima tecnologia KinetiCore di Lazer, occorre viaggiare indietro nel tempo fino al 2010. Guido de Bruyne, responsabile R&S di Lazer, racconta che l’azienda voleva trovare un modo per aggiungere protezione rotazionale ai caschi, riducendo il peso complessivo.

“Stavamo valutando le tecnologie alternative, ma il momento chiave è stato quando abbiamo iniziato a lavorare sul casco stesso, piuttosto che su qualcosa da aggiungere al casco”.

E ci chiedevamo: come realizzare qualcosa che non era mai stato fatto prima? Il team ha scoperto che la risposta stava nelle simulazioni al computer. “Abbiamo usato un software in grado di simulare la progettazione di un casco e le sue caratteristiche protettive prima di realizzarne lo stampo”, spiega il direttore generale di Lazer, Sean van Waes. Questo è stato cruciale per lo sviluppo di KinetiCore, perché una volta che il casco è nello stampo, il prodotto è essenzialmente finito, e per cambiarlo occorre tornare al punto di partenza.

Le simulazioni hanno permesso a Lazer di progettare caschi che soddisfacevano i parametri specifici richiesti per superare i test di certificazione. Questo ha reso la progettazione dei caschi meno costosa, più accurata e, soprattutto, più veloce. Dopo la progettazione, i prototipi che presentavano criticità potevano essere immediatamente scartati.

I prototipi sono stati anche inseriti in simulazioni d’impatto per permettere al team di vedere esattamente cosa accade non solo con gli impatti diretti, ma anche con quelli rotazionali. Gli impatti rotazionali si verificano quando un ciclista è in movimento e si scontra lateralmente con una superficie dura. È difficile offrire protezione da questi impatti, perché in queste situazioni il cervello tende a muoversi all’interno del cranio.

“Il simulatore ci dice cosa accadrà negli impatti diretti e negli impatti rotazionali, e questo ci ha garantito un vantaggio sulla concorrenza”, aggiunge Van Waes.

Il risultato, semplifico io, è stata la progettazione di zone a deformazione controllata. Questo originale disegno che vediamo all’interno del casco.

Che offre anche una migliore canalizzazione per l’aria.

Ma cosa significa zone a deformazione controllata? Lascio nuovamente la parola a Lazer.

Il successivo grande passo avanti di Lazer è stato ispirato dai brevetti per la tecnologia per la protezione dei caschi. “I brevetti esistenti per le tecnologie di protezione per caschi ci hanno incoraggiato a puntare oltre una tecnologia simile a quelle già presenti sul mercato”, dice il direttore commerciale e marketing di Lazer, Mike Smink. Così, Lazer ha iniziato a lavorare sulla tecnologia di protezione integrata nel casco, e non aggiunta come un extra (ossia superare il Mips, n.d.r.). Questo è stato il vero punto di svolta nello sviluppo, e ha portato a enormi progressi nella protezione dagli impatti, nella ventilazione e nella riduzione del peso e dell’uso della plastica, avendo eliminato la necessità di una tecnologia di protezione aggiuntiva.

Nell’ambito delle simulazioni, il team ha iniziato a progettare “blocchi” costruiti con schiuma EPS, progettati per deformarsi con l’impatto. La soluzione offre due vantaggi: rimozione di materiale dal casco e garanzia di una protezione potenzialmente avanzata. “Ci siamo concentrati sul fatto che quando qualcosa si rompe, quella cosa assorbe energia”, spiega De Bruyne. Il team si è ispirato alle “zone di deformazione” dell’ingegneria aeronautica e automobilistica, e in particolare al modo in cui elementi delle auto di Formula 1 sono progettati per deformarsi in caso di incidente, per assorbire l’energia dell’impatto e proteggere il pilota.

Il problema era rappresentato dai tanti modi in cui i blocchi potevano essere progettati e posizionati. De Bruyne stima che siano stati testati più di 5.000 caschi prima di arrivare alla configurazione vincente.

“Abbiamo lavorato duramente per valutare quale forma dei blocchi avrebbe fornito la migliore protezione. I blocchi sono stati poi copiati sui modelli di caschi Lazer esistenti, così abbiamo potuto fare confronti con e senza i blocchi”.

Il risultato sono le Zone a Deformazione Controllata (Controlled Crumple Zones) di KinetiCore, un insieme esclusivo di blocchi che si deformano con impatti diretti o rotazionali, deviando l’energia e allontanandola dal cervello.

Ed in effetti, malgrado i miei evidenti limiti come fotografo, credo che dalle immagini a seguire sia abbastanza chiaro il disegno “tormentato” di queste torrette, perfettamente sagomate e con altezza, inclinazione e incavi sempre diversi per adattarsi al capo, proteggendolo senza costringerlo. Ovviamente l’imbottitura è stata rimossa per esigenze fotografiche.

E’ chiara la curvatura interna.

Così come netto appare il disegno per favorire la ventilazione.

Tutta la calotta è disegnata con queste zone a deformazione controllata con attenti studi ergonomici oltre che sulla sicurezza.

E ovviamente il disegno varia a seconda della porzione di casco, come possiamo vedere nel dettaglio della zona posteriore.

Una soluzione tecnica senza dubbio originale, complimenti a chi ha avuto questa intuizione.

Una soluzione che non è però un semplice punto di arrivo, lo studio continua ed è costante, come racconta ancora l’azienda.

Nello sviluppo della tecnologia KinetiCore, Lazer ha lavorato con l’Università di Berna, l’Università di Ghent e l’University College di Londra, oltre al Royal Institute of Technology di Stoccolma. Ma non è stato sempre facile. Come dice il direttore commerciale di Lazer, Peter Duynslaeger, “Le nostre ambizioni ci hanno quasi annientati”.

Negli anni della fase di sviluppo, man mano che il team si avvicinava all’obiettivo, la frustrazione cresceva, perché non ci avvicinavamo mai abbastanza. “A volte ci sembrava di fare due passi avanti e uno indietro”, dice Smink. “Ci stavamo avvicinando, ma non eravamo mai sicuri di quanto fossimo prossimi alla soluzione”.

Anche nell’estate del 2020, De Bruyne pensava che i progressi fatti non fossero sufficienti. “Non avevamo ancora visto il livello di prestazioni che cercavamo per i nostri caschi. Per arrivarci abbiamo dovuto fare dei cambiamenti drastici. La tecnologia KinetiCore non era ancora chiara per noi. La tecnologia era nuova, e cambiando i blocchi abbiamo cercato di capirla meglio. Ma allo stesso tempo volevamo progettare una gamma di caschi diversi che incorporassero tutti la tecnologia KinetiCore.

“È un processo di apprendimento costante”, aggiunge. “Stiamo ancora scoprendo il pieno potenziale della tecnologia KinetiCore e comprendendo il suo funzionamento, così il prossimo modello avrà prestazioni ancora migliori”.

I membri del team hanno proseguito per tentativi, fino a quando alla fine ci sono riusciti. In molti momenti cruciali hanno capito che KinetiCore era la via da seguire per raggiungere risultati speciali. Per De Bruyne, il primo momento chiave è stato quando la tecnologia KinetiCore ha superato i test di impatto dell’Università di Strasburgo. “Abbiamo dimostrato che KinetiCore ha fatto quello che prometteva di fare”, dice De Bruyne. In quel momento ho pensato che potevamo farcela.

“Ho capito che la tecnologia KinetiCore sarebbe stata davvero producibile e che l’avremmo lanciata entro un anno”, aggiunge Smink.

Un altro successo è arrivato quando Virginia Tech ha premiato tre modelli KinetiCore con 5 stelle (‘Best Available’), nell’ambito delle sue valutazioni indipendenti dei caschi da bici. Queste valutazioni si sono aggiunte alle molte che Lazer ha già ottenuto per la sua gamma attuale, e che ne fanno il marchio che detiene il maggior numero di valutazioni a 5 e 4 stelle per i caschi da ciclismo. “Questo è stato estremamente importante, perché testano sei punti di impatto, ricostruendo impatti reali piuttosto che impatti casuali su un casco”, dice De Bruyne. “I test si basano sulle aree interessate da molti incidenti. Inoltre, i test indipendenti hanno confermato che siamo riusciti a ottenere gli stessi livelli di protezione con una tecnologia integrata, e non aggiunta come un extra”.

Uno dei numerosi vantaggi di KinetiCore è che non ci sono davvero limiti a questa tecnologia, può essere incorporata in ogni casco Lazer per ogni tipo di ciclista, dai caschi per i più giovani fino ai caschi di fascia alta, destinati ai ciclisti su strada che cercano migliori prestazioni aerodinamiche. KinetiCore offre il massimo del comfort, della leggerezza e della ventilazione, oltre alla protezione da varie tipologie di impatti che interessano i ciclisti. Eliminando il materiale per aumentare la ventilazione e per le Aree a Deformazione Controllata, Lazer riduce anche il suo impatto sull’ambiente, usando meno plastica rispetto ai precedenti modelli comparabili.

“KinetiCore ha tutti gli ingredienti per diventare il numero uno nel campo della protezione dagli impatti rotazionali”, dice Duynslaeger.

L’azienda è sempre impegnata a migliorare i suoi caschi per rimanere all’avanguardia nella tecnologia protettiva, per questo i clienti possono pedalare nel comfort e con la fiducia che deriva dalla protezione KinetiCore.

“Questo spiega perché Lazer sia ai vertici di questo settore da oltre 100 anni”, aggiunge Smink. “Il nostro obiettivo è sempre stato quello di proteggere i ciclisti dagli incidenti, nel modo più comodo ed elegante possibile. E KinetiCore si allinea a quella che è la missione della nostra azienda fin dall’inizio: ‘Contribuire a creare una società nella quale i ciclisti possano godersi le loro bici in tutta sicurezza’”.

C’è una certa enfasi nelle parole dei vari responsabili di casa Lazer, ma io la leggo come proiezione del naturale orgoglio per una idea messa in pratica con cura e dedizione.

Una soluzione, questa tecnologia KinetiCore, che non è alla portata di un semplice tester valutare, servono prove di laboratorio.

Ma per esperienza, sono molti anni che mi occupo di recensioni, da molto prima dell’apertura di questo blog, quando una azienda è seria, con anni e anni di esperienza alle spalle, non le spara a casaccio.

Possiamo fidarci. Però il discorso non si esaurisce qui, per alcuni aspetti del KinetiCore voglio prima usarlo, quindi troverete altre considerazioni nel paragrafo finale.

Aggiungo solo che la lista dei caschi Lazer dotati di tecnologia KinetiCore al momento comprende, oltre lo Strada in prova qui, lo sportivo stradale Vento, quello da fuoristrada Jackal, il modello urbano Cityzen e, accolgo con favore, i modelli Nutz e Pnut dedicati ai bambini.

Se non posso stabilire l’efficienza nella riduzione degli impatti, a meno di non farmi travolgere per l’ennesima volta e non ci tengo, posso però valutare il casco nell’uso quotidiano.

Quindi iniziamo a pedalare con la prova su strada.

COMMENTS

  • <cite class="fn">xilonfaber</cite>

    Sarò volutamente critico, perché come al solito mi sembra l’atteggiamento più costruttivo quando si debba analizzare un nuovo prodotto ed una nuova tecnologia: ad ora mi sembra che gli unici dati terzi a disposizione per valutare la protezione dei caschi (e con un database abbastanza ampio) siano i testi della Virginia Tech (https://helmet.beam.vt.edu/bicycle-helmet-ratings.html). Da questo database vedo che il G1 MIPS è uno dei migliori, il sesto, in quanto a protezione, mentre lo Starda Kineticore si piazza al 76° posto, con una protezione contro impatti lievi meno efficiente della metà e comunque più alta della media per impatti forti. Mi chiedo allora: si tratta più che altro di una operazione di riduzione dei costi, per poter ottenere un casco con protezioni non paragonabili, ma più simili ad un MIPS, rispetto ad un casco in sola struttura semirigida in schiuma/conchiglia dura? Direi di sì a mio parere. Anche il prezzo più accessibile lo confermerebbe (meno della metà). Come sempre, specialmente per oggetti che non hanno (tanto) a che fare con la performance quanto con la sicurezza e che potrebbero anche salvarci la vita, sarebbe bello avere un sistema consolidato e ufficiale di valutazione… Cosa che è ormai prassi nel mondo automobilistico ma non in quello ciclistico…

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Damiano, nella sua classificazione Virginia Tech sintetizza al pubblico con un punteggio e un sistema a stelle ma prende in considerazione molti parametri, per esempio il cinturino, che tecnologia usa ecc.
      Di fatto al momento i KinetiCore hanno le loro 5 stelle su 5, e questo credo sia comunque indice di sicurezza.
      Appena comparso il Mips non le raggiungeva, solo col tempo ha avuto piccole modifiche e ha preso il punteggio pieno.
      E’ una tecnologia nuova, diamole tempo.
      E si, hai ragione sui costi, l’ho scritto nelle conclusioni: permette di essere competitivi sul mercato.
      Un aspetto che io trovo importante, la gente spende 12000 euro per la bici e poi risparmia con il casco del supermercato.
      Quindi se trovo modelli ben fatti e sicuri cerco di recensirli, basta dare una occhiata all’indice, sono pochi i caschi costosi (infatti qui ho scelto lo Strada e non il Vento).
      Ma credo che l’aspetto più importante, anche questo è nella recensione, è che le aziende facciano ricerca, che significa innovazione, perché vuol dire più sicurezza per noi.

      Fabio

      ps; non dimenticare la differenza di prezzo nel fare comparazioni, è ovvio che un casco che costa due volte e mezzo tanto è migliore, bisogna sempre restare nella stessa fascia. Giusto per restare in orbita Shimano sarebbe come se dicessi in un test che il Dura Ace è meglio del Tiagra. Che è vero, ma il Tiagra ha le sue peculiarità, pubblico diverso, uso differente ecc ecc e nella sua fascia è il migliore. Ma nella sua fascia.

      • <cite class="fn">xilonfaber</cite>

        Ciao Fabio, infatti sui costi condividevo i tuoi ragionamenti, non volevo parere bastian contrario 😀 Resta sempre difficile per me come singolo utente estrarre una comparazione scevra da sottili (o non tanto) giochini di mercato… Ad esempio, meglio il Wavecell, il MIPS o questa nuova tecnologia Kineticore? Lavorando (in tutt’altro ambito) in R&D per un’azienda, spesso test, comparazioni e effettive prestazioni si nascondono dietro bei nomi e strategie di mercato. Utile per chi vuole affermare che il suo prodotto è il migliore, il più funzionale ed economicamente efficiente, ma chissà…

        • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

          Ciao Damiano, sollevi giuste considerazioni, altro che bastian contrario. Anzi, mi ritengo fortunato perché motivate sempre con cognizione, siete uno sprone continuo ad essere molto attento.
          Quale è meglio, e mi riferisco alle tecnologie citate da te? Non lo so.
          Insieme a questo articolo ho preparato un video, credo sarà online la prossima settimana, in cui le confronto.
          Come? Solo nell’uso perché questo posso fare io e qualunque giornalista abbia un minimo di serietà.
          Perché se non hai un laboratorio per le prove, non puoi in coscienza stabilire quale tecnologia è più sicura.
          Ti affidi agli studi terzi, senza disdegnare quanto affermano i produttori, perché se sai sfrondare le loro dichiarazioni dalla (giusta) enfasi, sono valide.
          Ora come ora, con tanti test svolti, nell’uso trovo il KinetiCore molto più vantaggioso del Mips.
          Ma posso affermarlo solo nell’uso, per la sicurezza effettiva più di rifarmi a studi e dichiarazioni varie non posso. Però in tanti anni di test, da ben prima che aprissi il blog, ho imparato a riconoscere quando una azienda le spara grosse, e qui non è…

          Fabio

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