[Test] Lazer CityZen KinetiCore

La prova su strada

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La prova su strada

Ogni recensione di caschi parte sempre dalla verifica della calzata, soprattutto se all’interno della calotta è presente qualche tecnologia per limitare i danni da impatto.

Mips, Wavecell, questo KinetiCore. Però prova e riprova, alla fine impari cosa troverai, viene meno l’effetto sorpresa.

Se infatti la scorsa estate, testando il Lazer Strada, mi posi come prima domanda “si avvertirà tutta questa strana lavorazione?”, stavolta conosco già la risposta: no.

Il casco cala sulla testa con naturalezza, nemmeno chi è ormai in cronica carenza tricologica come il sottoscritto avverte alcuna pressione o sporgenza.

La foggia da casco urban significa estesa protezione per fronte, tempie e nuca, traducendosi in una piacevole sensazione di sicurezza con il capo ben avvolto e protetto.

Il sistema TurnSys permette di trovare subito la calzata giusta, non si avvertono pressioni né alla nuca né alle tempie.

I divider a scorrimento sono tenaci, non perdono subito la regolazione per capirci, il materiale del cinturino è piacevole al contatto e la fibbia classica si manovra con facilità, anche indossando guanti invernali.

Il Lazer CityZen KinetiCore è grandicello, senza dubbio.

Lo strato di EPS è spesso perché abbiamo la tecnologia KinetiCore a doppio strato, a tutto vantaggio della sicurezza. Il peso è elevato se paragonato a un casco sportivo, leggero se confrontato coi caschi a destinazione cittadina.

Al tempo stesso è sempre la tecnologia KinetiCore a ridurre il peso, perché elimina materiale se così vogliamo dire. 

Resta però un certo sviluppo dimensionale che si traduce nell’avere, almeno io e con la taglia M usata per il test, la linea frontale del casco nel campo visivo.

Cosa che non disturba, anzi. Mi ha fatto comodo questa sorta di visierina, minimale.

A dispetto delle poche prese d’aria, di fatto in ingresso abbiamo solo due aperture e nemmeno troppo ampie, la ventilazione si è rivelata efficace, almeno con il clima primaverile che mi ha accompagnato durante il test malgrado il calendario mi informasse fossimo in pieno inverno. 

Merito della lavorazione KinetiCore, ma anche questo lo sapevo già dal precedente test del Lazer Strada.

Anzi, seppure possa apparire strano, con questo Citizen si avverte ancora meglio come l’aria vada a insinuarsi tra i vicoli creati dal sistema KinetiCore.

L’assenza di prese d’aria superiori e ai lati rende impossibile confondersi tra cosa entri da fuori e cosa circoli all’interno.

L’ho avvertito durante gli unici tre giorni di freddo vissuti durante le uscite di prova, con questo fresco a lambire la zona sopra le orecchie: una zona chiusa, quindi può essere solo la canalizzazione interna a inviare aria.

A proposito di freddo: piacevolissimo il kit invernale, ossia il sottocasco.

Anzitutto è praticissimo, il fatto resti all’interno del casco l’ho trovato comodo durante i miei giri per commissioni varie. Fermi, sfili il casco, lo agganci alla tracolla della borsa e vai, senza preoccuparti di togliere il sottocasco, riporlo, lasciarlo da qualche parte dimenticandolo (io, spesso) e senza dover regolare il casco ogni volta.

E poi la palpebre a coprire le orecchie sono un toccasana, soprattutto in discesa e/o con vento forte.

Sigilla i padiglioni auricolari, mantiene un piacevole tepore e nessun mal di testa una volta casa.

Ha una estensione superiore a quella della calotta, sporge oltre la linea frontale: quindi anche la mia fronte socratica ha goduto di benvenuta protezione, anche perché col freddo le due prese d’aria del casco si sono rivelate fin troppo generose.

Da usare con temperature rigide questo sottocasco. Durante l’uscita dedicata alle foto in esterno, per ragioni di tempo fatte tutte in una sola mattinata, coi 15 gradi registrati ho sofferto il caldo usandolo.

Resta però il nodo irrisolto del caldo forte: come si comporterà il Lazer CityZen KinetiCore col solleone?

Non lo so. Suppongo in linea coi caschi urban, forse un vantaggio arriverà dalle canalizzazioni del KinetiCore ma senza prove effettuate non posso dirlo con certezza.

Posso dire che pedalando con 20 gradi (si, a febbraio, qualcosa non quadra in questo clima…) e ovviamente in uso urbano, quindi nessuno sforzo evidente o lunghe salite lingua a terra, la ventilazione è sempre stata ottimale.

Anche a bassa velocità, tipica della pedalata cittadina; nessuna condensa e questo significa che l’aria circola e soprattutto viene espulsa rapidamente.

Ultime notazioni per il secondo optional che ho selezionato per questo test, la luce a led.

Piccola ma ben visibile di sera, ottima autonomia, tra le funzioni lampeggio una è adatta anche alla pedalata diurna, sia perché offre un lampeggio molto veloce e sia perché la luminosità è elevata.

Visibile anche se colpita dal sole diretto.

Si ricarica completamente in poco tempo tramite il cavetto Usb in dotazione, è possibile applicarla anche ad altri caschi, non dotati cioè di asola dedicata, grazie allo strap in velcro. 

Bene, direi che ne sappiamo quanto basta per tracciare le conclusioni.

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