Panaracer GravelKing SK TLC

La prova su strada

Tempo di lettura: 7 minuti

La prova su strada

Copertoncino adatto a più usi, non solo al fuoristrada. Naturale quindi coinvolgere nella prova la PlanetX London Road, perfetta per questo utilizzo a più facce. Potendo contare sull’aiuto dell’attacco manubrio ammortizzato proposta da Redshift e dal plus di comfort offerto dalla sella Brooks C15 recensita il mese scorso, le possibilità in fuoristrada sono aumentate. Senza sacrificare la resa stradale. Ma, alla fine, ho rimossi sia l’uno che l’altra per non contaminare le risultanze del test, soprattutto nel valutare il comfort di marcia.

Molta varia le scelta di misure per questa versione, sia in all black che, secondo me più bella, in nero/para.

Qui in prova la 700×43 come abbiamo visto, per la quale ho rilevato un peso di 490 grammi, quindi coincidente col dato dichiarato.

Per tutte le altre versioni è meglio fare riferimento alla pagina dedicata sul sito ufficiale.

Copertoncino adatto a più usi, ho scritto in apertura: ma non posso trascurare il nome e il titolo regale che si è attribuito, quindi inizio proprio dalla guida in fuoristrada.

Il disegno del battistrada è fitto; non tantissimo è vero, ma non adatto a terreni pesanti. Quindi uscire con la pioggia o appena ha smesso non è consigliabile.

Non scivolano come altre gomme che ho provato e di cui avete letto o leggerete a breve, però è chiaro che servono cielo azzurro e sole.

Ho identificato tre possibili situazioni tipo, anche se poi guidando in off road si può dire che tutto cambia di continuo. Ma in un test devi cercare la sintesi, codificare un comportamento e per farlo servono punti fermi.

Così ho scelto come terreni di prova i sentieri battuti, quelli compatti e che se piove non diventano pantani; e per aumentare le difficoltà ho aggiunto divagazioni sull’erba.

Da qui sono passato poi a sentieri sempre più o meno battuti ma col selciato coperto di piccole pietre; che se da un lato permettono un miglior drenaggio in caso di pioggia, dall’altro significa tante continue botte a mani e terga che mettono a dura prova il ciclista e pure la capacità della gomme di assorbire i colpi: oltre a collaudare l’efficacia della protezione dalle forature.

Infine la classiche strade bianche, dove si pedala su quel sottile strato sabbioso o sulla ghiaia e basta una frenata appena decisa che, di solito, la ruota si blocca perché il grip offerto dalla strada è inesistente.

Due elementi in comune in ognuna di queste ambientazioni: gran comfort e ottima tenuta. Caratteristiche che non spariscono nemmeno se l’asfalto sostituisce lo sterrato però al momento siamo in off road.

Prima situazione: sentieri compatti. Pur usando le gomme con camera d’aria e quindi con una pressione di esercizio più alta di quanto avrei fatto sfruttandole come tubeless, la carcassa o, per meglio dire, la struttura globale di queste Panaracer GravelKing ha una cedevolezza esemplare: segue diligente il profilo della strada, ingloba in se ogni imperfezione e non la rimanda la manubrio o alla sella. Non ero del tutto sicuro, non sapevo cioè quanto attribuire alle gomme e quanto all’attacco manubrio Redshift, che in queste condizioni trova il suo campo ideale. Così ho deciso di ripercorrere le stesse strade, tutte, con attacco manubrio rigido proprio per non influenzare i risultati. E ho rimosso anche la sella Brooks C15 Carved, tornando a usare che conosco bene.

Ovviamente c’è stato un peggioramento del comfort globale perché lo stem dei ragazzi americani è notevole nella resa, come lo è la sella Brooks; però ho potuto avere migliore percezione di quanto la GravelKing sappiano assorbire, dando un fattivo contributo al comodità pedalando.

Il grip è stato sempre sincero e soprattutto ottimo su terreno compatto e asciutto; e non è diminuito più di tanto su sentieri affrontati dopo una pioggia notturna. La tassellatura fitta funge anche da barriera, da cuscino diciamo così, senza riempirsi con facilità annullando così la presa al suolo. Se il terreno è assai impregnato d’acqua allora no, lo spazio si satura e si perde trazione.

E come detto prima, per complicarmi la vita me ne sono andato sull’erba.

Dove non ho sentito l’esigenza di una scolpitura più pronunciata, almeno finché è asciutto: sui pratoni bagnati, che esulano dagli scopi di questo copertoncino, ha ovviamente mostrato i suoi limiti.

Non mi è bastato, non potevo accontentarmi dell’erba bassa. Ho pensato a tutti quei ciclisti che esplorano senza una destinazione precisa, quei giri dove è facile imbattersi in sentieri poco battuti e che con l’esplosione della primavera vedono la vegetazione crescere a dismisura. Sentieri che hanno due difficoltà: la prima è che non sai dove vanno le ruote e i colpi possono arrivare all’improvviso; la seconda è che spesso pedali sopra questi cespugli, senza che le ruote tocchino il terreno ma l’erba, con tutti i continui cambi nel grip che ne conseguono.

Andatura più blanda per ragioni di sicurezza, di fatto non vedevo dove finiva il sentiero e iniziavano i canali a destra e sinistra ma in ogni caso anche qui esame perfettamente superato.

Seconda situazione: trovata una via di uscita dalla selva incolta è stato il turno di sentieri ghiaiosi. Qui di solito il fondo è compatto, senza grossi avvallamenti e il passo può salire. Si incontrano piccole salite e discese e soprattutto curve strette perché sono strade pensate non per la viabilità ma nate spontaneamente, con l’uso, pensando ad aggirare ostacoli o seguire il profilo dei campi coltivati.

Servono grip in frenata e ottimo appoggio in curva perché, presi dalla foga o tratti in inganno dalla vegetazione che copre la visibilità, è facile arrivare troppo veloci e succede di dover dare la pinzata forte o buttare giù la bici al limite dell’equilibrio.

Ora io questi sentieri li conosco a menadito, quindi poco avevo da sorprendermi. Però siccome sono coscienzioso, ho fatto finta di non sapere che dopo il monticello c’era da girare a 90 gradi oppure finivo dall’altro lato, cioè in acqua. E mi sono obbligato a improvvisare, facendo affidamento sulla capacità delle gomme di non farmi scivolare. Sarebbe stato imbarazzante ripescare la bici dal lago “Ma come? Passi da qui da tanti anni e non lo sai che dietro il dosso inizia l’argine?” E tu vai a spiegare che è per tirar fuori un articolo, quelli ti ributtano in acqua per quanto sei scemo…

Comunque in acqua non sono finito, ho potuto contare su un bell’appoggio in curva e una sveltezza di avantreno che la sezione ampia non lasciava presagire; anche se il profilo tondo si. E soprattutto aumentando il passo sono arrivati anche i salti e qui ho apprezzato come la gomma smorzasse bene il contraccolpo dell’atterraggio.

Terza situazione: scampato l’annegamento la ruote hanno trovato strade bianche e sentieri sassosi.

Divertimento totale! Assodato che il grip c’è, il comfort è ottimo, non resta che pedalare veloci potendo contare sulla buona visuale che di solito offrono questo tipo di strade.

Un limite in realtà c’è, perché è proprio in queste condizioni che la gomma non interagisce granché con il fondo stradale e ogni frenata è a rischio bloccaggio. Ma una volta prese le misure alla reazione, che è sempre prevedibile e costante, quindi facilmente controllabile, diventa un gioco da bambini arrivare a tutta, bloccare il posteriore e chiudere quella svolta a U in derapata. Che poi dopo fai una fatica boia a rilanciare, ma, appunto, è un gioco da bambini e io, da bambino, gioco 😀

I sentieri usati sono gli stessi che sfruttai per il test delle Continental Speed Ride e quindi anche molte manovre, compreso quest’ultima che sul piano della resa ha pochissima efficacia. Mi riusciva bene con le Conti, mi è riuscita assai meglio con queste Panaracer. Merito della tassellatura sulla spalla: permette di governare la derapata (volontaria o meno) impedendo alla gomma di perdere del tutto l’aderenza quando controsterzando inclini troppo.

Certo, considero anche che la qualità è diversa, del resto le GravelKing in questa versione costano quasi quattro volte tanto le coperture tedesche, quindi la tara gliela faccio. Comunque se si vuol giocare, le Panaracer non si tirano indietro.

Però ogni bel gioco finisce e indietro devi tornare. E se non abiti in aperta campagna, rientrare significa pedalare sull’asfalto. Con tutti quei tacchetti la gomma sarà scorrevole? E si faranno sentire mentre rotolano?

Si alla prima e no alla seconda.

Da sempre Panaracer ci ha abituato a mescole che uniscono all’ottimo grip una scorrevolezza di altissimo livello. Mi è capitato spesso di montare le Pasela su bici che nascono nella mia officina e ogni volta la reazione del ciclista che mai le aveva usate è sempre la stessa: “Sembra di viaggiare su un cuscino d’aria!”.

Qui non è proprio la stessa cosa, c’è una certa rigidità in più, giustificata dalla necessità di offrire il corretto sostegno in situazioni disparate. Ma resta una scorrevolezza da gomma stradale, anche perché, di fatto, il profilo è ottimizzato affinché il contatto col suolo sia riservato a una porzione minima di copertoncino rispetto all’ampia sezione utilizzata.

Ed è vero che usandole con camere d’aria e non tubeless serve alzare un poco la pressione; ma nemmeno tanto, altrimenti scorrevolezza e comfort decadono rapidamente. Per darvi una idea, su asfalto mi sono tenuto a 3,8 bar davanti e 4 bar dietro, coi miei 72 kg (eh si, ho preso un kg…), quindi tutto sommato pressioni di esercizio basse.

Il peso le svantaggia rispetto a scelte più stradali, 490 grammi a copertone si sentono quando la strada inizia a salire.

Non hai la prontezza di copertoncini sportivi per il bitume, ed è ovvio.

Però con quali copertoncini stradali puoi divertirti in off road? Nessuno. E con quali copertoncini off road puoi comunque tenere un bel passo su strada asfaltata e viaggiare sul velluto? Pochi, e le Panaracer GravelKing sicuramente sono su questa lista.

Senza l’incertezza dovuta alle mutevoli condizioni del fondo stradale tipica della guida in fuoristrada, apprezzi l’ottima tenuta in velocità, la possibilità di spremere a fondo i freni e la graduale discesa in piaga. Solo nel passaggio dalla tacchettatura centrale a quella laterale hai un piccolo momento di incertezza ma al contrario.

Eh già, complicato spiegare. Proviamo a semplificare. Di solito con un copertoncino più ti avvicini al massimo angolo di piega più avverti il grip scemare. In alcuni casi hai proprio netto il passaggio, in altri è graduale ma resta sempre, immutabile, il fatto che inclinando la bici la tenuta diminuisce.

Qui nel passaggio da centro a spalla, nella prima fase della piega, hai la sensazione opposta: ti senti la gomma che morde l’asfalto.

Forse la causa è nella disposizione del battistrada, perché, che io sappia, la mescola non è differenziata come succede con alcuni recenti copertoncini sportivi. O forse c’è una cedevolezza differente, per cui con una angolazione bassa hai maggiore impronta a terra. Non so decidermi, avrei dovuto pedalare più tempo con queste gomme e mi è rimasto il dubbio.

Mi sarebbe servito più tempo anche per risolvere un altro dubbio: la tenuta su asfalto bagnato. Ho preso pioggia ma a gomma praticamente nuova, nemmeno rodata. Il risultato è stato un forte senso di insicurezza e bloccaggi indesiderati appena sfioravo la leva freno. Per mia esperienza so che le Panaracer hanno bisogno di qualche chilometro in più per rendere bene, quindi voglio imputare a questo la tenuta molto blanda. Se si verificheranno le condizioni, proverò a pedalarci di nuovo per capire meglio, mi spiace abbassare una media generale molto alta nelle valutazioni per qualcosa di cui non ho certezza.

Chiudo con la guida in città, da intendere come guida su asfalti martoriati e l’immancabile pavé.

Dove nulla ho trovato di cui lamentarmi, sempre accompagnato dal gran comfort che queste gomme donano con generosità. Le basse andature non hanno evidenziato problemi di grip, tranne sull’umido del primo mattino. Ma pure qui, come per l’asfalto bagnato, devo sospendere il giudizio a causa dei pochi chilometri percorsi in queste condizioni. E’ arrivato il bel tempo quando mi avrebbe fatto comodo avere ancora qualche giorno di pioggia.

Oltre al comfort che sul pavé è sempre gradito, il profilo permette leggerezza e velocità di sterzo superiori rispetto a gomme di analoga sezione ma dalla linea più piatta. E rispetto ad altre gomme da gravel caratterizzate da una netta tassellatura sporgente sui fianchi, a volte così pronunciata da richiedere fatica (fatica relativamente a una bici…) per curvare, qui la maneggevolezza è ottima. Come ottimi, rapidi e precisi i cambi di direzione.

Bene, penso di aver coperto se non tutte almeno buona parte delle situazioni tipo che un ciclista potrebbe trovarsi ad affrontare pedalando con queste Panaracer GravelKing, possiamo voltare pagine e andare alle conclusioni.

COMMENTS

  • <cite class="fn">Michael</cite>

    Ciao Fabio,

    Ottimo test e ottimo articolo come sempre!

    Per caso hai misurato la larghezza? A quanto misurano e su che larghezza interna del cerchio?

    Grazie!

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Michael, scusa il ritardo nel rispondere ma sono giornate piene, spesso in giro e con poco accesso alla rete.
      Non ho riportato la misurazione nel test perché sono gomme installabili su molti cerchi a canale differente e alla fine sarebbe stato un dato poco interessante. Credevo, al solito mi sbagliavo 😀
      Cerchio canale 19, larghezza misurata sui fianchi 44mm

      Fabio

      • <cite class="fn">Michael</cite>

        Dato importantissimo per chi ha “passaggio stretto” 😉
        Grazie!

        • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

          Ecco, questa è la prova che quando penso, penso male 😀
          L’ho presa ai fianchi perché la tassellatura è modesta, di fatto sono i fianchi a essere più ciotti e poter creare problemi al carro, dietro il movimento centrale.

          Fabio

  • <cite class="fn">Stefano</cite>

    Ciao Fabio,
    approfitto della tua cortesia per raccontarti un piccolo problema:
    uso da un pò (circa un migliaio di km percorsi) una coppia di Continental Speed Ride. Ottimi copertoni sotto tutti gli aspetti, se non che mi sono accorto che in prossimità del punto di attacco ai cerchi (Mavic Aksium disc) si stavano staccando dal copertone dei piccoli fili. Ho smontato le gomme e ho visto che effettivamente, proprio dove la gomma tocca il cerchio ci sono dei piccoli filamenti che si staccano; tirandoli vengono via seguendo tutta la circonferenza del pneumatico. Li ho sostituiti con altro, non mi era mai capitato, io sono un pò fissato con la sicurezza di marcia e non sapendo valutare il danno ho preferito non rischiare. Hai idea di cosa possa essere successo?
    Grazie

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Stefano, proprio ieri ho messo su queste gomme perché appena sorgerà il sole uscirò in off road e anche io ho notato non un vero e proprio sfilacciamento ma un poco di usura del tallone si. Smagliature potrei chiamarle.
      Me le sono studiate con calma e danni strutturali non ne vedo. Nel tuo caso sembra più grave ma non più di tanto. Non è un tessuto che inizi a sfilare e quello si dissolve. Che qualche copertoncino tenda a perdere materiale o sfilacciare sul tallone capita ma non fartene un problema. Certo, lo scrivo senza visionare prima ma ho ragionevole certezza siano solo i fili più esterni, non avrai altri danni o pericoli nell’uso.

      Fabio

  • <cite class="fn">alfaluna</cite>

    Mi sa proprio che dopo le Pasela le proverò, anzi magari levo le Pasela che riutilizzerei per la bici della figlia…
    Ho fatto fare il carro dietro largo apposta e il fuoristrada (leggi no auto) non mi dispiace.
    Un idea di dove costa poco comperarle?

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Lorenzo, potrebbe essere una ottima soluzione per offroad un poco più impegnativo; su sentieri battuti e strade bianche le Pasela si difendono bene.
      Sui prezzi non so dirti, sulla reperibilità di solito bike24 è quello più fornito della gamma Panaracer. A volte Probike, ma ha meno versioni disponibili.

      Fabio

  • <cite class="fn">Bruno Illuminati</cite>

    Buongiorno,
    aspettavo da tempo a questo test che vedevo tra quelli “work in progress” e finalmente è arrivato, con il consueto livello che contraddistingue le recensioni che appaiono su questo sito.
    Vedo che questo pneumatico ha ottenuto dei giudizi molto buoni su molti aspetti. Mi chiedo quanto tali giudizi possano mutare passando da una misura 43 mm a una misura 32 o 35 (di più non passa nel mio telaio).
    Altra domanda porgo all’oste del sito: rispetto ai michelin cyclocross jet recensiti l’anno scorso, pregi e difetti?
    Saluti,
    Bruno

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Bruno, per motivi a me ignoti il tuo commento era in spam. Forse l’account che hai usato per commentare, non so; ho sistemi piuttosto rigidi e a volte capita.
      Purtroppo per darti una risposta che abbia senso dovrei prima testare le altre misure e non l’ho fatto.
      Che poi è, più o meno, il motivo per cui anche un confronto coi Michelin non avrebbe valore, vista la notevole differenza nelle dimensioni. Il Cyclocross è un 30, arriva a 32 su alcuni cerchi: siamo troppo distanti e una tale differenza determina comportamenti non paragonabili.
      Poi certo, in comune hanno l’essere due gomme top, entrambe assai polivalenti, dalla ottima scorrevolezza e comfort. Unica differenza rilevabile perché non influenzata dalla misura è la durata; su asfalto la Michelin si consuma prima. Ma dirti, per esempio, che è più leggera e maneggevole non avrebbe senso vista, appunto, la superiore sezione delle gomme giapponesi rispetto alle francesi. Sorry

      Fabio

  • <cite class="fn">Paolo Mori</cite>

    Eh niente, dopo averci pensato per una decina di giorni mi sono lasciato tentare e ho ordinato una coppia di Gravelking SK (38 mm), per sostituire delle gomme ben più tassellate e pesanti, visto che i giri estivi stanno estendendo le percorrenze su asfalto o sterrato leggero… sono curioso di vedere come aumenteranno le performance (ah ah)

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Paolo, io per migliorare le performance dovrei cambiare le gambe… 😀
      Scherzi a parte, sono sicuro ti troverai bene.

      Fabio

      • <cite class="fn">Paolo Mori</cite>

        Chiaro che il motore è quello e non si cambia – se non con tanto sudore 🙂 – ma ho il sospetto che qualche differenza ci sarà: dopo l’ennesimo cambio gomme ho deciso di pesare le ruote perché mi sembravano davvero molto molto massicce (diciamo robuste, via). Stendiamo un velo pietoso sui freddi numeri, ché non voglio spaventare nessuno, ma dopo la misura ho deciso di accantonare altre modifiche o acquisti (almeno per il momento… ) e di dotare il mezzo di un paio di ruote decenti. Tra ruote e gomme nuove, saranno circa 1,5 kg in meno! E le gomme non erano le famigerate marathon plus, per quanto comunque relativamente pesanti.
        E se le gravelking sono buone anche solo la metà di quel che traspare dalla recensione, dopo la sostituzione dovrei volare 😀
        Ma soprattutto sono curioso di provare una marca per me nuova, in tanti dicono che le panaracer siano molto molto comode e ‘sta cosa mi ha stuzzicato…

        • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

          Capperi! Togliere 1,5kg dalle ruote è un miglioramento notevole.
          Comfort: sicuramente la migliore qualità delle Panaracer, tutte. Sono curioso di provare le nuove Michelin Gravel, perché anche i francesi fanno gomme molto comode. Dovrebbero arrivarmi a fine luglio, misura 700×40 secondo l’ultimo aggiornamento da poco ricevuto dall’ufficio stampa dell’azienda. Sulla carta presentano tante interessanti soluzioni, vedremo. Io pedalo:-D
          Facci sapere come ti troverai con le Gravel King.

          Fabio

          • <cite class="fn">Paolo Mori</cite>

            Non mancherò di dire la mia, per quello che vale 🙂

            • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

              Vale vale, tranquillo. Io sono sempre contento quando pubblicate le vostre impressioni. Sono informazioni preziose, informazioni pedalate le chiamo io e non chiacchiere in libertà come ne è piena la rete. Quindi ben vengano.

              Fabio

  • <cite class="fn">Paolo Mori</cite>

    Oh beh, ho portato le nuove gomme (e ruote) a spasso per un’oretta e, contrariamente alle aspettative, ho già un paio di osservazioni che mi sembra sensato riportare, che se no poi mi dimentico.
    Il modello: GravelKing SK, 38 mm (tubeless compatibile ma con camere d’aria). Gonfiate a 40 PSI sono morbidissime, forse troppo. Ho urtato (per sbaglio) un sasso a discreta velocità… il cerchio ha toccato, ma stavolta mi è andata di lusso, niente sosta forzata 🙂 Ottima comodità in fuoristrada, forse troppo soffice su asfalto (ad es in curva e frenata). Giocherò con la pressione nei prossimi giri.

    Ma forse più interessante, rientrando a casa sotto un temporale non ho notato problemi di grip sul bagnato (situazione passata da “strada umida” ad “acqua alta a Venezia”, con tutti gli stadi intermedi). Giusto in discesa sono riuscito a bloccare la ruota posteriore pinzando duro di proposito, anche se con freni a disco idraulici (e debolucci) forse il problema si sente meno.
    Onestamente però non ho confronto realistico con altri copertoni, non ho mai cercato di farmi male inchiodando sul bagnato 😀

    E con tutto il peso tolto dalle ruote, io un pignone l’ho guadagnato, ottimisticamente anche uno e mezzo 😀

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Paolo, grazie per questo primo contributo. Solo una nota in attesa di giri più lunghi: la pressione è troppo bassa, sul fianco è riportato il valore se usata tubeless, con camera d’aria bisogna salire. 40 psi, cioè circa 2.6 bar, sono davvero pochi

      Fabio

  • <cite class="fn">Paolo Mori</cite>

    “It’s a dangerous business, Frodo, going out of your door,” he used to say. “You step into the Road, and if you don’t keep your wheels ( 😀 ), there is no knowing where you might be swept off to.
    Purtroppo la traduzione italiana trasforma l’originale “if you don’t keep your feet” con “se non dirigi bene i piedi” e il senso si trasforma, seppur leggermente.
    Mi sembra una citazione calzante, in tema con il titolo del blog, da dedicare a questi GravelKing, che, sebbene trovino nelle strade sterrate il loro regno, sono davvero a loro agio (e che agio, anche per il ciclista) quasi ovunque. Invitano a prendere una deviazione dietro l’altra, solo per il gusto di continuare a gironzolare. Ovviamente il ciclista – e la bici che egli cavalca – deve essere propenso ad assecondare questa tendenza, ma per quanto mi riguarda questi copertoncini sono davvero molto pericolosi. E questo era lo spunto per la citazione del buon Bilbo 🙂

    (Per ora niente di particolarmente interessante da aggiungere al commento precedente. Ma non di sola tecnica vive l’uomo)

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Citazione PIU’che calzante, direi… 😀

      Aumentata un poco la pressione?

      Fabio

      • <cite class="fn">Paolo Mori</cite>

        Aumentata, sì, e parecchio. Ho variato alcune volte nel range tra 3.2 e 4 bar anteriore e 3.5/4.3 bar posteriore. Al momento sono al limite inferiore di questo intervallo (sono leggerino, 60&qualcosa kg). Non mi sembra di avvertire molta differenza in questo intorno, devo dire, ne su asfalto ne su sterrato: assorbe ottimamente le asperità senza risultare “vuota” sotto sforzo.

        Mi sono fatto prendere dall’entusiasmo e mi sono avventurato anche su sentieri più tecnici “da mtb”: la velocità di percorrenza va decisamente limitata, troppo facile perdere il controllo in discesa tra sassi e radici sporgenti.
        Dovrei provare tubeless… chissà che meraviglia dev’essere 😀 Ma in quanto a trazione e robustezza, anche in condizioni al limite (ed oltre), niente da ridire fin’ora 🙂

  • <cite class="fn">Paolo Mori</cite>

    Ripasso di qua dopo qualche centinaio di km insieme ai GravelKing, giusto per confermare quanto di buono si intuiva dalle prime pedalate. Per peso totale (ciclista+bici) intorno ai 75 kg mi trovo bene con circa 3 bar all’anteriore e qualcosa in più al posteriore (variando un po’ a seconda del carico). Su cerchi da 19 mm, le 38×622 misurano 39 mm precisi.
    Non ho ancora avuto l’occasione di provare la trazione su fango profondo (e qua sto praticamente facendo la danza della pioggia…), ma da quel poco che mi è capitato su terreni molli e con poca aderenza si difendono comunque bene: chiaro, è importante caricare bene la ruota posteriore soprattutto in salita, ma il comportamento è sempre abbastanza prevedibile.
    Anche in curva, quando su ghiaino/sabbia si perde aderenza, lo scivolamento sembra sempre controllabile (e anche qui, altra gufata), ovviamente senza esagerare 🙂
    Solo una foratura, una spina di rovo ben piantata tra i tasselli è arrivata fino alla camera d’aria.
    Per il mio uso forse i 43×622 sarebbero stati un po’ più adatti, sui sentieri più irregolari (grossi sassi, radici sporgenti) potrebbe aiutare il fatto di avere un po’ di volume in più… speriamo che l’anno prossimo ne rilascino una versione ancora più larga 😀

    (@Fabio, comunicazione di servizio: ho ripreso a lavorare sul Gator, ri-montato e ri-smontato per fare un po’ di foto. E ho iniziato a scrivere la prima bozza. Con calma arriva…)

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Paolo, pressioni in configurazione tubeless o con camera? Perché nel secondo caso potrebbero essere bassine.
      Trazione su fango nisba, inutile che aspetti la pioggia. Basta che la strada sale un poco e giri a vuoto. Ne vieni fuori solo se hai rapporti molto agili, che ti permettono di restare seduto e caricare senza che alla ruota arrivi troppa potenza. Per capirci, col 34/32 sono andato a vuoto.
      Proprio stamattina ho affrontato i miei “muri” di terreno reso pesante dalle piogge (si, qui piove dalla scorsa settimana, oggi un poco di sole) per provare il comportamento in questo frangente delle Michelin Power Gravel e se non avessi avuto una bici con monocorona e 42 finale non sarei riuscito a conservare trazione. Con terreni pesanti servono tanta agilità o tacchette profonde sul battistrada.
      Quando sarà, passa pure alla misura superiore: sono proprio comode, ma tanto comode…

      Fabio

      • <cite class="fn">Paolo Mori</cite>

        “Ne vieni fuori se hai rapporti molto agili, che ti permettono di restare seduto”: è esattamente il mio caso, non mi sono reso conto che forse sarebbe stato meglio specificarlo. Non è esattamente un rapporto stradale, il 26/34 😀

        Pressione con camere. Potrebbe essere basso, ma non mi pare che soffra su asfalto. Scendendo ancora di pressione si inizia a sentire la gomma “flaccida” (c’è un termine migliore?), per esempio in curva o in frenata. Ma così mi trovo bene, soprattutto quando c’è molto sterrato… quale potrebbe essere il problema, a parte il rischio di pinzare la camera?

        • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

          Oibò, non lo sapevo; magari mi hai pure scritto che bici è e come è montata ma si sa: la memoria non è mia qualità.
          Pressione troppo alta o troppo bassa porta sempre con sé diversi svantaggi. Dalla scorrevolezza che peggiora all’aumento della possibilità di bucare sino allo stallonamento.
          Conoscendo bici, ciclista e assetto in sella si riesce a trovare un giusto set up ma nulla più della personale esperienza aiuta a risolvere.
          Considera però che usando le camere sulla versione tubeless devi aumentare di un bar il limite massimo indicato sulla copertura e tenere lui come parametro

          Fabio

          • <cite class="fn">Paolo Mori</cite>

            A sensazione non mi pare che fino a 3 bar e spiccioli non peggiori la scorrevolezza, mentre si avverte un cambiamento netto poco sotto tale soglia. Comunque d’ora in poi penso che eviterò gli sterrati più scabrosi e aumenterò la pressione per stare sul sicuro.
            Ho messo le mani su una mtb usata (per modo di dire, sembra nuova) e maltratterò quella di più. Per stare in tema: il confronto non è dei migliori, ma in salita (da seduti) le gravel king sembrano comunque avere una trazione migliore delle gomme di serie sulla mtb, o se no altro sembrano molto più reattive nel fornire un feedback. È vero che queste ultime sono invero tremende e verranno cambiate presto, ma vista la diversa destinazione d’uso il fatto che ci sia competizione mi ha lasciato di stucco…

            • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

              Ciao Paolo, grazie per i tuoi aggiornamenti.
              Il discorso pressione è complesso, entrano in gioco molte variabili. A parte non eccedere in un senso o nell’altro, restano poche certezze. E cioè che peso del ciclista e sua posizione in sella sono fondamentali. Tendiamo, per esempio, a gonfiare la posteriore più dell’anteriore: è giusto, lì si concentra più peso. Ma i ciclisti che caricano molto l’avantreno? Mica facile venirne a capo…

              Fabio

  • <cite class="fn">alfaluna</cite>

    Montate anch’io in misura da 38 al posto delle ottime Pasela da 32 mm
    Primo giro di prova serio di poco meno di una 30ina di km e….
    …..Incredibilmente mi è sparito l’80% del formicolio che sentivo alle mani 🙂

  • <cite class="fn">Paolo Mori</cite>

    Vediamo se il filtro anti-spam mi lascia passare il link per una fotina… non un granché, giusto un aggiornamento invernale 🙂 https://ibb.co/rQBtqr9

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Paolo, un link passa, due o tre non ricordo ora, no.
      Comunque, impronta inconfondibile… 😀

      Fabio

  • <cite class="fn">Paolo Mori</cite>

    Altro appuntino a distanza di tempo, stavolta non proprio entusiasta: a volte mi sembra che la strada se li mangi, ‘sti copertoncini. Al posteriore i segni di usura diventano evidenti dopo circa 1000 km, verso i 1500 la riga centrale è quasi liscia. Molto meglio l’anteriore, ovviamente scambiandoli si raddoppia la vita utile. L’uso abbondante su asfalto incide, immagino, così come l’uso con bici carica. Ma dato il prezzo e tutte le altre qualità è quasi ingiusto lamentarsi. Quasi… XD

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Paolo, ho aperto l’articolo e mi sono riletto i commenti tuoi precedenti (rispondo da pannello, quindi vedo quelli in ordine cronologico di tutti gli articoli partendo dal commento più recente) perché ricordavo che usavi pressione di esercizio bassina.

      Probabilmente è qui la causa della precoce usura; al momento i GK usati in questo test rotolano felici sulla bici di un amico, hanno circa 4000 km sul groppone e non presentano usura anomala. Ciclista di 65kg (beato lui…) e pressione a 4,6 e 4,4. Con camere.
      Vero però che, per quanto ne sappia, non ha mai usato la bici carica se non una decina di kg ogni tanto. Ma dubito si sia trattato di più del 5% dei km percorsi.

      Fabio

      • <cite class="fn">Paolo Mori</cite>

        Uhm… qualquadra non cosa
        A parte gli esperimenti iniziali poi mi sono tenuto su pressioni più alte, minimo minimo 3.5 (con camere), ma spesso di più. Tenendo conto che anch’io sono leggerino (~61 kg) non mi sembra una situazione molto differente.
        E poi mi sarei aspettato un’usura magari superiore ma omogenea su tutta la larghezza a pressioni basse; al contrario, un consumo più evidente al centro in caso di pressione (troppo) alta, considerando la maggiore o minore deformazione del pneumatico e il contatto a terra. Nel mio caso l’usura della fila centrale è abbastanza più evidente del resto, magari aggiungerò una foto. Cosa c’è di sbagliato in questo ragionamento?
        Che poi se c’è abbastanza gomma sotto i quadretti i pneumatici si possono usare ancora, magari a lungo. Non sono ancora consumati fino alla carcassa, solo che diventano dei semi-slick.

  • <cite class="fn">Alessio</cite>

    Ciao Fabio, ma fra tutti i copertoni per Gravel, secondo te qual’è quello che si adatta meglio per prestazioni fra bitume e sterrato soft?

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Alessio, ho pubblicato diversi test e altri ne arriveranno. C’è tanto nel settore gravel, in forte espansione.
      Stabilire la migliore in assoluto non è possibile; sarebbe un atto di presunzione da parte mia e un pessimo servizio reso ai ciclisti. Non è la filosofia di questo blog.
      Ogni test è accurato, ogni componente sezionato e provato sino al limite: ognuno, leggendoli, troverà ciò che per lui è meglio.
      Perché alla fine è così: non esiste il meglio in assoluto, solo il meglio per noi.

      Fabio

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