Panaracer GravelKing SK TLC
Gravelking, il re del gravel: ma davvero il trono è suo? E’ quello che cercheremo di scoprire con questo test.
Da tempo ho una predilezione per le coperture proposte dalla giapponese Panaracer. Qualità, tanta; prestazioni, ottime; comfort, elevato.
Sua signoria la mia Elessar viaggia contenta con gomme Panaracer, le stradali Pasela. Che all’epoca erano in un testa a testa proprio con le GravelKing, anche perché queste ultime sono offerte in una quantità notevole di misure e versioni. Alla fine la scelta ricadde su qualcosa di più stradale e non perché la snob acciaio e cromo non sia in grado di affrontare il fuoristrada, il gravel appunto. Anzi, lo fa fin troppo bene. Ma dopo pulirla è lavoro di un giorno, con sabbia, terreno e fango che si insinuano in ogni più piccola lavorazione; ed io che non sopporto la bici sporca ho preferito non indurmi (troppo) in tentazione.
Ma non è detto che al prossimo cambio gomme non decida di passare alle GravelKing, che a dispetto del nome e del titolo nobiliare, sono ottime gomme da usare anche su strada. A pedalarci sul bitume nemmeno fai caso al fatto siano tassellate. E comunque oltre a misure e versioni, il catalogo comprende anche alcune semi slick: insomma, una soluzione adatta a ognuno in questa ampia famiglia la si trova sempre.
E questo complica un poco la vita, mi rendo conto. Più volte ho detto che dinanzi a troppa scelta si finisce col non scegliere e proseguire nel solco della nostra personale tradizione.
Impossibile proporre un test per tutta la gamma, ci sarebbe da lavorarci un anno; difficile decidere che variante recensire. A quest’ultimo problema però la soluzione è stata semplice. Stavolta non lavoro con un esemplare inviato dall’azienda: le gomme mi sono state prestate da un amico che le ha scelte per la sua bici. Su mio consiglio, e si sta trovando bene.
Non è la prima volta che decido di sfruttare qualcosa che per vari motivi mi capita tra le mani e ricavarne un test da pubblicare. Se giudico l’oggetto interessante, ne approfitto. Ci sono un vantaggio e uno svantaggio in questa opzione.
Il vantaggio è pratico: posso gestire la pubblicazione con tempi diversi, non ho l’azienda che mi chiede quando sarà online. Non che di solito mi mettano fretta, ma è pur vero che è buona educazione cercare di pubblicare in tempi ragionevoli rispetto all’arrivo del materiale.
Lo svantaggio è di metodo: non potendo tenermi le gomme per tutto il tempo che voglio sono costretto a svolgere le prove su strada in un arco temporale limitato.
So che questo può apparire in contraddizione col vantaggio appena scritto. Ma solo a chi non conosce lo sviluppo di un test, dove tra il pedalare su strada e scrittura e pubblicazione del test qui, passa un intervallo spesso assai lungo. Si esce, si prova, si appuntano tutte le impressioni e si lascia lì, a sedimentare. Poi si passa alla scrittura, ma solo la prima stesura e si lascia pure lei a sedimentare. Infine si riprende in mano l’articolo, e inizia la revisione, di solito una o due settimane prima della sua messa online. Calcolate che la prima stesura risale a metà maggio. Visto quanto tempo serve?
Comunque anche se non ci ho pedalato per tanti giorni, sono riuscito a svolgere quasi tutte le prove necessarie. Questo ha significato anche sobbarcarmi lunghe trasferte, perché l’unica era andare lì dove nel raggio di 60 chilometri potessi sfruttare ogni tipo di percorso mi servisse. Strada asfaltata con salite e discese di tutti i tipi, fuoristrada equamente diviso tra strade bianche, sentieri battuti ed erbosi e, visto il clima, un poco di fango che serve sempre.
Ritrovandomi a uscire di casa per imboccare subito un bel sentiero poco battuto, abbandonarlo dopo una quindicina di chilometri per immettermi su strada asfaltata e raggiungere così le mie salite preferite, farmele in un verso e poi nell’altro per tornare definitivamente in piano e deviare alla prima occasione lungo varie strade bianche, esplorare altri sentieri con pietrisco e dossi a volontà, tornare nuovamente sull’asfalto e infine riprendere il sentiero iniziale che mi riporta a casa.
Un uso vario, così come dovrebbe essere una uscita gravel. Lo scrivo al singolare ma ovviamente le uscite sono state al plurale. E non è mancata la marcia cittadina.
Insomma, anche se in un tempo limitato, posso dire di non aver trascurato qualcosa. Solo un aspetto ma lo vedremo più in là.
Quindi possiamo iniziare: al solito partiremo alla scoperta di come sono fatte.
Andiamo.
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Ciao Fabio,
Ottimo test e ottimo articolo come sempre!
Per caso hai misurato la larghezza? A quanto misurano e su che larghezza interna del cerchio?
Grazie!
Ciao Michael, scusa il ritardo nel rispondere ma sono giornate piene, spesso in giro e con poco accesso alla rete.
Non ho riportato la misurazione nel test perché sono gomme installabili su molti cerchi a canale differente e alla fine sarebbe stato un dato poco interessante. Credevo, al solito mi sbagliavo 😀
Cerchio canale 19, larghezza misurata sui fianchi 44mm
Fabio
Dato importantissimo per chi ha “passaggio stretto” 😉
Grazie!
Ecco, questa è la prova che quando penso, penso male 😀
L’ho presa ai fianchi perché la tassellatura è modesta, di fatto sono i fianchi a essere più ciotti e poter creare problemi al carro, dietro il movimento centrale.
Fabio
Ciao Fabio,
approfitto della tua cortesia per raccontarti un piccolo problema:
uso da un pò (circa un migliaio di km percorsi) una coppia di Continental Speed Ride. Ottimi copertoni sotto tutti gli aspetti, se non che mi sono accorto che in prossimità del punto di attacco ai cerchi (Mavic Aksium disc) si stavano staccando dal copertone dei piccoli fili. Ho smontato le gomme e ho visto che effettivamente, proprio dove la gomma tocca il cerchio ci sono dei piccoli filamenti che si staccano; tirandoli vengono via seguendo tutta la circonferenza del pneumatico. Li ho sostituiti con altro, non mi era mai capitato, io sono un pò fissato con la sicurezza di marcia e non sapendo valutare il danno ho preferito non rischiare. Hai idea di cosa possa essere successo?
Grazie
Ciao Stefano, proprio ieri ho messo su queste gomme perché appena sorgerà il sole uscirò in off road e anche io ho notato non un vero e proprio sfilacciamento ma un poco di usura del tallone si. Smagliature potrei chiamarle.
Me le sono studiate con calma e danni strutturali non ne vedo. Nel tuo caso sembra più grave ma non più di tanto. Non è un tessuto che inizi a sfilare e quello si dissolve. Che qualche copertoncino tenda a perdere materiale o sfilacciare sul tallone capita ma non fartene un problema. Certo, lo scrivo senza visionare prima ma ho ragionevole certezza siano solo i fili più esterni, non avrai altri danni o pericoli nell’uso.
Fabio
Mi sa proprio che dopo le Pasela le proverò, anzi magari levo le Pasela che riutilizzerei per la bici della figlia…
Ho fatto fare il carro dietro largo apposta e il fuoristrada (leggi no auto) non mi dispiace.
Un idea di dove costa poco comperarle?
Ciao Lorenzo, potrebbe essere una ottima soluzione per offroad un poco più impegnativo; su sentieri battuti e strade bianche le Pasela si difendono bene.
Sui prezzi non so dirti, sulla reperibilità di solito bike24 è quello più fornito della gamma Panaracer. A volte Probike, ma ha meno versioni disponibili.
Fabio
Buongiorno,
aspettavo da tempo a questo test che vedevo tra quelli “work in progress” e finalmente è arrivato, con il consueto livello che contraddistingue le recensioni che appaiono su questo sito.
Vedo che questo pneumatico ha ottenuto dei giudizi molto buoni su molti aspetti. Mi chiedo quanto tali giudizi possano mutare passando da una misura 43 mm a una misura 32 o 35 (di più non passa nel mio telaio).
Altra domanda porgo all’oste del sito: rispetto ai michelin cyclocross jet recensiti l’anno scorso, pregi e difetti?
Saluti,
Bruno
Ciao Bruno, per motivi a me ignoti il tuo commento era in spam. Forse l’account che hai usato per commentare, non so; ho sistemi piuttosto rigidi e a volte capita.
Purtroppo per darti una risposta che abbia senso dovrei prima testare le altre misure e non l’ho fatto.
Che poi è, più o meno, il motivo per cui anche un confronto coi Michelin non avrebbe valore, vista la notevole differenza nelle dimensioni. Il Cyclocross è un 30, arriva a 32 su alcuni cerchi: siamo troppo distanti e una tale differenza determina comportamenti non paragonabili.
Poi certo, in comune hanno l’essere due gomme top, entrambe assai polivalenti, dalla ottima scorrevolezza e comfort. Unica differenza rilevabile perché non influenzata dalla misura è la durata; su asfalto la Michelin si consuma prima. Ma dirti, per esempio, che è più leggera e maneggevole non avrebbe senso vista, appunto, la superiore sezione delle gomme giapponesi rispetto alle francesi. Sorry
Fabio
Eh niente, dopo averci pensato per una decina di giorni mi sono lasciato tentare e ho ordinato una coppia di Gravelking SK (38 mm), per sostituire delle gomme ben più tassellate e pesanti, visto che i giri estivi stanno estendendo le percorrenze su asfalto o sterrato leggero… sono curioso di vedere come aumenteranno le performance (ah ah)
Ciao Paolo, io per migliorare le performance dovrei cambiare le gambe… 😀
Scherzi a parte, sono sicuro ti troverai bene.
Fabio
Chiaro che il motore è quello e non si cambia – se non con tanto sudore 🙂 – ma ho il sospetto che qualche differenza ci sarà: dopo l’ennesimo cambio gomme ho deciso di pesare le ruote perché mi sembravano davvero molto molto massicce (diciamo robuste, via). Stendiamo un velo pietoso sui freddi numeri, ché non voglio spaventare nessuno, ma dopo la misura ho deciso di accantonare altre modifiche o acquisti (almeno per il momento… ) e di dotare il mezzo di un paio di ruote decenti. Tra ruote e gomme nuove, saranno circa 1,5 kg in meno! E le gomme non erano le famigerate marathon plus, per quanto comunque relativamente pesanti.
E se le gravelking sono buone anche solo la metà di quel che traspare dalla recensione, dopo la sostituzione dovrei volare 😀
Ma soprattutto sono curioso di provare una marca per me nuova, in tanti dicono che le panaracer siano molto molto comode e ‘sta cosa mi ha stuzzicato…
Capperi! Togliere 1,5kg dalle ruote è un miglioramento notevole.
Comfort: sicuramente la migliore qualità delle Panaracer, tutte. Sono curioso di provare le nuove Michelin Gravel, perché anche i francesi fanno gomme molto comode. Dovrebbero arrivarmi a fine luglio, misura 700×40 secondo l’ultimo aggiornamento da poco ricevuto dall’ufficio stampa dell’azienda. Sulla carta presentano tante interessanti soluzioni, vedremo. Io pedalo:-D
Facci sapere come ti troverai con le Gravel King.
Fabio
Non mancherò di dire la mia, per quello che vale 🙂
Vale vale, tranquillo. Io sono sempre contento quando pubblicate le vostre impressioni. Sono informazioni preziose, informazioni pedalate le chiamo io e non chiacchiere in libertà come ne è piena la rete. Quindi ben vengano.
Fabio
Oh beh, ho portato le nuove gomme (e ruote) a spasso per un’oretta e, contrariamente alle aspettative, ho già un paio di osservazioni che mi sembra sensato riportare, che se no poi mi dimentico.
Il modello: GravelKing SK, 38 mm (tubeless compatibile ma con camere d’aria). Gonfiate a 40 PSI sono morbidissime, forse troppo. Ho urtato (per sbaglio) un sasso a discreta velocità… il cerchio ha toccato, ma stavolta mi è andata di lusso, niente sosta forzata 🙂 Ottima comodità in fuoristrada, forse troppo soffice su asfalto (ad es in curva e frenata). Giocherò con la pressione nei prossimi giri.
Ma forse più interessante, rientrando a casa sotto un temporale non ho notato problemi di grip sul bagnato (situazione passata da “strada umida” ad “acqua alta a Venezia”, con tutti gli stadi intermedi). Giusto in discesa sono riuscito a bloccare la ruota posteriore pinzando duro di proposito, anche se con freni a disco idraulici (e debolucci) forse il problema si sente meno.
Onestamente però non ho confronto realistico con altri copertoni, non ho mai cercato di farmi male inchiodando sul bagnato 😀
E con tutto il peso tolto dalle ruote, io un pignone l’ho guadagnato, ottimisticamente anche uno e mezzo 😀
Ciao Paolo, grazie per questo primo contributo. Solo una nota in attesa di giri più lunghi: la pressione è troppo bassa, sul fianco è riportato il valore se usata tubeless, con camera d’aria bisogna salire. 40 psi, cioè circa 2.6 bar, sono davvero pochi
Fabio
“It’s a dangerous business, Frodo, going out of your door,” he used to say. “You step into the Road, and if you don’t keep your wheels ( 😀 ), there is no knowing where you might be swept off to.
Purtroppo la traduzione italiana trasforma l’originale “if you don’t keep your feet” con “se non dirigi bene i piedi” e il senso si trasforma, seppur leggermente.
Mi sembra una citazione calzante, in tema con il titolo del blog, da dedicare a questi GravelKing, che, sebbene trovino nelle strade sterrate il loro regno, sono davvero a loro agio (e che agio, anche per il ciclista) quasi ovunque. Invitano a prendere una deviazione dietro l’altra, solo per il gusto di continuare a gironzolare. Ovviamente il ciclista – e la bici che egli cavalca – deve essere propenso ad assecondare questa tendenza, ma per quanto mi riguarda questi copertoncini sono davvero molto pericolosi. E questo era lo spunto per la citazione del buon Bilbo 🙂
(Per ora niente di particolarmente interessante da aggiungere al commento precedente. Ma non di sola tecnica vive l’uomo)
Citazione PIU’che calzante, direi… 😀
Aumentata un poco la pressione?
Fabio
Aumentata, sì, e parecchio. Ho variato alcune volte nel range tra 3.2 e 4 bar anteriore e 3.5/4.3 bar posteriore. Al momento sono al limite inferiore di questo intervallo (sono leggerino, 60&qualcosa kg). Non mi sembra di avvertire molta differenza in questo intorno, devo dire, ne su asfalto ne su sterrato: assorbe ottimamente le asperità senza risultare “vuota” sotto sforzo.
Mi sono fatto prendere dall’entusiasmo e mi sono avventurato anche su sentieri più tecnici “da mtb”: la velocità di percorrenza va decisamente limitata, troppo facile perdere il controllo in discesa tra sassi e radici sporgenti.
Dovrei provare tubeless… chissà che meraviglia dev’essere 😀 Ma in quanto a trazione e robustezza, anche in condizioni al limite (ed oltre), niente da ridire fin’ora 🙂
Ripasso di qua dopo qualche centinaio di km insieme ai GravelKing, giusto per confermare quanto di buono si intuiva dalle prime pedalate. Per peso totale (ciclista+bici) intorno ai 75 kg mi trovo bene con circa 3 bar all’anteriore e qualcosa in più al posteriore (variando un po’ a seconda del carico). Su cerchi da 19 mm, le 38×622 misurano 39 mm precisi.
Non ho ancora avuto l’occasione di provare la trazione su fango profondo (e qua sto praticamente facendo la danza della pioggia…), ma da quel poco che mi è capitato su terreni molli e con poca aderenza si difendono comunque bene: chiaro, è importante caricare bene la ruota posteriore soprattutto in salita, ma il comportamento è sempre abbastanza prevedibile.
Anche in curva, quando su ghiaino/sabbia si perde aderenza, lo scivolamento sembra sempre controllabile (e anche qui, altra gufata), ovviamente senza esagerare 🙂
Solo una foratura, una spina di rovo ben piantata tra i tasselli è arrivata fino alla camera d’aria.
Per il mio uso forse i 43×622 sarebbero stati un po’ più adatti, sui sentieri più irregolari (grossi sassi, radici sporgenti) potrebbe aiutare il fatto di avere un po’ di volume in più… speriamo che l’anno prossimo ne rilascino una versione ancora più larga 😀
(@Fabio, comunicazione di servizio: ho ripreso a lavorare sul Gator, ri-montato e ri-smontato per fare un po’ di foto. E ho iniziato a scrivere la prima bozza. Con calma arriva…)
Ciao Paolo, pressioni in configurazione tubeless o con camera? Perché nel secondo caso potrebbero essere bassine.
Trazione su fango nisba, inutile che aspetti la pioggia. Basta che la strada sale un poco e giri a vuoto. Ne vieni fuori solo se hai rapporti molto agili, che ti permettono di restare seduto e caricare senza che alla ruota arrivi troppa potenza. Per capirci, col 34/32 sono andato a vuoto.
Proprio stamattina ho affrontato i miei “muri” di terreno reso pesante dalle piogge (si, qui piove dalla scorsa settimana, oggi un poco di sole) per provare il comportamento in questo frangente delle Michelin Power Gravel e se non avessi avuto una bici con monocorona e 42 finale non sarei riuscito a conservare trazione. Con terreni pesanti servono tanta agilità o tacchette profonde sul battistrada.
Quando sarà, passa pure alla misura superiore: sono proprio comode, ma tanto comode…
Fabio
“Ne vieni fuori se hai rapporti molto agili, che ti permettono di restare seduto”: è esattamente il mio caso, non mi sono reso conto che forse sarebbe stato meglio specificarlo. Non è esattamente un rapporto stradale, il 26/34 😀
Pressione con camere. Potrebbe essere basso, ma non mi pare che soffra su asfalto. Scendendo ancora di pressione si inizia a sentire la gomma “flaccida” (c’è un termine migliore?), per esempio in curva o in frenata. Ma così mi trovo bene, soprattutto quando c’è molto sterrato… quale potrebbe essere il problema, a parte il rischio di pinzare la camera?
Oibò, non lo sapevo; magari mi hai pure scritto che bici è e come è montata ma si sa: la memoria non è mia qualità.
Pressione troppo alta o troppo bassa porta sempre con sé diversi svantaggi. Dalla scorrevolezza che peggiora all’aumento della possibilità di bucare sino allo stallonamento.
Conoscendo bici, ciclista e assetto in sella si riesce a trovare un giusto set up ma nulla più della personale esperienza aiuta a risolvere.
Considera però che usando le camere sulla versione tubeless devi aumentare di un bar il limite massimo indicato sulla copertura e tenere lui come parametro
Fabio
A sensazione non mi pare che fino a 3 bar e spiccioli non peggiori la scorrevolezza, mentre si avverte un cambiamento netto poco sotto tale soglia. Comunque d’ora in poi penso che eviterò gli sterrati più scabrosi e aumenterò la pressione per stare sul sicuro.
Ho messo le mani su una mtb usata (per modo di dire, sembra nuova) e maltratterò quella di più. Per stare in tema: il confronto non è dei migliori, ma in salita (da seduti) le gravel king sembrano comunque avere una trazione migliore delle gomme di serie sulla mtb, o se no altro sembrano molto più reattive nel fornire un feedback. È vero che queste ultime sono invero tremende e verranno cambiate presto, ma vista la diversa destinazione d’uso il fatto che ci sia competizione mi ha lasciato di stucco…
Ciao Paolo, grazie per i tuoi aggiornamenti.
Il discorso pressione è complesso, entrano in gioco molte variabili. A parte non eccedere in un senso o nell’altro, restano poche certezze. E cioè che peso del ciclista e sua posizione in sella sono fondamentali. Tendiamo, per esempio, a gonfiare la posteriore più dell’anteriore: è giusto, lì si concentra più peso. Ma i ciclisti che caricano molto l’avantreno? Mica facile venirne a capo…
Fabio
Montate anch’io in misura da 38 al posto delle ottime Pasela da 32 mm
Primo giro di prova serio di poco meno di una 30ina di km e….
…..Incredibilmente mi è sparito l’80% del formicolio che sentivo alle mani 🙂
Vediamo se il filtro anti-spam mi lascia passare il link per una fotina… non un granché, giusto un aggiornamento invernale 🙂 https://ibb.co/rQBtqr9
Ciao Paolo, un link passa, due o tre non ricordo ora, no.
Comunque, impronta inconfondibile… 😀
Fabio
Altro appuntino a distanza di tempo, stavolta non proprio entusiasta: a volte mi sembra che la strada se li mangi, ‘sti copertoncini. Al posteriore i segni di usura diventano evidenti dopo circa 1000 km, verso i 1500 la riga centrale è quasi liscia. Molto meglio l’anteriore, ovviamente scambiandoli si raddoppia la vita utile. L’uso abbondante su asfalto incide, immagino, così come l’uso con bici carica. Ma dato il prezzo e tutte le altre qualità è quasi ingiusto lamentarsi. Quasi… XD
Ciao Paolo, ho aperto l’articolo e mi sono riletto i commenti tuoi precedenti (rispondo da pannello, quindi vedo quelli in ordine cronologico di tutti gli articoli partendo dal commento più recente) perché ricordavo che usavi pressione di esercizio bassina.
Probabilmente è qui la causa della precoce usura; al momento i GK usati in questo test rotolano felici sulla bici di un amico, hanno circa 4000 km sul groppone e non presentano usura anomala. Ciclista di 65kg (beato lui…) e pressione a 4,6 e 4,4. Con camere.
Vero però che, per quanto ne sappia, non ha mai usato la bici carica se non una decina di kg ogni tanto. Ma dubito si sia trattato di più del 5% dei km percorsi.
Fabio
Uhm… qualquadra non cosa
A parte gli esperimenti iniziali poi mi sono tenuto su pressioni più alte, minimo minimo 3.5 (con camere), ma spesso di più. Tenendo conto che anch’io sono leggerino (~61 kg) non mi sembra una situazione molto differente.
E poi mi sarei aspettato un’usura magari superiore ma omogenea su tutta la larghezza a pressioni basse; al contrario, un consumo più evidente al centro in caso di pressione (troppo) alta, considerando la maggiore o minore deformazione del pneumatico e il contatto a terra. Nel mio caso l’usura della fila centrale è abbastanza più evidente del resto, magari aggiungerò una foto. Cosa c’è di sbagliato in questo ragionamento?
Che poi se c’è abbastanza gomma sotto i quadretti i pneumatici si possono usare ancora, magari a lungo. Non sono ancora consumati fino alla carcassa, solo che diventano dei semi-slick.
Mumble mumble, mi giri una foto?
Certe cose devi vederle, altrimenti solo ipotesi.
Fabio
Ciao Fabio, ma fra tutti i copertoni per Gravel, secondo te qual’è quello che si adatta meglio per prestazioni fra bitume e sterrato soft?
Ciao Alessio, ho pubblicato diversi test e altri ne arriveranno. C’è tanto nel settore gravel, in forte espansione.
Stabilire la migliore in assoluto non è possibile; sarebbe un atto di presunzione da parte mia e un pessimo servizio reso ai ciclisti. Non è la filosofia di questo blog.
Ogni test è accurato, ogni componente sezionato e provato sino al limite: ognuno, leggendoli, troverà ciò che per lui è meglio.
Perché alla fine è così: non esiste il meglio in assoluto, solo il meglio per noi.
Fabio