L’Europa pedala

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Con oltre 22 milioni di bici vendute, il 2020 è l’anno del record per l’Europa.

Significa un giro d’affari di 18,3 miliardi di euro, grazie al balzo in avanti del +40% rispetto al 2019.

Il dato lo ricavo dall’ultimo rapporto Conebi, Confederazione europea dell’industria bici, e-bike, componenti e accessori, che ci racconta altri dati interessanti.

Ve lo traduco, spero di essere abbastanza fedele al testo.

Spinta dal boom della domanda, dagli investimenti nelle infrastrutture ciclabili e dalle dichiarazioni politiche sulla transizione verso la green economy, “l’industria europea prosegue nella sua costante crescita, con il 2020 che si conferma come l’anno migliore da quando abbiamo iniziato ad analizzare i dati”, ha spiegato Erhard Büchel, presidente Conebi, sottolineando inoltre che “gli investimenti, inclusi quelli in innovazione, hanno superato 1,5 miliardi di euro, rispetto a 1 miliardo di euro nel 2019. Ciò ha alimentato una crescita della produzione senza precedenti in tutta la zona UE”.

In questo orizzonte di crescita, “le e-bike stanno rapidamente diventando la scelta preferita dei consumatori”, osserva Manuel Marsilio, direttore generale Conebi. “I cittadini europei stanno selezionando opzioni di mobilità elettrica più ecologiche e questo ha portato le e-bike a registrare un incredibile aumento delle vendite del 52% in termini di valore, il mercato è infatti balzato a 10,6 miliardi di euro nel 2020″.

Anche la produzione di parti e accessori in Europa è aumentata nel 2020, raggiungendo i 3 miliardi di euro e consentendo un aumento del 30% dell’occupazione nel 2020 rispetto al 2019. Con un numero crescente di aziende che rafforzano i propri investimenti in Europa e decidono di portare o riportare la loro produzione nel continente, per ogni 1.000 bici prodotte ogni anno in Europa si creano da tre a cinque posti di lavoro. Per ogni 1.000 e-bike, vengono generati da sei a nove posti di lavoro.

“Il nostro settore”, ha concluso Marsilio, “apporta un valore tangibile all’economia europea in termini di posti di lavoro, investimenti, imprenditorialità e innovazione. Inoltre, la nostra impronta ambientale è nettamente positiva quando si tratta di green economy. La produzione locale in Europa si traduce in una riduzione di oltre 2 milioni di tonnellate di emissioni di Co2 all’anno”.

E, aggiungo io, malgrado la difficoltà nell’approvvigionamento delle materie prime che ha causato e continua a causare ritardi nella produzione.

Aumento della domanda, diminuzione nella produzione dei componenti essenziali (nel senso che non riesce a soddisfare la richiesta) ad assemblare bici complete, senza questo collo di bottiglia probabilmente i dati sarebbero ancora migliori.

Non mi stupisce il boom delle e-bike, sapete non sono un fondamentalista e quindi non trovo disdicevole l’uso della pedalata assistita, che è figlio di una nuova coscienza ecologica.

Dove però continuo a nutrire dubbi, perché produzione e smaltimento delle batterie restano due argomenti che sto studiando da mesi; e ogni ricerca o dossier che consulto mi prospettano più problemi che soluzioni.

Non tanto con riferimento alle bici quanto alle auto elettriche.

Tanti anni fa la plastica sembrò rappresentare la soluzione definitiva, eppure ora sappiamo quanto infelice fu quella scelta.

Ma torniamo alle bici.

Con una tale massa critica di pedalatori, e il dato sulle e-bike lascia supporre ci sia una buona fetta di nuovi utenti, ogni governo nazionale dovrà farci i conti.

Al di là dei proclami da campagna elettorale, serviranno sempre più infrastrutture per evitare che passata la sbornia le bici riposino in cantina.

Il piano Europeo in aiuto per la ripresa economica impone una decisa virata in questa direzione per accedere ai finanziamenti.

Tra i mille progetti presentati dal nostro Paese, di realmente “ciclabile” c’è poco o nulla.

Investimenti su alta velocità e rete autostradale non sono proprio green, diciamolo…

Io però resto fiducioso, perché non guardo mai solo a ciò che accade nei nostri confini ma apro lo sguardo all’Europa intera.

Europa che è il nostro presente e sarà il nostro futuro, come amava dire un ragazzo innamorato del suo mestiere, ucciso in un attentato terroristico.

Europa decisa a tracciare una rotta precisa nella lotta all’inquinamento, anche a costo di pericolosi salti in avanti che richiederanno per forza il compromesso; o forse alzando la posta proprio per non cedere troppo al tavolo delle trattative.

E nel frattempo, l’Europa pedala.

Buone pedalate

 

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