La crisi economica morde l’e-commerce delle bici

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Il gruppo Signa Sports United è una delle maggiori società nel settore del commercio online di prodotti per l’outdoor, bici comprese; detiene infatti i marchi Vitus e Nukeproof e soprattutto nel corso di questi ultimi anni ha via via acquisito portali e-commerce e marchi con proprie reti di vendita.

Al momento in cui scrivo nel portfolio troviamo ProbikeShop, Farrad.de, Bikester, Wiggle, ChainReactionCycles, Brugelmann solo per restare nell’ambito del nostro mondo.

La casa madre Holding Signa si era impegnata incondizionatamente all’inizio di quest’anno a fornire liquidità aggiuntiva fino al 30 settembre 2025, mentre a settembre un accordo integrativo prometteva di fornire fondi per “coprire le spese operative e le esigenze finanziarie della SSU e per garantire la continuità operativa della società Signa Sports United”.

Al momento risultano 143 milioni di euro fermi.

“Dopo molti anni di collaborazione basata sulla fiducia reciproca e di finanziamenti affidabili tra la Società e SIGNA Holding, la SSU ha fatto affidamento sulla natura vincolante e incondizionata della lettera di impegno azionario per continuare a attingere fondi per far fronte ai propri obblighi a breve termine e per la valutazione della continuità aziendale della Società e delle sue filiali”, ha affermato la SSU in una nota.

“La Società ritiene ingiustificata la risoluzione della Lettera di impegno patrimoniale da parte di SIGNA Holding. Sebbene la Società si rammarichi della risoluzione della lettera di impegno azionario, adotterà le misure legali appropriate nell’interesse di tutti i suoi azionisti, creditori e dipendenti.”

La notizia si aggiunge a quello che è già stato un mese triste per la società madre di Wiggle e Chain Reaction Cycle, che la scorsa settimana ha ritirato le sue azioni dalla Borsa di New York citando la domanda contenuta, le scorte in eccesso e l’indebolimento dell’interesse dei consumatori nel settore del ciclismo.

La società – che ha anche ammesso di soffrire di “gravi sfide di liquidità e redditività” – ha affermato che i vantaggi derivanti dalla quotazione in borsa non “giustificano i costi e le richieste di tempo del management necessarie per soddisfare gli impegni normativi statunitensi della società”.

La delisting dovrebbe avvenire nel corso della prossima settimana, ponendo fine al suo periodo di due anni sul NYSE, iniziato solo pochi mesi dopo l’acquisizione di Wiggle e Chain Reaction Cycles. All’epoca i prezzi delle sue azioni erano intorno ai 9 dollari, ma ora sono scesi a soli 0,94 dollari secondo i dati di ottobre 2023.

Non è tutta colpa della stagnazione nella domanda di bici. Errori di gestione, gravi per aziende che basano il proprio business nell’e-commerce rifare i siti eliminando funzionalità e rendendo difficoltosa la navigazione o gli ordini come nel caso di Wiggle, crisi post Brexit che ha indebolito le vendita verso l’UE ma anche significativi “costi una tantum legali, professionali e di personale”, che hanno inciso negativamente sull’utile netto di oltre 36 milioni di sterline, sebbene SSU abbia anche completamente rimborsato e rinunciato a tutti i debiti degli azionisti e prestiti infragruppo, pari a £ 312 milioni, come parte dell’accordo.

Si stanno facendo avanti altri investitori, è ormai chiaro che René Benko proprietario di Signa sta dirottando la liquidità sul mercato immobiliare con cui ha fatto fortuna secondo quanto sostenuto dal sito Bloomberg.

La scorsa settimana Frasers Group, che possiede Sports Direct, House of Fraser e Evans Cycles, tra le altre catene di vendita al dettaglio, ha annunciato di aver accettato di acquistare il rivenditore tedesco di articoli sportivi SportScheck, che commercia da 34 punti vendita, dalla SSU.

In un comunicato del gruppo leggiamo: “La crescita e l’espansione della nostra attività sportiva è un’area chiave per diventare un’azienda di vendita al dettaglio internazionale. Il mercato tedesco rappresenta un’enorme opportunità per noi e non vediamo l’ora di portare la nostra esperienza, risorse e relazioni per rafforzare l’attività di SportScheck”.

Concetto ribadito dal CEO di Frasers Group Michael Murray che ha dichiarato: “L’acquisizione del principale rivenditore di articoli sportivi in Germania è un grande passo nel nostro viaggio per diventare il rivenditore di articoli sportivi numero uno nell’area EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa). ) – e siamo lieti di farlo con il pieno supporto dei principali brand partner globali, Adidas e Nike”.

Del resto i danni della Brexit che hanno di fatto tagliato fuori molti marchi britannici a causa dei dazi e le complessità doganali impongono di sbarcare in UE per poter nuovamente essere sul mercato europeo senza limitazioni.

Ma tutto questo cosa significa per noi all’atto pratico?

Già da qualche giorno, con netto anticipo, sia Wiggle che CRC hanno avviato il loro Black Friday, con fortissimi sconti.

Ma allo stesso tempo hanno avvisato i fornitori che non procederanno a nuovi ordini, non faranno scorte e non pagheranno le fatture, avviandosi di fatto verso l’amministrazione controllata o fiduciaria.

Il rischio quindi potrebbe essere non ricevere quanto acquistato, visto che malgrado la dichiarata insolvenza le vendite online non sono state fermate.

Con il problema che trovandosi extra UE non ci sono le tutele previste dalla nostra legislazione europea.

Servono allora buon senso a attenzione, evitando prodotti indicati non in stock ma in arrivo perché è certo non arriveranno mai allo store.

Contattare i siti via mail o telefono per chi mastica l’inglese in modo da assicurarsi l’effettiva disponibilità.

E soprattutto pagare solo ed esclusivamente con carta di credito: no carta debito o altri sistemi.

Questo perché all’acquisto si applica la legislazione inglese, ai sensi della sezione 75 del Consumer Credit Act, laddove un articolo che costa tra 100 e 30.000 sterline viene acquistato utilizzando una carta di credito in Inghilterra, Scozia e Galles, la società che ha emesso la carta ha la stessa responsabilità del venditore nel caso in cui la merce non sia consegnata o sia difettosa o non rispondente alle leggi

Certo, poi ci sta da aprire la controversia con la società che ha emesso la carta di credito, ma è comunque responsabile.

Mentre invece potrebbe risultare difficoltoso il rimborso tramite Paypal, anche se sulla carta dovrebbe essere proprio il contrario. Questo perché, mi ha spiegato un addetto del settore, sarebbe molto difficoltoso per PayPal riprendersi i soldi e quindi il rischio non lo assume.

E comunque sembra che fuori dalla GB non sarà possibile usare questo metodo di pagamento ma sul punto è tutto in divenire.

Dobbiamo capire che la situazione cambia dalla sera alla mattina, fra due giorni potrebbe arrivare una proposta di un investitore per i marchi in difficoltà o la settimana prossima arrivare la citazione per una azione legale. 

Quindi questa la situazione alla data di pubblicazione, domani chissà.

Buone pedalate

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