In arrivo la stretta sui monopattini elettrici?
Obbligo di casco, immatricolazione e targa per i monopattini elettrici: è ormai questa la strada rivendicata dall’attuale ministro dei trasporti e infrastrutture.
In nome della sicurezza, salvo poi annunciare il probabile innalzamento dei limiti di velocità su alcune tratte autostradali.
Ma andiamo con ordine.
Posto che questo è un blog dedicato al ciclismo e, a rigore, ‘stì cosi con le rotelline qui non dovrebbero comparire; e aggiungiamo che a me proprio non piacciono, ho percorso ben 5 metri per capire non sono fatti per me o io per loro, resta il fatto che i monopattini elettrici sono un importante tassello per la mobilità alternativa all’auto.
E per questo ne seguo le vicende.
Avevo avvertito che titolare “plebiscito” a proposito del referendum parigino sui monopattini elettrici in sharing era sbagliato, sotto l’aspetto semantico e di opportunità.
E infatti l’argomento è stato subito preso a sostegno da chi è contro, anche, se riconosco, c’è stato chi si è mosso prima.
Con arguzia il ministro dei trasporti pubblicò a gennaio sulla sua pagina Instagram un intelligente quesito: “Voi che ne pensate di proibire la libera vendita di quei pericolosi monopattini non a norma che possono sfrecciare anche a 60 km/h diventando fonte di gravi incidenti?”
Che è come chiedere “voi che ne pensate di mettere in galera i rapinatori?”
Baldanzoso ha commentato il giorno dopo il travolgente risultato: quasi l’80% si è dichiarato favorevole.
Che poi le percentuali possono essere armi a doppio taglio, perché ne ricaviamo che 1 fan su 5 del ministro ha spiccata tendenza a delinquere.
Colpisce l’astio verso gli utilizzatori dei monopattini, che però non sembra uguagliare l’odio profondo contro i ciclisti. Ho dato una scorsa, turandomi il naso, ad altri post.
In uno il nostro ministro professa il proprio impegno a tutela di pedoni e ciclisti, ottenendo come risposte “Sarà opportuno che si cominci a far rispettare le regole ai ciclisti …persino le oche hanno imparato ad andare in fila, loro NO ! E passano con semafori rossi e non rispettano gli stop…“; e ancora “i ciclisti dovrebbero essere più disciplinati e seguire il codice della strada non passando con il rosso, non andando contromano e viaggiando in fila indiana e non affiancati! Anche loro provocano incidenti e se fanno.make a qualcuno non sono neanche rintracciabili!“; proseguo “Ci sono anche strade statali e provinciali, dove i ciclisti vanno costringendo autovetture ed autotreni ad incolonnarsi, rallentando la marcia alla loro andatura. Ritengo si debbano porre dei divieti di circolazione“.
Mi fermo qui, per decenza e per calmare il mio voltastomaco.
Se non avete la mia stessa debolezza, questo il link al messaggio da cui ho prelevato alcune risposte https://www.instagram.com/p/CoRiUAUKrtr/
Ora nessuno con un briciolo di senso etico può essere d’accordo con chi non rispetta le regole, io credo siamo più di quel 20% di soggetti che hanno risposto favorevoli a mezzi fuorilegge al sondaggio del ministro.
Che via sia un reale problema di inciviltà nell’uso e abuso di monopattini elettrici modificati, così come di bici a pedalata assistita taroccate sia per superare il limite di 25 km/h che per escludere il concetto di assistenza, nel senso che manco devi pedalare che quelle vanno, nessuno può negarlo.
Esistono già le norme per sanzionare questi comportamenti illeciti, varate dal Governo precedente all’attuale, che vanno a colpire i singoli, non fanno di tutt’erba un fascio.
Questa campagna social iniziata mesi fa crea il più che fondato sospetto serva a preparare il terreno verso restrizioni sempre maggiori contro chi non si sposta in auto.
Non dimentichiamo che il ministro a ogni piè sospinto dichiara l’inutilità della ciclabili “perché gli italiani devono lavorare, non possono perdere tempo con le ciclabili”; e che il suo primo atto all’insediamento è stato annullare i molti milioni che il precedente Governo aveva iscritto a bilancio per le infrastrutture ciclabili.
Per adesso nel mirino ci sono i monopattini elettrici, tutti e non solo quelli in sharing come a Parigi perché targa, immatricolazione e obbligo di casco riguardano i privati. Innalzando i costi di gestione e, di fatto, disincentivando l’uso. E non venitemi a dire che in Germania hanno la targa e pure l’assicurazione senza che ci sia stata la fine dei monopattini. La realtà sociale, politica e ambientale, nonché il senso civico, son ben diversi.
Nei corridoi del ministero non mancano le voci che vorrebbero tali obblighi estesi anche alle bici.
Per il momento sembra salvarci l’enorme fatturato del comparto e la ovvia resistenza del settore industriale.
Per il momento, però.
Perché dinanzi ai continui fallimenti abilmente celati in questi mesi, si fa sempre più pressante la necessità di provvedimenti bandiera, buoni per distrarre l’opinione pubblica.
Potrei dire che mi dispiace per i tanti utilizzatori di monopattini elettrici che questa gente ha votato.
Potrei, ma non lo dico.
Buone pedalate
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Figuranti che ovunque mettono mano fanno danni.