COP28, aspettative alte ma di ambiente c’è poco; però…

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Inizia a delinearsi la rotta della Cop28 che si sta svolgendo in questi giorni in Dubai.

E non è quella auspicata da chi ha realmente a cuore le sorti del Pianeta.

Tutti gli analisti concordano sull’importanza di questa edizione della conferenza sul clima perché il tempo è poco, forse persino scaduto.

Le aspettative sono alte ma le Cop, nate sotto l’egida delle Nazioni Unite, sono sempre state armi spuntate. Se anche alla fine dei lavori ci dovesse essere un documento votato all’unanimità, non esiste alcuna sanzione per le Nazioni che malgrado firmatarie decidessero di non rispettare gli impegni.

Insomma, la Cop28 sarà uguale alle 27 che l’hanno preceduta: una passerella dove le Nazioni si raccontano, celebrando se stesse come paladine della difesa ambientale.

Con in più quest’anno la singolare assegnazione del luogo: Dubai, Emirati Arabi, maggior produttore di combustibili fossili.

Qualcuno ha benevolmente fatto notare che in realtà, almeno per il Dubai, il petrolio è ormai solo il 20% degli introiti, il resto arriva da turismo e finanza. 

Io però faccio notare al corrispondente poco attento, forse distratto proprio dalle attrattive del luogo, che anzitutto il fatto che il petrolio sia solo un quinto del bilancio non significa che hanno smesso o ridotto di estrarne ma che hanno saputo investire più che bene gli introiti. Diversificato, come dicono quelli bravi.

Quindi sostenere che gli Emirati intendano sfruttare la Cop28 per limitarne l’impatto e al tempo stesso rifarsi una reputazione non è del tutto campata in aria.

Proprio mentre a braccio scrivo queste note mi è arrivato il flash di agenzia con le dichiarazioni rese da Sultan Al Jaber, presidente della delegazione organizzatrice dell’evento. Il politico emiratino si è appena espresso contro l’eliminazione dei combustibili fossili, ossia uno degli obiettivi del summit se non il principale, sostenendo che rinunciarvi significherebbe “un ritorno al tempo delle caverne”. 

Guterres, Segretario Generale dell’ONU, ha replicato “Affermazioni assolutamente preoccupanti e sull’orlo del negazionismo climatico”.

Però la Cop28 potrebbe non essere solo tempo sprecato per l’ambiente e una bella vacanza per le migliaia di delegati.

In questa edizione partecipano attivamente la maggior parte dei Capi di Stato o di Governo nonché Reali e dittatori vari, comunque tutti quelli che hanno le mani sulle leve decisionali dei propri Paesi, come mai avvenuto dal 1992 ad oggi. 

Significa poter organizzare quasi in tempo reale incontri bilaterali, scambi, colloqui, formali e informali. Pare anche sotterranei, pochi giorni fa la denuncia del Center for Climate Reporting (organizzazione no-profit di giornalismo investigativo) e della BBC con la pubblicazione di documenti riservati che rivelano come gli Emirati Arabi Uniti intendano utilizzare la COP28 quale piattaforma per discutere accordi commerciali con 30 paesi, compreso uno con la Cina per “valutare congiuntamente le opportunità internazionali del gas naturale liquefatto” in Mozambico, Canada e Australia.

Sultan al-Jaber ha respinto le accuse definendole un tentativo di minare il lavoro della presidenza della COP28, aggiungendo che gli Emirati Arabi Uniti non hanno bisogno della presidenza della Conferenza per stabilire accordi o relazioni commerciali migliori. E io gli credo, almeno su quest’ultima affermazione. Solo su questa…

Comunque lobbismo o meno, è indubbio che la Cop28 si rivela perfetto palcoscenico per capire l’evolversi delle tensioni internazionali, rivelando spesso più di quello che appare.

Cina e Russia, per esempio, vanno a braccetto su molti temi, il gigante asiatico punta al mercato della Federazione come sbocco per uscire dalla crisi economica e al tempo stesso attende di vedere cosa accadrà con le sanzioni in vista della certa annessione di Taiwan: eppure almeno qui alla Cop28 viaggiano separati, con XI che preferisce accordarsi con Biden. Il fatto siano ambedue assenti alla conferenza inficia poco o nulla, gli sherpa lavorano alacremente e possiamo dire che in questo momento storico i due leader abbiano altro per la testa.

Non significa che Cina e USA si sono scoperte amiche tra loro e amiche dell’ambiente, il calcolo è puramente economico. 

Per la Cina significa incunearsi ancor più in profondità in Occidente, puntando a farlo dipendere sempre più dalle loro terre rare e tecnologie. Perché oltre a essere il maggior esportatore dei minerali necessari alla transizione ecologica, il Paese di Mezzo è anche il maggior produttore di pannelli fotovoltaici e di tutta la tecnologia che al momento può sostituire gli idrocarburi.

Gli Stati Uniti mantengono la loro rotta, che è quella di non averla. Tranne una breve parentesi durante la presidenza Obama, l’atteggiamento è sempre piuttosto ondivago, con tutele stringenti in alcuni settori e massima liberalizzazione in altri. Non dimentichiamo che hanno una notevole produzione di petrolio.

E visto che l’ho citata, la Russia invece ha tutto da avvantaggiarsi dal repentino cambiamento climatico in atto. Grazie al riscaldamento globale vastissime zone della Siberia ora sono diventate coltivabili. Ai tempi dell’URSS il suo granaio era l’Ucraina, ora, beh, sappiamo come stanno le cose.

L’Unione Europea continua a mantenere il suo ruolo di principale protagonista, almeno nelle intenzioni. Suoi i piani più ambiziosi, sue le istanze più radicali per la transizione energetica e le politiche ambientali.

Ma come detto la volta scorsa, l’UE è debole.

Non solo per palese mancanza di leadership autorevoli e per l’approssimarsi di elezioni che potrebbero stravolgere equilibri consolidati tanto da indurre anche una tosta come la Ursula Von der Layen a stringere rapporti personali con esponenti politici a lei avversi (almeno finché erano all’opposizione, una volta al Governo si sa, le cose cambiano, come abbiamo visto in Italia) ma anche a ridurre le proprie battagliere campagne dando l’imprimatur a provvedimenti dichiaratamente al ribasso rispetto alle intenzioni iniziali.

No, c’è da capire che l’UE funziona benissimo ed è una potenza in grado di soverchiare le altre quando lavora unita, un sol uomo. Lo abbiamo vissuto con la pandemia, lo abbiamo visto all’inizio dell’invasione dell’Ucraina (grazie pure alla presenza in quella fase di alcuni veri e autorevoli leader) ma di fatto è quasi sempre la somma di singole volontà non sempre concordanti. E questo la indebolisce.

Se un territorio è debole diventa facile conquista. Non militare, almeno mi auguro, ma le battaglie si combattono anche con altri mezzi.

L’Europa è un mercato appetibile, ricco. Poco capace di tutelare se stesso e i suoi interessi quando viaggia in ordine sparso con giusto uno o due leader capaci di farsi valere (e al momento manco questi ci sono) come ci ha mostrato la politica economica di Trump durante la sua presidenza.

Guardare a questa Cop28 solo per i risultati che riuscirà a ottenere sul piano ambientale è tempo perso. Poco o nulla di quanto stabilito nelle precedenti dichiarazioni finali è stato poi messo in pratica, non vedo perché stavolta dovrebbe essere diverso.

Eppure questa Cop28 può davvero divenire l’edizione più importante. 

Il terreno neutrale dei temi ambientali è lo sfondo perfetto per far lavorare le diplomazie senza che si accendano riflettori indesiderati. 

Insomma, noi siam qui a parlare di tutela dell’ambiente, chi si può dichiarare apertamente contrario, mica siamo qui per altro; che poi ok, ci siamo trovati e abbiamo scambiato qualche idea sulla crisi mediorientale, insomma, dai, non fatela tanto lunga. Più o meno.

E registro un altro elemento importante: l’ingresso al tavolo delle trattative del Vaticano. Qui non è questione religiosa, ho profonda stima per Papa Francesco ma la fede non fa per me. No, dobbiamo guardare alla potenza di fuoco del Vaticano, alla sua capacità di fare proselitismo, alle risorse economiche, a quanto la Chiesa sia radicata sul territorio. E all’incessante opera di dialogo interreligioso.

Il Papa è assente per motivi di salute ma è presente il Segretario di Stato a cui ha affidato queste parole “Diamo l’esempio, come rappresentanti religiosi, per mostrare che un cambiamento è possibile, per testimoniare stili di vita rispettosi e sostenibili e domandiamo a gran voce ai responsabili delle nazioni che la casa comune sia preservata. Ce lo chiedono, in particolare, i piccoli e i poveri, le cui preghiere giungono fino al trono dell’Altissimo. Per il futuro loro e il futuro di tutti custodiamo il creato e proteggiamo la casa comune: viviamo in pace e promuoviamo la pace. Grazie”.

In questo momento storico, come vi ho detto la volta precedente, è proprio il Vaticano l’attore maggiormente impegnato a difesa dell’ambiente. Una difesa che si basa sull’idea che tutelarlo significa salvare le fasce più povere della popolazione mondiale, innescando una virtuosa spirale di benessere capace anche di spegnere molti focolai di guerra.

Insomma, magari dalla Cop28 nascerà un bellissimo documento pieno di buone intenzioni, forse nemmeno quello e sarà servito solo ai Paesi del Golfo per costruirsi una reputazione; eppure sottotraccia potrebbe davvero partire quella spinta che è sempre mancata, con motivazioni che con la reale tutela dell’ambiente nulla hanno a che vedere ma che potrebbero portare a quell’obiettivo.

Infine una personale considerazione a margine. Come ho avuto modo di dire altre volte, questo è un blog di biciclettine, un posto dove svagarsi. E io continuo a lavorare per mantenerlo tale. Ma questo non mi impedisce di affrontare temi reali, concreti, che riguardano noi tutti e il futuro delle nuove generazioni. Non devo catturare click o inseguire pubblico, posso permettermi il lusso di sperimentare e di trattare argomenti apparentemente fuori tema. 

Si, apparentemente: perché sono convinto che molti ciclisti hanno a cuore l’ambiente e la sorte del nostro Pianeta.

Buone pedalate

COMMENTS

  • <cite class="fn">Michele</cite>

    Ciao,mi pare che a questa cop28 non ci sia prefissati degli obbiettivi veri,si parla di transizione ecologica con eliminazione dei veicoli inquinanti ,ma da Report di domenica scorsa fa paura vedere l estrazione di nichel e litio x le batterie rispettivamente in oriente e Sudamerica,di green c’e’ ben poco

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