Auguri per due

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Come (quasi) ogni anno eccoci agli auguri natalizi, che son sempre doppi perché il blog vide la sua prima pubblicazione proprio di 25 dicembre. Di undici anni fa.

Questo post, ché chiamarlo articolo è pretenzioso, è sempre stato l’occasione per un bilancio e per guardare al futuro.

L’anno scorso ero decisamente motivato, lo scrissi. Ora posso affermare che il 2023 è stato ottimo per il blog.

Non solo e non tanto per il successo di pubblico, sapete che io non inseguo click; quanto per il riconoscimento della qualità dei contenuti, che è ciò a cui realmente tengo.

Si, mi sto elogiando e forse non sta bene; passatemelo per l’orgoglio di aver lavorato bene.

Contenuti a volte particolari, in alcuni casi capaci di allontanare potenziali lettori perché non ho remore a esprimere le mie opinioni (sempre sostenute dai fatti e da studi autorevoli), in altri casi seguendo vie mai sperimentate prima (pensiamo alla decisione di associare la bici e l’arte nel modo originale che ho scelto); ma senza mai dimenticare l’incessante lavoro sui test, sulla tecnica, sull’attualità.

E sulla sostenibilità, filone che ho sviluppato seguendo differenti linee per offrire una informazione completa. So per certo, perché me lo hanno riferito i diretti interessati, che molti articoli a tema ambientale girano sulle scrivanie di varie aziende, come spunto di riflessione diciamo così. E anche alcuni che trattano il mercato e le sue evoluzioni, in alcuni casi hanno pure superato i confini nazionali per approdare nei quartier generali di alcune multinazionali.

Non che adesso pendano dalle mie labbra, come giustamente mi ha detto un caro amico “non sei Pico della Mirandola”; però è una soddisfazione sapere che le mie parole così come interessano voi possono diventare dibattito per quelli che ci offrono ciò che serve alla nostra passione. Vabbè, offrono forse non è la scelta migliore visti i prezzi, ma ci siamo capiti.

Insomma, malgrado me stesso questo blog si fa valere.

Già, malgrado me stesso perché sono consapevole dei miei limiti e degli errori commessi. E di una eccessiva rigidità che unendosi alla mia conclamata incapacità di fare marketing ha finito per bloccare diverse iniziative.

Ma il fatto è che questo blog non è nato per far cassa, mi interessa nulla cercare pubblicità o sponsor: mi interessa solo la libertà di scrivere quello che voglio con l’unico obiettivo di accontentare i lettori e no chi stacca un assegno.

Qualche mese fa un collega mi chiese “ma non ho capito, qual è il tuo modello di business?”

“Non c’è” – risposi – “solo non tradire mai la fiducia dei lettori”.

Certo, so che seppure abbia questa mia intransigenza ci sarà sempre chi è convinto che ogni pubblicazione è al servizio di qualcuno.

Nella realtà non è così. Per me e per tante altre testate. Che qualcuna non perda occasione per attaccare questo o quello per ripicca e poi fare persino i proclami per chiedere pubblicità dimostra proprio che chi lavora bene non ha bisogno di mettersi al servizio di nessuno.

Avere rapporti con le aziende è normale per chiunque voglia creare contenuti, è impensabile che io stia lì ad acquistare bici, accessori, componenti, caschi e quant’altro solo per scriverne le recensioni; sperando che la poca pubblicità (esterna) possa coprire i costi.

Ma bisogna saper scegliere. Come le aziende selezionano i media con cui collaborare, i media, o almeno questo media, seleziona le aziende a cui rivolgersi.

Perché condividiamo valori, visione, abbiamo rispetto per le rispettive competenze e mai è successo mi abbiano detto cosa scrivere. 

Si, in questi undici anni è successo che qualcuno, presentatosi sotto migliore luce, abbia poi chiesto aggiustamenti dei giudizi. Non sono più comparsi qui.

Comunque nel complesso sono più che soddisfatto di come sta andando il blog.

Un poco meno di come sta andando il canale YouTube.

Vero che la colpa è soprattutto mia, è una forma di comunicazione che mi è estranea e non le dedico le energie necessarie; è anche vero che il pubblico è diverso, meno propenso all’approfondimento. E per me che proprio dell’approfondimento ho fatto la cifra del mio lavoro è ovvio non trovarmi a mio agio.

Si, c’è la soddisfazione nel leggere i commenti, di sapere che comunque ho fatto un buon lavoro, la maggior parte degli interventi è proprio per dirmi “è la prima volta che finalmente trovo un video che spiega bene” o giù di lì.

Ma per farsi spazio tra i video i contenuti, anche se buoni, servono a poco. Anzi, paradossalmente, se vuoi avere ampio seguito devi essere vago, fumoso se vogliamo: in ogni caso mai troppo preciso. E’ come se la gente cercasse uno svago più che l’informazione corretta.

Perché mi chiedo come sia possibile che uno si fidi di chi gli dice di usare un pennarello per smontare un movimento press-fit: cioè, ma davvero uno poi il lavoro lo fa col pennarello? Eppure si entusiasmano. Salvo poi andare da un meccanico perché, beh, dai, il pennarello, suvvia…

Più di tutto però in questo 2023, nella sua seconda parte, sono insoddisfatto di me stesso.

Da moltissimi anni mi sono imposto una disciplina ferrea a causa delle mie patologie. All’inizio mi pesava, i primi anni furono duri, poi non più, è diventata una seconda natura.

Da oltre vent’anni sono invalido civile, con la prescrizione di “svolgere solo lavoro sedentario”. Eh? Io sedentario? Ma scherziamo?

Però non so spiegarmi nemmeno io come sia successo ma sta di fatto che da metà estate in poi ho commesso una serie di errori, dimenticanze, leggerezze che mi hanno fatto rischiare e ancora adesso ne pago le conseguenze.

Sapere di essere io il mandante della ca##ate che faccio non aiuta, anzi.

E poi c’è stato l’ennesimo infortunio, che ho mal gestito dal primo momento: col risultato di peggiorare le cose.

Mi sono auto assolto dicendomi che non potevo fermarmi proprio in quel momento, avevo troppe cose a cui tenevo in ballo per rinunciarvi.

In parte è vero, come però è vero che sono fuggito settimane prima di affrontare la situazione e tornare a impormi quella disciplina che avevo perso.

Perché non è l’infortunio in sé il problema ma il suo inserirsi in un quadro complessivo che da cattivo ho peggiorato in pessimo con le mie mani.

Quindi come vedete non solo sono un comune mortale: sono pure più pirla di quanto si possa immaginare.

Ora sto cercando di rimediare ma ci vorrà tempo. Di cui sono sempre a corto.

A proposito di tempo. Ovviamente ho disdetto alcuni test che vi avevo annunciato, non avrebbe avuto senso svolgerli in queste condizioni.

Ma non vi ho rinunciato, proprio poco prima di questo Natale ho preavvisato che dopo le festività avrei pianificato cosa fare, ricevendo in risposta la massima disponibilità: e anche questo fa piacere. 

Questo non significa che nel frattempo stia del tutto fermo, qualcosa a breve lo leggerete: sedentario io? Ma dai…

Chiudo infine con i ringraziamenti.

A tutti voi che mi dedicate il vostro tempo e a tutti quelli che nel corso di quest’anno hanno manifestato il loro apprezzamento con una donazione. Mantenere questo blog costa, ogni vostro aiuto è prezioso e soprattutto gradito proprio perché mi dimostra che vi sono stato d’aiuto.

E poi a tutte le donne e gli uomini delle agenzie di comunicazione e uffici marketing che con il loro incessante lavoro permettono a questo blog di garantire sempre nuovi contenuti.

Buon Natale, sui pedali

COMMENTS

  • <cite class="fn">Piero</cite>

    Grazie

    Buon Natale anche a te

  • <cite class="fn">Adriano</cite>

    Undici anni! È molto retorico ma sembra ieri. Un grazie per tutto ciò che fai e un ‘in bocca al lupo’ per l’anno che verrà.

  • <cite class="fn">Giuseppe Savo</cite>

    buone feste!
    Su youtube… purtroppo/per fortuna è un “modello di business” differente da un blog. Bisogna spenderci tempo, creare un pubblico. Non è banale.
    Io seguo, sulle “tecniche” di youtube, Andrea Ciraolo che nell’ambito della comunicazione non è per niente male.
    Certo, non è “scemo” come contenuti, ma sono abbastanza boomer da non riuscire a seguire i canali in cui dicono come smontare un movimento centrale con un pennarello… 😀
    Tra l’altro, una cosa che sto notando da “ciclista povero” è la poca se non inesistente informazione su quei prodotti di fascia più bassa, sui difetti e la manutenzione, prove di lungo periodo ecc.
    Per non parlare dei cinesi, per cui in giro ho trovato un solo “creator” (Trace Velo, in inglese tra l’altro) che veramente prova questa roba segnalando la monnezza oppure i (pochi) prodotti “adeguati”. Facendo prove su periodi abbastanza lunghi, spesso riesce anche a “fidelizzare” il suo pubblico mostrando come si comporta lo stesso componente nel tempo in più video nel corso dell’anno.
    Secondo me lato youtube dovrebbero esserci contenuti diversi rispetto al blog, con i due sistemi che magari si parlano.

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Giuseppe, ottimi spunti di riflessione i tuoi, ti ringrazio per questo intervento. Mi hai dato da pensare, solo su un punto purtroppo devo dirti che è difficile: le bici/prodotti economici o cinesi.
      Le aziende cinesi non hanno alcun interesse ai test indipendenti: o stipuli contratto o niente. Comprare la roba è fuori discussione.
      Prodotti economici: dobbiamo capire cosa intendiamo, perché le aziende che hanno a listino bici di fascia bassa, per esempio da 500 euro, non ne hanno mai a parco stampa e non hanno nemmeno interesse a prenderle. E questo avviene anche con bici più costose.

      Fabio

      • <cite class="fn">Giuseppe Savo</cite>

        Immagino che, tranne qualche ditta che vende come la GDO, difficilmente un’azienda presenterà alla stampa la bici non top di gamma (o comunque che non sia il modello su cui sta puntando).
        Un’altra cosa che ho notato molto su youtube, più all’estero che in Italia, è la capacità di “fare rete” dei creatori di contenuti. Faccio un esempio per spiegarmi meglio. In questo periodo sono andato in fissa con gli smartwatch ed in generale con l’elettronica legata al fitness. Il 90% dei contenuti a riguardo sono gli unboxing stupidi o le recensioni “clickbait”, però ci sono alcuni canali su youtube (tipo DesFit oppure the quantified scientist o altri) che in effetti pubblicano dei video abbastanza lunghi e articolati da spiegare le caratteristiche presenti o il “come vanno”. Abbastanza di frequente questi canali fanno video comuni oppure “ospitate” andando a parlare di uno stesso oggetto recensito per aspetti diversi da due persone diverse oppure facendo dei video riepilogativi in cui ognuno “porta” quello che ha recensito.
        Questo approccio ovviamente fa arrivare nuovi utenti “interessati” ai rispettivi canali (chi guarda desfit guarderà probabilmente anche i contenuti del tizio ospitato da desfit e viceversa), ma permette anche di gestire i contenuti in maniera differente.
        In Italia un approccio di questo tipo l’ho visto nel campo della comunicazione storica e scientifica (su due piedi mi vengono in mente Mirko Campochiari “parabellum” e l’ormai famoso Barbascura X), con video talvolta organizzati a quattro mani, molto meno nel settore del ciclismo declinato nei suoi vari aspetti (MTB, strada, turismo, città). Forse qualcosa in tal senso la fa Pietro Franzese, ma in maniera oserei dire embrionale e con numeri abbastanza piccoli.
        Però i numeri sono piccoli in generale a livello nazionale: GCN Italia e Bicifaidate fanno 200mila iscritti, MTB mag ne fa 100mila, quando GCN internazionale (in inglese) fa 3 milioni di iscritti.

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