Casco Lumos

Tempo di lettura: 4 minuti

Una bellissima idea ottimamente realizzata: si, apro con la conclusione perché questo casco mi è piaciuto molto. L’immagine che lancia l’articolo in home page da sola spiega (quasi) tutto.

 

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Un casco con luci anteriori e posteriori e gli indicatori di direzione. Ma non solo. Ha anche una opzione, al momento in versione beta, che sfruttando un sensore di movimento posto nel satellite di comando delle frecce avverte l’improvviso rallentamento e accende tutti le luci posteriori a imitare lo “stop”. Ha una applicazione, al momento disponibile solo per Iphone ma mi hanno detto che entro Natale dovrebbe arrivare quella per Android, che consente di settare il casco tramite Blutooth e fornisce utili informazioni come il livello di carica della batteria.

Bene, ho sovvertito le regole del buon giornalismo partendo dalla conclusione, ma provare questo casco mi ha divertito: dovreste vedere le facce di chi mi incrocia o mi affianca…

Mi rimetto in pari con alcune note.

La ditta Lumos è una compagnia giovane fatta da giovani. Che hanno avuto una idea e hanno cercato finanziamenti sulla piattaforma di crowdfunding Kickstarter. Un percorso seguito da molti ma non tutti arrivano alla meta. Questi ragazzi si, ce l’hanno fatta e da poche settimane è in vendita la versione definitiva del casco. Quasi definitiva dovrei dire perché, appunto, mancano la applicazione per Android e la funzione “stop” è in versione beta. Infatti io, notoriamente poco avvezzo con gli aggeggi elettronici, non sono riuscito a farla partire quando mi serviva, ossia mentre giravo il video che chiude l’articolo. Nel frattempo potete apprezzare questa funzione nel video ufficiale e in coda all’articolo un video mio col casco “in posa” mentre attivo la funzione muovendo a mano il sensore…

Altri video potete trovarli qui.

Una premessa: questo casco serve a essere visti non a vedere. E’ una distinzione fondamentale, altrimenti ogni valutazione sarebbe falsata. Non è un casco da indossare per una discesa in notturna in Mtb e non riesce da solo a illuminare una strada completamente buia. E’ un casco per uso urbano: e in città sappiamo bene che conta essere ben visibili agli altri veicoli. Quindi un presidio di sicurezza in più, qualcosa di utile da aggiungere alle luci sulla bici oppure, come nel mio caso che sono uscito a girare un video e le ho dimenticate a casa, da usare in mancanza d’altro. Con la certezza di essere sempre ben visibili anche da lunga distanza e il plus delle frecce, il cui unico limite è che gli automobilisti stano lì a chiedersi che roba è: troppo futurista per loro…

Chiarito questo, passiamo a conoscere questo simpatico casco partendo dalla confezione.

Il casco arriva in una scatola di squillante giallo.

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Ricca di informazioni già all’esterno, tra cui segnalo l’indicazione della taglia e l’omologazione. La taglia è unica in questa versione per adulti (pare arriverà anche un modello per i più piccini se riscuoterà interesse) e ha un range tra 54 e 62 cm di circonferenza. Il modello indicato è Kickstart, nome scelto per celebrare il buon esito del finanziamento. Non so se è una iniziativa solo per i primi esemplari (ricordo che il casco è da poco entrato in produzione e questo test è una primizia per l’Italia) o se la cosa perdurerà, comunque all’interno ho trovato anche un buono sconto per l’acquisto di un secondo casco, con validità sino a dicembre 2016.

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Una serie di icone segnala le diverse caratteristiche e funzioni.

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Aperta la confezione appare il casco, poggiato su una base in cartone da sfilare.

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Casco, istruzioni e una scatolina più piccola.

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Capovolgendo il casco all’interno troviamo una custodia in tessuto.

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Dettagliata la documentazione a corredo, solo in lingua inglese. Ma chi volesse può scaricare questo file che contiene la traduzione che ho preparato in italiano.

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La scatolina più piccola contiene caricatore, comandi e gli elastici di fissaggio.

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Il satellite da installare al manubrio è fissato a parte all’interno della confezione.

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Sia il casco che il comando frecce funzionano con batterie interne ricaricabili. Il cavo di ricarica è unico per entrambi e sfrutta la presa USB per l’alimentazione, mentre l’attacco è di tipo proprietario.

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Uno sportellino removibile ne protegge i contatti. Ha inoltre due magneti ai lati che ne garantiscono la tenuta. C’è un verso da seguire, però sullo spinotto non è presente alcun segno grafico che aiuti. E’ facile comunque accorgersi sa sta ricaricando perché il pulsante di accensione si illumina di rosso se è in carica, e diviene verde a carica completata.

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Ho chiesto come mai non avessero preferito una presa mini-usb e mi hanno spiegato che non avrebbe garantito la corretta impermeabilità, il casco infatti è resistenza alla pioggia, e non sarebbe stato altrettanto efficace.

Proseguiamo con la dotazione. Il comando delle frecce presenta due grossi pulsanti morbidi al tatto e la sua basetta da cui può essere facilmente rimosso semplicemente ruotando. Come facciamo con tanti ciclocomputer. Per completezza di informazione vi fornisco le misure della base di appoggio: 5×3 cm.

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A questo comando se ne aggiungono altri due, collegati a filo. Non possono essere usati da soli perché privi di alimentazione autonoma, quindi devono sfruttare la batteria del comando wireless. In pratica si tratta di usare come basetta quella coi fili e collegare su essa il comando wireless. Da questa basetta partono due piccoli pulsanti che andranno collocati dove ci è più comodo. Lo scopo è favorire chi preferisce, per esempio, avere i due comandi separati e alle estremità del manubrio, evitando così di lasciare la presa per azionare gli indicatori di direzione.

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Buona la dotazione di elastici in silicone per assicurare il tutto.

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Nell’ampia carrellata fotografica che segue possiamo vedere il casco da diverse angolazioni. Notiamo così le ampie prese di aerazione, i led posteriori protetti da uno scudo di plastica trasparente che non mina la luminosità, la fila di led anteriori anch’essi protetti, l’imbottitura estraibile, la pratica rotella per la regolazione della calzata, il pulsante di accensione triangolare posto sul retro e appena sotto la presa per la ricarica. Quest’ultima, come detto, uguale a quella per la ricarica del comando frecce, per cui si usa lo stesso caricatore.

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Un solo cavetto in dotazione può sembrare scomodo, ma la durata delle batterie è ampia e molto diversa tra casco e comando. Per il casco ho testato 3,5 ore di funzionamento a luce continua e oltre 7 ore a luce intermittente. Il comando frecce è rimasto in funzione a lampeggiare per oltre 15 ore, una enormità se si pensa che viene usato pochi secondi alla volta. In futuro comunque, mi hanno detto, sarà possibile acquistare un secondo caricatore e, spero, una seconda basetta per il comando frecce o un secondo comando, in modo da lasciarlo stabilmente se si possiedono più bici.

I colori disponibili sono tre: oltre il bianco abbiamo un elegante nero matto e uno squillante azzurro.

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Le batterie interne non sono sostituibili, ma il produttore mi ha garantito un ciclo vitale che va ben oltre quello del casco, che dopo ogni 5 anni andrebbe cambiato. Come ogni casco, è normale regola di prudenza.

Sfruttando il telefono di un amico ho scattato qualche immagine della App Lumos e delle sue funzioni.

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E ora è il momento di vederlo acceso.

I led frontali sono molto brillanti ed è simpatica la foggia a sorriderti.

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La luce posteriore è un imperioso triangolo. Non so se è voluto o un caso o semplice design che la forma scelta sia quella dell’universale segnale di pericolo. Comunque è ben visibile anche da lontano e la copertura di protezione non altera l’ottima luminosità.

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Buona la visibilità anche per chi arriva lateralmente.

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Ottima quando è attiva la funzione stop.

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Gli indicatori di direzione poteriori sono due frecce, manco a dirlo. Si illuminano di una calda luce arancio, e lampeggia anche il relativo pulsante ad avvisarci che abbiamo l’indicatore in funzione. Nella parte frontale, sotto, abbiamo una ulteriore striscia di led; come è possibile vedere nel video alla fine dell’articolo, quando la freccia è in funzione si accende un singolo led a destra o sinistra come ulteriore spia che abbiamo gli indicatori in funzione.

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Frecce che funzionano anche anteriormente.

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Anche in questo caso buona la visibilità laterale.

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Ma le foto da sole non possono mostrare il reale funzionamento né aiutano a comprendere se questo casco è realmente utile per essere ben visibili nel traffico urbano. Per questo ho deciso di coinvolgere un amico, abbiamo installato una piccola cam su una delle mie bici e l’ho costretto a seguirmi nel caotico traffico di una calda serata domenicale.

Le luci stradali disturbano il sensore della actioncam, il traffico disturba me e posso assicurarvi che quello che vedete è abbastanza tranquillo. Di solito è peggio…

Adesso un bilancio, e parto dall’unico punto debole: il peso. Circa 450 grammi sono abbastanza per un casco da bici, ma dobbiamo considerare la batteria incorporata. Però è un peso che subito sparisce una volta indossato il casco, perché è comodo e ben bilanciato. Non è un casco sportivo, quindi va bene così.

Mi è mancata una presa d’aria frontale, motivo per cui da anni uso sempre lo stesso modello di casco che ne è appunto provvisto. Ma qui abbiamo i led, quindi è normale non ci sia.

A parte questo solo lodi. Una idea semplice e per questo geniale, una fattura ottima, un funzionamento preciso e facile a parte la funzione stop che richiederà una ulteriore messa a punto da parte degli sviluppatori.

La visibilità, a detta di chi mi seguiva durante il video, è eccellente anche da lunga distanza, così come la luminosità delle frecce. Davvero utili per me.

Il loro azionamento è semplicissimo e avere sia il pulsante che lampeggia che il led frontale aiuta a non dimenticarle in funzione. Mi sarebbe piaciuto che il blocco comandi fosse stato un poco più piccolo, ma questo forse sarebbe andato a discapito della fruibilità, magari calzando guanti invernali. Utili i piccoli pulsanti a cavo per evitare di staccare la mani dal manubrio, però anche qui se fossero stati autoalimentati senza obbligare ai cavi sarebbe stato davvero perfetto.

Forse l’unico vero limite di questo casco è la sua novità. Una freccia è intuitiva e forse chi sta guidando alle nostre spalle o ci incrocia a un quadrivio arriverà a comprenderlo. Ma lo stop? Quanti automobilisti capirebbero che stiamo frenando? Certo, la colpa non è del casco che anzi è davvero utile e si appresta a diventare il mio casco urbano per eccellenza. E anche in qualche uscita di allenamento, quando è possibile che mi trovi a rientrare all’imbrunire o so che dovrò affrontare gallerie.

A chi consiglio questo casco? A qualunque ciclista vada in bici col buio; a qualunque ciclista usi la bici nel tragitto casa lavoro e rientri di sera o si rechi in ufficio la mattina presto, quando ancora il grigio dell’alba ci tiene compagnia; a qualunque ciclista abbia a cuore la propria incolumità e sa che essere ben visibili è più importante di medie, cadenze e watt; a qualunque ciclista viva sui pedali, come noi.

Intervista con Hannu Stewart del Lumos team.

Come è nata l’idea del Casco Lumos?

L’idea del casco Lumos è stata del nostro CEO e co-fondatore Eu-Wen Ding, il quale pedalava e andava avanti e indietro a Boston (USA) in bicicletta. Spesso aveva il problema di ricordarsi (o dimenticarsi) di portarsi le luci della bicicletta e talvolta gliele rubavano. Inoltre, spesso sentiva l’insicurezza di pedalare in mezzo al traffico e le macchine senza essere visto bene. Il prototipo originale (casco con luci LED davanti e sul retro) è stato costruito in un fine settimana e per uso personale, ma i ciclisti si sono subito accorti del casco e gli hanno chiesto dove ne potevano trovare anche loro uno con le luci. Dopo che un gran numero di ciclisti lo ha chiesto, è stata presa la decisione di costruire davvero questo casco.

A quali ciclisti vi rivolgete?

Ci concentriamo soprattutto sui ciclisti di città e sui pendolari, che spesso guidano nel traffico, di mattina e di sera, quando le strade non sono molto illuminate. Abbiamo anche molti clienti che usano il casco per sport e per allenamento, e lo usano la mattina presto e la sera tardi.

Quanto è durato il test?

Abbiamo condotto un test/beta iniziando da gennaio ed è durato ufficialmente per un mese. Questo feedback è stato immesso nello sviluppo del prodotto prima di iniziare la produzione finale nell’estate 2016. In aggiunta al periodo ufficiale di test beta, molti dei nostri testatori hanno usato il casco per tutta le primavera 2016 e hanno continuato ad informarci fino a oggi.

Quanti ciclisti avete coinvolto nei test?

In aggiunta ai nostri test interni, abbiamo avuto circa 70-75 collaudatori in tutto il mondo, in climi e condizioni diverse.

Quanti di voi, ora, stanno lavorando nella società e qual è la vostra età media?

La società ha circa 10 impiegati e l’età media è intorno ai 30 anni.

Avete già in mente altri sviluppi o altri prodotti?

Noi cerchiamo continuamente di aggiungere nuovi prodotti e sviluppare ulteriormente i prodotti già esistenti. Per il momento non possiamo fornire i dettagli, ma ci stiamo concentrando sul produrre oggetti che rendano pedalare in città più sicuro e più comodo, in modo da incoraggiare sempre più persone a andare in bicicletta tutti i giorni.

Offrirete anche accessori come, per esempio, un caricatore o altro?

Si, caricatori aggiuntivi, comandi, basi e altri accessori saranno aggiunti sul nostro sito web a breve, in modo che le persone possano avere pezzi di ricambio o accessori in più.

Che omologazione ha avuto il vostro casco?

Il casco ha i certificate EU (CE EN1078) e US (CPSC) per  caschi da ciclismo.

Avete un distributore in Europa?

Al momento forniamo il nostro casco solo nel nostro negozio online.

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COMMENTS

  • <cite class="fn">Lorenzo</cite>

    Interessante e anche bello.
    Ho visto e calzato un prodotto simile fine mese scorso a milano in occasione di una presentazione test di biciclette alla montagnetta di San siro.
    Aveva in più auricolari che permettevano di ascoltare la musica via bluetooth ed colloquiare con altri compagni di escursione attraverso telefono.
    Mi sembrava però meno curato.
    Se trovo il dépliant che mi hanno dato o il link se ritieni lo posto

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Lorenzo, credi tu abbia visto il Livall. Comunque al momento tra progetti, prototipi e varie interpretazioni stanno venendo fuori molti modelli. Questo mi è piaciuto e mi ha intrigato perché è semplice: ha ciò che serve. Altri ti consentono di ascoltare musica, rispondere al telefono, girare video o scattare foto, ti forniscono tramite app le funzioni dei ciclocomputer più evoluti e tanto altro. Mi sembra troppo però, alla fine più che andare in bici sembra di restare (quasi) al lavoro…

      Fabio

  • <cite class="fn">Lorenzo</cite>

    concordo Fabio
    si perde il piacere della semplicità

  • <cite class="fn">Donatello</cite>

    Se si rompe un led si può sostituire restituendoil casco alla ditta fabbricante?
    Ho letto che per il nostro codice della strada relativo alle luci in bici i led sarebbero troppo in alto e quindi il casco é illegale. È vero?

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Donatello, per quanto riguarda la sostituzione del led devi chiedere alla azienda. Io scrivo test, non ho alcun legame commerciale con le aziende.

      Questa del codice della strada francamente ignoro dove tu possa averla letta: semplicemente non esiste una norma che regolamenta i caschi dotati di luce. Che sono solo un supporto alle luci che, queste si previste dal C.d.S., devono essere obbligatoriamente installate su una bici. Omologate e secondo uno schema di posizionamento previsto dai regolamenti di attuazione.

      Fabio

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