La scimmia con la piega – Test Surly Monkey Ops
La scimmia, perché ormai così è appellata la Surly Karate Monkey Ops di Marco, è stata rinnovata. Ne ho già dato anticipazione qui sul blog; e nell’articolo sulla nastratura avete potuto ammirare qualche immagine parziale.
Iniziamo col vedere cosa è stato montato.
Nella foto manca il reggisella, arrivato con una seconda spedizione.
In dettaglio; il proprietario della bici ha scelto una piega Salsa Cowbell 2, comandi Microshift Arsis, attacco manubrio e reggisella Ritchey, nastro manubrio Fi’zi:k e kit cavi e guaine Jagwire con registri esterni della stessa marca.
Iniziamo dai comandi, una opzione che ho caldeggiato, più in basso spiego perché.
La leva freno è in carbonio protetto da lucido trasparente
Il sistema di cambiata prevede una doppia leva. Quella maggiore deputata alla salita di catena, la piccola facilmente azionabile governa la discesa.
Il passaggio cavi è esterno, con la sede per la guaina dalla lavorazione accurata.
Ho spinto verso questo modello, compatibile con trasmissione Shimano, a causa della piega scelta con la curvatura che tende verso l’esterno. Tutte le moderne leve corsa hanno il comando freno inclinato verso l’esterno, chi più chi meno. Montando leve Ultegra ci saremmo trovati con le leve freno eccessivamente orientate in fuori. Così esposte si sarebbero potute rovinare facilmente e la loro inclinazione, accentuata da quella della piega, avrebbe creato problemi in frenata, con la leva freno basculante che si sarebbe mossa troppo seguendo il movimento di cambiata e con una certa difficoltà a raggiungerle in presa bassa.
Queste Microshift hanno una angolazione minore e il doppio comando elimina il problema della leva freno che rientra quando la si tira, inconveniente che con le Shimano è avvertibile soprattutto frenando in presa alta. Non nascondo comunque che molta ha inciso anche i mio scarso feeling coi comandi Shimano.
Ad arredare i comandi provvedono due kit guaine Jagwire in treccia metallica.
Versione road pro, è stato necessario acquistare il secondo kit perché la guaina presente era troppo corta per servire tutta la bici. Che prevede il cavo coperto da comando a componente, sia per la trasmissione che per i freni.
Con quello che costa non è che il produttore sia stato poi generoso nella dotazione.
Un pezzo di guaina freno e uno di guaina cambio ambedue da 170cm, sufficienti per una bici da corsa: non per questo telaio.
L’alleggerimento del kit e del portafoglio ha colpito anche i cavi freno, forniti in doppia misura 85/165cm, ossia uno per il posteriore e uno ridotto al minimo per l’anteriore. Troppo ridotto al minimo, non arriva al freno di questa bici e infatti ho dovuto prelevare il cavo più lungo dal secondo kit. A un prezzo superiore il produttore ha in catalogo una versione XL (ma non tanto, veste stretto uguale) però la scelta dei colori è limitata e comunque assente quella che serviva a noi.
Due bustine contengono la minuteria necessaria, qualcosa in meno e non qualcosa in più anche in questo caso.
Divise per tipologia, freno e cambio, avrei preferito qualche capofilo e capoguaina in alluminio in sovrannumero. I capifilo per comodità, i capiguaina perché chi monta i registri esterni non ne ha a sufficienza uguali e deve ricorrere a quelli in plastica offerti coi registri. Bruttissimo.
Io ho avuto buon gioco grazie sempre al secondo kit, ma comunque visto il prezzo della confezione (tra i 30 e 35 euro online, 10 in più la versione XL) mi sembra davvero eccessiva la parsimonia nella dotazione.
Però devo dire che queste guaine in treccia sono belle.
Con l’ utile accorgimento della parte terminale (tutte e due i lati, da un pezzo di guaina si dovrebbero ricavare le due singole: possibile con una bici da corsa) spiralata, flessibile…
… molto morbida e che ben si associa al profilo della piega in uscita dal comando.
Purtroppo la limitata lunghezza della guaina per la trasmissione mi ha impedito l’incrocio che avrei preferito creare (per sola estetica, la funzionalità è inalterata) davanti al cannotto di sterzo e mi sono dovuto tenere stretto; creando una V larga al cui centro far passare quelle dei freni.
Registri a guaina sempre Jagwire per la trasmissione.
Installati ad altezza tale da essere facilmente raggiungibili con la bici sul cavalletto mentre si ruotano i pedali per le regolazioni. L’abitudine di montarli subito all’uscita del comandi non la comprendo, sono scomodi e basta.
Attacco manubrio Ritchey.
La piega è la Salsa Cowbell 2…
…dalla caratteristica inclinazione verso l’esterno.
Reach e drop decisamente contenuti, il primo di 76mm e il secondo 126mm, valori da piega da corsa…
…ed estesa in lunghezza la parte terminale, comoda se si decide di usare comandi cambio bar-end. A girarsela tra le mani il reach sembra inferiore, a causa dell’inclinazione che falsa la prospettiva.
La presenza di riferimenti e segni grafici rende semplice la centratura e l’allineamento in altezza dei comandi.
A fasciare la piega un nastro Fi’zi:k
Reggisella Ritchey in alluminio, versione a un bullone, difficile da montare con la attuale sella la cui estensione laterale dello scafo copre l’unica brugola, posta sul fianco del carrello reggisella.
Più di tanto non è possibile avanzarla, ma il problema è relativo perché questa in foto è temporanea, la sella sarà sostituita. Io caldeggio una Brooks Cambium in versione C15, la più sportiva. Perché? Perché sono curioso di provarla…
Ultima modifica, che non condivido del tutto, la scelta di passare a coperture 700×32 in luogo delle precedenti 700×37, fermo restando il modello Schwalbe Marathon Plus.
Fin qui i componenti scelti presentati singolarmente.
Questo il risultato dopo il montaggio.
A confronto con la precedente configurazione la personalità ne ha guadagnato.
Il resto della componentistica è rimasto uguale, quindi inutile una altra descrizione che comunque trovate qui. E basta per ora parlarne in versione statica, in coda all’articolo una ampia galleria fotografica che vale più di ciò che posso scrivere: adesso mettiamoci in sella e cerchiamo di capire se la bici è migliorata.
Si, lo è.
Mi ci sono trovato subito meglio, grazie alla piega e al nuovo reggisella che mi ha consentito di alzare la sella secondo le mie necessità. La prima volta che la provai era infatti troppo bassa (col reggisella al limite di sicurezza), impedendomi sufficiente spinta sui pedali.
Regolata quindi l’altezza sella e aumentato il dislivello sella/manubrio (maggiore di quello in foto, dove ho creato un assetto più adatto al proprietario) l’idea era ripercorrere (quasi) lo stesso tragitto della volta precedente, in modo da eliminare ogni variabile.
Giornata di sole malgrado il meteo (o forse proprio perché il meteo dava pioggia) e a zonzo a pedalare. Ho dovuto rinunciare alla digressione fuori strada, quando sono arrivato al percorso della volta scorsa ho trovato solo fango cedevole. Inutile provarci.
Partenza diversa dal solito, per incontrare meno pavé lasciando la città. L’inconveniente, diciamo così, è che questo tragitto mi porta ad affrontare subito una leggera salita, nulla di impegnativo ma diventa noiosa se affrontata a gambe ancora fredde. Rapporto molto agile quindi e via a scaldare i muscoli. Una volta “a regime” ho iniziato a spingere sulla salita successiva, dove la sella alla giusta altezza e il fatto di avere finalmente tra le mani una piega mi hanno consentito una posizione ottimale. Tutta una altra cosa rispetto al manubrio flat, almeno per i miei gusti.
I copricomandi hanno rivelato in presa una buona ergonomia, senza che le guaine esterne infastidissero più di tanto. Ricordano, a usare un eufemismo, gli Shimano Tiagra 10v o analoghi modelli della casa giapponese. La compatibilità con la trasmissione è perfetta, ed è piacevole il sistema di cambiata a doppio pulsante affiancato. Un poco lunga la corsa per la salita della catena, con il comando cambio dotato di salita multipla (massimo 3 pignoni) che è sempre una comodità. Secca e netta la discesa, non come Sram o Campagnolo, ma più veloce di Shimano. Di pochissimo, il cambio è lo stesso. Però il comando rilascia cavo con più immediatezza e si avverte la differenza.
Si è perso un poco di maneggevolezza nello stretto, meno giocattolino tra le mani per capirci, ma il controllo resta ottimo. In presa alta la piega è un poco stretta per i miei gusti, merito (colpa?) della forma; in presa bassa invece si riesce a governare in assoluta tranquillità, con un grande senso di sicurezza e con il peso scaricato meglio sui palmi.
Di nuovo pianura, pavé; il comfort è sceso, le gomme più sottili si avvertono. Sobbalzi amplificati da una sella che dopo una oretta ha iniziato a darmi veramente fastidio. Un problema questo delle selle per me, ormai ne risento molto più di prima. Adesso o monto la sella mia oppure qualunque altra inizia a darmi fastidio; fastidio che dopo poco diventa dolore, rovinando la pedalata. In fin dei conti con selle così ho pedalato a lungo, senza mai problemi. Ma negli ultimi tempi vado in sofferenza con molta, troppa, facilità.
La modifica delle gomme non l’ho capita, forse Marco me ne aveva parlato, ma comunque quando le ho avute insieme al resto per il montaggio un poco sono rimasto perplesso. Io avrei fatto una scelta diametralmente opposta, aumentando ancora la sezione.
Ma tant’è, la bici non è mia, e più di tanto non interferisco; e poi se la gommatura è giusta per i percorsi del suo proprietario, va bene così.
Fine del pavé, finalmente asfalto. Qui il nuovo assetto rende effettivamente la bici molto, ma molto più godibile. Malgrado il dislivello sella/manubrio non fosse da bici sportiva, non ho avuto alcuna difficoltà a stendermi meglio, presa sulla parte finale della piega e via a stantuffare. Resta un telaio da Mtb, la bici hai i suoi chili da portarsi dietro (12,3 per la cronaca) e il paragone con una qualunque sportiva non sta in piedi.
Ma in piedi ci stavo io spesso, sia per rilanciare che per trovare sollievo dalla sella, riuscendo a godermi assai più la bici rispetto la volta precedente.
Arrivato in prossimità del percorso fuoristrada sul quale giocai la prima volta, la delusione: una distesa di fango molle e cedevole. Ho lasciato perdere, preferendo il rientro da altra percorso per provare meglio le doti di stradista di questa bici.
Che ha confermato di poter tenere un buon passo, più facile spingere grazie a una posizione se non sportiva almeno non frustrante (per me, che odio il manubrio flat) come prima.
In discesa le gomme più strette non hanno fatto avvertire in modo netto il minor appoggio laterale, i freni finalmente rodati hanno mostrato il loro potenziale e solo nelle staccate più decise la ruota posteriore, se non caricata a dovere, iniziava a sobbalzare. Ottimo come detto il controllo in presa bassa grazie alla forma particolare della piega, molto più semplice impostare le curve ampie e veloci, meno “naturalezza” invece nei tornanti.
Il resto è più o meno uguale, il telaio quello è, le ruote non sono cambiate (coperture a parte) ed è difficile alla fine dire oggettivamente se la bici è migliorata o peggiorata.
Perché dipende dalle preferenze personali. Non trattandosi di modifica strutturale, tale cioè da cambiare il comportamento dinamico come possono farlo telaio e/o ruote diverse, alla fine si tratta di sensazioni, che si avvicinano o meno al proprio modo di pedalare.
Per me è migliorata, mi sono trovato decisamente a mio agio; per altri potrebbe essere il contrario, prima la bici soprattutto nello stretto e nelle manovre a bassa velocità rendeva tutto più semplice, al limite dell’acrobatico.
Dove mi è piaciuta di più? Un poco ovunque. In salita perché potevo avere una posizione migliore, in discesa mi sentivo più sicuro e padrone della situazione, in piano ho potuto spingere come non riuscivo l’altra volta.
Io ugualmente avrei fatto una bici del tutto diversa su questo telaio, qualcosa di più votato al fuoristrada, gomme di generosa sezione, forcella in carbonio, rapportatura agilissima; con diversi abbinamenti cromatici, ma torniamo sempre alla solita questione che non conta la bici piaccia a me: solo a chi la usa. Però adesso mi somiglia un poco di più.
Vi lascio con ampia carrellata di immagini, ovviamente la piega fa da padrona. Ho preferito pubblicarle tutte, anche quelle che solitamente scarto, giusto per dare più angoli visuali possibili.
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Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
la sella che ne dici di arretrarla un pochino? oppure sto tizio deve pedalare solo con i quatricipiti?
Paolì, se avessi letto bene avresti capito che la sella più di tanto non può essere arretrata a causa della forma del carrello; l’avanzamento è comunque corretto (manca 1cm alla posizione ideale) perché il piantone è molto inclinato, infatti sarebbe stato preferibile un reggisella con offset zero; tu pensa a svolazzare col parapendio, possibilmente con vento molto forte così ti ritroviamo (se ti ritroviamo) sull’Atlantico e smettila di mandare i messaggi con quello lì (non ci sta la faccina, mannaggia) che oggi mi avete intossicato.
Un guzzistico saluto, qui mi mantengo una parvenza di serietà, in privato te lo mando idoneo
Fabio
ps hai ricevuto idonea buonanotte su vazapp
datemi un po’ di tempo e la cambium sta sella
Marco, non starlo a sentire a Paolino.
Quello per due coppe del nonno che ha vinto 20 anni fa ancora sta lì a credersi l’erede del Pirata… 😛
Fabio
ps specifico per chi segue il blog e non si raccapezza in questi battibecchi: Paolino per me è più di un fratello, prenderci per i fondelli è la norma.
Questa bici mi piace…mi prudono le mani…bella!
“…qualcosa di più votato al fuoristrada, …… forcella in carbonio…”
Cosa Intendi? Forcella in carbonio di che tipo?
Daniele
Pensavo a una rigida, tipo la Ritchey Wcs. Ma è solo una mia idea, un esercizio di stile perché se e come migliorerebbe il comportamento dinamico non so dirlo. Troppo scarse le mie esperienze con componenti da Mtb, bici che come sai non entrano nelle mie corde.
Fabio
ciao Fabio, molto bella mi piace molto il telaio. Volendo montarla con leve+comandi flat che piega metteresti tu grazie Pietro
Ciao Pietro, nel precedente test di questa bici troverai molte immagini, visto che prima montava un manubrio dritto.
Quale monterei io? Una qualunque rizer e non flat, lo scopino proprio non lo reggo. Se dovessi scegliere pescherei dal catalogo Ritchey.
Fabio
grazie, con questo invece si possono montare? https://www.bike-components.de/en/BBB/MultiBar-BHB-30-Lenker-p9310/
Rispettando le misure per attacco e comandi, si, puoi montarlo tranquillamente.
Anche se la farfalla è brutta forte… 🙂
Fabio
l’ho visto in fiera a padova su delle Bressan terranova non mi sembravano tanto brutte 🙁
Ma no, tranquillo. E che sono io a essere un fanatico della piega da corsa, tutto il resto non mi piace.
Non dare troppo peso alle mia parole…
Fabio
ah ! grazie mi stavo già preoccupando :-). Il tuo fanatismo per la piega corsa mi ha sicuramente contagiato la monterò certamente sulla fissa ahahah… in realtà un occhiata al blog per montare piega corsa più leve flat l’avevo dato,ciao.
Mai preoccuparsi troppo dei miei giudizi; questo è un blog e non una testata, quindi è normale che esprima la mia opinione senza limitarmi alla fredda cronaca.
A me piace solo la piega, non significa esiste solo la piega per tutti. Per me e basta 🙂
Fabio
http://www.bressanbike.it/index.php/modelli/tempo-libero/terranova
veramente quella farfalla è brutta ecco elessar mi hai contagiato hihihi