I parafanghi dove li attacco?
Breve appendice in coda agli articoli sulla installazione dei portapacchi per telai non predisposti, stavolta è il turno dei parafanghi. Non perché connessi al bagaglio ma per mia esperienza (quasi) ogni volta devo montare un portapacchi mi chiedono di aggiungere questi utili accessori. E poiché i sistemi sono spesso in comune oppure i parafanghi sfruttano il portapacchi come sostegno, mi è sembrato giusto parlarne ora.
Come per i precedenti articoli qui prenderò in considerazione solo quanto proposto dal mercato, pronto per il montaggio; soluzioni artigianali o ideate per risolvere problemi particolari, come per esempio l’installazione su vecchi telai da corsa, quelli che al massimo montavano le 700×21 e quindi figuriamoci se c’è lo spazio pure per i parafanghi, saranno mostrate in futuro, quando potrò trattenermi le bici per le foto.
Parto dalla versione più semplice e minimale, definirlo parafango è un eccesso di ottimismo: il paraspruzzi da sellino.
In commercio è possibile reperirne in differenti formati e colori, più o meno estesi, fissi o ripiegabili come quello in foto. E’ da considerare nulla più che un rimedio per le emergenze, la protezione è scarsa (anche se superiore a quello che le ridotte dimensioni fanno supporre) e l’efficacia è inversamente proporzionale alla distanza dalla ruota posteriore. Abbinabile, se si vuole, al paraspruzzi anteriore, da fissare all’obliquo con le sue fascetta.
Quest’ultimo l’ho sempre trovato bruttissimo da vedere, alcuni modelli più estesi vanno in conflitto con i cavetti esterni della trasmissione (li tendono) e la protezione è scarsa. D’accordo, penso sia chiaro che quando una cosa non mi piace fatico a rilevarne i pregi…
Se lo spazio lo consente, se cioè carro e forcella hanno abbastanza luce per il passaggio di parafanghi tradizionali, una ottima soluzione sono quelli a pressione. Si fissano due staffette a L sulla testa della forcella e al ponticello del carro e su queste si innestano i parafanghi, che hanno slitte sagomate e al posteriore anche un anello aperto da incastrare al piantone. Costano poco, si rimuovono in nulla e restano solo le staffette in sede.
In commercio se ne trovano in diverse misure sia per larghezza che per diametro ruote. L’anello posteriore su alcune bici può trovare impedimento all’aggancio a causa del deragliatore, soprattutto quelli a tiraggio dall’alto col cavetto che scende dalla zona sella. Meglio guardare bene quindi come è fatta la nostra bici. Inoltre, sempre al posteriore, a causa della mancanza di staffette classiche di fissaggio la parte finale del parafango (di materiale plastico non troppo rigido nelle versioni più economiche) può strisciare sul copertoncino. In questi casi io sacrifico la possibilità di rimuoverli rapidamente, pratico due fori da 3mm e faccio passare una semplice fascetta da elettricista assicurandola al portapacchi; quando ovviamente ho installato anche il portapacchi. Altrimenti lo scaldo con la pistola termica (al minimo) in modo che una volta ammorbidito posso dargli una diversa curvatura. Rapida “tempra” in acqua fredda e la nuova forma si fissa.
Biciclette da corsa o sportive possono invece ricorrere ai “mezzi parafanghi” a sgancio rapido. Mezzi perché si fermano pochi millimetri prima dei freni al posteriore e alla testa della forcella all’anteriore.
Vengono assicurati al telaio (sia al carro che alla forcella) con dei supporti in plastica (con gomma di protezione) a loro volta fissati con fascette.
Li ho usati, proteggono bene, pesano poco e si montano/smontano in pochi secondi. Poi ho smesso di usarli perché se piove la specialissima da corsa resta a casa: pure io…
Una altra soluzione, adatta a chi ha necessità dei soli parafanghi ma non del portapacchi, sono i parafanghi a sbalzo da assicurare al reggisella.
In versione più o meno estesa e più o meno larga si adattano con facilità a qualunque bici, sia da corsa che Mtb. Anche qui l’effetto estetico finale non mi aggrada, ma tanto mentre pedali non li vedi e si rimuovono in meno di un minuto. Funzionali.
All’anteriore si può sopperire o con il paraspruzzi mostrato sopra (e con tutti e due montati io giro la testa dall’altra parte…) oppure se la forcella lo consente ed è una Mtb con i tanti parafanghi anteriori studiati per essere applicati su forcelle ammortizzate.
Alcuni produttori propongono portapacchi, sia in versione tradizionale che a sbalzo, cui integrare un parafango. Mai usati né montati, non posso garantire la tenuta degli attacchi e si spostino o meno sullo sconnesso.
Un comodo sistema di aggancio al posteriore è quello che sfrutta i fori del portapacchi che sono predisposti alla installazione del faretto, come questi in foto che montai sulla mia Trek e con le frecce a evidenziarne gli attacchi.
Altrimenti, sempre che vi sia luce a sufficienza per il passaggio di parafanghi tradizionali, possiamo ricorrere alle sempiterne fascette, le stesse che uso per i portapacchi.
Tre note in chiusura.
La prima è per un modello di paraspruzzi da qualche mese immesso sul mercato, in leggerissima fibra di carbonio e da assicurare al QR della ruota. Può essere montato sia al posteriore che (con minore efficacia a causa del posizionamento obbligato dall’ingombro della forcella) all’anteriore. Non ne conosco l’efficacia, non l’ho provato né mi sono capitate tra le mani bici che lo montano. Ciclisti che lo usano ne parlano benissimo, e del resto con quello che costa vorrei proprio trovarlo il ciclista che ammetterebbe di aver buttato i soldi. Dal vivo sono decisamente meglio che in foto e se la bici è equipaggiata con ruote a raggi in fibra di carbonio l’insieme è davvero molto bello da vedere.
La seconda riguarda il montaggio del parafango anteriore su forcelle con freno a disco, dove la pinza spesso non rende possibile l’aggancio della staffetta nella sua posizione classica oppure semplicemente l’occhiello non c’è. In questo caso io o aggancio agli occhielli per il portapacchi se presenti oppure uso due fascette.
Nella immagine in basso il parafango è avvitato sfruttando i fori alla forcella, non avevo immagini del montaggio con la fascetta, ma quello che conta è rendere chiaro il posizionamento.
Terza e ultima, diverse forcelle ammortizzate hanno nella parte posteriore del fodero a metà altezza un foro filettato. Molti si sono chiesti a che serve: ad avvitarvi una piccola staffetta che ha la funzione di sorreggere il parafango.
Termina qui questo breve articolo con una panoramica delle soluzioni più semplici. Come per il portapacchi alla fine si tratta di adattare una bici più specialistica per poterla usare anche in città o per andare al lavoro, non certo per le vacanze sei mesi sui pedali. Ed è questa chiave di lettura e scopo di queste brevi note e delle precedenti sui portapacchi.
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Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.