The bicycle book
E’ possibile condensare in un unico libro tutta la storia della bicicletta? No, però è possibile offrire un ampia panoramica, presentando i modelli più significativi, le gare più importanti e le aziende che si sono distinte per la capacità di innovare.
Ossia ciò che ci viene servito da questo “The bicycle book”, testo in inglese e tante, ma proprio tante immagini. Il sottotitolo è “The definitive visual history”; capisco che un efficace richiamo in copertina serva a vendere, qui però diciamo che si è un poco esagerato. Definitivo no, niente è definitivo nel ciclismo. Però è un bel libro e vale la pena dargli uno sguardo.
La divisione per periodi storici è una intelligente soluzione, le bici mostrate tutte interessanti e non mancano diversi richiami alla nostra industria. Del resto belle bici le abbiamo fatte e le facciamo ancora, sarebbe stato strano se fossero mancate. Vediamo insieme allora cosa ci propone questa pubblicazione.
Il corposo indice ci fornisce non solo un quadro completo del contenuto ma anche un chiaro indizio dello schema scelto per la paginazione. Anzitutto la divisione in otto periodi storici e un brevissimo capitolo di chiusura che riepiloga i principali componenti di una bici. E poi all’interno di ogni periodo troviamo una parte introduttiva con cenni storici, la presentazione di una azienda rappresentativa (a giudizio dei curatori) di quel periodo, una o due bici in dettaglio, una panoramica delle bici più rappresentative divise per le categorie che andavano per la maggiore sempre in quel periodo e infine l’affresco di una competizione. E’ una divisione che rende semplice la consultazione anche se all’interno di ogni singolo periodo non sempre condivido le scelte operate. Per esempio mi ha fatto piacere trovare nel capitolo dedicato al ciclismo dall’inizio del ‘900 fino alla seconda guerra mondiale il Giro d’Italia; ma non comprendo perché il Tour, che è nato prima, sia stato inserito nel periodo che copre dal 1980 al 1990. Comunque a parte questi dettagli, c’è davvero molto da leggere e da vedere. Nelle immagini in basso una carrellata dell’indice, cliccando sulle immagini le potete aprire a tutto schermo per una più agevole lettura. Io di seguito vi presenterò solo alcune pagine e un breve sunto, non completo, del contenuto per ogni singolo periodo. Non posso certo pubblicare qui l’intero libro…
Come ho detto sopra, il libro è diviso in periodi: otto e non tutti di uguale durata.
Si parte con la nascita della bicicletta, e non possono mancare le immagini della Draisina come di strani esperimenti successivi; la gara presa a emblema degli anni dal 1817 al 1899 è la Paris Roubaix. Gara che guardiamo adesso ammirando il gesto atletico nel pedalare su quelle strade; pensate cosa doveva significare farlo 120 anni fa…
Il boom della bicicletta inizia però col nuovo secolo e quindi la successiva divisione storica copre gli anni dal 1900 al 1945. Io avrei sezionato ulteriormente. Però c’è il Giro D’Italia, quindi posso perdonare…
E’ un periodo molto importante e per questo gli avrei dedicato più sezioni; sfogliando le tante immagini che mostrano i più disparati modelli ci si rende conto che tantissime soluzioni che usiamo ancora adesso nacquero in quei decenni funestati dalle due grandi guerre. Il cambio interno al mozzo prima e quello esterno poi, la piega da corsa, gli sganci rapidi, la prima reclinata, le bici disegnata appositamente per le donne e tanto altro: persino un piccolo accessorio come il catadiottro fu inventato tra le due guerre, precisamente nel 1924. E siccome molti invenzioni furono partorite dalla geniale mente di Tullio Campagnolo, direi che il tributo all’azienda è perfettamente centrato. Purtroppo il periodo storico impone anche una carrellata sulle bici usate in guerra, settore che non mi ha mai appassionato.
Il capitolo successivo che copre dal 1946 al 1959 è definito l’età dell’oro; se dal punto di vista tecnico gli anni precedenti sono stati tra i più prolifici, quelli dove sono state gettate le basi del ciclismo moderno, è fuor di dubbio che dopo la seconda guerra mondiale sono nate alcune delle più belle bici mai disegnate. Inoltre, da non sottovalutare, è negli anni cinquanta che nasce il cicloturismo moderno, attività che tanto impulso ha dato e continua a dare al nostro settore.
E così arriviamo ai favolosi anni sessanta e la bici diventa “pop”; qui i curatori hanno meritato il mio applauso perché come azienda più rappresentativa hanno scelto la mia amata Peugeot. Mi è piaciuta anche la decisione di indicare come bici iconica di quegli anni la (sconosciuta da noi) Moulton Deluxe. Antesignana delle moderne bici urbane a ruote piccole e con soluzioni tecniche che sono state proposte decenni dopo su bici da alta caratura e spacciate come novità assolute; per esempio il sistema di smorzamento alla forcella. Ricordate: pedaliamo oggi su ciò che è già stato inventato molto prima che tanti di noi nascessero. Oggigiorno assistiamo solo al loro perfezionamento.
Ed eccoci al periodo ciclistico a cui sono più affezionato: gli anni settanta. Sono gli anni in cui ho compiuto le mie prime pedalate e che ho sempre identificato come quelli in cui è nato il ciclismo moderno. In realtà del decennio 1970/1980 le vere innovazioni sono state pochissime, soprattutto se paragonate al numero impressionante di brevetti depositati agli inizi del secolo (ed è normale, ormai quasi tutto era già stato inventato) però sono anche gli anni in cui inizia il lavoro di perfezionamento di ciò che già esiste. Migliorie tecniche ed estetiche e il risultato sono bici sempre bellissime. Non stupisce trovare quindi come azienda più rappresentativa quella che ha saputo da sempre unire tecnica e fascino: l’italiana Colnago. E giustamente i curatori dedicano un paragrafo anche alla Bmx, nata proprio a metà degli anni settanta.
A smentire la mia precedente affermazione arriva il titolo che contrassegna il periodo dal 1980 al 1990: “L’evoluzione della bicicletta”. Vero che in questo decennio abbiamo l’affermarsi di nuove tecnologie; è anche vero che sono anni di esperimenti spesso del tutto campati in aria. A parte l’affermarsi di materiali nuovi per il telaio e l’innovazione delle ruote lenticolari (Moser, record dell’ora di Città del Messico), per il ciclismo stradale di quegli anni è rimasto ben poco.
Molto invece è rimasto per il ciclismo fuoristradistico: esplode il fenomeno MTB e, giustamente, ampio risalto viene dato alla Specialized Stumpjumper. Una piccola nota: il movimento centrale Press-fit, quello che una decina di anni fa venne presentato come novità, in realtà è nato proprio a metà degli anni 80, usato la prima volta su una MTB.
Con gli anni novanta arriviamo al ciclismo globale: comandi integrati per le bici da strada e freni a disco idraulici e forcelle ammortizzate per le MTB, i primi campionati mondiali di Mountain bike e Bmx e, per la prima disciplina, anche il suo ingresso tra gli sport olimpici. Shimano diventa il colosso che conosciamo, unica azienda a investire in modo massiccio nel mondo off road e di cui diventa in breve monopolista (anche a causa dell’inerzia e poco lungimiranza dei concorrenti…), l’uso sempre maggiore della fibra di carbonio e vari perfezionamenti come per esempio le nuove tecnologie per la serie sterzo. C’è una altra novità che a tanti sfugge ma per fortuna questo libro ce la ricorda: la nascita delle bici da trekking. Può sembrare poca cosa ma se guardate ai modelli di quegli anni, soprattutto quelli proposti dalle aziende USA nei primi anni 90, troverete la genesi delle odierne gravel. E infatti sono state per anni la mia base di partenza preferita per le trasformazioni, per creare quelle bici capaci di affrontare asfalto e fuoristrada garantendo al contempo il necessario comfort: avessi brevettato l’idea all’epoca…
Il viaggio prosegue avvicinandosi alla meta, al traguardo del nuovo secolo. Sono anni in cui, ancor più che nei precedenti, di veramente innovativo c’è ben poco. Persino il tanto moderno cambio elettroassistito in realtà era stato già inventato decenni prima. La fibra di carbonio la fa da padrona per i telai da strada e fuoristrada: ampia libertà nelle forme che si traduce, alla fine, in bici tutte uguali tra loro. Con poche eccezioni. E comunque sono i nostri anni, basta guardarci intorno per vedere cosa c’è in giro e quindi i curatori qui non si sono soffermati più di tanto. Preferendo dedicarsi alla presentazione di varie tipologie di bici, dalle reclinate alle cargo passando per le elettriche.
Chiude la pubblicazione una brevissima sezione che indica i diversi componenti di una bici; molto semplice e generica ma utile a chi vuole conoscere la terminologia inglese delle varie parti: utile per le ricerche in rete intendo; più facile districarsi nei cataloghi sterminati degli shop online.
Molto elementare, forse troppo. Non è comunque la divulgazione tecnica lo scopo del libro, quindi alla fine ci può stare.
In definitiva un libro completo ma non esaustivo; comprensibile, l’universo a pedali è sterminato, non basterebbe un centinaio di volumi. Però offre un quadro abbastanza ampio e a parte alcune scelte non sempre condivisibili, resta una lettura piacevole e interessante per chi è a digiuno della storia della bicicletta. I più esperti troveranno poco che non sanno; anzi, troveranno nulla che non sanno e non troveranno ciò che invece non conoscono. Più che un limite deve essere vista come precisa scelta editoriale: rivolgersi a un pubblico non iper specializzato e offrire notizie sufficienti a farsi una idea dello stato delle cose. Chi legge scoprirà cosa esiste ed è esistito nei due secoli di vita della bici. Se incuriosito approfondirà con altri testi ma almeno adesso potrà risvegliare questa sua curiosità sapendo dove indirizzarla.
Buona lettura
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Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
grazie per la segnalazione… sto sempre cercando un libro del genere, un manuale “officina” sulla bici ma in ITALIANO…
Ciao Michele, non è un libro tecnico questo ma fotografico e storico. In italiano di manuali tecnici c’è ben poco. Però c’è il blog 😀
Fabio
grande il blog 🙂
p.s. ma il forum l’hai chiuso?
Ciao Michele, si, l’ho chiuso ad agosto. Un conflitto tra la piattaforma e il software per farlo funzionare, in pratica non riuscivo quasi più a lavorare al blog a causa sei continui crash.
La priorità è sempre il blog, più in là cercherò una altra soluzione per riavere un forum.
Fabio
The Golden Age of Handbuilt Bicycles
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Io ho trovato interessante anche questo. Seppure più semplice e meno tecnico.
Ciao Massimo, è la prossima recensione in programma. Calendario alla mano dovrei pubblicarla a dicembre. Sembra lontano, ma credimi, sono appena due mesi e sono pure pochi se guardo a tutto ciò che ho in scaletta…
Fabio