Come scegliere la scarpa da gravel

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Gravel, fenomeno che non esiste eppure in grande fermento. 

Un modo di vivere la bici con tante declinazioni quante sono i ciclisti che pedalano. Ognuno con proprie esigenze, necessità, passioni.

Punto di incontro tra due mondi solo apparentemente divisi, perché sono tanti gli stradisti che si dilettano con la Mtb; tanti i biker che non disdegnano la sparata naso nella piega.

E poi ci sono i turisti, i viaggiatori avventurosi, gli amanti delle gite fuoriporta, i ciclisti urbani che la domenica si dedicano al lungo, gli appassionati degli eventi bikepacking: elencarli tutti è impossibile.

Tutti però hanno una gravel, o almeno una bici classificata tale.

Più del casco e dell’abbigliamento, la scarpa riveste un ruolo primario, proprio perché non è possibile dare una chiara connotazione all’utilizzo della bici. Ognuno fa quello che gli pare, la strategia più giusta, e quindi c’è enorme differenza tra chi salta in sella per una pedalata a tutta dall’inizio alla fine e chi esce al mattino, con un lancio di monetina sceglie se voltare a destra o sinistra e resta a zonzo fino a sera, magari aggiungendo escursioni a piedi dei luoghi raggiunti per caso.

Stabilire cosa è adatto al gravel e cosa no comporta definire il gravel stesso, volerlo per forza rinchiudere in un recinto che creiamo da soli.

Significa limitarlo, ridurlo: quando invece è proprio la libertà di interpretazione la chiave del suo successo. 

E’ ormai indubbio che proprio questo suo non avere confini ha attirato molti ciclisti e ne ha portati di nuovi, soprattutto tra le donne.

Rivolgersi a una platea così eterogenea, cercando di interpretarne le esigenze e i gusti è una operazione complessa. Che sovente finisce con l’essere controproducente, un po’ come avviene quando la sera vogliamo goderci un film e ci tocca scorrere centinaia di titoli sulle piattaforme di intrattenimento.

Alla fine rinunci, troppa scelta significa nessuna scelta.

Però viene in soccorso quel “consigliati per te”; è solo un algoritmo, la vedo difficile ci sia l’omino che seleziona.

Impersonale, lo fa valutando cosa hai visto e cosa hai scartato: cosa fa o potrebbe fare al caso tuo. 

Motivo per cui io e mia moglie abbiamo profili diversi, i nostri gusti in fatto di cinematografia non coincidono.

Ecco, questa è l’impostazione di questa guida.

Non la ricerca della migliore scarpa per il gravel ma quella consigliata per te. Non da un algoritmo.

Però siccome non ti conosco serve ancorarmi ad alcuni parametri.

Quindi sfruttando i test pubblicati, l’idea è prendere in esame differenti ambiti: dalla resa sui pedali a quella a piedi, dal comfort alla poliedricità. 

Perché lo scopo non è far emergere un vincitore in una competizione che serve a nessuno: lo scopo è fornirvi quanti più elementi possibili in modo che ognuno possa decidere in autonomia e, spero, senza tema d’errore.

L’articolo per questo si sdoppia: c’è il testo scritto dove sintetizzo gli aspetti salienti, c’è il video alla fine che mostra visivamente come questi aspetti si traducono su alcuni modelli di calzature, tutte prese tra quelle testate e quindi verificate sul campo.

Lunga introduzione ma necessaria a spiegare l’impostazione, conoscete la mia avversione alle guide definitive generosamente propagandate in rete.

Vi ho rubato fin troppa pazienza, iniziamo.

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