Trump dichiara guerra alle bici

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Il più potente analfabeta funzionale del pianeta, potente giacché una (risicata) maggioranza di suoi connazionali così ha voluto, dichiara guerra alla bici: alla mobilità sicura in bici per l’esattezza.

Fedele alla visione ideologica fortemente radicata nella destra estrema, di cui è profeta, che vuole ogni politica green e sostenibile come invenzione e nemica dei cittadini, ha tagliato i fondi federali destinati ai programmi di infrastrutture, sicurezza e viabilità ciclabile.

Potremmo derubricare il tutto a ennesima trumpata, dandogli poca importanza e parafrasandolo “c’è un oceano che ci divide”.

Ma, ahimè, la pochezza e la mancanza di fantasia del nostro ceto politico di governo, sempre pronto a scimmiottare e far proprie le intemerate che ci arrivano dall’altro lato dell’Atlantico e che ha nell’attuale nostro ministro dei Trasporti il suo più fervido sostenitore, qualche timore me lo crea.

Non è cronaca ma storia l’avversione della destra contro le bici, quel tipo che si vantava dei treni in orario le riteneva indegne, non rappresentative del mito dell’Italia moderna e veloce che propagandava.

Certo, in Italia c’è poco da tagliare ormai, il primo atto del ministro girasagre fu proprio la cancellazione di tutti i finanziamenti destinati alla mobilità ciclistica, precorrendo le gesta del suo idolo.

Però qualcosa è rimasto, qualcosa che potrebbe ancora essere fatto: come andrà a finire?

Che poi, mi chiedo sempre: ma come fanno i ciclisti a votarli a questi? Altro che Tafazzi, qui siamo all’autolesionismo più totale.

Vi lascio il racconto di questa vicenda, con le mie considerazioni, nel video in basso. 

Questo il link diretto, altrimenti miniatura.

Buone pedalate 

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