[News] La Dogana USA blocca le importazioni di Giant da Taiwan

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Giant, il più grande produttore di biciclette al mondo, ha lanciato giovedì l’allarme sui ritardi nelle spedizioni verso gli Stati Uniti, dopo che i funzionari doganali americani hanno annunciato un inaspettato divieto di importazione a causa di accuse non specificate di lavoro forzato.

Mercoledì, la US Customs and Border Protection (CBP) ha emesso un’ordinanza per sequestrare le biciclette Giant, i loro componenti e accessori prodotti a Taiwan, a seguito di un’indagine condotta sul colosso della produzione di biciclette, che ha rilevato indicatori di lavoro forzato.

Giant ha dichiarato alla stampa che avrebbe presentato una memoria per chiedere la revoca dell’ordinanza, aggiungendo di non essere stata precedentemente a conoscenza di alcuna indagine statunitense sulla sua attività. Ha affermato che avrebbe collaborato con la CBP.

L’agenzia di frontiera americana sostiene che l’indagine abbia identificato abusi nelle condizioni di lavoro e di vita, servitù per debiti, trattenute salariali e straordinari eccessivi.

Ma non ha fornito ulteriori dettagli o prove della presunta pratica di lavoro forzato da parte di Giant.

Giant ha tratto profitto dall’imposizione di tali abusi, con il risultato di produrre beni al di sotto del valore di mercato e di ridurre di milioni di dollari i profitti ingiustamente conseguiti dalle aziende americane“, ha dichiarato l’agenzia in una nota dello scorso mercoledì.

Giant ha dichiarato di non essere stata contattata per esporre le proprie ragioni nell’ambito dell’indagine della CBP.

Per quanto ne sappiamo, non ci sono state indagini, interviste, visite in loco o richieste formali di informazioni da parte delle autorità statunitensi“, ha dichiarato alla CNN Ken Li, portavoce di Giant Group. “In questa fase, non abbiamo ancora avuto un dialogo diretto con loro”.

Giant Group è fermamente impegnata a sostenere i diritti umani e la tutela del lavoro“, ha affermato in una nota.

Ha aggiunto di aver istituito meccanismi interni e audit di terze parti per garantire la conformità agli standard internazionali.

C’è stata, è vero, una inchiesta giornalistica di Le Monde Diplomatique diversi mesi fa che denunciava abusi e condizioni di lavoro illegali, ma dopo la sua pubblicazione sia Giant che gli altri produttori si sono attivati per eliminarle.

L’ordinanza è arrivata mentre le relazioni bilaterali tra Taiwan e Stati Uniti sono messe a dura prova dall’offensiva tariffaria globale del presidente Donald Trump, con i negoziati in corso.

Quando la stampa ha chiesto a Giant se ritenesse che l’ordinanza del CBP fosse correlata ai negoziati tariffari in corso, il portavoce ha affermato che l’azienda “non ha fatto supposizioni“.

Giant gestisce stabilimenti produttivi a Taiwan, Cina, Vietnam, Paesi Bassi e Ungheria. Tuttavia, Giant ha dichiarato che sarebbero interessate solo le spedizioni effettuate a Taiwan.

Il CBP ha circa 50 ordinanze attive contro prodotti di aziende in Cina, Giappone e Corea del Sud a causa di accuse di lavoro forzato.

Giant ha affermato che erano previsti ritardi in alcune spedizioni verso gli Stati Uniti a breve termine, mentre sono state attivate misure di emergenza per minimizzare l’impatto.

Il Ministero degli Affari Economici di Taiwan ha dichiarato giovedì che si sarebbe coordinato con il Ministero del Lavoro per assistere Giant nell’affrontare rapidamente la questione.

Fondata nel 1972, Giant è diventata il più grande produttore mondiale di biciclette, con oltre 2,3 miliardi di dollari di vendite lo scorso anno, secondo quanto riportato sul sito web dell’azienda. Attualmente impiega oltre 13.000 persone in tutto il mondo e ha venduto quasi 4 milioni di biciclette in tutto il mondo lo scorso anno, secondo il rapporto annuale dell’azienda.

Ma soprattutto Giant produce conto terzi per molti altri marchi (che non significa bici Giant rimarcate, per favore non cadiamo in errore), tra cui blasonati brand a stelle e strisce: che succederà per loro? Non lo sappiamo.

A pensar male si fa peccato ma se pensiamo che Apple è sotto inchiesta del CBP da oltre 15 anni e nessun provvedimento è mai stato preso, giusto per fare un esempio, non è che ci troviamo difronte l’ennesima ripicca? 

Una ripicca per tagliar fuori un grosso competitor a favore di chi ha scelto di produrre o riportare la produzione sul suolo statutinetense?

In video anche alcune mie considerazioni.

Buone pedalate

COMMENTS

  • <cite class="fn">Giuseppe</cite>

    mi chiedo davvero a cosa serve una mossa del genere.
    Anche alla luce dell’ultima parata militare di Pechino dove si sono visti i droni in dotazione alla marina, i mezzi corazzati anfibi e tutto il resto che fa presagire una “piccola” attenzione della PCR nei confronti dell’isola ribelle.
    La stupidità della politica americana si fa ogni giorno più palese.
    Gli elettori americani sono riusciti ad inserire tra le categorie della politica anche il concetto di “stupido”, ovvero colui che riesce a fare del male danneggiandosi.

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