Grazie Van Aert e Del Toro!

Si, vi ringrazio. Noi tutti che amiamo questo sport vi ringraziamo.
In una Strade Bianche travestita da tappa del Giro quegli ultimi metri, quel sorpasso sul muro di Santa Caterina, quello sguardo stravolto dalla fatica del messicano, quel mezzo centimetro tra le ruote mantenuto con cinica caparbietà dal belga ci hanno ricordato perché il ciclismo ci emoziona.
E ci hanno ricordato che il Giro è così, una corsa dove nulla è scritto, dove una tappa può cambiare ogni cosa, la classifica saltare, il favorito perdere, il campione esplodere.
Quegli ultimi metri fanno passare in secondo piano le tante chiacchiere, i tanti autonominati commissari tecnici sempre pronti a dire la loro su tattica, strategia, rischi nell’avere troppe primedonne in squadra.
E finché a farlo son leoni da tastiera sui social, fatti loro; sconcerta ascoltare professionisti, quindi si suppone professionali, ingannare il tempo con chiacchiere adatte appunto a qualche pagina social. Con annessi errori tecnici, confusione, dietrologia quasi complottista.
Una tappa, quella di oggi come tutte le altre, che ci ricorda come malgrado i tanti limiti dovuti alle mani della politica sul servizio pubblico, i giornalisti Rai e i tecnici che commentano sono di livello altissimo per competenza, professionalità, capacità di gestire i tempi morti (non oggi, tutta la tappa è stata emozionante).
Una tappa, quella di oggi, che ci ha restituito, anche se non l’avevamo mai del tutto perso, uno strepitoso Van Aert; e regalato un incredibile Del Toro, un ragazzino con voglia, ambizione e testa per diventare sicuro protagonista.
Ma più di ogni altra cosa la tappa di oggi, corsa tra sudore, fatica e polvere, ci ha rimandato l’epica del ciclismo che amiamo, quella dove calcoli, radio, ordini di scuderia saltano e contano solo cuore e gambe.
Qualcuno potrebbe obiettare che Del Toro ha corso per la maglia e non per la tappa, tirando sempre; qualcuno potrebbe obiettare che Van Aert avrebbe dovuto dare qualche cambio e non rischiare così tanto tenendo la ruota praticamente incollata.
Si, forse è vero, a mente fredda e da fuori forse un fondo di verità c’è.
Da dentro, tra quella polvere, su quegli strappi, tutto questo perde importanza: a vincere è stato un grande campione, una vittoria contro un fortissimo avversario che la rende ancor più emozionante.
Grazie ragazzi.
Buone pedalate
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Una tappa fantastica.
Ineccepibile l’analisi….
E se la passione aggiunge altro piacere alla lettura, mi viene da dire: perchè queste parole non possono essere lette sui quotidiani????