Non ragioniam di lor, ma guarda e passa
Vivete il vostro ciclismo come più vi piace, senza nulla da giustificare a nessuno.
Perché vi dico questo?
Perché spesso mi imbatto in discussioni su social e forum dove leggo tanti che prima affermano di usare una certa bici o soluzione tecnica e poi, davanti al coro di critiche dei leoni da tastiera, invece di ignorarli come è giusto stanno lì a giustificarsi.
Argomento principe sono le e-bike, dove il suo proprietario assalito da stupidaggini tipo “non è una bici, è una moto!” oppure “fa tutto da sola!” e ancora “comprati il motorino se non vuoi faticare!” e via sciocchezzando (dacché dimostrano di non avere alcuna conoscenza né delle e-bike né delle bici in generale), stanno lì a rispondere che beh, però l’età, le ginocchia, il cuore e quant’altro.
Ma perché? Ma che ti frega di quello che dicono questi decerebrati?
Ti diverti in bici, che sia a pedalata assistita o no? Ok, questo solo conta, vivila come più ti piace e goditela.
E se nella inutile diatriba tra possessori di e-bike e suoi detrattori volendo essere benevoli si potrebbe scorgere molto in fondo una flebile fiammella di pensiero, quando lo scontro tocca trasmissioni elettroniche e tipologie di impianti freno o di bici, allora davvero ti cadono le braccia.
Sulle gravel poi non ne parliamo, è tutto un fiorire del trito “non sono bici specialistiche”, “servono solo per le strade della California” e sul perché proprio la California non lo so, “monocorona o non è gravel” con lo scontato corollario “se vuoi fare fuoristrada prendi una Mtb!” e peggio ancora.
Così assisti a dialoghi surreali basati sul nulla tecnico, solo il sentito dire accompagnato dalla completa ignoranza, col tapino di turno che alla fine si giustifica con un “ma non ho trovato altro”.
Come se mancasse ogni scelta, se vuoi una bici freni a cerchio no, ti impongono i dischi o viceversa (dipende dal limite di spesa di solito) e lo stesso per le trasmissioni elettroniche.
“Si, la volevo rim brake a 10v, ma mi hanno imposto questa, che devo fare…”.
Ma scusa, oltre a ripetere che non capisco perché devi star lì a giustificare le tue scelte, visto che coi soldi tuoi e col tuo tempo hai pieno diritto di fare quello che vuoi, così sembra pure che la tua bici non ti piace, non te la godi, è un ripiego.
E questo sarebbe ancor più triste, perché la bici è passione, è divertimento, guai se la nostra bici non ci appaga.
Sul perché i social siano monopolizzati da mandrie di analfabeti funzionali che sfogano rancore sparando sciocchezze ho smesso di interrogarmi da tempo.
Sul perché dar peso alle loro vuote invettive invece no, me lo chiedo ma non trovo una valida risposta.
Forse il bisogno di sentirsi accettati, di sentirsi parte di una grande famiglia?
Ma io francamente non ho alcun interesse a far parte di una famiglia con simili componenti.
Oltre a non voler far parte di una famiglia che accetterebbe me.
Nessuno può arrogarsi il diritto di dire a un altro come deve vivere la propria passione, giudicare, elargire patenti di nobiltà ciclistica.
Una cosa sono i consigli di chi ha maggiore esperienza, tutt’altra le massime che impongono la propria visione altrimenti non si è “veri ciclisti”.
Come fa un ciclista alle prime armi a distinguere tra le due? Semplice.
Chi ha esperienza cercherà di capire cosa ti piace, come pedali, cosa cerchi, le tue aspettative e ti aiuterà a raggiungere la tua personale felicità sui pedali.
Il guru da tastiera ti dirà sempre che quello ha lui, quello che fa lui, il modo in cui pedala lui, la sua bici, le sue gomme, ruote ecc sono quelle giuste. Punto. Perché convinto che tutto ciò che va bene a lui è l’essenza del vero ciclismo (e infatti si autodefinisce spesso vero ciclista) e quindi tutto il mondo deve conformarsi.
Si, anticipo l’obiezione: parli tu che dispensi massime da qui.
Però invito, chiunque possa averlo pensato, a trovare in un qualunque articolo di questo blog o mio video una sola volta in cui io abbia detto: dovete fare così.
Inutile che perdete tempo, nulla troverete.
Non troverete invece, ma solo perché contenute nelle mail o nei messaggi privati, le migliaia di consigli, domande, risposte, date in questi anni a chiunque abbia voluto o cercato di costruire la propria bici perfetta o vivere il proprio ciclismo seguendo i propri gusti, le proprie necessità, le proprie preferenze.
Ma ci sono e lo sapete bene voi che mi seguite da tempo.
In sella ci siamo noi, siamo soli con la nostra bici, la nostra passione, i nostri pensieri, le nostre emozioni.
Godiamocele tutte, divertiamoci, senza curarci degli ignavi.
Per chi volesse, a questo link trovate il video se volete vederlo sulla piattaforma, altrimenti miniatura in basso.
Buone pedalate
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Ogni volta che mi capita di confrontarmi con dei temi come quello che hai sollevato in questo tuo intervento, mi chiedo come sia possibile trovare piacere nello schierarsi sempre contro un’opinione, una scelta, un’attitudine o qualsiasi genere di esperienza che rientrano in uno stretto ambito personale. Come anche tu sostieni, ciascuno ha la sua propria dimensione del vivere la bicicletta e se qualcosa va bene a uno ma non va bene a un altro, su quale criterio oggettivo si dovrebbe stabilire chi dei due sia nel «giusto» e chi nell’errore? Credo che ciascuno debba coltivare con cura ciò che lo soddisfa e che lo appaga, ascoltando le esperienze degli altri che possono sempre rappresentare uno stimolo per nuove scoperte ma ignorando completamente coloro che sputano sentenze e sostengono le loro «verità» come se fossero delle rivelazioni. Da queste persone non si riceve che veleno e delusione per la loro incapacità di accettare la diversità di opinioni.
Ciao Michele, alla fine credo sia una questione caratteriale, ché filosofica sarebbe ardito. Io non credo di avere sempre ragione ma credo in ciò che faccio. Probabilmente la differenza è qui, accettare che esiste un mondo diverso dal proprio. Che al tempo stesso non significa che chiunque abbia ragione, se penso alle migliaia di analfabeti funzionali che in queste settimane sui social plaudono a foto create con l’AI, beh, non possiamo mettere tutto sullo stesso piano.
Ai tempi dell’università passavo pomeriggi a conversare con una persona di idee del tutto opposte alle mie e le ricordo ancora con affetto. Anzi, mi mancano.
Insomma, libertà di pensiero purché ci sia un pensiero.
Fabio