Bici “a pari allestimento”?

Tra due bici a “pari allestimento”, quale mi consigliate?
E’ una delle domande più frequenti sui social e nelle tante pagine dedicate agli appassionati di bici.
Nel giornalismo diciamo sempre che non esistono domande sbagliate, solo risposte sbagliate.
Beh, questa è una domanda sbagliata per più motivi. Ma non indagherò su tutti, mi voglio concentrare solo sul virgolettato.
Già, perché questa cosa del “pari allestimento” non sta in piedi, essenzialmente perché tutto si riduce al materiale del telaio e al cambio.
Si, il cambio, come le famose televendite di una volta dove insieme al set di pentole ti davano la bicicletta col cambio Shimano.
Vorrei raccontarvi che in una bici si guardano anzitutto le geometrie, si valuta in rapporto al proprio uso, si va di cuore e pancia e via a pedalare: sono tante le cose che potrei raccontarvi ma siccome in questi anni l’ho già fatto, ve lo risparmio.
Non vi risparmio un puro dato di fatto: le bici a “pari allestimento” non esistono.
Nessuna azienda crea una bici uguale a quella della concorrenza, sarebbe un suicidio. Ovviamente non parlo di quelle bici montate su quell’unico telaio che troviamo in vendita nei grandi store online dell’estremo oriente ma di marchi conosciuti.
Anche se una bicicletta tutto sommato non è composta da chissà quante parti; anche se molti componenti possono, anzi, sono in comune come per esempio la trasmissione o sue parti, la parità non esiste.
Non esiste anzitutto nel telaio, ognuno ha sue geometrie e a nulla vale che il materiale usato sia potenzialmente lo stesso, che poi non è perché esistono una miriade di acciai e leghe di alluminio, per non parlare del composito dove già il solo andamento delle fibre modifica il comportamento su strada.
Non esiste nelle ruote, ogni azienda ormai usa ruote proprie, sempre meno quelle che scelgono di rivolgersi a fornitori esterni. Sopravvivono in casi specifici, soprattutto quando il gruppo trasmissione è studiato in simbiosi e risulta più conveniente per quel dato marchio allestire in modo omogeneo (per esempio tante gravel che usano l’Ekar di Campagnolo) ma numeri alla mano e scorse ai listini, son meno di quanto si pensi.
Non esiste nel cockpit, il trittico per capirci, dove le quote del reggisella e della piega sono sempre differenti, al massimo a parità di taglia è uguale la lunghezza dello stem. Ma comunque non sono paragonabili riferendosi solo a loro, vanno tutti inquadrati in rapporto alle geometrie.
Può esserci coincidenza con la sella, capita soprattutto coi modelli posti alle estremità del listino.
Lo stesso per i copertoni, ma qui alla fine conta poco, è componente di consumo per eccellenza, finiti quelli di serie si passa ad altro.
C’è nella trasmissione, ma non sempre in tutti gli elementi che la compongono.
Ossia a parità di cambio, possono essere differenti la guarnitura, i comandi, la scala rapporti, la catena.
Quante gravel, per esempio, vediamo con cambio GRX e poi scopriamo che sfruttano i comandi della famiglia più economica o una guarnitura terza (che di solito costa assai meno)?
Però sapere questo non aiuta poi il ciclista a scegliere, serve un piano d’azione.
Che è sempre lo stesso: si parte dal ciclista, non dalla bici.
Si parte dal proprio ciclismo, dalle proprie aspettative, ovviamente dal proprio budget.
Una volta creata la classica rosa di papabili, bici che sulla carta promettono un comportamento dinamico simile (sportiva, endurance, gravel turistico, gravel sportivo e così via), si può operare un raffronto nel valutare il rapporto qualità/prezzo e la qualità globale dell’allestimento per singole voci.
Per esempio, posto un prezzo di listino quasi analogo, andremo a valutare la qualità delle ruote, della sella, se la piega o lo stem sono di misura corretta per noi. Perché se la nostra candidata ideale costa meno dell’altra ma poi ci tocca cambiare vari elementi, la spesa finale sale.
Lo stesso andremo a fare con la trasmissione, senza fermarci al cambio.
Sempre per restare con gli esempi in ambito gravel, prendiamo la famiglia GRX: a parità di velocità abbiamo diverse guarniture e comandi che differiscono per tecnologie e prezzi, lo stesso vale per i pacchi pignoni prelevati dalle tante famiglie Mtb o strada a seconda dei casi.
Lo stesso vale per pinze freno e rotori.
Può sembrare un lavoro lungo e tedioso, in realtà è spesso divertente, è sempre interessante.
La rete offre immediato accesso ai modelli, le aziende serie offrono schede dettagliate, una prima cernita è semplice.
E poi, visto che le bici proprio regalate non sono, non pensate che valga la pena dedicare del tempo a trovare la bici più adatta a noi?
Tempo che non vale la pena perdere sulle varie pagine social dei tanti gruppi, il 99% delle risposte indicano o la bici che uno possiede o son lì tanto per partecipare.
Video, questo il link diretto.
Buone pedalate.
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Il ragionamento non fa una piega però si presta nella pratica a qualche difficoltà. Innanzitutto provare la bici che piace è praticamente impossibile. Per esempio nel l’acquisto della mia Bianchi gravel il rivenditore non conosceva neanche l’esistenza del modello e a conti fatti se l’avessi presa online avrei risparmiato pure. Quindi vero è che si deve iniziare dalle proprie caratteristiche ma forse viene più facile se si vive in una grande città. Complimenti sempre per gli articoli. Grazie
Marco
Ciao Marco, per un negoziante avere disponibili le bici da far provare ai clienti sarebbe troppo oneroso. Almeno una per taglia dello stesso modello, più modelli, insomma si moltiplica in modo esponenziale.
E poi a che servirebbe? In quella mezz’ora certo non puoi comprendere una bici, magari pure con l’assetto sbagliato.
Quando facciamo i press camp indichiamo prima sia taglia del telaio che quote (altezza sella, pedivelle, piega ecc) e le bici le testiamo su più giorni. E lo stesso alla fine scriviamo articoli brevi, servono settimane a lavorarci per comprendere una bici per davvero.
Però ci sono i festival dedicati ai ciclisti, lì uno le bici le vede e si fa una idea.
ma in ogni caso è meglio dotarsi di una discreta conoscenza teorica, valutare consultando i test svolti dalle testate accreditate (le riconosci dai marchi che pubblicano, gli scappati di casa hanno solo e-bike cinesi vendute online) e decidere in autonomia.
Fabio
Sulla mia Fuji tread ho avuto per la volta dei freni a disco meccanici. Freni Tektro base, pacottiglia inutile che ho dovuto montare gli Avid BB7 per avere freni utilizzabili e registrabili di qualità.
Avessi saputo della spesa probabilmente avrei preso una bici con un montaggio con freni diversi benché più cara.
Leggere un test di una bici soprattutto per capirne le geometrie per me è importante,i numeri sono in grado di interpretarli fino ad un certo punto
Ciap