Vi presento Elessar

Tempo di lettura: 5 minuti

Assente giustificato sia dal blog che dalle vostre mail; scusatemi ma ho deciso di non accendere il pc se non per le emergenze lavorative e ho dedicato gli ultimi giorni a montare e godermi la nuova Elessar.

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Non del tutto montata, mancano alcuni accessori, diversi componenti andranno sostituiti nel tempo, non ho potuto eseguire tutte le lavorazioni che solitamente accompagnano un mio montaggio e non pochi dettagli sono meno curati o del tutto assenti. Non sono a casa, non ho il rifugio attrezzato della mia microfficina, che sarà pure piccola ma è decisamente ben fornita, e mi sto scontrando con la difficoltà a reperire materiale anche semplice, per esempio le viti a brugola M5 x20 per serrare a dovere l’attacco manubrio, di cui ferramenta e grandi centri in zona sono sprovvisti.

La bici monta anche componenti usati oltre che nuovi, per contenere le spese. Questo ha allungato ulteriormente i tempi per metterla su strada perché a bici quasi ultimata ho scoperto che la catena che avevo era corta. Avrei dovuto immaginarlo subito, era montata su questo gruppo ma il gruppo a sua volta faceva muovere una bici quasi da corsa, con carro decisamente più corto del mio. Con il fine settimana per lo mezzo e un errore del corriere la catena nuova è arrivata dopo alcuni giorni dall’ordine. E io a guardarmi la bici senza poterci pedalare. Cioè, proprio senza no, ho innestato la 34 e fatto qualche chilometro per le verifiche e una prima sgrossata all’assetto. Col risultato di rendere ancora più deprimente l’attesa per la consegna.

Quella che vedremo di seguito posso definirla completa per nove decimi; a settembre andrà su un piccolo portapacchi anteriore, di foggia simile a quello che c’era sulla prima Elessar e che mi accompagna sulla Passepartout: ma con sistema di attacco differente. Luciderò a specchio i parafanghi in alluminio, qui non ho portato le mole adatte e poiché non sono a buon mercato aspetto; invece di spendere soldi per qualcosa che ho già. Senza contare che se non trovo due brugole figuriamoci se chiedo le mole da lucidatura in feltro e cotone: si suicidano…

Mancano tanti piccoli dettagli, per esempio le protezioni in cuoio sulle guaine; e tanti altri devono essere sistemati, per esempio le rondelle antivibrazioni in cuoio per i parafanghi, troppo spesse le attuali. Ma per queste come per le altre cose aspetterò di rientrare, di fatto oltre la pressa serie sterzo, le chiavi per i pignoni e le calotte movimento, una tagliaguaina e poco altro, posso dire che la bici è stata montata col minitool. Ok, sapevo avrei avuto il telaio quando non ero a casa mia, ma a parte che traslocare la microfficina era impossibile, se anche l’avessi fatto non avrei saputo poi dove mettere tutti gli attrezzi una volta qui, alla casa di vacanza. Che non è micro come l’officina ma nemmeno chissà che reggia.

Ultimo appunto prima dell’ampia carrellata di immagini, che accompagnerò con didascaliche notazioni. Parlerò della bici solo in versione statica, il test su strada arriverà entro la fine di questo mese. La bici è stata completata tre giorni fa, ci sono uscito due volte. La prima a passo corsaiolo per mettere alla frusta lei e me e capire come ci comportiamo nella nostra vita di coppia; la seconda più consona alla sua personalità, vagando senza meta precisa, senza preoccuparmi della velocità e godendo nello stare insieme. Ho avuto solo conferme sulla bontà del progetto e delle mie scelte, ma non dimentico che l’euforia per il giocattolo nuovo potrebbe farmi chiudere un occhio su una eventuale magagna. Meglio quindi collaudare ancora per altri chilometri la nostra convivenza: che non si chiuderà, spero, con una brusca e involontaria separazione come avvenne con la sorella.

Di cui questa nuova Elessar è degna erede, uguale e diversa. Non perfezionata, perché la prima non aveva difetti. Difetti per me, per il mio modo di pedalare su una bici non da corsa. Differente in alcune scelte tecniche e telaistiche perché nel frattempo sono cambiate le mie esigenze, mi sono accorto che alcune cose mi sono precluse e ho ritenuto inutile approntare una bici capace (anche) di un uso che non farò. Ma di tutto questo parlerò durante la prova su strada, ora è il momento di goderci la vista della bici.

Elessar, un nome ispirato al mio amore per Tolkien: è l’appellativo con cui gli elfi si rivolgono al re degli uomini Aragorn e che nell’idioma di questo popolo fantastico significa “gemma”. La prima Elessar era la mia gemma almeno per il cuore perché scelsi una estetica non troppo appariscente per timore dei furti. Precauzione inutile.

Questa nuova gemma lo è per il mio cuore ma anche per chi la vede, con le sue scintillanti cromature e le congiunzioni Fleur de Lys che da sole non sfigurerebbero in qualche lussuosa vetrina in centro.

Da dove partire? Facciamo così, iniziamo con l’attacco manubrio perché anche lui è stato assemblato sfruttando le congiunzioni gigliate. Nel mio caso ho scelto la versione per serie sterzo non filettata da 1″ e 1/8 e collare oversize per la piega. A chiudere il tutto ho rivoluto l’orologio come sulla sorella smarrita. Gesto doppiamente simbolico: un richiamo all’altra Elessar e la sensazione che il tempo si sia fermato. Si, mi rendo conto che a raccontarvi questi miei pensieri intimi non faccio una bella figura. Però questa bici non nasce da una esigenza o da una necessità, se mai queste categorie di pensiero siano applicabili a un oggetto di pura passione: nasce per sostituire una bici che ho amato e mi è rimasta nel cuore, e se non siamo ancora insieme è contro la nostra volontà.

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E forse non è un caso che due piccoli cuori sono incisi tra i disegni di queste bellissime congiunzioni.

Tra attacco manubrio e telaio la serie sterzo da 1″ e 1/8, lucida e scintillante: è una Grand Cru a cuscinetti sigillati proposta dagli americani di Velo Orange.

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Il connubio con le congiunzioni cromate è semplicemente perfetto, non riesci a immaginare alcuna serie sterzo diversa da questa.

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La forcella ha destato qualche perplessità per la scelta degli steli dritti, sia in chi comunicai la decisione e sia in chi ne ha visto le primissime fasi di realizzazione. La prova su strada ha confermato la bontà della mia scelta, con una testa in grado di offrire 7 gradi di inclinazione e quindi anche un buon rake, tenuto conto pure della sua lunghezza. Ed è bella, a vedere la bici ferma sul cavalletto ricorda un predatore teso, pronto al balzo della caccia.

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Su questa forcella c’è da raccontare ancora qualcosa. Bisogna tener presente che le congiunzioni Fleur de Lys da me scelte sono studiate per telai da corsa. Quindi non solo gli angoli ma anche le altre dimensioni fanno riferimento alle bici sportive. Di fatto con una testa Fleur de Lys non avrei potuto montare le gomme larghe da me scelte, al massimo delle 700×25 e senza parafanghi.

Come venirne a capo? Con fantasia e l’abilità di Antonio. Che di solito risponde nell’arco delle 24 ore alle mail, ma quando affrontai la questione della forcella passarono molti più giorni. Forse la mia idea non lo rendeva proprio felice… 😀

Quale idea? Semplice, ma solo sulla carta. Ho scovato una congiunzione per testa forcella idonea a steli dritti e ovali, in grado di ospitare un parafango da 45mm e che avesse un disegno laterale a punta. Poi ho acquistato alcuni rinforzi per i portaborraccia della serie Fleur de Lys, quindi dotati del giglio canonico e chiesto ad Antonio di tagliare sia i gigli dai rinforzi che le punte dalla testa della forcella e saldare il tutto, ottenendo in questo modo una replica del disegno tema di tutto il telaio.

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Solo se sai cosa cercare e usi una buona lente d’ingrandimento potrai notare la sottile linea di giunzione. Se non lo dico non se ne accorge nessuno. Una soluzione tanto facile da ideare quanto difficile da realizzare con cura. Grazie Antonio, e non solo per questo.

Molti meno della precedente Elessar gli attacchi sulla forcella; sia perché non ne avrei usati così tanti e sia perché non volevo appesantire troppo la linea filante degli steli. Tre serie di attacchi, una in basso saldata appena sopra i forcellini ad una altezza tale da non coprire i gigli, una al centro per un portapacchi stile low rider e l’ultima serie poco sotto le tacchette freno e che ospiterà il piccolo portapacchi anteriore quando lo monterò.

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Per il triangolo del telaio ho scelto la versione oversize delle congiunzioni, in modo da usare tubazioni di maggior diametro rispetto alla altra Elessar. Ben fatta la scatola movimento, giustamente rigida. Al di sotto dei pendini superiori, rigorosamente ornati dal loro giglio, gli attacchi per il portapacchi posteriore. Che prima o poi penso arriverà.

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Passaggio interno per il freno posteriore.

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In dettaglio ingresso e uscita, ho deciso di cromare le piastre.

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E’ l’unico passaggio interno previsto. Non ho voluto usarlo anche per cambio e deragliatore sia per mia comodità e sia perché mi ero innamorato di queste sedi registro. In bianco e nero sul catalogo, già le immaginavo cromate con il piccolo cuoricino verniciato in tinta. I registri ripassati con lo stesso colore del telaio sono opera mia…

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A impreziosire ulteriormente il triangolo arrivano le scritte che mi ha abilmente preparato Francesco, laminando con cura due vinili in una perfetta proporzione. Su una base cromata ha applicato una seconda scritta in argento metallizzato; carattere e stile non potevano non essere gli stessi della precedente Elessar, abbiamo solo variato leggermente le dimensioni per adattarle al maggior diametro dei tubi.

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Con la luce dell’alba le scritte assumono seriche sfumature dorate, very luxury 😀

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Il carro ha uno sviluppo decisamente lungo, anche più di quello già generosamente dimensionato della sorella.

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Lo scopo era ottenere comfort e trazione sullo sconnesso; e riuscire a far “funzionare” la congiunzione della scatola movimento non idonea ad ospitare gomme larghe e i tubi scelti. Ma il sempre sapiente Antonio ha ovviato anche a questo inconveniente, con non poche tribolazioni al solito e con i miei bislacchi suggerimenti “beh, ma la tubazione è a sezione variabile, in effetti se troviamo il giusto punto di taglio…”. So essere spietato.

Fleur de Lys sia sopra che sotto, poteva essere altrimenti?

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Un solo attacco nella parte bassa del carro, che al momento è impegnato dal parafango e che in futuro dovrà condividere col portapacchi. Come per la forcella non ho voluto appesantire la linea con troppo bussole e non dimentichiamo che le congiunzioni sono da corsa, sprovviste di attacchi integrati presenti invece su quelle turistiche.

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Oltre quelli superiori visti prima e questi inferiori ho previsto altri due attacchi, uno per lato, in zona mediana sui foderi del carro: sono comodi per le staffe di minimali portapacchi prodotti ormai solo in USA ma smaccatamente ispirati alla scuola francese di cui, lo sapete, sono un estimatore.

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Con tanto spazio potevo rinunciare agli attacchi per la pompa? Ovviamente no, soprattutto dopo essere riuscito a scovare questi “uncini” prodotti da un artigiano giapponese che sono graziosissimi. Giusto, specifico perché non l’avevo ancora detto: tutte le congiunzioni e gli accessori li ho scovati e presi io, e poi spedito il pacco dono ad Antonio. Che non credo sarà stato felice come un bambino a Natale quando lo ha aperto…

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Si nota l’attacco per il parafango e il piccolo distanziale, che ho verniciato in tinta.

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Poco prima di partire mi ero anche preparato un set di brugole con il doppio intaglio, che trovo tanto carine anche se crearle è un lavoraccio. Ho frapposto le rondelle in nylon a salvaguardia della ottima verniciatura.

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Un altro tanto piccolo quanto introvabile dettaglio: il reggicatena per quando smonti la ruota. La funzione è la stessa del chiodino solitamente presente sui telai in acciaio di qualche anno fa e che era presenta sulla mia Elessar precedente. Ma quando ho trovato questo, ormai dato per estinto nella versione a saldare, non ho resistito. La cromatura qui ha funzione tecnica più che estetica: non si graffia come invece accadrebbe con la vernice a contatto con la catena.

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Spesso ho scritto di non amare le staffette di sostegno dei parafanghi, le ho sempre trovate inguardabili. All’anteriore quando posso risolvo col sistema Daruma o francese; su questa Elessar ho preferito far saldare una piastrina a filo col tubo della forcella su cui sono stati poi praticati due fori filettati. Nessuna staffa a vista, massima pulizia.

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Al posteriore la faccenda si complica; sarebbe stato semplice se avessi scelto un telaio predisposto per freni a disco o cantilever. Ma io no, le cose semplici proprio mi infastidiscono, non ci convivo bene e così ho scelto i freni caliper. Quindi il ponticello è impegnato dal freno, come faccio a creare un attacco a scomparsa? Si fa, e posso dire che è una delle idee di cui sono più contento. Fatemi mettere in posa, bene, ci sono, ok, posso dirlo: è la prima volta che si vede una cosa simile su una bici 😀

Ho tergiversato per lungo tempo con Antonio, ogni volta dicevo “…si, va bene, poi al parafango posteriore ci penso, per ora proseguiamo con le altre cose”. Poi il momento è arrivato e avevo quasi timore a proporlo: due attacchi, una a destra e uno a sinistra del foro di ingresso della vite del freno, filettati M5 per poter avvitare il parafango da dentro.

Antonio ci ha messo del suo e li ha incassati all’interno del ponticello che è cavo: un tocco di classe col quale mi ha annichilito. E io che per un momento, breve momento, mi ero sentito uno bravo…

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La fioritura dei gigli non ha risparmiato nemmeno gli attacchi dei portaborraccia; per trasportare l’abbeveraggio ho pescato nuovamente dal catalogo Velo Orange scegliendo però un modello diverso da quello che usavo prima. Un aria retrò che ben si sposa con la bici.

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Il resto dell’equipaggiamento è carino ma non presenta particolari difficoltà.

Partiamo dalle ruote, le già conosciute Velo Orange Grand Cru Raid. Acquistate già assemblate per contenere i costi. A conti fatti mozzi (a flangia alta e fresati, bellissimi) cerchi e raggi mi costavano di più. Per fasciarle ho chiesto l’aiuto a una coppia di parafanghi in alluminio, che presto luciderò a specchio, sempre acquistati da Velo Orange e con un particolare profillo a lamelle. Il posteriore abbellito con un piccolo catadiottro a sbalzo. Gomme Panaracer Pasela in misura 700×32.

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Alla piccola factory americana è andato anche il gravoso compito di frenare questo insieme di acciaio e cromo. Ho scelto un impianto caliper long reach, in grado quindi di supportare gomme larghe e il passaggio dei parafanghi da 45mm. Superfluo dire che anche qui Antonio è stato di una precisione assoluta. Però io i freni li ho spediti lo stesso per fargli prendere bene le misure 😀

Una mia vezzosa modifica è stata sostituire i tacchetti. Al posto dei seriosi (e bruttini) pattini blu notte un bel set color salmone. Che frenano meglio con l’umido e non sporcano troppo le lucide piste frenanti. Guaine in treccia sia per i freni che per la trasmissione, con incrocio praticamente identico alla altra Elessar. Questi continui richiami iniziano a essere preoccupanti…

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Nulla di nuovo per il comparto trasmissione. Un gruppo Campagnolo Veloce in versione Ultra Torque, in parte ricevuto in dono e in parte acquistato usato. In questo comparto il riferimento alla Elessar rubata è totale. Ho replicato quasi tutto, compreso il dente di cane. Mi sono concesso solo due divagazioni cromatiche: le pulegge cambio erano consumate e ho optato per una versione in alluminio rosso, a cuscinetti sigillati; e la catena, acquistata con le maglie interne verniciate pure loro in rosso. Essendo interne e quindi soggette a un limitato sfregamento il colore dovrebbe tenere a lungo. E comunque per un euro in più sul prezzo di acquisto questo sfizio potevo permettermelo 😀

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Tornare a impugnare i comandi Campagnolo su una mia bici è stata una gran bella emozione.

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Sella e reggisella invece non sono ispirati a Elessar: sono proprio i suoi, quel giorno non erano montati. Ho aggiunto un Carradice Bagman grazie a Marco e alterno la Carradice Barley con questa piccola Minnehaha, sfruttando la rapidità del sistema Qr e la facilità con cui il supporto inferiore del Bagman si rimuove.

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La piega è stata acquistata usata, insieme al nastro Brooks. Quest’ultimo presenta i classici segni d’uso e una buona ingrassata prima del montaggio lo ha reso più vissuto e non mi dispiace. La piega invece è assai più rovinata di quanto era stato detto e la cambierò appena possibile. Purtroppo Ritchey ha modificato la grafica della serie Classic e la nuova mal si intona col reggisella.

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A chiudere il nastro i miei classici tappi in alluminio con sistema ad espansione. Per loro è prevista una personalizzazione ma al mio rientro, qui è impossibile eseguire la lavorazione che ho pensato.

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Come scritto in apertura mancano alcuni dettagli e diverse lavorazioni richiedono maggiore accuratezza, impossibile per me al momento senza la mia microfficina. A settembre mi darò da fare.

Vi lascio augurando a tutti voi un sereno ferragosto e pubblicando di seguito le immagini residue, quelle che avevo scattato ma mi sono avanzate diciamo così per l’articolo. Ma alcune sono carine, una scorsa vale la pena darla.

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COMMENTS

  • <cite class="fn">Lorenzo</cite>

    Non sono mai stato bravo a scrivere, posso sintetizzare così:
    Ottimo lavoro Fabio, pezzo particolare nel mondo della biciclette, degna di essere esposta alla
    Reggia di Caserta per essere ammirata dai più.

  • <cite class="fn">Giovanni</cite>

    Non ti dirò che è bella, ti dirò che ha un anima. Trasmette la tua passione, il tuo amore per le due ruote, assieme al grande lavoro che c’è dietro svolto da perone che “sentono” ciò che fanno. Spero solo che non la trovi irresistibile chi ha trafugato la prima Elessar. L’unica cosa che modificherei cromaticamente, se fosse possibile e se mi posso permettere, è il nero della copertura in plastica delle leve cambio – freno del Veloce. Marrone e nero non sono mai andati molto in armonia.
    Comunque veramente magnifica Fabio e personalmente trovo molto bella la tua forcella dritta.
    Giovanni

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Giovanni, i copricomandi sono in lista per la sostituzione già dalla prima Elessar. Poi per un motivo o per un altro non li prendevo mai, con le bici c’è sempre qualche spesa che ha la priorità. Ma prima o poi metterò quelli in para.

      Fabio

  • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

    Ciao Luca, è sempre un piacere e uno sprone per me avere non solo lettori così attenti ma anche così competenti, e della tua capacità hai dato prova in altri interventi. Del resto nulla può sfuggire a chi usa come indirizzo per accreditare i commenti un “luca*****” che impone massima cautela a chi scrive.
    Custodirò i tuoi suggerimenti come fatto in passato, anche se sono oltre 30 anni che lavoro sulle bici non si finisce mai di imparare. E sono certo che le tue indicazioni ti derivano da pluridecennale esperienza nella progettazione e costruzione di bici, superiore alla mia. E sono altrettanto certo che avrai sfruttato il tuo bagaglio di sapere per progettare e costruire con le tue mani bici di grandissimo pregio. Io non sono geloso, se vuoi mostrarci qualcuna delle tue creazioni posso offrirti spazio qui, sul blog; sicuramente a rischio di far impallidire i miei lavori. Non posso pensare che un ciclista della tua esperienza non si sia mai cimentato nella costruzione di una bici, sarebbe uno spreco. Non essere timido e mostraci i tuoi gioielli, sono sicuro che molti lettori gradiranno; anche quelli sparsi per i cinque continenti che mi contattano solo in privato per problemi di lingua e che sono estasiati per Elessar. Figuriamoci quando vedranno le tue. Attendiamo tutti fiduciosi che vorrai farci godere della bellezza dei tuoi lavori.

    Fabio

  • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

    Mah, mi sa che hai frainteso. Io davvero sono curioso di vedere i tuoi lavori, sono un appassionato di belle bici. Tutto qui. Mi sembra eccessivo prendersela per la citazione di quel “luca******” che è oggettivamente inquietante e ho voluto sdrammatizzarlo. Vabbè, quando vuoi l’offerta di uno spazio per pubblicare è sempre valido.

    Fabio

  • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

    Oibç, io avevo solo sperato di vedere qualche bella bici, l’unica cosa che mi interessa. Francamente non riesco più a seguirti.
    Ora cancello il tuo luca ecc ecc.

    fabio

  • <cite class="fn">michele</cite>

    Complimenti vivissimi Fabio..
    Deve essere una bellissima sensazione costruirsi da solo una bici.. Mi piacerebbe anche a me, ma non è cosa..

    Mi piace però osservare che la bici che ho acquistato (rose team dx cross 2000 randonneur) è molto simile alla tua… Scusami se faccio dei paragoni con la tua elassar.

    Bellissimo l orologio sull attacco manubrio credo sia l unico vero dato importante quando si va in bici.

    La guarnitura è doppia? Mi sembra di si.. Copertoni 700×32 :-p sono tentato a sostituire i miei 700×28.

    Non vedo i doppi freni al manubrio, li metterai o lascerai stare?

    Ancora i miei migliori complimenti. Buon ferragosto

    Michele

    • <cite class="fn">Mathieu</cite>

      Confermo. Una volta ero convinto che un ciclocomputer fosse fondamentale, in particolare durante i viaggi di più giorni. Ne ho fatto uno di qualche giorno attraverso le Alpi la settimana scorsa, senza computerino. Né le velocità né la distanza percorsa sono veramente importanti. L’unica cosa che mi è mancata un po’, per l’organizzazione delle giornate, è stata avere un’idea non troppo imprecisa dell’ora mentre pedalavo.

      • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

        Ciao Mathieu, per chi non ha piena disponibilità del proprio tempo avere un immediato riscontro del suo scorrere diventa necessario. Non amo i ciclocomputer, che nemmeno so usare, come scrissi in uno dei primissimi post di questo blog. Ne monto uno davvero basico solo sulla bdc, ma con esclusiva funzione di orologio. SU elessar sarebbe stato una schifezza, e poi quel piccolo orologio che sostituisce il tappo serie sterzo l’ho sempre trovato grazioso, comodo e su questa bici è ovviamente un chiaro riferimento alla sorella. Non poteva mancare 😀

        Fabio

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Michele, questa come la prima Elessar non nasce bici da corsa ma da giri randagi. Non randagi nel senso rando del termine, mi metto in sella e vago senza meta precisa. In due uscite su tre ho già avuto la capacità di perdermi, mostrando i miei limiti nell’orientamento quando mi sono trovato davanti uno svincolo per immettermi in autostrada, in direzione nord invece che sud. Per fortuna sono riuscito a tornare indietro di circa un chilometro e ritrovare l’Appia.
      E’ una bici che ha senso nella mia scuderia perché a farle compagnia ce ne sono altre, tra cui una sportiva molto estrema. Non potrei avere una sola delle due, una sportiva e una turistica (oltre a una bici per spostamenti urbani, una per moderato fuoristrada, una diporto, una per commissioni ecc) riuniscono i miei modi di pedalare.
      Guarnitura doppia, non sento l’esigenza di una tripla anche se nelle salite più dure il peso si avverte. Ma rallento, il bello di questa bici è non avere fretta.
      Le doppie leve non arriveranno così come mai arrivarono sulla precedente; dato l’uso e i percorsi mi sono inutili.
      Nulla di cui scusarsi per il paragone, anzi. La tua bici (e infatti te l’ho caldamente consigliata) è una delle migliori per uso polivalente presente sul mercato e persino migliore pedalando in modo più sportivo seppure con comfort decisamente inferiore. Ma del resto è un prodotto di serie, fatta non per accontentare un ciclista ma non scontentarne molti. Elessar nasce solo per me, per il mio modo di pedalare, dubito che una volta in sella possa incontrare i favori di altri ciclisti.
      Gomme più larghe? Mi sembra di averti già risposto in privato. Inizia a lavorare sulla pressione, scendila a 6 bar avanti e 6,2 dietro, più che sufficienti per il tuo peso. Poi penseremo se è il caso di aumentare la sezione.

      Fabio

  • <cite class="fn">Giovanni</cite>

    Chissà come mai non esiste blog o forum in cui prima o poi non vengano fuori scontri decisamente poco edificanti, di cui a me come ad altri lettori credo interessi poco. Giusto per la cronaca anche i “costruttori” nel senso lato si fanno sempre più spesso costruire i telai da terzi, quindi Fabio rientra a pieno titolo nell’elenco, con l’unica differenza che il suo terzista lo conosciamo, quello di molti altri anche blasonati no, anche perchè non credo siano di italico idioma. Poi riguardo alla bicicletta, ovviamente ognuno ha i suoi gusti, e giustamente può o meno piacere, ma di certo è un oggetto meditato, che ha richiesto impegno e sacrificio, ed il lavoro degli altri non dovrebbe mai essere svilito, cosa ormai quotidiana in questa italietta.
    Un ultima cosa, per quello che conosco, se pur mediante la scrittura Fabio, non gli ho mai visto usare le parole in maniera spropositata ma sopratutto gli sono grato per la pazienza ed il rispetto dell’altro, chi ha orecchi per intendere, intenda.

  • <cite class="fn">michele</cite>

    Scusatemi se mi intrometto ma non mi sembra né che Fabio l abbia presa male né che è stato spropositato.

    Quoto il commento di Giovanni . Io non conosco personalmente Fabio, ho avuto solo il piacere di leggere moltissimi suoi interventi e li ho trovati sempre a modo e mai fuori dalle righe. Devo dire che Fabio è una persona molto disponibile a volte un po’ sintetico, ma sempre pronto ad aiutare tutti.

    Ritengo sia tutto un fraintendimento, purtroppo quando si scrive può succedere.

    Buon ferragosto a tutti

    Michele

  • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

    Non riesco a seguirti perché non capisco il motivo del tuo polemizzare.
    Se credi che me la sia presa perché non ti piace il rosso allora hai capito ben poco di me e non hai letto con attenzione ciò che da anni scrivo qui a proposito delle bici che monto per me o altri.
    Mi ero illuso, in tutta sincerità, che anche tu fossi uno che si sporca volentieri le mani di grasso e avessi creato bici che mi sarebbe piaciuto ammirare.
    Evidentemente in questo ho sbagliato, ed è l’unico errore che mi si può imputare. Per il resto la chiudo qui, è la prima volta che su questo blog si crea questo caos, spero sarà l’ultima. Aggiungo per specificare: non l’ho mai fatto sino ad oggi se non una volta per un semplice errore di pubblicazione, ma ogni ulteriore intervento non attinente e pubblicato al solo scopo di alimentare una polemica a senso unico (anzi, priva di senso) sarà cancellato. Come ho appena dovuto fare. Per ogni valutazione tecnica, filosofica o quel che vuoi (compreso dire che ogni mia bici orribile, non mi sono mai offeso anche se credi il contrario) sarai sempre il benvenuto. Non ho mai censurato nessuno, tantomeno chi la pensa diversamente da me. A patto si resti nei binari della discussione, se gli argomenti non hanno alcun legame con le bici qui non hanno posto.

    Fabio

  • <cite class="fn">Giovanni</cite>

    Come direbbe Troisi “pecché io so’ uno a leggere, là so’ milioni a scrivere” 🙂

  • <cite class="fn">claudio</cite>

    Rientro ora dal mio cicloviaggio e trovo questa lieta sorpresa.
    Non riesco ad aggiungere niente di più dei tanti complimenti di cui vedo già lunga lista.
    Leggerò per intero l’articolo prima di tornare al lavoro (lunedì prox.).

    Certo hai fatto un ulteriore passo verso il pezzo “unico” con l’attacco manubrio.
    Poi c’è la forca diritta per cui ho sempre avuto una predilezione estetica.
    Un insieme stupendo (telaio+forca+attacco).

    Due “visioni / osservazioni / spunti”:

    – calipier Vs cantilever: cosa ti ha spinto al cambiamento?
    Lo chiedo in virtù della tua simpatia espressa in passato per i cantilever e per il mio debole per i calipier che sono i freni più facili da gestire (x la mia esperienza);

    – movimento centrale: con lo splendore delle congiunzioni cromate la modernità delle calotte non mi conquista. Avrei preferito un perno quadro tradizionale dove la pedivella sx. si sposa direttamente con il telaio.

    Sono “visioni / osservazioni / spunti” senza polemica e con tutti i miei limiti di competenza.

    ciao, claudio.

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Carissimo Claudio, mi fa un piacere enorme trovare la tua voce qui. E tra noi due hai vinto tu: io a montare bici e tu a pedalarci. Si, decisamente meglio… 😀

      Piccola premessa, poi rispondo. Le foto che vedi recano la mia firma, ed è palese vista la loro scarsa qualità. Ho una serie di immagini davvero ben fatte malgrado i limiti logistici. Uno sfondo maltrattato e il vento che lo gonfiava. Mia figlia ha visto me e Antonello Ferrara che armeggiavano e ci ha liquidato con un serafico “eccovi qui, sembrate Totò e Peppino…”.
      Ovviamente la sera ho minacciato di non farla uscire.
      Nei prossimi giorni scatteremo quelle in esterno, a bici intera, stamattina abbiamo preferito pedalare per oltre 5 ore, vagando senza meta precisa. Ne scriverò, è stato un giro randagio molto gustoso; le strade scelte solo per curiosità, per seguire un fiumiciattolo e vedere dove portava o un sentiero che chissà cosa prometteva.

      Bene, adesso risposte ai tuoi quesiti.
      Visto l’allestimento tecnico e la misura di gomme scelte e considerato che oltre non mi spingerò in larghezza, ho potuto sfruttare questi bellissimi caliper long reach, compatibili anche coi parafanghi. Se non nell’uso volevo una aria più sportiva, e anche se i cantilever che usavo erano eccellenti, è indubbio che i caliper gli danno quell’aggressività (insieme alla forca dritta) che impreziosisce tutto l’avantreno.

      Movimento; sai il mio amore per l’Ultra Torque e non potevo, anche per un legame affettivo, non seguire la strada della precedente Elessar. Ma quelle calotte, concordo, cozzano con la scatola movimento. Troverò un modo per renderle più omogenee allo sguardo, ma non qui, non ho l’attrezzatura.

      Fra qualche giorno, non so quando di preciso, potrai vedere foto migliori.

      Fabio

  • <cite class="fn">Samuele</cite>

    Personalmente trovo il telaio e in particolare le congiunzioni, un tentativo barocco di copia dello splendido telaio Colnago Arabesque. L’impegno per realizzare questa bicicletta è comunque notevole e traspare dall’orgia d’infarciture che a mio personale giudizio sgraziano le linee semplici di un telaio classico. L’orologio, le rotelline del deragliatore rosse, la catena con maglie colorate al di la del gusto sono un po pacchiane.

  • <cite class="fn">Francesco</cite>

    Vedo ora dopo le ferie Elessar finita. Complimenti, soprattutto per le finiture “tecniche” , attacchi , protezioni ecc.
    Purtroppo mentre ero via mi hanno rubato la bicicletta e quindi fra qualche tempo dovrò comprarne una nuova , ti chiederò un parere su alcuni particolari (freni e trasmissione).
    Ciao!

    • <cite class="fn">michele</cite>

      azz mi dispiace per il furto…. massima solidarietà! era parcheggiata in garage?

      • <cite class="fn">Francesco</cite>

        Cortile, ancorata a terra con il Kryptonite. Forse per le vacanze era meglio portarla in casa…

        • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

          Ciao Francesco, posso immaginare il tuo sconforto. Anche se ho una nuova Elessar il furto della sorella brucia ancora. Qualunque aiuto per una nuova bici, io sono qui.

          Fabio

  • <cite class="fn">Luca Mazzarese</cite>

    Bellissima,

    devo dire che l’unica cosa che avrei cambiato (fosse stata una bici per me) sarebbe stato il manubrio che avrei messo dritto; per me la curva è solo sulle bici corsaiole 🙂
    Invece la catena rossa “a me mi” piace assai!!

    L.

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Luca, grazie.
      In realtà la piega è molto godibile anche in uso turistico, grazie alle molteplici possibilità di impugnatura. E poi io ho un debole per la piega, non riuscirei a rinunciarvi
      Come puoi vedere in questo vecchio articolo la piazzo ovunque 😀

      Fabio

  • <cite class="fn">Lorenzo Pinto</cite>

    É una bicicletta bellissima!
    Soprattutto con tutto il lavoro che c’è dietro, anche io sono appassionato, grazie a mio padre al mondo della bici e scopro sempre cose nuove!
    Bella bella bella.

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Grazie Lorenzo, molto gentile. E fa molto piacere sapere di un lettore così giovane appassionato di ciclismo.

      Fabio

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