Urban style?

Tempo di lettura: 3 minuti

L’urban style, pare, è uno stile di abbigliamento molto informale, dove a dominare dovrebbero essere creatività e originalità. Non me ne vogliano gli stilisti né i tanti ragazzi che ne fanno uso, ma a me sembrano tutti uguali nelle loro divise da ribelli, in vendita nelle catene di abbigliamento anche loro tutte uguali ai quattro angoli del globo.

Il mio urban style è molto più semplice, nel senso che non seguo nessuna moda. Pantaloni comodi, una felpa in inverno, una maglietta in estate. Ma anche io ho la mia divisa, ed è quella che indosso quando lavoro: abito classico e cravatta.

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Non sono un ciclista urbano, come non sono un ciclista con qualunque aggettivo a seguire; sono semplicemente un pedalatore, che inforca una bici per divertirsi. Ma che spesso sale in sella anche per andare al lavoro, svolgere commissioni o qualunque altra attività mi porti a girovagare per questa caotica città affacciata sul mare, inerpicandomi per le sue colline o destreggiandomi tra gli stretti vicoli del suo centro antico.

E se la bici muove le ruote per portarmi al lavoro l’abbigliamento sarà quello da lavoro: non il più comodo per frullare le gambe ma tant’è. E’ un problema? In effetti si, qualche difficoltà c’è ma non tale da non potervi porre rimedio.

In molti mi chiedete consiglio su come gestire i trasferimenti casa lavoro, e l’abbigliamento è uno dei punti più sentiti. Andare in bici è una attività fisica, richiede facilità di movimento e si suda, soprattutto dalla tarda primavera in poi. Ognuno però ha esigenze sue, percorsi suoi e possibilità o impossibilità sue. Cambia tanto tra chi vive in città collinari e chi pianeggianti, tra chi si sposta su provinciali e chi solo in ambito cittadino, tra chi può cambiarsi arrivato al lavoro e chi con quegli abiti dovrà passarci la giornata.

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E come ho già detto tante volte la ricetta universale non c’è, giusta per qualunque percorso a ogni latitudine. Però a chi si trovasse in condizioni analoghe alle mie qualcosa posso suggerire. Non come vestirsi ma come non rovinare i vestiti e se stessi, arrivando al lavoro grondanti sudore e creando il vuoto intorno a sé.

E’ tutta una questione di rapporti e cadenza, la velocità deve essere bandita.

Fondamentale che la bici abbia una buona riserva di rapporti agili; quali dipende dal percorso. Il mio è per lo più in pianura, quindi ho risolto sostituendo la guarnitura originale con una tripla da Mtb a cui però ho rimosso la corona più piccola, evitandomi così l’esborso di movimento centrale più lungo (poca spesa), deragliatore per tripla (media spesa) e comandi adatti (alta spesa), lasciando inalterato il pacco pignone che offre il 32 finale. Come potete leggere in questo articolo la bici che ho destinato ai miei spostamenti urbani sfoggia ora una guarnitura 44/32 e pignoni con scala 11-32. Anzi, meglio se a quell’articolo date una occhiata a prescindere, probabilmente molte delle modifiche che ho fatto potrebbero tornarvi utili. La tripla mi avrebbe fatto ancor più comodo, una tripla da Mtb intendo, e non è detto prima o poi non la metterò.

Ma già così, anche se col caldo devo sacrificare ancor più la velocità di percorrenza, riesco a tenermi agile a sufficienza da non sforzarmi e sappiamo che sotto sforzo sudiamo. Il problema è che quando pedaliamo agili è difficile non aumentare la cadenza. Un poco perché andar piano è noioso, un poco per abitudine alla pedalata più sportiva, un poco perché non avvertendo grande pressione sotto la spinta viene naturale girare le gambette più rapidi, il risultato è che sommando tutti questi poco abbiamo un tanto calore prodotto, che si traduce in un eccesso di sudorazione.

La soluzione è rapporti agili si, ma anche bassa cadenza. Vero, così poi si va piano e non si arriva mai a destinazione. A parte che tutta questa fretta di andare al lavoro proprio non la tengo, in ogni caso viaggio più veloce che a piedi. Al ritorno accelero tanto mi interessa poco sudare, arrivato a casa mi butto sotto la doccia e chi si è visto si è visto. Magari con uno scatto sui pedali per prendere velocità…

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Ma agilità e cadenza da soli non bastano. Non è una uscita di allenamento: è uno spostamento, la priorità non è la prestazione atletica. Quindi qualche altro trucco da seguire c’è.

Sfruttiamo al massimo la pendenza della strada per non pedalare ed evitiamo una pedalata continua in pianura. Significa che anche la discesa più insignificante andrà usata a nostro vantaggio: una leggera spinta e facciamo scorrere la bici, a gambe ferme. Questo è facile e banale, non sarebbe stato nemmeno necessario scriverlo.

Se invece la strada è piana diamo qualche giro di pedale, smettiamo di pedalare e appena la bici accenna a perdere velocità riprendiamo il movimento. E’ una pratica non proprio semplice da mettere in atto; perché se la bici rallenta troppo lo sforzo per ridarle velocità potrebbe essere deleterio, sempre nell’ottica di limitare (anzi: annullare) la sudorazione.

Paradossalmente è tecnica che viene meglio con una bici più pesante, sia nel complesso che di ruote (ma comunque ben scorrevole, soprattutto di gomme) perché conserva maggiore inerzia.

Intuitivo che una scatto fisso non è la bici più adatta…

La scelta del percorso è fondamentale: non quello più breve ma quello più agevole. Per fare un esempio; meglio allungare di un chilometro ma aggirare un saliscendi, almeno all’andata, perché la salita è sforzo. A meno di affrontarla a passo d’uomo o a una velocità al limite dell’equilibrio, poco da farci, suderemo. Evitiamo il più possibile i tratti in pavé e, per chi deve percorrere le strette strade dei centri antichi, magari stracolme di pedoni, il consiglio è usarle solo se sono in leggera discesa. Fermarsi e ripartire di continuo, inevitabile in questi casi, significa anche lui sudare.

Soprattutto in questa stagione, dove è facile trovare giornate ventose, non facciamoci trarre in inganno. E’ come sulla spiaggia, tira vento e restiamo al sole perché non sentiamo il calore forte. La sera siamo rossi come pomodori. Pedalando è lo stesso, il vento ci rinfresca ma appena parcheggiamo la bici paghiamo un conto assai salato.

Altri consigli, generici. L’assetto in sella non è importante sia perfetto per la dinamica della pedalata. Contano la possibilità di poggiare subito un piede a terra con presa salda e avere sempre una ottima visuale. Quindi sella più bassa di quanto dovremmo e manubrio più alto, la testa deve stare dritta a guardare avanti in modo naturale e sovente camicia e cravatta non collaborano.

Chi usa la piega è meglio se prende in seria considerazione l’uso di leve freno supplementari, se è possibile installarle. Cioè con qualunque impianto purché meccanico.

Borsa o zaino? Borsa, sempre. Lo zaino, anche il modello più traspirante possibile, sarà sempre una calda coperta sulla schiena. Io suggerisco una coppia di borse laterali per i carichi più pesanti. Ma accessori più delicati, per esempio il laptop, meglio averlo in borsa. Quelle messenger sono perfette ma a volte scomode. L’importante è che la tracolla sia immediatamente regolabile perché è necessario che una volta indossata sia molto corta, altrimenti alla prima frenata o curva stretta la borsa scivola in avanti impicciando i movimenti: pericoloso.

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Un anello di protezione della catena è il minimo; meglio usare anche una molla per tenere il pantalone ben stretto e pulire spesso le pedivelle: le macchie d’olio non vengono via facilmente dal gessato.

Sconsiglio vivamente i pedali a sgancio rapido, meglio una coppia da freeride in nylon (quelli di metallo rovinano la suola dei mocassini) che offrono comunque ottima presa. Ricordo che mi sto riferendo a percorsi in grandi città densamente trafficate, dove la possibilità di mettere subito un piede a terra è di fondamentale importanza per la sicurezza.

A proposito di sicurezza, ci sono due accessori che dovrei consigliarvi ma che io per primo non uso: lo specchietto e un (molto) sonoro campanello. Si lo so, lo specchio è utile, ce ne sono tanti ormai che nemmeno si notano e si adattano perfettamente alla piega da corsa ecc ecc. Non mi piace.

Il campanello invece è un poco più complicato, almeno per chi usa la piega. Spesso infatti è necessario collocarlo in posizioni tali che per raggiungerlo o dobbiamo staccare le mani dal manubrio o allontanarle troppo dai freni. Col risultato di perdere tempo prezioso perché in quel momento invece di frenare staremo scampanellando.

Esiste una versione da applicare direttamente sul comando corsa, ma non su qualunque comando: solo Shimano a cavi esterni. Oppure uno minimale da applicare con una piccola clip alla guaina. Ottimo per chi ha le doppie leve freno, se lo troverebbe davvero a portata di mano pedalando in presa alta.

E sempre a proposito di sicurezza, non fate come quel tipo delle foto in alto che predica bene e razzola male: usate il casco…

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COMMENTS

  • <cite class="fn">Pao</cite>

    IL casco….. Questo sconosciuto!

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      E dai Paolì, me lo sono dimenticato ieri… 🙁

      Fabio

      • <cite class="fn">Fausto</cite>

        Più che il casco consiglierei gilet o bretelle alta visibilità,

        • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

          Ciao Fausto, oltre al tuo saggio consiglio ce ne sono tanti altri che però nell’articolo mancano. Perché? Perché come ho scritto in apertura e ripetuto ogni città, percorso, ciclista ecc ha proprie specifiche esigenze quando usa la bici per gli spostamenti. Per esempio, nel caso di questo articolo, gilet o bretelle sono inutili. Percorso solo alla luce del giorno, molti tratti pedonali, tanta strada al ritorno da affrontare a passo d’uomo districandosi vtra le comitive di turisti e così via. Scrivo tutto ciò non come critica al tuo suggerimento, anzi. Ma per far comprendere che una cosa è un breve articoletto personale, altra un manuale. Ovvio che nel primo caso non prendi in considerazione tante cose.

          Fabio

  • <cite class="fn">Adriano</cite>

    Trovo comodi anche i pedali con puntapiedi…si possono usare con qualsiasi scarpa e, al limite, permetto una una guida anche “sportiva”.

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Adriano, solo puntapiedi si, meglio se quelli in resina; con anche le fascette no, troppo pericoloso almeno in una città come questa e sulle strade che percorro.
      Poi, come scritto sopra, alla fine ognuno ha esigenze sue; se invece che in città abitassi in un piccolo paese e mi trovassi a percorrere solo una provinciale non esiterei a usare pedali con l’aggancio.
      Quando si parla di bici usata come mezzo di trasporto cambia tutto rispetto all’uso sportivo, bisogna valutare caso per caso.

      Fabio

  • <cite class="fn">Alex</cite>

    Articolo molto interessante, che fornisce molti spunti utili su un tema fondamentale, ovvero come circolare nel migliore dei modi una volta che si è scelta la “magnifica macchina” al posto di altre, inquinanti e rombanti.
    Tuttavia mi sfugge sempre la motivazione di una certa avversione – che ho colto qui e là nel blog – verso le mtb e le sospensioni…Personalmente trovo che per circolare in città la scelta migliore sia proprio una mtb; non dico una mtb allestita da enduro, ma qualcosa di simile: le sospensioni riducono moltissimo la fatica di guida (e dunque anche sudore) e consentono di scegliere qualunque percorso (anche con pavè ecc.). I copertoni larghi poi salvano il ciclista dalle rotaie del tram.
    In generale, trovo che per la città, paradossalmente – ma non tanto – può sembrare, la scelta migliore sia una bici da trekking: corona grande da 48 denti, sospensione anteriore e magari pure posteriore (si trovano). Copertoni da due pollici con tassellatura fine.
    Ho abbandonato il campanello: diciamolo pure, patetico e inutile, non importa a nessuno del suono di un campanello, nessuno si scansa più e col traffico che c’è sempre dappertutto ormai, nemmeno si sente!
    Suggerisco un accessorio utilissimo: l’ airzound (sì, scritto così): una bomboletta d’ aria con collegata una trombettina da fissare al manubrio, suono paragonabile a quello del miglior automobilista arrabbiato, anzi, più simile a un treno diretto che entra in stazione.

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Alex, nessuna avversione verso la Mtb, non mi sembra averne mai parlato male. E’ semplicemente un tipo di bici che a me non interessa, come le pieghevoli per esempio, anche loro assenti dal blog. E questo è appunto un blog, un diario, non un sito di informazione generalista sul mondo delle bici tout court. Quindi è naturale che siano presenti le bici che mi appassionano, tutte accumunate dall’aver su una piega da corsa.
      Condivido le tue osservazioni sulla Mtb in ambito urbano, infatti sul blog, tempo addietro, pubblicai anche un articolo su una Mtb di bassa gamma che è stata per un breve periodo la mia bici da città e che poi ho dirottato ad altri scopi perché quel nome Bianchi sull’obliquo scatenava troppe indesiderate cattive curiosità.
      Non condivido invece la bici da trekking come bici in assoluto migliore per la città: dipende dalla città e dai percorsi oltre che da mille altre esigenze e quello che va bene a Napoli non è detto vada bene a Ferrara; quello che va bene a chi la bici se la porta in ufficio non è detto vada bene a chi la bici deve lasciarla ore intere legate al palo di una stazione e così via.

      Fabio

      • <cite class="fn">Alex</cite>

        Quando ho scritto la parola avversione mi sono sfuggite le virgolette! Sicuramente meglio non “snaturare” assolutamente questo blog: trovo che sia veramente piacevole da seguire, non solo per la qualità dei contenuti tecnici, ma anche per la prosa con cui gli articoli sono scritti; nell’ oceano di internet, come dici, abbondano i siti generalisti, si può sempre fare riferimento a quelli. E’ che, appunto, non sono certo realizzati secondo lo stile di questo tuo blog. Pazienza! Ciao e grazie ancora per aver messo in rete le tue conoscenze.

        • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

          Oibò, tenendo fuori la Mtb da questo blog mi taglio una bella fetta di contatti visto che il mercato premia queste bici. Ma il mio scopo non è mai stato trovare il modo di aumentare il traffico, preferisco continuare nella mia nicchia scrivendo per gusto e solo di ciò che mi piace.
          Le Mtb le monto, le revisiono, su alcune ci pedalo per provarle (quando la taglia è giusta) ma non le pubblico perché non riescono a coinvolgermi. Come con le moto, ho avuto anche qualche enduro ma la mia preferenza è sempre andata alle stradali. Che poi in off road ci vado, anche se moderato, e me la cavo abbastanza; ma sempre con bici da cx o modificate su base stradale, proprio non riesco ad appassionarmi alla Mtb come tipo di bici. Me ne comprai anche una, durò circa tre ore: rubata fuori al bar dove mi ero fermato a prendere un caffè e usare la toilette. Un segno del destino…

          Fabio

  • <cite class="fn">Francesco</cite>

    Invidio il tuo girare in giacca e cravatta per andare in ufficio sudando poco.Bisogna pedalare leggeri senza sforzo.
    Qui a MIlano le freni a bacchetta per andare in ufficio resistono sempre bene e hanno superato le tante mode.La tua bici da città ha una filosofia molto americana, in Europa si prediligono ancora quelle più classiche.

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Beh, se ti può consolare all’andata non sudo perché sfrutto al massimo la strada, vado piano e non ho nessuna fretta di arrivare, anzi…
      Ma al ritorno di solito sono una schifezza 😛

      Fabio

  • <cite class="fn">Andrea</cite>

    Al solito, complimenti per l’articolo!

    Gli specchietti…stavo pensando di prendere quelli da inserire al posto dei tappi, ma non mi decido mai 🙂

    Un’aggeggino curioso potrebbe essere il Garmin Varia, ma credo che in città esploderebbe 😀

    Hai nominato nei commenti Ferrara, credo non a caso. Effettivamente è una città dove mi sembra che ci siano molti ciclisti, forse c’è un’attenzione che non c’è in tutte le città (per non dire che non c’è quasi da nessuna parte)

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Andrea, sugli specchi non posso aiutarti; non li uso…
      A parte la diffusione di bici per abitante e la presenza di infrastrutture ciclabili, ho usato Ferrara in paragone con Napoli sia per le ridotte dimensioni che, soprattutto, per il profilo altimetrico; che nel caso della città estense presenta un dislivello massimo di appena 16 metri. Ben diverso da qui, dove è un saliscendi continuo. Già questo determina due bici completamente diverse tra loro, nel primo caso puoi tranquillamente fare a meno del cambio per esempio.

      Fabio

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