[Test] Wilier Adlar
Le conclusioni
Le conclusioni
Definire la Adlar significa definire il gravel, una linea di pensiero che ormai ho smesso di inseguire.
Certo, per ovvie necessità editoriali devo darle una etichetta, inserirla in una categoria ché altrimenti si genera confusione. Ma è proprio necessario? Non lo so, la bici è passione, è gioia, è divertimento e la Adlar mi ha appassionato, divertito, fatto gioire.
Sono passati mesi dal nostro primo contatto nei giorni del Grinduro 2023 ma sembra solo ieri che inforcata la bici mi sono, ci siamo anzi, fiondati, a pedalare lungo un tracciato tecnico, difficile, rognoso.
Incrociare ciclisti che rientravano sconfitti con le loro full non nascondo che una certa apprensione me la mise. Ma chi, in quel contesto, si sarebbe potuto tirare indietro?
Certo, la scelta del percorso ostico fu voluta non solo per mettere alla frusta bici e trasmissione ma anche (e soprattutto, secondo me…) scatenare il dibattito fra noi della stampa su cosa fosse il gravel, come definirlo. Ognuno con le sue caratteristiche, il suo background, la propria visione, le proprie esperienze. E diciamolo: la propria superbia. Ossia io.
Forse anche mettere alla prova noi stessi, chi più chi meno convinto di essere un gran manico (io ovviamente il più convinto, ci mancherebbe) sottoposto invece a un bagno di umiltà o almeno di comprensione. Perché se andare in bici è metafora della vita, darci dentro con la Adlar mi ha mostrato che non sono poi il drago che credo.
Come vi raccontai nel “test breve” il primo impatto fu sconcertante: manubrio alto, anzi alto tutto l’avantreno, uno stack che nel mondo gravel è inusuale, la bici apparentemente lunga, insomma, non una di quelle dove appena sali in sella ti sembra di esserci nato sopra.
Ogni giro di pedale squarciava una nube di dubbio, ogni ostacolo affrontato con sempre maggiore baldanza balenava lampi di sole all’orizzonte, fino alla mia rincorsa disperata per agguantare un uomo Wilier in testa al gruppo e chiedergli il favore di portare i miei complimenti (e ringraziamenti) agli ingegneri della casa per questa bellissima idea di bici.
Sento ripetere spesso, fino alla noia, che le gravel non sono bici specialistiche, che se la cavano un poco dappertutto ma capaci di fare nulla davvero bene.
Errore clamoroso.
Le gravel, è una bici come la Adlar lo dimostra appieno, sono bici estremamente specialistiche.
Una specializzazione che permette di essere tutto ciò che desideriamo, senza porre limiti alla nostra fantasia e voglia di bici.
Credetemi, creare una simile alchimia è frutto di estrema specializzazione, altro che.
Poi si, devo riconoscere che, per fare un esempio restando in casa Wilier, la Adlar non ha stessa fulminea risposta al colpo di pedale della sorella Jena o la reattività su asfalto della Rave o l’immediata confidenza della Jaroon.
Ma significa nulla, Wilier è azienda, anzi gruppo, dalle profonde e antiche radici; con catalogo capace di assecondare ogni voglia di ciclismo, non ha tirato fuori la Adlar propagandandola come bici universale, che non esiste, ma per offrire ai ciclisti una ulteriore opzione.
E di cosa sia capace la bici lo abbiamo letto e visto.
Non è una bici semplice da decifrare, quando credi di averla compresa, di averle tirato fuori l’anima, lei ammicca sorniona davanti a una nuova difficoltà, spingendoti a superarla.
Viene da parafrasare James Clavell e dire che la Adlar ha un cuore gravel che mostra a tutti, un cuore intimo che mostra solo a chi ne apprezza lo spirito indomito, infine un cuore nascosto: cercarlo e comprenderlo è una sfida affascinante.
E tu accetti la sfida perché sai che la Adlar non ti tradirà.
Ecco, la facilità, la confidenza sono certamente le maggiori qualità di questa bici: con lei nulla ti è precluso, basta crederci, al resto penserà lei.
Tu devi metterci solo le gambe…
Grazie Adlar per le bellissime settimane passate insieme.
Questo il link diretto al video test; altrimenti miniatura in basso.
Vi lascio qualche link
Buone pedalate
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.