[Test] Trek Domane+ SRL6
La prova su strada
La prova su strada
No, non inforco subito la bici perché c’è una cosa che voglio dire prima: la bici è bellissima anche da ferma.
Date una occhiata a molte altre e-road con batteria nascosta nell’obliquo. Sono sgraziate, si vede subito che sono e-road, alcune sembrano addirittura posticce, come si fosse preso un telaio normale, tagliato a metà per mettere il motore e “gonfiato” l’obliquo per dare spazio alla batteria.
Poi vediamo questa Trek Domane+: dal lato guarnitura nulla lascia immaginare via sia un motore sotto, lato opposto devi proprio sforzarti per notare la piccola unità TQ, l’obliquo è si vitaminizzato ma non sembra un culturista in overdose di anabolizzanti.
Dico sempre che una bici deve essere bella da pedalare e bella da vedere: promuovo la Domane+, elegante in questo nero matto e, finalmente, con un logo ben visibile e non tono su tono che in foto mi avrebbe fatto dannare. Questo poi con la sua iridescenza cattura la luce e rimanda riflessi cangianti a seconda di come è colpito dal sole. Bene così.
Ora però in sella per davvero.
Facilissimo trovare il giusto assetto, le geometrie sono perfette quindi a meno di non sbagliare clamorosamente la taglia chiunque potrà trovarsi immediatamente a proprio agio.
Sulle prime avrei gradito trovare qualche spessore sotto lo stem RCS ma perché invecchio e l’elasticità non è più quella di una volta. Però è bastata una sola uscita, quella per regolarmi la sella, che mi sono sentito a casa. Si, a casa, perché la Domane (classica) la uso spesso.
A proposito di altezza sella; come abbiamo visto nell’articolo di presentazione, questa Domane+ abbandona il “prolungamento” del piantone a favore di un taglio classico con sistema di ritenzione nascosto sotto la conchiglia che cela l’Isospeed.
E’ una soluzione gradevole esteticamente, lascia la linea pulita ma spesso mi è capitato rilevare una certa debolezza in queste tecnologie. Stavolta no, basta rispettare la giusta coppia di serraggio e mai un cedimento, nemmeno in fuoristrada (si, fuoristrada, poi ci arrivo…) quindi posso promuoverla.
Però avrei preferito una sezione tonda, per chi volesse sostituire con un ammortizzato (esistono versioni che possono ospitare la batteria Di2 senza problemi).
Vero che l’Isospeed rende la modifica quasi superflua, ma l’ho detto prima, sto invecchiando e cerco la comodità…
Ancora manco mezzo giro di pedale, dai, basta.
Ho deciso di dividere il test in tre parti: la prima circuiti di prova senza assistenza, la seconda stessi tragitti coi vari livelli di assistenza, la terza di nuovo senza assistenza, a cercare conferme.
Senza assistenza i primi metri sconcertano.
La bici è leggera per essere una e-road, pesante per essere una sportiva pura ma siamo pur sempre su livelli assai bassi, i suoi 12,4 kg sono meno di tante gravel senza assistenza e poco superiori a moltissime sportive di fascia media.
Ma all’inizio spiazza. Chi conosce bene la Domane sa che una delle sue caratteristiche è proprio il prendere rapidamente velocità per stabilizzarsi sul passo che il ciclista riesce a tenere.
Qui il peso rallenta l’azione in partenza, però non è tanto questo quanto il “dove” il peso è collocato: zona movimento centrale.
Ecco, avessi avuto due borse lo avrei subito riconosciuto, una sensazione familiare.
Lì no, mi è parso estraneo. Poi si, d’accordo, tutte le ebike a motore centrale hanno lo stesso carattere su questo ma il punto è che la Domane+ non è una ebike come la intendiamo di solito.
E’ una sportiva in tutto e per tutto, quindi presti maggiore attenzione a questi dettagli.
In ogni caso basta nulla per abituarsi e soprattutto a parte i primi metri poi la bici sale di velocità senza tentennamenti, aiutata in questo da una rapportatura decisamente ben studiata.
E’ la prima volta che uso per più tempo una nuova trasmissione stradale Shimano 12v; sono curioso, si sa, ma pure conservatore alla fine e questa continua rincorsa ad aumentare i pignoni non mi ha mai entusiasmato. Tre delle mie bici usano ancora le 10v e mi ci trovo benissimo.
Con la cassetta 11-34 abbinata alla classica compact 50/34 ho trovato una progressione uniforme, perfetta per prendere velocità favorito dalla precisione e rapidità della tecnologia Di2.
In pianura il comfort, l’assetto in sella, il telaio eccellente e le ruote ottime per scorrevolezza e resa aerodinamica, a cui aggiungere due gomme di serie decisamente veloci, tutto contribuisce a farti volare, gambe permettendo. Sempre senza usare assistenza, anche perché quella a 25km/h stacca come da normativa ed è limite che viene superato rapidamente.
E’ un piacere stantuffare sui pedali, con il piccolo display acceso (o la app Trek) e avere sotto gli occhi i watt espressi. Non c’è la stessa precisione di un misuratore di potenza, un confronto mi ha confermato uno sfasamento per difetto, ma aiuta molto leggere che per tenere quella velocità stai usando meno energia di quanto credi.
Segno che la Domane+ ci mette molto del suo, sempre ad assistenza spenta.
E sempre senza avviare la piccola unità TQ mi appresto alla prima salita, difficoltà media.
Abbrivio per entrare veloci, passo che cala, cadenza costante sfruttando tutta la rapportatura, la Domane+ sale gagliarda. Solo nei tratti in cui si ha la netta variazione di pendenza avverti di nuovo un leggero ritardo – sempre con riferimento a una Domane non assistita – con questo peso lì in basso.
Nessun trascinamento sia chiaro o attrito: solo questo avvertire la bici con un peso superiore in una zona dove una bici classica non lo ha.
Risolta la prima salita è giusto aumentare la difficoltà e niente, la Domane+ non richiede molta più fatica di tante bici non assistite; anzi, grazie a un telaio che smorza senza disperdere avverti chiaramente come ogni tua stilla di energia si stia riversando sui pedali.
Sulla salita regina dei miei circuiti di prova, quella che mette in crisi me, le bici e tanti ciclisti allora si, il peso si sente. Ma lì lo sento pure con la mia sportiva da 6kg scarsi: è proprio la salita che è tosta.
Però non ho dovuto mettere il piede a terra nelle ultime due rampe, come a volte, ahimé, è successo.
Considerando che tutto questo l’ho fatto a dicembre, col menisco lesionato e ancora in fisioterapia e senza aver iniziato gli esercizi in palestra, beh, ai miei occhi pone il risultato sotto tutt’altra luce.
Motivo per cui ho scelto la divisione in tre parti delle verifiche: volevo verificare anche me…
Dopo la salita ovviamente c’è la discesa e qui è stato tutto fantastico. Però sarebbe potuto essere ancora meglio.
La Domane+ ha una stabilità eccezionale, quel peso aggiuntivo che all’inizio mi ha fatto titubare qui si è tradotto in un chiaro abbassamento del baricentro che mantiene la bici piantata in traiettoria; con una sicurezza tale che se avessi avuto la targa a quest’ora coi velox mi avrebbero ritirato la patente.
Le gomme di serie hanno scorrevolezza e grip perfetto sulla spalla oltre a una comunicativa precisa, hai sempre chiaro come stiamo lavorando.
Il carro più lungo, soluzione dovuta alla presenza dell’unità TQ (ma che io scelsi al momento di progettare la mia Elessar, mai pentito, anzi…) rende la bici un missile nelle curve veloci e grazie all’avantreno solido nemmeno gli improvvisi tornanti la mettono in crisi.
Qui l’impianto frenante Shimano con le nuove pinze ha dimostrato il deciso passo avanti, anche se i rotori installati sulla bici in prova non sono quelli Ice technologies e qualche leggero fading c’è stato. Ma ero proprio veloce e ho dovuto strizzare a fondo…
Eppure mi resta il dubbio di cosa avrei potuto fare se avessi avuto l’Isospeed anche davanti. Perché questa tecnologia non è solo comfort: è anzitutto precisione e sicurezza di guida, spianando la strada.
Su asfalto malmesso credetemi, ha fatto spesso la differenza usando Domane che ne sono provviste.
Come ha fatto la differenza aver ripetuto tutti i percorsi alla fine del test, con uno stato di forma decisamente migliorato e le ginocchia se non guarite almeno non doloranti. Su ogni tracciato sono stato sempre più veloce della volta precedente, con tempi degni di una sportiva di razza. Ovviamente nel confronto tra i miei tempi, che di solito significa passare dal calendario alla clessidra…
Però immagino che il potenziale ciclista interessato alla Domane+ voglia saperne di più su questo segno più: più o meno… ahahahah
Ehm, scusate, a volte le dita battono sulla tastiera per conto loro.
Tre livelli di assistenza, tutti ampiamenti programmabili tramite app TQ o app Trek, io ho scelto di iniziare con la configurazione di serie, senza personalizzare.
Che significa rispettivamente il 53%, il 125% e il 200% di apporto dell’unità TQ.
Di solito su una ebike il primo livello ha percentuale maggiore, si tende a partire dal 75%, questo valore così basso mi è parso più il tentativo di sfoggiare alta autonomia che un settaggio realmente utile.
Errore clamoroso!
In piano d’accordo, è inutile: elimina quel peso in basso in partenza di cui vi ho detto ma poi stacca subito, i 25km/h sono raggiunti in un attimo e quindi non sai che fartene.
Ma appena la strada sale è tutta un’altra storia.
Non so se anche altre e-road abbiano analogo comportamento, pago l’inesperienza nel settore, sto imparando a ogni nuovo test.
Però non hai la “consapevolezza” del motore, come mi è successo in altri test di bici a pedalata assistita ma diversa tipologia.
Cioè, tu vedi la app o il display e visualizzi che il motore sta lavorando, meno di te a livello uno ma è lì.
Sotto le zampette non senti niente, pedali sempre col vento a favore. Non con la spinta per capirci: la bici diventa leggera, velocissima, con un controllo perfetto dello sforzo.
L’unità risponde in tempo reale alla differente pressione sui pedali con una naturalezza che non ti fa avvertire la sua presenza.
Oltre personalizzare i livelli di assistenza, ossia quanta percentuale tocca al motore, è possibile decidere la potenza massima (fino a 300w di picco – continua nominale è 250w come da legge -, puoi scegliere di non usarla tutta anche a livello 3) e settare la risposta del pedale.
Quanto cioè l’intervento debba essere lesto ad attivarsi, diciamo così.
A inizio test l’ho tenuto basso, volevo andare per gradi senza che la bici prendesse il sopravvento.
Altro mio errore, perdonate ma come vi ho detto sto imparando anche io.
La risposta pronta è perfetta, basta poco ad abituarsi. Ma più che in salita mi è piaciuta in discesa.
Ma come, se stacca a 25km/h, che te ne fai in discesa?
Giusta obiezione.
Però prendiamo la discesa tortuosa, quella dove ti arriva la curva stretta (ricordo che noi non abbiamo strada libera, solo la nostra corsia, spesso a misura…) e tu di solito freni, sali di due o tre pignoni per trovarti più agile in uscita, entri, tieni la linea, appena puoi rilanci.
Stessa curva con la Domane+, sempre a livello assistenza minimo: freni, non scali i pignoni, entri, tieni la linea, rilanci appena l’equilibrio te lo permetti e sei un fulmine. Perché il motore aiuta ma aiuta ancor più la risposta del pedale pronta, che ci mette del suo laddove solo di gamba avresti avuto difficoltà.
E’ barare, come mi ha detto qualcuno? Non lo so, io mi sono divertito come un matto. E poi sulle motivazioni, beh, aspettiamo le conclusioni.
Ora potete capire perché ho rimpianto l’assenza dell’Isospeed anteriore: sono discese, queste di prova, dove l’asfalto è sempre piuttosto malmesso, non fosse che le conosco centimetro per centimetro ci andrei molto più cauto.
La scorsa estate io in sella a una trekking, un amico con la sportivissima con ruote da paura e niente, al massimo mi vedeva in lontananza ogni tanto.
“Ah fabié, mazzete se annavi, io pure le rotelle bone, tu col cancello…”
“Ma no, la conosco, all’inizio la facevo pianissimo, come te che la fai oggi per la prima volta…”
“Ah fabiè, ma vattene affan…”
Ehm, proseguiamo.
Giusto per la cronaca: a livello minimo ho chiuso il lungo da 150km con metà batteria. Ovviamente spesso l’assistenza era inattiva causa velocità e comunque l’estrema variabilità dei consumi mi ha indotto a non dedicarmi alle prove specifiche. Ma ne parlerò più avanti.
Sempre gli stessi percorsi, stavolta l’assistenza sale a due.
Pianura lasciamo perdere, stacca subito. Però non ho avvertito significative differenze, solo nei rilanci sotto i 25km/h si, la bici è più pronta. Anzi no, il motore è più pronto però alla fine, anche se uno si vuole mettere in piano a 20 all’ora, quale livello usa è indifferente, bene o male i watt tra ciclista e unità son sempre quelli.
Perché, giustamente, la bici, anzi sempre l’unità, “legge” lo sforzo e si regola di conseguenza.
Se per andare a 20 in piano ti servono 15 watt, ma quella che deve fare? Sta lì, ti alleggerisce la bici ma non è un motorino.
Salite di media difficoltà pure siamo lì, avverti il maggior apporto nelle improvvise variazioni di pendenza ma la differenza con il livello uno non è così eclatante. Sempre perché alla fine si calibra su quanto pesti tu sui pedali.
Quando però la difficoltà aumenta ecco che la linea rossa sulla app si distende e prende il sopravvento su quella blu, che sarebbe la mia gamba.
Cosa che un poco ti smorza l’entusiasmo, perché stai salendo proprio forte e vedere che non è tutta farina del tuo sacco è un colpo all’autostima.
Ma se pensate che faccia tutto lei allora no, non ci siamo.
Sulla Domane+ si pedala, per davvero.
Sulla salita regina, risolta facile a livello uno, con il livello successivo è stata persino noiosa.
E il terzo livello? L’ho usato, dovevo.
Ma se vi dicessi che mi è servito mentirei.
Si, in alcuni tratti l’ho silenziosamente ringraziato, mi ha salvato il ginocchio a inizio test; ma è surdimensionato per le qualità dinamiche che offre la Domane+
Perché, ripeto, questa è proprio una sportiva.
Sarebbe superfluo dirlo ma lo dico lo stesso, mai fatto spaventare dalla chiacchiere in più: è fondamentale usare i rapporti in modo corretto.
Pensare di metter giù un 50/11 e salire di motore è una colossale sciocchezza.
Dobbiamo usare il cambio come su una bici classica, anche se abbiamo l’assistenza in funzione.
Poi certo, poco da fare, quel tratto di salita lo fai con due pignoni in meno a parità di sforzo perché una percentuale se la sobbarca l’unità; ma non è che sali duro e basta, se ci siamo capiti.
Oppure, ancora meglio, salire con gli stessi rapporti che avremmo usato senza assistenza: l’autonomia si allunga, lo sforzo si riduce, il raggio d’azione del nostro giro si amplia.
Comunque serve provare, poi a ognuno trovare il giusto compromesso.
Trek non ha catalogo una e-gravel, cioè la versione assistita della Checkpoint.
La famiglia Domane, con o senza il segno +, viene da qualche anno riportata sul sito aziendale anche fra le gravel e non è una svista.
Come detto conosco bene la Domane classica e l’ho portata spesso in fuoristrada, in qualche caso anche sui tratti che sono solito fare con gravel più specialistiche, più votate al fuoristrada.
Qui non ho voluto esagerare ma non è che mi sono proprio tirato indietro: diciamo che ho bypassato i tratti con rocce affioranti e i salti.
Non è certo la prima volta che vado di motore in fuoristrada, lo trovo molto divertente. L’assistenza permette di venir fuori con più facilità da situazioni scabrose e usandola bene e con attenzione ti ritrovi quella riserva di energia nelle gambe che aiuta, considerando quanta ne devi spendere per contrastare le asperità del fuoristrada.
L’assistenza della Domane+ non è mai “esplosiva”, non hai la derapata di motore per capirci. Ma è lì, ti supporta, ti sostiene, ti fa riprendere velocità quando fossi e crateri ti rallentano.
Avevo in programma un cambio ruote/gomme per testarla anche con le 700×40, larghezza massima consentita senza parafanghi, poi mi è mancato il tempo.
Il dubbio non era sulla guidabilità ma sulle gomme, stradali: mi avrebbero fatto volare alla prima curva allegra in off road? Macché.
Mi hanno stupito per tenuta su fondi infidi, resi sdrucciolevoli dalla pioggia. Solo ovvia cautela in ingresso curva più per me che per la bici, che se mi ripresentavo dall’ortopedico dopo l’ennesimo capitombolo, le ginocchia me le spazzava lui…
Inutile dire che in ambito gravel mi è mancato ancor più l’Isospeed. Si lo so, l’ho detto troppe volte, ma io sono un fan di questa soluzione, lo vorrei di serie per legge su qualunque bici…
In piano il primo livello di assistenza è più che sufficiente per affrontare qualunque asperità, lo è pure su salite leggere. La modalità intermedia in off road mi è servita a poco, quando la strada si è fatta proprio tosta non ci ho pensato su e innestato la massima assistenza: wow!
Però troppe variabili, può essere che percorsi diversi richiedano approcci diversi, quindi prendete questa considerazione col giusto beneficio.
Abbiamo visto nell’articolo dedicato alla presentazione che dietro i comandi troviamo due piccoli pulsanti: servono a comandare l’assistenza, con quello di destra saliamo di livello, con quello sinistro scendiamo. Se su quest’ultimo applichiamo pressione prolungata la disattiviamo senza spegnere l’unità.
E’ una saggia scelta vista la tipologia di bici avere questi comandi separati; il pulsante al display offre la stessa funzione ma obbliga a staccare una mano dal manubrio e distogliere lo sguardo dalla strada.
Usare i satelliti è molto più sicuro e intuitivo, se abbiamo il telefono a vista vediamo subito che livello abbiamo impostato e tutto questo aumenta la sicurezza.
Unica cosa: i supporti hanno mostrato una certa cedevolezza, non so dire se son proprio così o qualcuno nei precedenti test (la bici mi è arrivata già usata da altre testate) abbia forzato troppo.
Cedevolezza che non ha inficiato il funzionamento, solo la pressione prolungata per disattivare l’assistenza mi ha imposto di usare il pollice per offrire resistenza dietro il pulsante.
Ora ne sappiamo quanto basta ma non quanto serve, quindi voltiamo pagina per dedicarci alla app Trek, fondamentale per godersi appieno la Domane+.
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Per chi volesse ci sono i video.
Questo dedicato alla presentazione statica.
Questo dedicato alla prova su strada
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Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Fantastica evoluzione di un concetto di ciclismo sempre più affascinante!
Allargando l’inquadratura: le due ‘anime’ delle E-bike (motore la mozzo, motore sul mc)mi attirano entrambe; sicuramente più ‘evolute’ ed efficienti quelle con motore sul mc, ma quelle ‘al mozzo’ mi intrigano per una semplicità- magari apparente- del sistema. Teoricamente, sostituendo la ruota posteriore e togliendo la batteria si arriverebbe a una bicicletta tradizionale (come pesi e feeling). Certo è che le caratteristiche e la prova di questa bici scompiglia le carte viste le sue caratteristiche straordinarie. Chissà se una delle due filosofia prevarrà sull’ altra, forse il problema dei costi polarizzerà le due opzioni in media e alta gamma. Una cosa è certa: ne vedremo delle belle e pedaleremo su bici sempre più fantastiche!
Ciao Adriano, di ebike capisco poco e si vede…
Comunque, per come sta evolvendo la tecnologia, il motore al mozzo (anche quelli raffinati) è sempre più rivolto a bici dal costo inferiore. Che non significa bici “economiche” (poi si, ci sono pure quelle) ma bici dal costo inferiore e utilizzabili con gusto anche senza assistenza. Giusto per restare in casa Trek penso alla FX+ che ho recensito un anno fa più o meno.
Qui invece siamo in altro ambito ancora, definire questa Domane+ una ebike può sembrare corretto ma non colpisce l’obiettivo.
Hai pienamente ragione nella tua chiosa, queste sono vere e proprie bici e costi a parte possono davvero attrarre anche gli appassionati, quelli da barcollo ma non mollo…
Fabio