[Test] Shimano XC3
Come è fatta
Come è fatta
Per questo paragrafo ho scelto di usare anche alcune immagini “ufficiali”, soprattutto per meglio spiegare la tecnologia presente.
Le suole recano i segni delle tacchette e dell’uso, preso da mille altre cose non ho pensato a creare subito le immagini, come feci in occasione del Grinduro 2023 dove usai le Shimano RX8, e così devo ricorrere a un escamotage che non preferisco.
Come lascia intuire la sigla, le XC3 sono scarpe da cross country e condividono parecchie soluzioni tecniche con le sorelle della casa, a iniziare dalle XC5 che ho recensito tempo fa.
Non voglio dire che sono un gradino sotto le XC5 perché non amo queste classificazioni e perché non renderebbe giustizia. Ogni prodotto, accessorio, componente, bici tutta è qualcosa a sé, con sue specifiche caratteristiche.
Usandole ho compreso le differenze tra queste XC3 e le XC5 e posso dire che seppure orientate alla stessa disciplina, sono due prodotti diversi; e non è detto che un ciclista nel suo modo di vivere la bici si trovi per forza meglio con il modello superiore.
Per fare un esempio e restare in casa Shimano, ricordate quando il Dura Ace poteva supportare massimo il 28 finale? Uno pensa “oibò, è il DA, è il top” salvo poi lamentarsi per i rapporti troppo duri per il proprio ciclismo e via a tentare di mettere il 32 finale. Che l’Ultegra supportava e infatti io consigliavo lui ma tant’è, da noi questa classificazione tutta immaginaria tra entry level e top di gamma ha creato e continua a crear danni. La cosa strana è che ci sono aziende che la sfruttano, andando di fatto contro i propri interessi.
Ma sto divagando.
Fattore forma, riconosciamo subito la punta che curva decisa verso l’alto. Infatti il disegno della suola è studiato secondo la tecnologia Dynalast.
Ne ho già ampiamente trattato durante le recensioni di altre calzature Shimano a medesima tecnologia, qui propongo un riassunto.
La forma della suola permette di applicare in modo assai efficace la tecnica della pedalata rotonda: definizione che sentiamo spesso guardando le cronache delle gare in televisione e la cui dinamica non è conosciuta a tutti. Sintetizzando: è la pedalata in cui abbiamo un perfetto sincrono tra l’azione di spinta di una gamba e quella di trazione della gamba opposta. Ma per i dettagli meglio una lettura dell’articolo.
Troppi sottovalutano il proficuo incremento di potenza o, come nel mio caso, la riduzione della fatica (ché potenza è pochina) che si ottiene con la pedalata rotonda. Che non è solo questione di tecnica: assetto in sella e forma della scarpa aiutano, e molto, l’efficacia dell’azione.
Cosa che non è sfuggita ai tecnici Shimano e da qui la forma ottimizzata proprio per favorire la trazione senza sacrificare in alcun modo la fase di spinta.
Uso un paio di immagini prelevate dal sito ufficiale, tanto io non sarei mai capace di crearne di simili. Qui di seguito a confronto la linea di una scarpa normale con una a suola Dynalast.
Come si vede abbastanza chiaramente la curvatura della punta è meno accentuata mentre si lascia più spazio sotto il tallone; questo, usando le parole dei tecnici Shimano: “… agevola una fase di trazione più uniforme ed efficiente sotto il profilo energetico [perché] la sezione a punta rialzata di una scarpa da ciclismo è essenziale per contribuire all’efficienza della pedalata. Se troppo alta, potrà causare tensioni eccessive sul plantare, sul polpaccio e sui tendini della coscia. Se troppo bassa, si otterrà una forma di pedalata arcuata e inefficiente“.
Altro disegno ufficiale.
L’immagine qui sopra intende mostrare graficamente come grazie alla tecnologia Dynalast la fase di trazione sia più uniforme ed estesa.
Per ulteriore approfondimento vi propongo un estratto video ufficiale; anche se riferito al modello strada (quindi non date peso alle percentuali indicate) è ben visibile cosa significa all’atto pratico questa particolare tecnologia. E a seguire un mio video, non altrettanto coinvolgente: prendetelo come una chiacchierata veloce.
Link diretto o miniatura in basso.
Serve però anche garantire ampia mobilità alla caviglia, da qui il taglio “basso”.
Che non è l’unica tecnologia presente.
Come tradizione della casa giapponese abbiamo un costante travaso tra i diversi modelli; altro motivo per cui ho sempre ritenuto una sciocchezza la classificazione entry level vs top di gamma.
La costruzione della tomaia in cuoio sintetico sfrutta la tecnologia Surround wrapping.
Che si traduce nella tomaia avvolgente, senza cuciture, che circonda completamente il piede eliminando (o almeno riducendo al minimo) gli spazi vuoti tra scarpa e piede.
Calzando si avverte questa tecnologia? Si, senza dubbio. A parte quel secondo in più per infilarci il piede, una volta calzate queste XC3, e tutte le scarpe Shimano a identica costruzione fin qui testate, trasmettono questa sensazione potrei dire di solidità, di corpo unico col piede.
Altra tecnologia: l’intersuola integrata in nylon rinforzato con fibra di vetro.
Significa avere una struttura sempre senza cuciture in grado di garantire stabilità alla pedalata, qualunque sia la forza applicata. E con la sua ridotta altezza massimizza il trasferimento dell’energia.
Anticipo anche qui che si, è una cosa che avverti. Riconosco che il feedback non è stato immediato come con altre scarpe Shimano più rigide, ma c’è da tener conto come sia davvero difficile scindere un corpo unico, concorrono tutti i fattori a raggiungere l’obiettivo finale.
La chiusura prevede il sistema BOA L6, talmente conosciuto che non meriterebbe ulteriori notazioni.
Però è sempre bene un ripasso, grazie a questo video ufficiale.
Restando ancora sulla tomaia abbiamo una fitta foratura per la ventilazione, ben studiata e ben costruita per permettere ingresso all’aria, molto meno all’acqua che pure mi è piovuta addosso durante il test.
Un inserto antigraffio al tallone, poco esteso e uno in punta con banda di rinforzo in gomma assicurano longevità alla XC3.
Possiamo dedicarci alla suola.
Il grado di rigidità è 5 nella scala Shimano.
Come si vede nell’immagine in basso è la più “morbida” della gamma dedicata al cross country.
Ma non lasciatevi trarre in inganno: non è flaccida. Lo leggeremo nel prossimo paragrafo, qui anticipo solo che questa sua caratteristica diventa preziosa proprio in ambito gravel e per come è stato strutturato questo test, che non punta solo alla performance sui pedali ma vuole replicare (ammesso sia possibile…) una zingarata tra bici, turismo e divertimento.
La suola è in gomma, prevede una bassa tassellatura e la distanza, anzi i vuoti tra un tassello e l’altro, riduce l’accumulo di fango
In questo test mi interessa verificare anche il comportamento “bici in spalla”, qualcosa a cui sei obbligato quando il fondo è troppo morbido o cedevole e, soprattutto in salita, serve che la scarpa agganci bene il terreno.
Sotto la punta vediamo che mancano tasselli supplementari, quelli a vite per capirci, e nel complesso non abbiamo un prepotente sviluppo.
Altro spoiler del prossimo paragrafo: ottima tenuta, mai scivolato.
La sede per le tacchette SPD è adeguatamente rinforzata e reca i rilievi grafici per la regolazione. Si notano i segni lasciati dalle tacchette…
Le linee in rilievo servono anche per sfruttare al meglio il sistema messo a punto da Shimano, usando il misuratore plantare.
Significa poter avere una ottimale base di partenza per la migliore regolazione, grazie anche ai valori riportati in tabella.
E significa poter lavorare poi su un leggero scostamento per garantirsi miglior spinta o controllo, a seconda delle necessità e disciplina.
Qui in basso un esempio, dove partendo da sinistra abbiamo una posizione standard, che offre la migliore trasmissione dell’energia; una posizione intermedia, con un leggero arretramento, per favorire il controllo; una posizione ancora più arretrata per il massimo controllo della bicicletta.
Una volta comprese le diverse risposte si riesce a regolare le tacchette quasi al volo, come ho fatto io che ho tirato fuori le scarpe per la prima volta al Grinduro 2024, montato e via a pedalare: subito.
Che poi questa cosa della velocità nelle operazioni è una delle caratteristiche dei prodotti Shimano, quali che siano. Chi è abituato a lavorare su tanti componenti diversi ha sicuramente notato come una trasmissione giapponese la monti e regoli in un tempo assai inferiore rispetto ad altri. Sram negli ultimi anni si sta avvicinando molto, il terzo principale competitor su questo è ancora assai lontano.
Ultima notazione sulla zona centrale: la pianta, utile quando in quel passaggio sganci per sicurezza e spingi uguale sul pedale SPD nudo, assicura comunque grip sufficiente.
L’ho testato a mie spese, non volendo, quando mi è crollato a pacco il reggisella e per non farmi male le ginocchia ho pedalato di pianta su alcuni tratti dove il sentiero era troppo stretto per fermarmi senza bloccare il gruppone che arrivava (veloce) da dietro.
Sia il fianco che il tallone hanno una tramatura a rete che riflette la luce, a garanzia di sicurezza. Per quanto ci abbia provato, le mia doto di fotografo sono troppo scarse per rendere la piena visibilità. A occhio nudo, colpite dalla luce, vi assicurano brillano. In foto, beh, più di tanto non sono riuscito a fare…
Tre i colori disponibili
Ampia la scelta di taglie, che parte dalla 36 e arriva alla 52 (due barche…); non ci sono le mezze taglia ma la distinzione tra pianta larga e wide.
Come sempre calzano una misura in più rispetto alle scarpe civili, quindi più che al numero fate riferimento ai centimetri. Indicati in tabella sul sito Shimano e riportate fedelmente sulla confezione.
C’è anche la versione donna, io però a parte i colori e le taglie non saprei indicarvi altre differenze…
Bene, direi che con la presentazione statica ci siamo, possiamo pedalare.
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Ciao Fabio, molto interessante (anche) questo test. C’è un aspetto che mi sta particolarmente a cuore quando devo scegliere le scarpe, cioè la comodità che per me significa sicuramente la larghezza della pianta. Uso da sempre scarpe Shimano e finora le più adatte alle mie esigenze che ho usato (e che uso) sono le MT7 proprio per la loro forma tondeggiante in punta e molta ‘clearance’ all’ interno. Ora queste scarpe leggo che hanno l’opzione wide. Hai avuto modo di capire (magari lo sono quelle che hai testato) quanto migliori la calzabilità la scarpa wide rispetto alla standard?
A questo riguardo ho molte aspettative sulla EX7 che ha un ‘aspetto’ che mi sembra particolarmente adatto alle mie esigenze….
Grazie come sempre.
Ciao Adriano, non sono le wide ma io, che pure prediligo pianta larga, le ho tenute tutto il giorno e a sera nessun problema. Tranne le gambe che non c’erano più ma quello è altro discorso.
Le mt7 non sono più a catalogo, anche se online si trovano ancora, ed è il motivo per cui ho chiesto le EX7, di fatto la loro evoluzione.
Senza anticipare il test a venire, la differenza, in meglio, c’è. Soprattutto la tomaia, elasticizzata, una goduria per l’uso disimpegnato.
Fabio