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[Test] Shimano EX-7
La prova su strada
La prova su strada
Test ibrido, un poco come fatto con quello delle XC-3. D’accordo il posizionamento operato da Shimano e di cui tengo conto: ma senza dimenticare che i ciclisti spesso faticano a pedalare in precise categorie.
Il cuore resta il gravel, certamente. E altrettanto certamente, come ripeto ormai da molti mesi, se vuoi inquadrare una bici, componente o accessorio per questa disciplina, ti tocca definire i confini del gravel. Cosa che io non faccio più, vuoi per noia, vuoi perché convinto dell’inutilità.
Ma alcuni punti fermi servono, potrei cavarmela col generico “misto strada/fuoristrada” che effettivamente serve a poco.
Allora amplio e inserisco nuovi scenari (il ciclismo urbano) e usi (la camminata a piedi) per tentare la quadra su un ciclismo a tutto tondo, fatto di lunghe pedalate, turismo, uso quotidiano.
Il ciclista che ha una sola bici e con quella ci fa tutto, dal lungo della domenica alle vacanze estive, dalle commissioni in centro alle zingarate senza meta.
Se sia gravel o meno non importa, sappiamo solo che il nostro immaginario ciclista ha una bici capace di affrontare tutte queste situazioni; o semplicemente va in bici e gli importa nulla delle categorie, classificazioni, specialità: vive felice la sua vita sui pedali.
Attacco pomposo e forse capace di caricare di troppe aspettative, eppure a dispetto delle apparenze, queste Shimano EX-7 vantano una tale poliedricità che immaginare ogni possibile uso e replicarlo per il test è stato il compito più arduo in questa recensione.
Partiamo dalla calzata: è come infilare due comode pantofole.
L’elasticità della tomaia, unita alla forma da scarponcino da trekking, permettono di infilare subito il piede anche indossando pesanti calze invernali. Non tecniche, penso per esempio a quelle belle spesse che troviamo nell’abbigliamento dedicato alla caccia. Disciplina che mi vede contrario ma che propone spesso capi che possiamo convertire al nostro uso, incruento e a tutela dell’ambiente.
Il BOA L6 “tira” il cavetto d’acciaio gommato lungo uno zig zag a tre asole opposte, fissate su un lato a strisce di tessuto che non posso definire elastico ma che una minima cedevolezza la possiedono.
Tutto questo si traduce nel piede sempre ben avvolto, senza alcuna costrizione, e con una piacevole sensazione di stabilità.
Manca la classica linguetta separata, la fascia in morbido tessuto è corpo unico con la tomaia, quindi l’unica accortezza è tenerla tesa quando stringiamo il BOA.
Seppure non a tecnologia Surround, lo schema è sostanzialmente quello; però entra in gioco appunto la morbidezza, quindi per evitare grinza bastano due dite e il gioco è fatto.
Il contraltare del tessuto mesh della tomaia che tanto aiuta il comfort è una sua limitata impermeabilità. In effetti posso definire le EX-7 scarpe per la bella stagione (del resto Shimano propone a catalogo calzature specifiche per l’inverno) ma pure in estate la pioggia la becchi. Magari non in quella appena trascorsa ma ci siamo capiti.
In compenso proprio la struttura della tomaia ben si presta ad essere trattata coi tanti spray idrorepellenti ben conosciuti dagli amanti dell’outdoor, risolvendo il problema.
Il fattore forma, come abbiamo visto nel paragrafo precedente, non è quello tipico di uno scarpino da ciclismo “puro”.
Non tragga in inganno la punta rialzata, qui Shimano non propone la sua tecnologia Dynalast ed ha senso.
Al tempo stesso non tragga in inganno la sua apparente connotazione poco tecnica perché una volta agganciati i pedali, le EX-7 mostrano ottime doti dinamiche.
Dopo aver posizionato le tacchette, operazione che potrebbe richiedere qualche prova in più per chi è abituato a calzature sportive data la posizione più centrale della sede filettata, si scopre una suola molto più tenace di quanto si creda.
Dove per suola intendo tutta la parte bassa, quindi non solo la parte in EVA ma anche l’intersuola in nylon rinforzato in fibra di vetro.
La tacchetta SPD è leggermente più infossata rispetto a scarpe da off raod specialistico; o forse dovrei dire il rapporto tra tacchetta ed altezza del battistrada della suola. Non so, quale che sia la giusta definizione, questa scelta (voluta per favorire la camminata, ci arriviamo fra poco) rende le EX-7 perfette nell’uso con pedali doppia funzione.
Sia quando si pedala agganciati, ancor più quando sfruttiamo il lato flat. La scolpitura della suola Ultread EX è ben studiata, aggancia i pin che di solito montiamo sul lato flat dei doppia funzione ma al tempo stesso permette di posizionare correttamente il piede senza posizioni obbligate che, succede coi doppia funzione, potrebbe non essere quella corretta per la pedalata.
Usando pedali SPD nudi si apprezza la buona rigidità dalla zona di aggancio che permette efficace spinta. Anche per molte ore, senza l’insorgere di fastidiosi formicolii.
Dove la natura più turistica delle EX-7 si fa palese è nella pedalata più sportiva.
Tenere alta cadenza non è mai un problema, tenerla con rapporti duri e applicare al contempo la tecnica della pedalata rotonda diventa giustamente più difficoltoso. Dico giustamente perché l’uso non è questo, però lo stesso devo annotarlo perché la scimmia può prendere anche il più serafico dei pedalatori.
Diversamente da come prevedevo all’inizio del test, a mostrarsi più cedevole quando vuoi tirar su non è la suola in zona tallone ma la tomaia.
Anche tenendo il BOA L6 ben serrato (ma senza eccedere sennò la circolazione ne risente) avverti la parte bassa della scarpa che ti segue quella infinitesimale frazione di secondo dopo. Non si allunga, non esageriamo, ma un ritardo di risposta c’è.
Provo a dare una spiegazione: probabilmente questa minima flessione della tomaia ingloba quella che mi sarei aspettato dalla zona posteriore della suola. Oppure non ho capito niente io e tant’è.
Non posso e non voglio appuntare questa caratteristica nella mia colonna dei difetti sul notes: lo avrei potuto a ragione fare solo se le Shimano EX-7 fossero state posizionate come scarpe sportive.
Visto l’uso, è più che ragionevole questo comportamento perché bilanciato dalle tante qualità che emergono nell’utilizzo appropriato e che scarpe sportive, altrettanto ragionevolmente, non possono e non devono sfoggiare.
E infatti quello che appare limite nella condotta sportiva diventa pregio quando scendiamo di sella.
Camminare con le EX-7 ti fa dimenticare di stare calzando scarpe tecniche.
La forma assai generosa della punta, il tallone in morbido EVA, la scolpitura della suola e la tacchetta più “rientrata” permettono lunghe escursioni a piedi.
Non parlo del passaggio bici in spalla perché da lì non passi e devi superare l’ostacolo: parlo proprio della camminata turistica.
Sei in viaggio, tappa intermedia, visiti il centro antico o quello che sia (pure l’insidioso pavimento marmoreo di alcuni musei, io per scoprirlo mi sono goduto una mattinata al Palazzo Reale) e non serve cambiare scarpe, che tra l’altro significa portarsi altro peso sulla bici.
No, con le EX-7 fai tutto, da mattina a sera. Le togli solo al momento della doccia.
Ora voi penserete: bella forza, ma questo ora ci è arrivato che se sono in gamma Explorer e non in quella “scendo-a-cannone-dalla-montagna” un motivo ci sarà?
Effettivamente non avete tutti i torti. Ma un test serve (anche) a verificare se l’uso indicato è poi svolto con diligenza.
Anche quello non esplicitamente indicato, il che ci porta al ciclismo urbano.
Viste così, soprattutto in questa colorazione blu che ben si sposa con un semplice jeans, solo il BOA invece dei classici lacci potrebbe indurre un attento osservatore a chiedersi che scarpe sono.
Non tutti preferiscono pedalare agganciati in città e lo capisco; ma se la distanza è congrua, un doppia funzione e puoi avere tutte e due le opzioni.
Certo, magari per gli 800 metri che ti separano dal supermercato e ci vai in bici solo per usarla come carrello della spesa, ok, non serve indossare scarpe con attacco.
Ma se la distanza aumenta, hai tratti relativamente liberi dal traffico e vuoi spingere un poco, ecco che ha senso agganciare.
Comunque l’uso urbano della bici è variegato almeno quanto il gravel, ognuno ha le sue esigenze.
A noi qui interessa verificare alcune cose che possono essere utili a tutti, poi ognuna valuta per sé.
La prima è il gran comfort scesi di sella, perché la bici non la prendi in città per allenarti ma per andare al lavoro o svolgere le tue commissioni e di solito passi più tempo a piedi che in sella.
La seconda è la salda presa anche sui basolati dei centri storici, pure se umidi, e senza quella colonna sonora da tip-tap che accompagna le passeggiate coi scarpini dotati di tacchette.
La terza è l’ottimo grip salendo e scendendo le scale bici in spalla; potrà sembrare un eccesso il mio ma è una esperienza che ben conoscono tutti quelli che le bici le tengono in casa e sanno quanto insidioso possa essere soprattutto scendere, con la tacchette che non aiutano e il peso della bici che sbilancia.
La quarta è la capacità di mimetizzarsi con l’abbigliamento quotidiano, utile per chi può indossare al lavoro abiti casual.
Insomma, non sarà gravel ma è pur sempre vita sui pedali.
Ultime considerazioni nelle conclusioni.
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.