[Test] Piega Redshift Kitchen Sink

La prova su strada

Tempo di lettura: 7 minuti

La prova su strada

Questo test era partito in uso solo gravel, poi l’arrivo del nuovo portapacchi anteriore BacMilano e la scelta di usare la stessa bici, la poliedrica Trek Checkpoint Alr montata Shimano GRX 10v, ed ecco che il raggio d’azione si è ampliato.

Per distinguere tra uso con i Drop Grips e senza (mentre i Top Grips sono stati sempre presenti) ho scelto di nastrare nel primo caso con un nastro manubrio mio, in improbabile colorazione nero a pallini veri, brutta ma stacca e così è più semplice per voi e per me; nel secondo caso con nastro Redshift nero. 

Non nascondo che ha influito anche il fatto che a vederli in foto questi Drop Grips non mi entusiasmavano. All’inizio del test, preparando la bici, li ho inconsciamente maltrattati affibbiandogli la compagnia del nastro manubrio più brutto che potessi pescare. 

Il mio giudizio solo estetico non è cambiato molto nel corso del test, perché ognuno ha i suoi gusti; quello tecnico, sulla loro efficacia, hai voglia se è cambiato: eccezionali.

Ma andiamo per ordine. Con una premessa.

Vi ho spesso raccontato dei miei problemi al braccio destro, in seguito a un incidente. A distanza di oltre un anno, anche per mia negligenza nel seguire le terapie, sotto sforzo mi fa ancora male. Soprattutto in fuoristrada. Per questo ho scelto di collocare i comandi in posizione più alta del dovuto.

Iniziamo a pedalare su asfalto, rilassati.

Il rise da 20mm unito al backsweep di 7° si traduce in una posizione della schiena più dritta, meno carico sui polsi. Aggiungendo i top grips, quelli da installare sulla parte alta sottonastro, il risultato è un comfort di altissimo livello, con le vibrazioni trasmesse (poche, la bici usata per il test ha il Redshift ShockStop montato…) praticamente annullate.

Sfruttando bene l’appoggio supplementare offerto dall’ampia superficie dei top grips abbiamo la netta riduzione dell’affaticamento dovuto ai colpi. Un appoggio che risulta perfetto grazie al backsweep, con questo rientrare della piega verso l’interno per cui i polsi assumono una posizione naturale. 

Chi usa leve freno supplementari non avrà difficoltà a raggiungerle, pur mantenendo le mani in posizione sui top grips.

La presa sui comandi, grazie anche alla conformazione delle leve Grx ottimizzata per pieghe gravel, è comoda e permette il massimo controllo nella guida.

Il rise si fa sentire anche qui, seppure io lo abbia accentuato a causa dei dolori al braccio che mi ha obbligato in una posizione più alta dei comandi.

Una breve uscita con comandi alla giusta altezza mi ha confermato la bontà delle quote della piega Redshift. Che poi ci sarebbe da discutere a lungo su quale sia questa giusta altezza, se cioè esiste un valore predefinito o non subentrano invece esigenze personale e morfologia. Ma non è questo il luogo, andiamo avanti.

Presa dietro i comandi: ottima.

Il flare è di 25 gradi, un valore con cui non mi sono mai trovato completamente a mio agio.

Ma qui, combinandolo con reach e drop decisamente indovinati, la situazione cambia.

Resta quella lieve angolazione dei polsi, risolvibile aumentando il dislivello sella manubrio (perdendo però una quota di comfort in presa alta) che è comune alle pieghe gravel ma senza che ciò provochi indolenzimenti; nemmeno nella guida più arrembante.

Continuando a spostare le mani lungo la Redshift Kitchen Sink arriviamo a loro, le manopole Drop Grips.

E qui serve qualche parola in più.

La foggia di queste manopole è simile alle tante manopole ergonomiche che troviamo sul mercato, quella da montare su manubri dritti, per lo più da trekking.

Usandole su manubrio flat, vanno posizionate in modo che la mano non poggi sulla conchiglia ma la sfiori. Il modo migliore per trovare subito la regolazione è montarle lasciandole libere di muoversi, poggiare le mani e lasciare sia la naturalezza con cui assumiamo la posizione a determinare il corretto angolo di montaggio.

Ma come fare con queste Drop Grips? Le istruzioni parlano di un angolo di 45 gradi, e questo significa che l’appoggio viene meno, non c’è peso da scaricare sulla conchiglia.

Però è sempre bene fidarsi di chi ha progettato un componente, ne sa più di me e quindi via di 45 gradi.

Le manopole, lo abbiamo visto nel paragrafo precedente, hanno una lavorazione creata per favorire il grip; unita al materiale usato crea una presa salda con la mano a “sfiorare” l’appoggio.

In pratica non scarichi il peso come avviene normalmente in presa finale, la mano corre parallela al Drop Grips, ci pensa l’incredibile tenuta a tenerla lì.

Significa pedalare a braccia scariche, come stessero a riposo. E infatti è una posizione decisamente riposante.

La puoi mantenere all’infinito, grazie al drop molto contenuto la schiena resta ben eretta.

Ma la cosa bella è che non perdi una stilla di controllo alla guida. Ecco, qui davvero mi sono sorpreso.

Nessuna necessità di stringere forte la piega, afferrarla. No, lasci che braccia e mani scivolino naturalmente a seguire l’angolo delle manopole, senti queste far presa: e soprattutto “senti” la bici tra le mani.

L’unico motivo per cui non puoi usare questa posizione ovunque è la distanza dalle leve freno, altrimenti anche i passaggi più difficili sarebbero possibili.

Se però la strada non richiede la massima attenzione, è un percorso poco trafficato e con ampia visibilità, che sia pianura, salita o discesa (moderata, non dove cioè serve frenare spesso) possiamo lasciare le mani lì e goderci il panorama.

Anche in fuoristrada, dove la Redshift Kitchen Sink mostra tutte le sue qualità.

Per la guida off road ricalco lo schema appena seguito, partendo dalla presa alta.

Una posizione che uso pochissimo in fuoristrada, a meno di avere leve freno supplementari come in questo caso; e la cui presenza è il motivo per cui non ho selezionato la versione con loop, non avrei potuto montarle o avrei corso il rischio di montarle ma non poterle usare agevolmente. Nel dubbio, ho lasciato perdere… 

La presenza dei Top Grips permette una presa assai salda, la sezione e l’appoggio superiori garantiti da queste manopole non fanno mai venir meno il controllo nella guida.

In presenza di leve freno supplementari è possibile affrontare qualunque passaggio in fuoristrada, anche le discese più tecniche. Con un assorbimento dei colpi decisamente valido.

In presa sui comandi vale quanto detto prima per la guida su asfalto.

Grazie anche alla perfetta conformazione delle leve Shimano GRX, che ricordo sono studiate proprio per pieghe con flare e più questo è pronunciato meglio si adattano, è la posizione universale.

Il rise anche qui contribuisce a tenere la schiena più dritta e, utile in fuoristrada, le braccia morbide, con i gomiti ad angolo pronti in un assetto che le trasforma in ammortizzatori.

Il reach ridotto fa si che non ci si debba allungare, anzi. Lì dove è necessario arretrare sulla sella, anche superarla se la manovra lo richiede, la presa resta salda e sicura.

Controllo totale, sul veloce come nello stretto più tecnico.

Spostandoci in presa dietro i comandi di nuovo il drop (ma a questo punto dovrei dire il disegno della piega tutto) elimina ogni limite di un flare importante.

Il rise da 20mm si traduce in una posizione più alta e conseguente minor carico sulla ruota anteriore.

Se la bici ha ciclistica salda, con un avantreno preciso, il fatto si sia meno carichi sull’anteriore rende le manovre a bassa velocità più semplici; penso allo scarto improvviso della radice o allo slalom serrato tra gli alberi.

Nella guida più aggressiva, ché se il passo è appena più rilassato va benissimo la presa sui comandi, hai questo bel timone tra le mani.

Una leva ottimale garante di perfetto controllo della bici, utilissima in quei repentini cambi di direzione per aggirare l’ostacolo, lavorando anche di manubrio e non solo con sapienti spostamenti del corpo.

Che sono faticosi e richiedono allenata coordinazione. In mancanza, ci si affida alla piega Redshift Kitchen Sink sicuri di mantenere sempre il pieno controllo.

La presa finale, coi Drop Grips montati, sarebbe perfetta se non subentrasse la necessità di avere le leve freno subito disponibili.

Se però il percorso lo consente, penso a un bel sentiero veloce e aperto, si può spingere a tutta e nemmeno le asperità in rapida successione fanno scivolare via le mani.

Restano esclusi i salti, tutto il resto possiamo farlo affidandoci al grip esagerato di queste manopole.

Manopole che però, dal punto vista esclusivamente estetico, continuano a non farmi impazzire.

Per farmele piacere serviva un confronto diretto sugli stessi percorsi: con i Drop Grips prima, senza poi.

E con l’occasione ho montato anche il nastro manubrio che in casa Redshift hanno battezzato Long Bar Tape.

Nome non particolarmente coinvolgente, ma di sicuro visti i 315 cm di lunghezza, gli rende giustizia…

Per farci una idea, i “normali” nastri manubrio in commercio viaggiano tra i 180 e i 200 cm. 

Oltre un terzo di lunghezza in più che ci porta a due conseguenze. La prima è che possiamo nastrare qualunque larghezza piega, abbiamo sempre nastro in abbondanza, e non c’è pericolo di trovarsi corti usando i Top Grips (che hanno una abbondante sezione); la seconda è che possiamo avvolgere le spire più ravvicinate, creando così un maggiore spessore che significa maggior comfort di marcia.

Grip eccellente, anche senza guanti; smorzamento ottimo e facilità di installazione grazie all’intrinseca elasticità. A corredo i tappi a espansione, scelta che approvo in pieno vista la mia predilezione per questo sistema.

Se non avessi dovuto trovare un modo per evidenziare e diversificare in foto la guida con e senza Drop Grips, avrei montato solo il nastro Redshift, sicuramente uno dei migliori con cui ho pedalato.

Ma non era il nastro che mi premeva testare: volevo capire se, dopo molte uscite coi Drop Grips montati, avrei sofferto la loro assenza.

Beh, a bici ferma no, anzi. Senza le invadenti manopole la bici (ri)guadagna la sua eleganza e anche la piega si lascia ammirare meglio.

Sui pedali è tutt’altro discorso.

Non puoi più permetterti il lusso di lasciar scendere le braccia e sfiorare l’esterno della piega, devi tornare alla tradizione: mani a impugnare, peso che si scarica sui polsi ruotati.

Mentre prima, coi Drop Grips, ti sentivi una piuma, ora, dopo averli rimosso, senti tutto il peso del busto gravare sulle mani.

Che è la condizione normale di qualunque piega quando sfruttiamo la presa finale, non esiste un manubrio che ci liberi dalla gravità.

Esistono però questi Drop Grips, che magari non la annullano: per certo la riducono.

Diventa così una scelta difficile, almeno per me: sacrificare l’estetica o la funzionalità? Beh, confesso che a fine test, chiuso ben prima della pubblicazione, ho scelto l’estetica. Per ora…

Un test che però si è prolungato, con la scelta di provare la piega Redshift Kitchen Sink anche in ambito turistico.

Dove ho trovato conferme a quanto già detto, con due ulteriori notazioni.

Il rise è comodissimo e su questo non c’erano dubbi, senza che il carico supplementare sull’anteriore pregiudichi la guidabilità.

Il controllo in presa dietro i comandi è eccellente, superiore a una piega classica.

La superiore leva offerta dal flare permette di guidare la bici anche di manubrio a bassa velocità, senza sentir mai la bici “prendere sotto”.

Un vantaggio sia andando piano che spingendo forte, in discesa: dove grazie all’eccellente telaio usato, il Trek Checkpoint Alr, ho potuto pedalare come se borse montate (e caricate) non ce ne fossero.

Bene, abbiamo usato la piega in ogni condizione, possiamo trarre le conclusioni.


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COMMENTS

  • <cite class="fn">Gian Giacomo Pittaluga</cite>

    Ciao Fabio, letta la tua recensione ho acquistato e montato la Kitchen Sink, con cui ad oggi ho fatto 4 uscite, sulla mia Basso mod.Tera. Il modello scelto è stato quello con il loop corredata chiaramente di top e drop grips e nastro manubrio. Concordo in tutto con i tuoi commenti, eccezionale la resa in termini di guidabilità su tutte le prese, ottimi i drop grips per la guida in presa bassa e molto ammortizzanti i top per la guida in presa alta. In più il loop protegge bene il gps e permette, ove una voglia un’ulteriore presa tipo “crono” utile per affrontare gli eventuali tratti di asfalto di trasferimento tra uno sterrato e l’altro. Non parlo di estetica, essendo uno a cui poco cale tale aspetto ed anzi, a cui le cose un po’ “massicce” piacciono.
    Grazie per i tuoi consigli ed il blog che seguo con piacere.
    Un saluto a te ed ai lettori da Treviso.

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Gian Giacomo, ringrazio io te per questo intervento.
      Per me è sempre molto importante ricevere le vostre valutazioni sul campo, mi indicano se ho visto giusto e se sono riuscito in una recensione a indicarvi ogni aspetto.

      Fabio

      • <cite class="fn">Alessandro</cite>

        Buongiorno Fabio. Ti seguo con molta attenzione e molto spesso ho seguito i tuoi consigli nell’acquisto dei prodotti che hai testato. Ho appena ordinato il manubrio Kitchen sink. Ma mi è venuto un dubbio sulla misura scelta 44 cm. Io ho una triban rc520 in taglia L e dal sito redshift mi sembra di capire che loro consigliano una misura più larga. Tu che ne pensi, può andare o mi conviene provare a restituire il manubrio per altra taglia? Un’altra informazione: secondo te posso acquistare anche un altro nastro manubrio oppure devo necessariamente acquistare il loro, visto che ho preso anche i top grip?
        Grazie Fabio e scusa le domande “sciocche”. Davvero complimenti per il tuo blog così prezioso e unico
        Alessandro

        • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

          Ciao Alessandro, l’indicazione di Redshift è corretta; dato l’andamento della piega, le sue curve diciamo così, serve una taglia in più rispetto a quella che usiamo nella scelta della piega stradale.
          Lavorando con attenzione sulla distanza delle spire riesci a coprire la piega anche senza usare il nastro loro. Mio consiglio: quel nastro Redshift è uno dei migliori sul mercato, dona un comfort di guida che in fuoristrada si fa sentire. Fatta la spesa, io lo aggiungerei…

          Fabio

          Ps; ricorda che puoi sfruttare lo sconto per i lettori del blog, nell’articolo c’è il link apposito.

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