[Test] Lazer Strada KinetiCore

Le conclusioni

Tempo di lettura: 8 minuti

Le conclusioni

Il casco Lazer Strada KinetiCore ha linee classiche, non ricorre a un design di forte impatto per farsi notare; sceglie la strada della sostanza e della tecnologia per farsi valere.

E lo fa grazie a questa lavorazione KinetiCore che racchiude molti vantaggi, non solo sul piano della sicurezza.

L’idea alla base del KinetiCore non è originale, il concetto di zone a deformazione controllata, o Controlled Crumple Zones a usare la terminologia dell’azienda, è in uso da anni in moltissimi settori.

Quello più immediatamente visibile è il settore automobilistico, con la zona anteriore della vettura che deve “schiacciarsi” per assorbire l’energia dell’impatto e l’abitacolo più rigido per preservare chi è all’interno.

Ovviamente deformabile non significa friabile, altrimenti non assorbe proprio niente.

Se quindi l’ispirazione non è tutta di casa Lazer, come applicare questa tecnologia a un casco è assolutamente originale.

E, col senno di poi, persino semplice. Ma tutto è semplice quando conosci la soluzione, il difficile è arrivarci…

Abbiamo queste torrette, queste piramidi tronche, curvate dove serve, una struttura che vista dall’alto appare topografica: dove sta l’idea originale?

Nel non averle aggiunte all’EPS (la calotta interna) bensì averle ricavate per eliminazione.

Come in una scultura, dove l’artista elimina tutto ciò che è superfluo nel marmo per lasciar emergere il suo lavoro, Lazer ha “fresato” la calotta per ricavare il KinetiCore.

Talmente semplice, ovvio, che appare persino banale. Ma solo dopo che lo hai visto e compreso, perché pensare e attuare questa tecnologia è la vera difficoltà.

La lavorazione del KinetiCore asportando materiale invece che aggiungendolo, e nelle parole dei responsabili lette nel paragrafo dedicato è intuibile il riferimento non detto al Mips che è appunto una aggiunta al casco, porta con se altri vantaggi.

Il primo è il risparmio di peso, e devo dire che i 290 grammi da me rilevati in taglia M sono un ottimo valore per questa tipologia di casco che, ricordo, non è il top di gamma sportivo Vento.

Il secondo è un netto miglioramento della ventilazione grazie alle canalizzazioni ricavate col KinetiCore, con una circolazione d’aria ben superiore rispetto a un casco a calotta tradizionale. 

Per esserne sicuro dovevo prima pedalarci, e questo spiega anche perché abbia scelto di scrivere qui queste considerazioni e non nel paragrafo dedicato al KinetiCore: tutto non posso verificare in assenza di prove di laboratorio, ma la ventilazione si e prima di accettare per buone le affermazioni dell’azienda un controllo dovevo farlo. 

Il terzo è un vantaggio per noi apparentemente indiretto, perché il KinetiCore è tecnologia proprietaria Lazer, non acquistata presso terzi come il Mips (è impossibile non citarlo…) e questo significa per l’azienda nessuna difficoltà di approvvigionamento e costi di produzione più bassi: quindi prezzi più vantaggiosi per noi.

Al momento in cui scrivo il Lazer Strada KinetiCore è proposto in una forbice tra i 100 e i 110 euro a secondo del negozio, al netto di eventuali promozioni e a fronte di un listino ufficiale di 119 euro.

Che è appunto un prezzo vantaggioso tenuto conto delle qualità intrinseche del casco e del plus dato dal KinetiCore.  

Il quarto vantaggio, che ad alcuni potrà apparire trascurabile ma sapete che ci tengo a spingere su tecniche di produzione ecocompatibili, è la riduzione dell’uso di plastiche grazie al KinetiCore.

Inusuale per me scrivere queste considerazioni nel paragrafo dedicato alle conclusioni, la loro collocazione naturale sarebbe stata la sezione specifica riservata al KinetiCore.

Ma tutti questi vantaggi avrebbero perso senso se una volta indossato il casco le zone a deformazione controllata si fossero rilevate invadenti se non addirittura scomode.

Così non è stato, quindi posso davvero concludere riassumendo i punti salienti.

Il Lazer Strada KinetiCore si è rivelato comodo, ben fatto, leggero e perfettamente ventilato.

La forma della calotta è sportiva ma estesa quanto serve a garantire sicurezza, senza sacrificare tempie e nuca.

La visibilità in presa bassa è eccellente, nessuna posizione innaturale del collo.

La presenza del KinetiCore è del tutto inavvertibile indossando il casco.

La possibilità di aggiungere saldamente una luce a led (optional) ne accresce la versatilità e la sicurezza.

Lo stesso per la calotta supplementare AeroShell, che oltre al vantaggio aerodinamico (per noi pedalatori domenicali non fondamentale) rende il casco utilizzabile anche nella brutta stagione (utilissimo per noi pedalatori domenicali).

Poliedrico nell’utilizzo, copre perfettamente le esigenze di chi pedala su strada e in uso gravel, se avessero aggiunto la possibilità di montare una visierina parasole sarebbe stata la classica ciliegina.

Il tutto a un prezzo decisamente concorrenziale, vista l’ampia presenza di tecnologia unica.

Avrei voluto essere online molto prima con questa recensione, la novità del KinetiCore meritava. Ma oltre i problemi fisici che mi hanno fermato, il trovarmi tra le mani, anzi sulla capoccia, qualcosa di completamente nuovo, mai usato prima, mi ha imposto attente verifiche senza alcuna esperienza precedente a cui far riferimento.

Credo comunque di essere riuscito a fornirvi un quadro completo; se così non fosse, sapete che sono sempre presente per le vostre domande.

Vi lascio qualche link

Lazer

Lazer Strada

Lazer Vento

Luce a led universale

Calotta AeroShell

Buone pedalate


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COMMENTS

  • <cite class="fn">xilonfaber</cite>

    Sarò volutamente critico, perché come al solito mi sembra l’atteggiamento più costruttivo quando si debba analizzare un nuovo prodotto ed una nuova tecnologia: ad ora mi sembra che gli unici dati terzi a disposizione per valutare la protezione dei caschi (e con un database abbastanza ampio) siano i testi della Virginia Tech (https://helmet.beam.vt.edu/bicycle-helmet-ratings.html). Da questo database vedo che il G1 MIPS è uno dei migliori, il sesto, in quanto a protezione, mentre lo Starda Kineticore si piazza al 76° posto, con una protezione contro impatti lievi meno efficiente della metà e comunque più alta della media per impatti forti. Mi chiedo allora: si tratta più che altro di una operazione di riduzione dei costi, per poter ottenere un casco con protezioni non paragonabili, ma più simili ad un MIPS, rispetto ad un casco in sola struttura semirigida in schiuma/conchiglia dura? Direi di sì a mio parere. Anche il prezzo più accessibile lo confermerebbe (meno della metà). Come sempre, specialmente per oggetti che non hanno (tanto) a che fare con la performance quanto con la sicurezza e che potrebbero anche salvarci la vita, sarebbe bello avere un sistema consolidato e ufficiale di valutazione… Cosa che è ormai prassi nel mondo automobilistico ma non in quello ciclistico…

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Damiano, nella sua classificazione Virginia Tech sintetizza al pubblico con un punteggio e un sistema a stelle ma prende in considerazione molti parametri, per esempio il cinturino, che tecnologia usa ecc.
      Di fatto al momento i KinetiCore hanno le loro 5 stelle su 5, e questo credo sia comunque indice di sicurezza.
      Appena comparso il Mips non le raggiungeva, solo col tempo ha avuto piccole modifiche e ha preso il punteggio pieno.
      E’ una tecnologia nuova, diamole tempo.
      E si, hai ragione sui costi, l’ho scritto nelle conclusioni: permette di essere competitivi sul mercato.
      Un aspetto che io trovo importante, la gente spende 12000 euro per la bici e poi risparmia con il casco del supermercato.
      Quindi se trovo modelli ben fatti e sicuri cerco di recensirli, basta dare una occhiata all’indice, sono pochi i caschi costosi (infatti qui ho scelto lo Strada e non il Vento).
      Ma credo che l’aspetto più importante, anche questo è nella recensione, è che le aziende facciano ricerca, che significa innovazione, perché vuol dire più sicurezza per noi.

      Fabio

      ps; non dimenticare la differenza di prezzo nel fare comparazioni, è ovvio che un casco che costa due volte e mezzo tanto è migliore, bisogna sempre restare nella stessa fascia. Giusto per restare in orbita Shimano sarebbe come se dicessi in un test che il Dura Ace è meglio del Tiagra. Che è vero, ma il Tiagra ha le sue peculiarità, pubblico diverso, uso differente ecc ecc e nella sua fascia è il migliore. Ma nella sua fascia.

      • <cite class="fn">xilonfaber</cite>

        Ciao Fabio, infatti sui costi condividevo i tuoi ragionamenti, non volevo parere bastian contrario 😀 Resta sempre difficile per me come singolo utente estrarre una comparazione scevra da sottili (o non tanto) giochini di mercato… Ad esempio, meglio il Wavecell, il MIPS o questa nuova tecnologia Kineticore? Lavorando (in tutt’altro ambito) in R&D per un’azienda, spesso test, comparazioni e effettive prestazioni si nascondono dietro bei nomi e strategie di mercato. Utile per chi vuole affermare che il suo prodotto è il migliore, il più funzionale ed economicamente efficiente, ma chissà…

        • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

          Ciao Damiano, sollevi giuste considerazioni, altro che bastian contrario. Anzi, mi ritengo fortunato perché motivate sempre con cognizione, siete uno sprone continuo ad essere molto attento.
          Quale è meglio, e mi riferisco alle tecnologie citate da te? Non lo so.
          Insieme a questo articolo ho preparato un video, credo sarà online la prossima settimana, in cui le confronto.
          Come? Solo nell’uso perché questo posso fare io e qualunque giornalista abbia un minimo di serietà.
          Perché se non hai un laboratorio per le prove, non puoi in coscienza stabilire quale tecnologia è più sicura.
          Ti affidi agli studi terzi, senza disdegnare quanto affermano i produttori, perché se sai sfrondare le loro dichiarazioni dalla (giusta) enfasi, sono valide.
          Ora come ora, con tanti test svolti, nell’uso trovo il KinetiCore molto più vantaggioso del Mips.
          Ma posso affermarlo solo nell’uso, per la sicurezza effettiva più di rifarmi a studi e dichiarazioni varie non posso. Però in tanti anni di test, da ben prima che aprissi il blog, ho imparato a riconoscere quando una azienda le spara grosse, e qui non è…

          Fabio

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